
Recuperare i dati di ascolto delle partite della nazionale non è semplice, ma questo blog qualche numero è riuscito a metterlo in fila. E purtroppo si soffre non poco anche qui
Come sta andando il Sei Nazioni in campo lo sappiamo tutti molto bene, lo stesso si può dire anche per il numero degli spettatori sugli spalti: all’Olimpico per il Galles erano in 39.900 mentre per l’Irlanda si è sfiorato ma non raggiunta quota 50mila (49.280, per la precisione). Numeri tutto sommato in linea anche se leggermente inferiori rispetto alle stesse sfide di due anni fa (rispettivamente 40.986 per il Galles e 50.197 per l’Irlanda) ma decisamente più bassi dell’anno scorso, quando i due match contro Inghilterra e Scozia avevano entrambi sfondato quota 60mila). Questo è un anno con tre sfide casalinghe e si dice che questo non sia un vantaggio: probabile, possibile, anche se rimango convinto che se la nostra nazionale vincesse di più anche quei numeri crescerebbero, sia che si giochino 2 o 3 gare interne.
E in televisione? Qui il quadro si fa più complicato. Non che i dati siano di lettura complicata ma il fatto è che a volte i numeri mancano proprio oppure sono di non facile reperibilità. Ovviamente DMAX viene rilevata dal sistema Auditel, ma se la diretta interessata non diffonde quei numeri, o se non lo fa – in seconda battuta – qualche agenzia di stampa il tutto rimane in qualche cassetto, non di dominio pubblico.
Intendiamoci, si può fare, ogni canale si comporta in maniera differente e incide non poco anche la policy aziendale, che può cambiare anche molto da un anno con l’altro. Rileviamo che nei primi anni del matrimonio tra il canale del gruppo Discovery e la FIR i numeri venivano diffusi in via ufficiale con costanza (anche dalla stessa federazione, non solo dal canale televisivo), oggi non è così.
A venirci in aiuto c’è per fortuna qualche sito specializzato, che con ogni probabilità ha avuto quei numeri solo per qualche contatto interno.
Veniamo alle cifre (ufficiose) disponibili: non abbiamo nessun dato per Scozia-Italia del 2 febbraio mentre Italia-Galles è stata seguita in televisione da 428mila telespettatori con uno share del 2,5%. Numeri appena migliori per la recente sfida con l’Irlanda, che ha raccolto davanti agli schermi 437mila persone e raggiunto uno share del 2,8%.
Per capire un po’ meglio il tutto serve però un qualche raffronto con il passato. Dati dei test-match di novembre non ci sono, guardiamo perciò il Sei Nazioni 2018: domenica 4 febbraio di un anno fa Italia-Inghilterra era stata vista da 446mila persone (share del 2,8%), Italia-Irlanda di una settimana dopo non si sa e lo stesso vale per Francia-Italia di venerdì 23 febbraio. L’11 marzo 2018 Galles-Italia era stata vista da 362mila spettatori (2,1%) mentre Italia-Scozia aveva sfondato quota mezzo milione: 509mila e share al 2,7%.
Siamo lì insomma, si viaggia tra i 400 e i 500mila spettatori con uno share attorno al 2,6%. Numeri soddisfacenti? Dipende. Se DMAX copre i costi si può quantomeno accontentare, ma questo è un qualcosa che non sapremo mai, a meno che un qualche responsabile non decida di parlarne. E anche lì bisogna vedere se poi direbbe davvero quello che pensa… D’altronde ognuno ha un suo ruolo.
Per quanto riguarda il movimento-rugby diciamo che sono numeri che non possono esaltarci ma dimostrano che stiamo tenendo botta, anche se va pure ricordato che le venti sconfitte consecutive nel torneo si fanno sentire. Due esempi: Francia-Italia del 2016 richiamò davanti alla televisione 811mila spettatori, con una crescita del 27% rispetto al’anno prima, quando ci si era fermati a 629mila, numeri che oggi sembrano lontani. E ancora meglio era andata Italia-Galles del 5 febbraio 2017, con 868mila telespettatori e il 4,7% di share.
Ancora oggi c’è chi fa paragoni con i dati che si facevano diversi anni fa, quando il Sei Nazioni andava su La7. Sicuramente la numerazione e la collocazione televisiva di DMAX non aiuta, ma va pure detto che l’offerta – e quindi la concorrenza – è esplosa e si è diversificata tantissimo rispetto a quegli anni e quindi il paragone lascia un po’ il tempo che trova.
Tengo però a ribadire una cosa: perdere continuamente non aiuta nessuno. Non il movimento, non i media che seguono il rugby (grandi o piccoli che siano) e quindi nemmeno le televisioni che trasmettono le partite. Il rugby è destinato a restare in Italia uno sport di nicchia per motivi tecnici e culturali, illudersi di qualcosa di estremamente diverso vuol dire sognare a occhi aperti (sarebbe bello, intendiamoci, però…) ma i risultati del campo sono una benzina troppo preziosa e funzionale, capace di far crescere di parecchio in poco tempo i numeri che abbiamo del 2017 e del 2018. Riportarli quantomeno a quei quasi 900mila degli anni precedenti. Ma il nostro distributore di carburante sembra essere abbastanza a secco… speriamo arrivi presto un rifornimento, ne abbiamo bisogno come il pane.