Un mese di scontri tra i due emisferi a un anno dalla RWC: Nuova Zelanda, Irlanda e Australia le migliori. Molto male i Pumas. E l’Italia…
Per le nazionali europee è stato l’ultimo atto di un’annata sportiva lunghissima, per quelle dell’emisfero sud questo mese di giugno ha segnato il debutto stagionale dopo i fuochi d’artificio del Super Rugby.Da qualunque parte la si prenda per tutti queste settimane segnano però un cerchio rosso sul calendario in vista della RWC, che nel 2019 scatterà venerdì 19 settembre a Tokyo con Giappone-Russia.
Di seguito alcune impressioni sulle squadre – in rigoroso ordine alfabetico – che prendono parte al Sei Nazioni e al Rugby Championship, più il Giappone. Lo so, rimangono fuori le tre del Pacifico, ma di Samoa, Tonga e Fiji non ho praticamente visto nulla se non il risultato, quindi mi astengo.
Argentina – Via il dente e via il dolore: la vera delusione di queste settimane. Abbiamo visto una squadra irriconoscibile in un momento non semplice e probabilmente “di passaggio” per il movimento argentino. Da una parte i Jaguares che nel Super Rugby non stanno certo sfigurando (8 vittorie in 13 gare, 34 punti in classifica che valgono la seconda posizione nella loro pool ma il 7° posto generale) e dall’altro una nazionale che ha vinto solo due partite negli ultimi 17 match. I Pumas in questo mese hanno perso contro il Galles due volte in maniera più netta di quanto non dica il risultato (10-23 e 12-30), due ko che hanno spinto il ct Daniel Hourcade a rassegnare le dimissioni: “Non ho avuto risposte, il mio messaggio non arriva più alla squadra”, ha detto in conferenza stampa. Ha pure ammesso che era stata presa in considerazione l’ipotesi di lasciare prima della finestra di giugno, segno evidente che qualcosa si era rotto da tempo. La sconfitta di sabato contro la Scozia 15-44 è stata il punto più basso, ora si riparte. Il materiale e lo spirito certo non mancano, ma il Mondiale è davvero dietro l’angolo… Forse non siamo all’Anno Zero, ma non siamo nemmeno così lontani. Sono da sempre un loro simpatizzante, lasciatemelo dire: forza Pumas!
Australia – Ha perso la serie contro l’Irlanda riuscendo a superare il XV in maglia verde solo nella prima sfida, a Brisbane. Ha messo in mostra gli alti e i bassi tipici degli ultimi anni (più i primi che non i secondi) ma l’impressione è che passi avanti siano stati fatti e che quindi alla fine il bicchiere possa essere considerato mezzo pieno. Ha affrontato a viso aperto quella che oggi è probabilmente la migliore squadra al mondo assieme agli All Blacks finendo tutte le gare a una incollatura o quasi (18-9, 21-26 e 16-20: il saldo algebrico dei tre test dà “somma zero”, con 55 punti fatti/subiti per entrambe le selezioni). I dettagli hanno premiato l’Irlanda, cosa che a questi livelli ha grande importanza e può decidere le sorti di una squadra, ma i giocatori ci sono, lo staff anche. Concretizza ancora un po’ poco rispetto a quello che produce ma i wallabies in questo momento davanti a loro hanno solo due squadre.
Francia – Aveva il compito più difficile, ovvero affrontare gli All Blacks in casa loro, e se ne torna a casa con tre sconfitte sul groppone in altrettante gare. In una i galletti ci hanno messo anche un po’ del loro giocando per quasi 70 minuti in 14 con un uomo in meno per l’espulsione di Fall, curiosamente la partita in cui il gap del punteggio è rimasto più contenuto (26-13). Molto più nette le altre due sconfitte: 52-11 e 49-14. Jacques Brunel guida una squadra dove il talento non manca ma che va troppo a intermittenza, con la luce che si accende e si spegna improvvisamente in continuazione. Tutte “caratteristiche” che i bleus avevano già messo in mostra nel corso del Sei Nazioni. Squadra tignosa, che può vincere anche giocando male, ma non se trova davanti a sé squadre organizzate e con le idee chiare. Non oggi almeno, tra un anno chissà. La strada è quella giusta: pensate a come stava messa la Francia un anno fa…
Galles – Difficile parlare del Galles di questo giugno. Prima il test-match naif (definiamolo così) contro il Sudafrica a Washington vinto 22 a 20 ma con due squadre con tanti giovani, poi le due affermazioni nette in Argentina però contro i peggiori Pumas degli ultimi anni. Ok, non è certo colpa loro e comunque i Dragoni hanno fatto quello che dovevano fare, ma diventa complicato dare un giudizio che prescinda dai risultati. La squadra di Gatland ha chiuso lo scorso Sei Nazioni al secondo posto ma a ben 11 punti di distanza dall’Irlanda, nel tour delle Americhe i dubbi e i problemi messi in mostra nelle ultime stagioni non sono stati fugati ma tre vittorie fanno comunque morale e affrontare questa squadra è sempre complicato.
Giappone – Una vittoria netta contro l’Italia, un ko per 22-25 una settimana dopo sempre contro gli azzurri e un 28 a 0 rifilato alla Georgia lo scorso sabato. I Brave Blossoms quando giocano con abnegazione, concentrazione e determinazione fisica sono un pessimo cliente per chiunque, ma sono squadra che non può permettersi cali di concentrazione di sorta. Jamie Joseph deve lavorare sull’approccio mentale e su una disciplina che a volte lascia un po’ a desiderare. Tra un anno se saprà gestire la pressione del giocare un Mondiale in casa (tanto più dopo la bellissima RWC2015) può levarsi soddisfazioni, ma se quella stessa pressione non sarà trasformata in benzina per i nipponici potrebbe diventare un problema serissimo.
Inghilterra – La grande malata del rugby mondiale di questo 2018 non sta ancora bene e il tour in Sudafrica mette in mostra una squadra che sembra troppo impegnata a cercare di capire perché le cose non stanno andando come un anno fa per riuscire davvero a risolvere. L’Inghilterra oggi è una squadra fortissima che ha perso concentrazione e soprattutto serenità, non è tranquilla. La pressione mediatica in patria non aiuta, ma quella c’è sempre stata e il gruppo dovrebbe avere spalle abbastanza grosse quantomeno per sapere incassare bene le critiche.La vittoria di questo sabato (25 a 10) dopo i ko nei primi due match degli springboks (39-42 e 12-23) è un sorriso che ci voleva ma che al momento può essere paragonato a un buon brodino, non molto di più. Gli impegni di novembre sono di quelli importanti: Sudafrica, All Blacks, Giappone e Australia ci diranno moltissimo.
Irlanda – Sa giocare benissimo e quando non lo fa (perché capita pure questo) riesce comunque a vincere quasi sempre perché ha testa, cuore, e gli uomini con le caratteristiche e il piede giusto per risolvere le partite. Oggi è la squadra che con gli All Blacks gode meritatamente del maggior credito per il Mondiale 2019, la crescita sembra essere continua e gli inevitabili inciampi diventano lezioni che vengono subito assorbite da un gruppo dove tecnica e talento abbondano. Il maggior merito di Schmidt e del suo staff è proprio quello di aver creato una mentalità solidissima. La domanda è se l’Irlanda riuscirà a mantenere questa condizione per altri 14-15 mesi. Il tempo risponderà.
Italia – Discorso simile a quello fatto con il Giappone: gli azzurri se vogliono ottenere risultati devono giocare al massimo della loro possibilità e della loro concentrazione. Del mazzo è tra le squadre con meno talento puro, determinazione e organizzazione diventano quindi fondamentali. Anche perché i nostri passaggi a vuoto diventano spesso delle cadute difficili da raddrizzare. Abbiamo problemi un po’ dappertutto ma la strada che stiamo percorrendo è l’unica opzione possibile: rispetto agli altri abbiamo l’handicap di un movimento che ha più tare, che è partito più in (colpevole) ritardo e più cose da sistemare. Aspetti questi che alla lunga non possono non riflettersi sul campo.
Nuova Zelanda – Sono i più forti e lo hanno dimostrato ancora una volta. Quella degli All Blacks è quasi una corsa su se stessi, volta alla ricerca della perfezione ovale sia per quello che si vede in campo che nella struttura di cui i tuttineri sono vertice. Una struttura permeata in maniera impeccabile su quelle che sono le loro caratteristiche, non replicabile.
La Nuova Zelanda ha dominato la serie sulla Francia dimostrando che questa è una squadra che che non si perde mai d’animo anche quando gioca al di sotto dei suoi elevatissimi standard, che si rialza in un men che non si dica e che può far male in mille modi diversi. E cosa più importante: questi All Blacks sanno soffrire, mantengono i piedi ben piantati a terra. Cosa per nulla scontata se teniamo conto che stiamo parlando di una squadra che da ormai 10 anni viaggia con una percentuale di vittorie di oltre il 90%…
Scozia – Con il Galles la squadra meno giudicabile di questo giugno. Ha battuto il Canada 48-10 per poi perdere contro gli USA per 30-29 una partita che a un certo punto il XV in maglia blu controllava per 21-6. Poi la nettissima vittoria su un’Argentina davvero irriconoscibile. Un tour in cui il ct Townsend ha potuto provare diversi giocatori e fatto tirare un po’ il fiato a un gruppo che in questi anni è cresciuto molto ma che non è molto profondo. Squadra che proprio per la sua rosa ridotta ha bisogno di una programmazione quasi perfetta, molto più delle altre.
Sudafrica – E’ un buon giugno quello dei primi springboks targati Erasmus. Squadra che è un vero cantiere aperto ma con quel bacino gli scalini si possono superare più velocemente rispetto ad altri. Ha grandissimi margini di miglioramento e le due vittorie contro gli inglesi sono carburante prezioso per la testa. Curiosissimo di vedere come si comporterà nel Rugby Championship.
Buongiorno Paolo,
d’accordo praticamente su tutto
Galles che secondo me è anche più ben messo di come dicano i risultati
Giappone che saldo numerico alla mano ci ha battuti, ma il secondo test riporta un risultato molto bugiardo per l’Italia e in più i nipponici giocavano comunque in casa; buggierare la Scozia al mondiale è impresa fattibile ma deve filare tutto liscio
Georgia che ha finito la benzina, ma a Novembre il serbatoio sarà bello pieno…
che dire, Hourcade è libero, approfittiamone!
Per fargli fare cosa?
il CT, quello che ha dimostrato di saper fare. LUI!
Giusto per dire. Georgia: in una partita e mezza (con Tonga e Figi) era avanti 31-25. Dal secondo tempo con le Figi e con la partita col Giappone ha buscato un 55-0.
Sappiamo che non vale la proprietà transitiva però, in vista di novembre, niente panico.
Niente panico d’accordo, ma occhi ben aperti e mente sveglia altrimenti sono dolori.
molto d accordo con le tue analisi, se posso aggiungere qualche mio parere personale dico: Argentina, già da più di un anno che c era il sentore della fine dell idillio con Hourcade, nulla di che ma solo la fine fisiologica di un lungo cammino, iniziato tra i “dilettanti” e finito con i professionisti. La squadra sicuramente vede in Ledesma il nuovo condottiero e non è certo un caso che i Jaguares stiano facendo la miglior stagione dalla loro nascita, penso che Ledesma li porterà fino al mondiale, magari con Quesada nello staff tecnico della franchigia, a mio avviso quest ultimo non mi sembra pronto per fare il ct della nazionale; men che meno Contepomi che con l Argentina A sta forse raccogliendo i peggior risultati della loro storia.
Galles, è vero che è difficile avere un giudizio di massima, ma va riconosciuto a Gatland il coraggio nel buttare nella mischia tanti giocatori ed allargare il gruppone in vista mondiale, dovesse esserci di nuovo la sfiga degli infortuni al prossimo mondiale, almeno si sa chi sarebbero le naturali riserve. Occhio anche a come il Galles sta interpretando il modo di giocare, stanno evolvendo il game plan.
Australia, anche se perdenti nella series, escono cmq galvanizzati da aver ritrovato una buona squadra, non che gli altri anni non l avvessero, ma finalmente hanno trovato solidità nei primi 5 uomini davanti che è stato il loro tallone d achille…Folau e Beale si candidano a star del mondiale.
Irlanda, poco da dire, magnifici! speriamo solo che conservino questo magnifico stato di forma e che non diventino troppo Sexton-dipendenti.
Sud Africa, credono già in loro a Novembre quanto molti erano scettici, stanno intraprendendo un nuovo modo di giocare a rugby, molto diverso dallo stile rude sud africano, hanno giocatori di gran qualità in tutti i reparti, considerando anche l assenza di Marx. Pollard è un mediano che da molta sicurezza dietro, più di Jantjies e De Klerk in questo stato di forma è uno spettacolo, a mio avviso il miglior giocatore di tutte le series. Tallone d achille le ali, giovani, atleticamente mostruosi ma tecnicamente troppo grezzi, sabato sono stati messi in croce sulle prese al volo, devono migliorare tanto, oppure cercare qualcosa di diverso.
Politicamente a mio avviso i bokkies sono sempre più coscienti che il loro rugby è più quello europeo che l oceanico, in Europa riescono a trovare maggiore solidità e regolarità nelle giocate, a mio avviso sono i benvenuti.
Francia, tutto sommato non malissimo, ma le partite durano 80 minuti ed hanno necessità di implementare il loro gioco. Hanno un game plan fisicamente troppo deleterio, soprattutto se di Giugno e dopo le battaglie tra Top14 e coppe.
Nuova Zelanda, in una parola sola All Blacks! l esperimeto McKenzie apertura ha funzionato ma non entusiasmato, da rivedere magari nel Championship.
Inghilterra, il giorno in cui la smetteranno di compiacersi sarà sempre troppo tardi, squadra che ha bisogno di essere continuamente strigliata, se vanno vantaggio perdono subito la testa, anche sabato si è visto, han fatto meta e subito dopo ne han subita una. Nelle gare contro le più forti non sono una squadra da punteggi alti, meglio quando difendono e possono poi trasformare i calci a loro vantaggio. Hanno qualcosa da aggiustare nella formazione, soprattutto nei trequarti, in primis ai centri, la mancanza di fisicità si sente tanto ed era stato chiaro anche al 6N. Il trio Ford, Farrell e Slade, bello a vedere in attacco ma fragilino in difesa, soprattutto Ford.
Italia, Giappone e Georgia li metto tutti insieme, nipponici superiori a tutti, georgiani scarichi sia fisicamente che mentalmente, italiani alla ricerca di un identità rugbistica tristemente perduta
mi permetto di criticare il solo giudizio sull’italia, primi 60′ del primo incontro giocati in maniera appena accettabile e con voglia al minimo e ce la siamo giocata alla pari con il giappone, per poi crollare nel momento in cui il fiato è diventato corto, primi 60′ della seconda giocato una partita che dovrebbe essere “normale” per noi, giappone schiantato, fiato corto e partita portata a casa nonostante il ritorno dei nipponici.
più che mancare di talento manchiamo di testa, rabbia, fame e mentalità. la nostra voglia finisce quando cominciamo ad essere stanchi e spesso entriamo in campo per fare il compitino, senza fame di vittoria, la somma delle due cose dà il risultato della prima sfida, qualche volta cambia la corrente, almeno all’inizio, ed ecco la seconda partita.
mia impressione è che noi si sia sopra al gruppo pacifico più georgia, ma che non si sappia farlo
sono d’accordo con te. Certi problemi poi sono stati amplificati dalle scelte tecniche di cui tanto abbiamo discusso -5 terze, scarso spazio agli esperimenti sensati, giocatori di valore ignorati finora- ma il materiale per risalire la china ci sarebbe.
Quello che un po’ mi preoccupa é in fatto che, dando la maglia ad un gruppo di titolari fissi con pochissimi cambi tra una partita e l’altra di una serie o un torneo, indipendentemente dalle loro prestazioni in campo, é difficile mantenere alta la “fame”.
Forse un po’ di rotazioni in piú, facendo riposare chi ha mostrato in campo meno aggressivitá, potrebbero aiutare in questo senso.
e anche stanchezza, un giocatore alla corda può far fatica, anche inconsciamente, ad essere aggressivo, tanto quanto uno fuori forma, senza per forza bocciare l’uno o l’altro
Fame. Esatto. C’è poco da fare, il rugby è teoricamente sport solo di contatto, ma la realtà è che, ad un certo livello, è uno sport di vero e proprio combattimento: basta vedere la “pulizia” dei raggruppamenti nel rugby dei Paesi storici dell’International Board. Avere una squadra con troppi titolari inamovibili non aiuta a sviluppare l’aggressività.
Chiedo scusa per ‘OT volevo mandare questo pezzo tratto da Total Rugby, tradotto con Google traduttore!
Il DRV XV è arrivato in “Paradise” / il Primo Ministro Samoa ha disprezzato la squadra tedesca
I nostri ragazzi DRV-XV si stanno ancora riprendendo oggi per ottenere il viaggio di 35 ore fuori dalle ossa. Foto (c) Ferreira
I primi passi della squadra tedesca a Samoa sono stati fatti – il capitano Julius Nostadt e il suo team hanno completato il gigantesco viaggio verso il remoto paradiso dell’isola. Ora la priorità assoluta è quella di riprendersi dallo stress del viaggio. Nel frattempo, il primo ministro di Samoa, che funge anche da presidente dell’associazione di rugby, ha contrapposto l’amichevole accoglienza che la nostra squadra ha goduto a Samoa con dichiarazioni antisportive.
Nel corso della domenica, il team tedesco è arrivato dopo più di 30 ore e tre voli in tre gruppi diversi ad Apia, la capitale dello stato insulare. La prenotazione a breve termine dopo la vittoria di 16:13 sul Portogallo ha reso impossibile trasportare la delegazione tedesca con i suoi quadri e il personale di supporto insieme alle Samoa con poco meno di 30 membri.
Il mister Pablo Lemoine dopo il “maledetto lungo viaggio con due soste più lunghe” mette al centro dell’attenzione una volta pienamente in recupero: “Domenica e oggi vogliamo fare una lunga partenza con i ragazzi dalle gambe, movimento facile, stretching, ecc.” Lemoine di fronte a TR. Dopotutto, i giocatori tedeschi devono cambiare completamente ritmo – il cambio orario di undici ore inverte quasi completamente giorno e notte.
L’equipe medica del DRV XV, composta dal capo della prestazione fisica DRV Colin Grzanna e dal dott. Antoine Mobaine, nel frattempo, era ottimista riguardo a TR: “La squadra ha fatto progressi anche nei tre voli”, ha detto il medico e L’ex giocatore nazionale Grzanna di fronte a TR.
Inoltre, il coach Lemoine spiega che martedì per la prima volta sul prato si allenerà sotto carico normale. Ciononostante, Lemoine ha detto a TR che, naturalmente, sarebbero stati in grado di lavorare sulla propria tattica e discutere l’analisi dell’avversario con la squadra. Inoltre, Lemoine sottolinea: “Sopra ogni altra cosa, dobbiamo essere pronti mentalmente per questo gioco!”
Accoglienza amichevole da parte dei locali, commenti sprezzanti del capo del governo
La reception, che il team tedesco ha ricevuto nell’ex colonia tedesca, è descritta nel gruppo come amichevole. Parlare con giocatori e allenatori ci dice anche come i locali augurano ai giocatori tedeschi “buona fortuna” e sono altrimenti interessati alla squadra. Si potrebbe pensare alla tradizione del rugby e allo spirito del fair play.
Tali usanze sembrano sconosciute al presidente dell’Unione di rugby samoana. Tuilaepa Sailele Malielegaoi, che, in particolare, ricopre anche la carica di primo ministro, si era allontanata un po ‘dall’argomento di venerdì al parlamento di Samoa nel dibattito sul bilancio dello stato insulare e aveva ampiamente commentato lo sport ovale sulle palle. Inoltre, va ricordato che il rugby a Samoa è uguale a quello di una religione a cui tutti hanno qualcosa da dire.
In primo luogo, la loro stessa squadra ha perso il grasso. Ha detto, come ha detto il primo ministro Malielegaoi alla Camera dei rappresentanti di Fono, ha chiarito alla squadra la sua ultima visita mercoledì scorso: “Non hai coraggio!” – dopo le sconfitte ai rivali locali Tonga e Fiji, tutti i fan di Manu Samoa (soprannome l’equipaggio) giustamente arrabbiato e deluso.
Se non hai vinto contro la Germania, tutti i giocatori potrebbero dimettersi immediatamente. Da questo “punto basso assoluto” non poteva che salire. Malielegaoi ha salvato il suo commento più dispregiativo in Parlamento per la conclusione: “Lei (la squadra nazionale di Samoa) giocherà contro una squadra (Germania) che non sa come giocare a rugby. Quindi dobbiamo vincere questo gioco. ”
Il fatto che il rugby sia stato giocato in Germania dalla seconda metà del 19 ° secolo, 50 anni prima rispetto a Samoa, sfortunatamente sembra essere sfuggito al primo ministro. Ma questo non gli ha impedito di affrontare la Coppa del Mondo il prossimo anno: “Sarei scioccato se non potessimo arrivare ai quarti di finale”.
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Traduzione pessima, fa schifo. Per favore la prossima volta posta l’originale.
Google Translator fa pena, consiglio deepl.com
Vero, il S:A ha un gran bacino ma le quote bianchi/neri penalizzeranno le scelte del CT. La scelta di sabato a estremo dice più di 1000 parole. Per il 2019 secondo me saranno più guai che gioie.
Galles e Scozia hanno anche – a differenza delle altre e per motivi diversi – dato aria alle scelte che primissime non sono. Proprio per questo la catastrofe argentina fa ancora più rumore. Evidentemente saranno costretti dai risultati a togliere ban degli expats, perché si stanno tagliando le gambe da soli. Inoltre i Jaguares sono un collo di bottiglia. Vero che anche il Giappone ha una sola franchigia SR, ma sotto ha un campionato interno abbastanza ricco e competitivo.
Quanto ai Bokke, si intuisce il manico di Rassie, che fa anche chiarezza su alcune scelte. Una per tutte: pensare di preferire Jantjies a Pollard era da TSO. De Klerk mi ha sorpreso in positivo, mi pare maturato e meno incline a bizze. Però restano tanto corti nello spot.
non sono così convinto che i giapponesi siano messi così bene, vero che il domestico è professionistico e, probabilmente, il salto è meno traumatico che da noi, ad esempio, o in argentina, ma avere una rosa di 40 giocatori + altri 10 domestici, da cui scegliere per mettere in piedi una nazionale, oltre al fatto che i primi li stai comunque usando parecchio per tenere in piedi la franchigia, alla lunga non credo che paghi.
tutti tessono le lodi delle monofranchigie giapponese e argentina, ma dobbiamo considerare che stiamo parlando di nazionali che giocano contro franchigie, come da noi si dice che si alza di molto il livello di intensità tra pro14, TM e 6N, anche downunder una cosa è giocare il super rugby, un’altra andare a testarsi contro nazionali
Ma infatti la monofranghigia è un collo di bottiglia. Gli argentini devono mettersela via e usare gli expat, che daranno comunque una certa ampiezza alla rosa.
il ricchissimo campionato giapponese (che Paolo Wilhelm e Marco Turchetto ben conoscono) dura lo spazio di poche settimane, a noi mortali non è dato sapere cosa facciano i rugbisti giapponesi il resto dell’anno ma dubito che sia da lì che la nazionale trae la sua forza…
avendo visto di recente il gioco della loro U20, immeritatamente retrocessa dal mondiale, mi dà l’idea che lavorino molto meglio di noi già dalle giovanili…
Da Wiki per quanto valga “The Top League is a rugby union competition in Japan. It is the highest level of rugby competition in the country and is an industrial league, where many players are employees of their company and the teams are all owned by major companies.” In pratica come le FFOO solo che i giocatori non li pagano i contribuenti. Discorso lungo e complicato sull’economia giapponese, che molti, malauguratamente, comparano a quella italiana quando c’è da parlare di debito pubblico elevato.