Vittorio Munari parte dalle finali elle coppe europee e chiude parlando (anche) di Italia. Un appuntamento imperdibile dove si affrontano anche alcune tare del nostro movimento.
Volete un assaggio? Eccolo: “Se non si risolve il problema Eccellenza e non la si migliora il rugby italiano non può migliorare. Se per qualcuno si migliora attraverso le franchigie io ne prendo atto, ma non sa quello che dice. Perché il miglioramento non passa attraverso il giocatore ma attraverso l’insieme. Non abbiamo arbitri internazionali: qual è la loro palestra? Siamo indietro nella preparazione degli allenatori: qual è la loro palestra?”
Palla a Vittorio!
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L’Angolo del Vile – Gavazzi e l’allargamento dell’Eccellenza, tutte le parole per dirlo

Nuovo appuntamento con la rubrica di cattiveria ovale. Stavolta pubblico solo una serie di virgolettati della stessa persona su uno stesso tema (con tanto di link alle fonti). Perché pare che al presidente FIR Alfredo Gavazzi oggi l’allargamento dell’Eccellenza a 12 squadre non piaccia più. O forse non è mai piaciuto. O magari a lui non è mai piaciuto ma lo hanno obbligato a farlo. Oppure chissà.
“Quest’anno sarà l’ultima Eccellenza a 10 squadre perché dal prossimo anno le squadre che parteciperanno al massimo campionato saranno 12, scelta voluta per dare un equilibrio maggiore e maggiore competizione nel torneo”.
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L’edizione del torneo che assegna il tricolore sarà la n.83 e comincia nel fine settimana. Secondo il nuovo presidente della Fir, Alfredo Gavazzi, «è bello e importante per il nostro movimento vedere più squadre in lotta per lo scudetto: sarà sicuramente un’annata equilibrata e molto interessante»
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“La nostra scelta (di riportare il campionato a 12 squadre, ndr) deriva dal fatto che oggi almeno 7 squadre, o forse 8, sono in grado di arrivare tra le prime quattro. Per cui questa crescita continua che è data da tanti giocatori giovani inseriti nelle squadre dell’Eccellenza non dà altro che positività. Ed è per questo che abbiamo pensato di allargare la base, per dare a tanti giovani la possibilità di giocare un campionato più importante”
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“Il Campionato Italiano d’Eccellenza – ha dichiarato il Presidente della FIR, Alfredo Gavazzi – continua a rappresentare l’ultimo, fondamentale passo nel nostro processo dei giovani atleti coinvolti nel processo di formazione (…) il livello in questi anni si è alzato e che l’allargamento a dodici squadre previsto per la stagione a venire, con le retrocessioni bloccate nel 2017/18, non potrà che comportare ulteriori benefici per questa competizione”.
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“Non ero d’accordo di allargare il campionato, per una serie di problemi che hai ricordato anche tu. L’ufficio tecnico, invece, sembrava fosse convinto di poter allargare. L’idea è quella che l’Eccellenza è la fine di un percorso di formazione e, di conseguenza, questo dava l’opportunità a più giovani di giocare ad alto livello”
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Tunnel, nazionale e prospettive: quella volta che Roberto Manghi mise al tappeto Conor O’Shea

Ieri due diversi siti/blog ovali hanno pubblicato altrettante interviste: Rugbymeet ha ascoltato il ct azzurro Conor O’Shea mentre Il Nero Il Rugby ha sentito il direttore sportivo della Rugby Reggio Roberto Manghi. Tra le due non c’è proprio confronto e “vince” a mani basse la seconda.
Non è una questione di domande fatte o non fatte, non dipende dalle due realtà editoriali ma proprio di cose che vengono dette dai personaggi interpellati: forse il ct azzurro è frenato in qualche maniera dal ruolo che ricopre e che volente o nolente ti obbliga a usare una dose di diplomazia e di detto/non detto maggiore, non lo so, ma il risultato è inequivocabile e mentre Manghi “dice cose” O’Shea non va oltre frasi di rito o comunque già sentite parecchie volte in questi mesi: “abbiamo una nuova generazione di atleti molto interessante ed un sistema che oggi è in grado di alimentare con continuità il gruppo che stiamo costruendo”, “stiamo lavorando duro, con tutte le componenti del movimento. Come ho detto a novembre, la luce in fondo al tunnel non è più il faro di un treno”, “Quando hai fiducia, quando una squadra ha fiducia, cambia il modo in cui si viene percepiti dagli arbitri, dagli avversari che preparano una partita. Non è un mistero: vincere insegna a vincere”.
Anche quando gli viene chiesto di cambiare anche solo una cosa del nostro movimento il tecnico irlandese non va oltre a un tradizionale refrain: “possiamo cambiare le cose che controlliamo, e tra le cose che controlliamo stiamo apportando molti cambiamenti da un anno a questa parte. Penso alla riforma del sistema di formazione degli allenatori, al riallineamento del percorso dei giocatori di alto livello e di base”, per concludere poi con un “E’ un momento emozionante per il rugby italiano, ci sono davvero tanti giovani che stanno crescendo e potranno presto entrare a far parte del sistema delle due franchigie”. Ed è tutto vero, non lo metto in dubbio, però l’andazzo sul campo e i risultati sono quelli che sono. Boh. L’ottimismo a gratis sparso a piene mani per quasi 20 anni mi ha un po’ stufato, meglio non rilasciare interviste, che non sono obbligatorie. Scusate, opinione personalissima.
E Manghi? Come ho scritto prima, nella sua intervista “dice cose”, discutibili magari, ci mancherebbe, ma c’è ciccia aiutato probabilmente anche dalla concretezza degli argomenti trattati come il futuro dell’Eccellenza e la Lega di Club: “In questo momento per avere un campionato almeno professionale ci vuole una esperienza che richiami la professionalità, invece certi ruoli che le Società distribuiscono sono almeno strani. Continuando a vivere di volontariato e di volontari non si aiuta a fare il salto di qualità a tutto l’ambiente: bisogna investire anche nel proprio staff dirigente”.
Oppure sul campionato a 12 squadre: “sono troppe (…) Io credo che ad 8 ci arriveremmo e sarebbero realtà belle solide. Del resto oggi non possiamo fare di più, teniamo conto che il maggior sponsor delle Società del nostro campionato è la FIR e questo dice molto”.
O sulla Lega di club, di cui dice “si farà, ma non ne sono sicuro” perché “non c’è ancora una strategia comune fra tutti i club per la crescita”, Una Lega che “dovrebbe essere indipendente ma in questo momento è difficile non fosse altro per il sostegno economico determinante della FIR ai club, sostegno che va rispettato. Adesso dobbiamo lavorare tanto e tutti insieme per creare un “prodotto-campionato” che faccia bene al movimento. Quando ci sarà questa cosa allora dovremo discuterne. Inoltre ultimamente nelle riunioni fra club si è parlato troppo di giocatori e permit player mentre invece si deve lavorare di più sul prodotto: appeal TV, marketing, gestione di immagine e molto altro. La FIR, che va rispettata per il suo apporto, dovrebbe invece garantire un trattamento uguale per tutti i club”.
Semifinali d’Eccellenza, derby celtico e il pasticciaccio a stelle e strisce Galles-Sudafrica
Sabato Fiamme Oro-Petrarca e Benetton-Zebre, domenica Rovigo-Calvisano. Senza dimenticare le altre gare che concludono la regular season del Pro14. Infine il caso Galles-Sudafrica, che si giocherà a Washington il 2 giugno ma che dimostra quanto bisogna andarci con i piedi di piombo nel processo di allargamento di Ovalia. E poi: avete mai sentito parlare della Rugby International Marketing? Scoprite qui che cosa è…
Ci si rivede il 2 maggio
Ammirate, criticate, accusate e applaudite: sull’anomalia Fiamme Oro

La vicenda Marusso-Ambrosini ha rimesso nell’occhio del ciclone la squadra cremisi, che qualunque cosa si pensi in merito è oggettivamente un unicum nel panorama ovale italiano
E’ che a noi italiani piace molto schierarci in maniera manichea, trasformare le normali contrapposizioni o financo le semplici divergenze di opinione in una sorta di guerra di religione. E chi sta dall’altra parte è il nemico a cui non si può concedere nulla, salvo poi cambiare completamente idea quando la cosa si fa conveniente e cercare di far credere al mondo di essere stati in realtà sempre molto coerenti. Insomma, l’altro ha sempre torto.
La vicenda raccontata ieri su questo e altri blog circa le dimissioni del presidente del San Donà Alberto Marusso dal suo ruolo di portavoce del Coordinamento dei Club di Eccellenza ha scatenato molte polemiche. Obiettivo di queste ultime sono le Fiamme Oro: la società cremisi avrebbe infatti messo sotto contratto per la prossima stagione James Ambrosini, in scadenza di contratto ma che ha vestito la maglia dei veneti fino allo scorso fine settimana. La cosa avrebbe scatenato le ire di Marusso che ha deciso di lasciare quel ruolo di cui sopra. E quando si parla di Fiamme Oro i pareri si fanno manichei, si perde un po’ la freddezza di giudizio: c’è chi le detesta e le accusa di falsare il nostro massimo campionato e chi le difende a spada tratta.
A me, in realtà, la situazione sembra molto semplice: le Fiamme Oro sono un’anomalia. Non c’è nulla di accusatorio nelle mie parole, non sono giudizi di merito, lo dico/scrivo con il massimo rispetto possibile, ma quello sono: una oggettiva anomalia che ha aspetti positivi e negativi.
Non possono fallire (a meno che il ministero decida di chiuderle, ma quella è un’altra faccenda) e dipendono da soldi pubblici, per giocarci gli atleti devono fare il concorso che li fa diventare poliziotti a tutti gli effetti e quindi stipendiati con soldi pubblici. Soprattutto: per la loro stessa natura e per le loro caratteristiche sono l’unica squadra che garantisce il futuro degli atleti (di tutti i suoi atleti) anche una volta appesi gli scarpini al chiodo. D’altronde, sono poliziotti, dipendenti pubblici. Negli altri club solo alcuni diventano tecnici o dirigenti, alle Fiamme oro uno stipendio viene garantito sino alla pensione a tutti, nessuno escluso.
Ora, io scrivo queste cose senza voler accusare oppure offendere chicchessia, ne prendo semplicemente atto. Non credo che le Fiamme Oro violino regole e/o normative, la loro natura è quella. Come affermavo prima: sono un’anomalia e in questa cosa non ci trovo nulla di male, purché si abbia l’onestà di prenderne atto.
Le Fiamme Oro non sono sleali, non si comportano in maniera “illegale” come qualcuno sostiene senza mezzi termini, ma è come se giocassero a carte insieme agli altri con un mazzo che però nel loro caso – e solo per loro – ha anche i jolly.
Anche qui: nessuno me ne voglia, ma è oggettivo. Puoi mettere sul tavolo soldi che non tiri fuori direttamente dalle tue tasche e puoi promettere una intera carriera che tra campo, reparto e uffici può durare anche più di 40 anni. Rimarrebbero un’anomalia anche se i nostri club d’Eccellenza fossero ricchi come il PSG o il Manchester City, lo sono chiaramente ancor di più in un panorama in cui le società in molti casi fanno una fatica terribile ad arrivare a fine stagione.
Sono sleali? No, usano le loro carte. Ancora meglio: usano le carte che hanno e che chi gestisce il rugby permette loro di usare. Il vero punto è questo. Se domani uno sceicco comprasse il Mogliano e mettesse sotto contratto Sexton, Itoje e Kieran Read è chiaro che scompaginerebbe l’intero panorama del rugby italiano ma lo farebbe mantenendo la stessa natura sua e quella delle sue avversarie. Sarebbe più ricco, e quindi più organizzato, con la possibilità di attirare a sé i giocatori più forti, ma differenze economiche a parte (che chiaramente un dettaglio non sono) non sarebbe poi così diverso dal San Donà, dai Medicei o dal Calvisano. La stessa cosa non si può dire per le Fiamme Oro.
Perché sono un’altra cosa, hanno un’anima che è unica e diversa. Non migliore o peggiore, solo diversa. Le Fiamme Oro sono un’anomalia e come tale andrebbero trattate, che altrimenti il rischio di stravolgere una corsa alla lunga diventa inevitabile. O si dotano di norme che smussino alcune loro caratteristiche oppure se questa cosa non viene fatta internamente è l’esterno che deve intervenire con regole ad hoc. Non sono come gli altri, non potranno mai essere fino in fondo come gli altri, quindi non vanno trattate come gli altri. Che non significa punire, sia chiaro, ma di limitare il ricorso ad alcuni aspetti che nessun altra società italiana potrà mai avere, nemmeno se avesse un conto corrente fantamilionario. E chiaramente non sto parlando di quello che avviene sul campo.
Va da sé che le opinioni qui espresse sono strettamente personali, qui nessuno pensa di avere la Verità in tasca. Le Fiamme Oro mi piacciono sotto molti aspetti, ma questo non mi impedisce di vedere quelle che – personalmente, appunto – non fatico a definire storture. Penso che tra le altre lo siano i concorsi mirati, la possibilità di mettersi a fare mercato come gli altri, il ricorso a giocatori stranieri. Trovo pure discutibile (non sbagliato, ma discutibile) che alcuni suoi atleti che sono stati chiamati, che hanno fatto il concorso e che sono diventati poliziotti a tutti gli effetti, lascino l’ovile e vadano a guadagnare fior di soldi nelle franchigie, tanto più se in quella federale e quindi in qualche modo “pubblica”.
Su queste cose trovo che ci sia bisogno di una discussione e di una nuova normativa. Ma appunto sono opinioni personali, e magari mi sto sbagliando. Chissà.
