Sei Nazioni 2019: il bilancino del torneo, prima che la palla inizi a rimbalzare

Un giochino, quasi inevitabile nei giorni immediatamente precedenti al via ad ogni Sei Nazioni. Un giochino che lascia un po’ il tempo che trova e che spesso mostra la corda già dopo i risultati dei primi 80 minuti di gioco. Però lo faccio lo stesso.

Chi vincerà il Sei Nazioni 2019?
L’Irlanda. Cioè, penso che sarà l’Irlanda. Dovrebbe essere l’Irlanda. Il buon senso dice questo. Sono forti (anzi, no: fortissimi), hanno idee chiare, hanno abbondanza di uomini e sono guidati da uno staff tecnico di livelli eccelsi. Hanno una gestione delle risorse – leggi: i giocatori – calibrata per tutta la stagione che rasenta la perfezione. Sanno battere gli All Blacks. Nel senso che sanno come si fa e lo hanno anche fatto.
Certo le giornate storte capitano a chiunque, il Sei Nazioni è un torneo particolare, è l’anno del Mondiale e bla bla bla… Però siamo onesti: qualsiasi risultato diverso dalla vittoria finale sarebbe un mezzo fallimento. Lo dice il buon senso, che però non rimbalza sul campo come una palla ovale.

Chi può rompere le uova nel paniere all’Irlanda?
Solo due squadre possono aspirare a volare a quelle altezze. Sempre sulla carta, s’intende, che poi vedi mai… Chi sono? Inghilterra e Galles. Due formazioni che hanno i loro problemi ma che hanno a loro portata anche le soluzioni. Eddie Jones deve fronteggiare anche una stampa che sa diventare ostile come poche altre, e non è un problema secondario, così come non è secondario il fatto che l’Inghilterra (assieme alla Francia) sia la nazionale che conta sul parco giocatori più usurato dai club, al netto degli accordi tra società e federazioni.
Il Galles ha il grande vantaggio di arrivare al torneo a fari spenti o quasi, se ne parla pochissimo: Gatland avrà le sue belle gatte da pelare ma rispetto a Jones probabilmente sta come un pascià. E ha a sua disposizione una squadra davvero forte.

Quelli che possono mischiare le carte
Anche qui sono due: Scozia e Francia. I motivi sono chiaramente diversi ma se arrivassero a giocarsi la vittoria finale nel torneo all’ultima giornata non sconfineremmo nella fantascienza. Il XV del cardo sa giocare e mettere in difficoltà chiunque, è in grado di farti stropicciare gli occhi e c’è la voglia di spaccare il mondo per fare l’ultimo salto di qualità. I limiti sono un bacino molto più limitato rispetto a quasi tutti gli avversari e una capacità di incassare (con relativa eventuale reazione) ancora da verificare fino in fondo.
Pregi e difetti della Francia sono invece ormai gli stessi da diversi anni in qua: una identità poco chiara, qualche dubbio su alcuni ruoli importanti, soprattutto un ambiente che non sa più da tanto tempo che cosa significhi giocare con serenità. Ma anche tanta, tantissima qualità. Noi la affronteremo all’ultima giornata, e non credo che per gli azzurri sarà un vantaggio.

Quella che parte per farsi il meno male possibile
Rimane solo l’Italia. Il gruppo azzurro è il meno completo, il meno solido (anche mentalmente) e quello con il bacino di riferimento più limitato. Nelle ultime tre edizioni non abbiamo vinto nemmeno una partita: inutile nasconderlo, siamo di gran lunga i candidati numero uno al cucchiaio di legno e/o all’ultimo posto. In una ideale sfida uno-contro-uno praticamente nessuno dei nostri uomini toglierebbe il posto a un collega delle formazioni avversarie. Giusto Parisse e Campagnaro. Questo al 29 gennaio, ovviamente. Il Benetton Treviso sta facendo una grande stagione e ci si augura che questo porti benefici anche all’azzurro. Speriamo, ma non dimentichiamo che a controbilanciare c’è l’annata invece molto difficile delle Zebre e che il trapasso franchigia-nazionale non è immediato.
Si inizia da Murrayfield, contro la Scozia, gara estremamente complicata. E una delle più abbordabili per noi, in teoria. Scenderemo in campo per vincerla, va da sé, ma uscirne con una grande prestazione sarebbe già tanto. Lo dice il buon senso che però, come ho scritto prima, non rimbalza sul campo come una palla ovale.

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12 pensieri su “Sei Nazioni 2019: il bilancino del torneo, prima che la palla inizi a rimbalzare”

  1. Purtroppo Murrayfield ha smesso di essere abbordabile (almeno per noi) da un po’, se poi ci vanno a perdere anche Inghilterra e Francia, be.
    Galles che ha infortuni pesanti (come la Scozia) ma sappiamo che i Dragoni riescono a dare qualcosa in più con la maglia della nazionale, quindi anche se le franchigie non sono in un gran momento di forma, la squadra di Gatland è da prendere con le molle.
    Per noi speriamo si lotti, si faccia vedere qualcosa di buono, e non si finisca con passivi tra i 40 e i 60 punti ogni volta. Già un paio di bonus difensivi (e sai mai, uno offensivo) sarebbero un bel passo avanti. Certo, come giustamente dice Co’S noi non dobbiamo vincere il 6N e soprattutto avere chissà che ambizioni in Giappone, quindi avremo anche meno da perdere e più rischi da poterci prendere. Speriamo bene

    1. Grazie per questa analisi, chiara e lineare.
      Sono solo un appassionato, non seguo i vari campionati, solo il 6 nazioni e solo perche’ c’e’ l’Italia. Forza azzurri, una vittoria ogni tanto fa morale.

  2. Un parere personale , sul togliere il posto a giocatori delle altre nazionali forse nessuno , ma che potrebbero giocare tra presenti e infortunati molti di più dei due sopracitati.

  3. La scala gerarchica è quella, c’è poco da fare. E l’Italia quest’anno ci arriva anche più lontana del solito dal livello delle altre, tra infortuni (che da noi pesano di più, vista la profondità limitata) e qualità della concorrenza. Personalmente quest’anno non ho nessuna aspettativa, spero che mi stupiscano con buone prestazioni e passivi non da pallottoliere. Sarà anche che il ricordo della partita con gli all blacks è ancora vivo…

  4. Verissimo quello che scrive Wilhelm, logico, razionale e obiettivo così come deve essere un giornalista.
    Però c’è un però.
    Da ex mediocre atleta posso dire che non c’è stata sfida che non fossi stato convinto di vincere eccezion fatta per quelle che mi rendevo conto essere impossibili; ora, da vecchio tifoso, posso dire altrettanto.
    E’ come se il tempo si fosse fermato (solo in questo, ahimè): sono rimasto illogico, irrazionale e fazioso ma il peggio è che fatico a riconoscere le sfide impossibili (beh, fino agli All Blacks o all’Inghilterra – forse all’Irlanda – ci arrivo anch’io).
    Ma è meglio che non lo dica.

  5. qualcuno azzarda una formazione dell’Italia? credo sia la + scarsa della storia. Contando che non abbiamo gli oriundi argentini da un pò, seconde linee di ruolo, mediani di mischia e ali decenti, poi senatori a fine carriera e gli unici top player infortunati…riusciremo a contenere i passivi entro i 20 punti??

    1. Ogni anno si scrive sempre la stessa cosa.
      Si dice sempre che pochi giocatori su 15 (soprattutto nel rugby) non fanno la differenza. Ecco io non sono proprio d’accordo perché se hai due fenomeni in un punto strategico ma due “normali” la squadra cambia, eccome. Arrivo al dunque: mettete a questa squadra di quest’anno Troncon e Dominguez…cambia tutto e di gran lunga! O meglio a quella squadra di fine anni ’90 senza questi due pensate che sarebbe più forte di quella attuale? Io non credo. La terza Gardner, Giovanelli, Sgorlon non era più forte di Parisse, Negri e Pollerdi. Le seconde attuali Budd e Ruzza (o Sisi o Biagi) non sono peggiori di Checchinato e Croci. Orlandi era meglio di Ghiraldini? o i miei dubbi! Stoica era meglio di Campagnaro? Non credo. Capite cosa intendo. A noi ci manca una mediana di livello internazionale!
      Anche l’Irlanda cambia faccia se gli togli contemporaneamente Murray e Sexton!

      1. Il fatto non è se la squadra di 20 anni fa era più forte di quella attuale…il problema è la differenza che c’è con gli avversari che è aumentata rispetto a 20 anni addietro…

      2. Concordo 100%. A volte viene facile pensare ai bei vecchi tempi. L’ho scritto più volte ma sono convinto (senza riprova ovviamente) che con Minozzi la partita con l’Australia l’avremmo vinta e ora i commenti sarebbero un po’ meno pesanti. Pour parler

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