Mondiale U20 al via con le solite preoccupazioni azzurre. Ma il tempo ci sta mettendo con le spalle al muro

Il torneo che scatta mercoledì in Georgia vede i nostri giovani lottare – ancora una volta – per l’obiettivo di non essere retrocessi nel Trophy. Ma anche qui c’è bisogno di una svolta

Quante volte abbiamo detto che il vero termometro del nostro movimento è la nazionale U20? Che se non cominciamo a crescere in quello specifico segmento non possiamo pensare di costruire basi solide per il nostro futuro? Tante, troppe. Il campo però ci ha detto sempre le stesse cose: molti ko, poche soddisfazioni, tante sconfitte con punteggi pesanti e quella sensazione di trovarsi sempre al medesimo punto mentre gli altri ad andare bene si muovono, oppure stanno proprio correndo nella peggiore (per noi) versione delle cose.
All’ultimo Sei Nazioni di categoria ci eravamo presentati con grandi speranze di assistere a prestazioni e risultati migliori rispetto alle vacche magre quando non magrissime degli anni precedenti, ma alla fine il conto che ci siamo visti sottoporre diceva – ancora una volta – 5 sconfitte in altrettante partite.
Sì, d’accordo, quest’anno si è visto qualcosa di oggettivamente diverso, un pochino migliore, ma il risultato è quello che conta e in più i nostri hanno mostrato di mancare in maniera totalmente di cinismo e istinto del killer, cose che ti fanno vincere le partite e che ti fanno crescere.

A partire da domani la nazionale allenata da Carlo Orlandi e Alessandro Troncon sarà impegnata nel Mondiale Juniores che scatta in Georgia. I nostri avversari nella fase a girone sono Irlanda, Scozia e Nuova Zelanda: al Sei Nazioni dello scorso febbraio/marzo abbiamo perso contro l’Irlanda di un punto (pardon: buttato via la partita. Avete presente la mancanza di cinismo di cui parlavo poco fa? Ecco, proprio quella roba lì) e 38 a 17 contro la Scozia, in teoria – molta teoria – la squadra più vicina a noi. E i Baby Blacks… beh, sono i futuri tuttineri. Saranno ragazzini ma partono sempre con l’obiettivo di vincere il torneo. Il nostro obiettivo, come sempre, è quello di rimanere nel Mondiale che conta senza essere retrocessi nel Trophy, e non sarà affatto facile. Poi tutto quello che viene in più è guadagnato.

Il fatto è che anche qui il nostro movimento è in un momento cruciale: la nazionale maggiore ha iniziato a perdere per ragioni anagrafiche molti dei suoi uomini più forti ed esperti, da qui al Mondiale giapponese vedremo la fine della corsa anche per gli altri senatori, che non sono eterni e al momento non si vedono poi molti sostituti all’altezza, giovani atleti che possano garantire la ripartenza di un nuovo giro dall’ampio respiro. Qualcuno c’è, ma non bastano.
I nostri giovani crescono più lentamente e maturano più tardi dei loro pari età di altre nazioni, anche questa è una cosa che ho già scritto molte volte e la cui responsabilità non ricade ovviamente sugli azzurrini, che hanno la sola colpa di essere “figli” di un sistema e di una filiera non all’altezza della bisogna. Da tanti anni. Spero di sbagliarmi, ma non credo. Purtroppo.

Il programma delle partite della prima giornata del Mondiale U20 che si gioca mercoledì 31 maggio tra l’Avchala Stadium di Tbilisi e l’AIA Arena di Kutaisi, Georgia.

ore 11: Inghilterra-Samoa e Nuova Zelanda-Scozia
ore 13.30: Sudafrica-Francia, Irlanda-Italia
ore 16: Argentina-Georgia
ore 18.30: Australia-Galles

Sorteggi Mondiali, ricorsi che prendono tempo, convocazioni iridate (U20): un mercoledì un po’ così

Le scorse 24 ore sono state ricche di notizie e fatti importanti. Qui un bel riassunto e qualche spunto

IL SORTEGGIO – Prima il ct Conor O’Shea: “Si può riflettere e parlare all’infinito dell’esito di un sorteggio per il Mondiale. Con le modifiche che stiamo apportando nel sistema rugbistico italiano, l’obiettivo è arrivare ai Mondiali 2019 al nostro meglio e rendere orgogliose tutte le componenti del nostro sistema. Vedremo quale sarà il risultato”. Poi Luigi Troiani, team manager azzurro: “La Nuova Zelanda è sicuramente la favorita numero uno per il passaggio del turno in prima posizione, sarà interessante vedere il calendario. Personalmente spero di trovare il Sudafrica al termine della fase a gironi, quando la pressione potrebbe essere più sugli Springboks che su di noi”.
Come avete ampiamente capito si parla dei sorteggi dei gironi del Mondiale 2019 che si sono tenuti ieri a Kyoto. L’Italia è nella pool B con All Blacks, Sudafrica, Africa 1 (99 su 100 sarà la Namibia) e chi vincerà i ripescaggi (Uruguay? Russia? Germania?). Un girone di ferro, non c’è che dire, ma finora la nostra nazionale in un torneo iridato ha mai battuto le due formazioni più forti che si è trovata ad affrontare? Esatto. E se ci lamentiamo noi che dovrebbero fare Inghilterra e Francia che se la vedranno con l’Argentina, America 1 (Canada o Stati Uniti) e Oceania 2 (Fiji o Samoa, verosimilmente)?
Ciapa sù e porta a ca’, dicono a Milano e dintorni. Partiamo dal basso, affrontiamo al meglio quello che arriva e chiudiamola qui.
Ps: come altri hanno già scritto: Brendan Venter che farà?

IL RICORSO – Viadana ha presentato ricorso per il “caso sostituzioni” nella semifinale di andata di Eccellenza contro Calvisano: i bresciani hanno sostituito temporaneamente Paz con Susio (che ha pure marcato una meta) in maniera indebita visto che l’argentino – fatto uscire per concussion – aveva in realtà un problema al ginocchio. Il Giudice sportivo FIR ha però confermato il 18-12 per i gialloneri ottenuto sul campo perché la questione congente non ha trovato spazio nel referto arbitrale. Faccenda chiusa? No, perché “Il fascicolo viene rimesso dal Giudice Sportivo alla Commissione Medica Federale ed alla Procura Federale”. L’iter burocratico va quindi avanti, ne parleremo ancora.

MONDIALE U20 – Il 31 maggio prossimo scattano in Georgia i Mondiali U20 (finalissima il 18 giugno). Gli azzurrini nella fase a gironi affronteranno Irlanda, Nuova Zelanda e Scozia una dopo l’altra. Impegni difficili, complicati, ma in due casi su tre non impossibili (Baby Blacks esclusi). I tecnici Carlo Orlandi e Alessandro Troncon, hanno diramato le convocazioni dei 28 giocatori che prenderanno parte alla competizione e che si ritroveranno in ritiro a Roma a partire dal 22 maggio. Eccoli:

Piloni
Danilo FISCHETTI (Unione Rugby Capitolina)*
Dante GAVRILITA (Patarò Calvisano)*
Marco RICCIONI (Patarò Calvisano) – capitano
Daniele RIMPELLI (Patarò Calvisano)*
Tallonatori
Massimo CECILIANI (Delebio Rugby)*
Matteo LUCCARDI (Rugby Colorno)*
Alberto ROLLERO (Sitav Rugby Lyons)*
Seconde linee
Niccolò CANNONE (Florentia Rugby)
Edoardo IACHIZZI (USAP Perpignan)
Daniel ORSO (Mogliano Rugby)
Flanker/n.8
Jacopo BIANCHI (Vasari Arezzo)*
Michele LAMARO (S.S. Lazio Rugby 1927)
Giovanni LICATA (Miraglia Rugby)*
Lodovico MANNI (Mogliano Rugby)
Lorenzo MASSELLI (Sitav Rugby Lyons)
Mediani di mischia
MatteoMaria PANUNZI (Unione Rugby Capitolina)*
Charly Vincenzo Ernst TRUSSARDI (ASM Clermont Auvergne)
Mediani d’apertura
Filippo DI MARCO (L’Aquila Rugby Club)
Antonio RIZZI (Mogliano Rubgy)*
Centri/Ali/Estremi
Andrea BRONZINI (Rugby Viadana 1970)*
Massimo CIOFFI (S.S. Lazio Rugby 1927)*
Simone CORNELLI (Sitav Rugby Lyons)*
Roberto DAL ZILIO (Patarò Calvisano)*
Andrea DE MASI (Benetton Treviso)*
Giovanni D’ONOFRIO (Rugby Benevento)*
Alessandro FORCUCCI (Fiamme Oro Rugby)*
Dario SCHIABEL (Lafert San Donà)
Marco ZANON (Mogliano Rugby)
*è/è stato membro dell’Accademia FIR “Ivan Francescato”

Chiudere un dibattito, numeri e statistiche: quei paragoni tra la Georgia giusta e l’Italia sbagliata

italia-georgia-mondia-u20-2016

OnRugby confronta i risultati delle due nazionali per “pesarle”, ma usa un termine di paragone poco centrato. E le parole del CEO del Sei Nazioni chiudono ogni dibattito.

Prima la cronacaccia. Il CEO del board del Sei Nazioni ha stroncato tutte le discussioni su un eventuale ingresso della Georgia nel torneo. Le sue parole non lasciano spazio a dubbi e/o interpretazioni: “Il 6 Nazioni è un torneo privato tra sei federazioni, che ne sono proprietarie e lo controllano. Non ci sono posti liberi. Non siamo pensando di includere nessun altro. Non sto dicendo che non cambierà mai, ma per ora siamo assolutamente soddisfatti di avere le sei migliori formazioni d’Europa nel nostro Torneo”. Discorso chiuso.

Veniamo a noi, perché il tema-Georgia ha suscitato un vero e proprio dibattito internazionale in questi giorni. Un paio di giorni fa OnRugby ha fatto una analisi della questione limitandosi – si fa per dire – alle mere statistiche dei risultati del campo. Una scelta allo stesso tempo intelligente nella forma ma parzialmente sbagliata nella sostanza.
E’ una scelta intelligente perché si affida a dati oggettivi, quelli che poi alla fine contano (o dovrebbero contare) di più. E cosa dice OnRugby? Ecco uno stralcio:

La Georgia è attualmente in posizione numero 12 del ranking mondiale, due gradini sopra l’Italia. E questo è un dato. L’altro, dietro cui leggere questo, è prendere in considerazione le partite giocate (ma soprattutto la squadre affrontate) in base ai cui risultati quel ranking è stato determinato. Noi abbiamo elencato le partite giocate da Italia e Georgia dal 2000 ad oggi, ovvero dall’ingresso degli Azzurri nel Sei Nazioni.
Dal 2000 ad oggi la nostra Nazionale ha giocato 190 partite, 142 contro nazioni Tier 1 e 48 contro nazioni Tier 2. Le 142 contro le squadre di prima fascia sono così ripartite: 126 sconfitte, 15 vittorie e un pareggio. Le restanti 48 sono invece formate da 36 vittorie e 12 sconfitte.
Nello stesso arco di tempo, i caucasici hanno disputato complessivamente 165 partite, vincendone 100 e perdendone 59 con 6 pareggi. Le partite contro le Tier 1 sono 15, tutte perse. Poi ci sono 9 partite contro le isolane (con 5 vittorie), 15 contro le seconde squadre nazionali (varie Emergenti e selezioni A) con 6 vittorie, altre contro selezioni varie (Barbarians, French University) e un’infinità con Nazioni Tier 2 e Tier 3: complessivamente 112 partite tra Belgio, Canada, Cile, Repubblica Ceca, Germania, Giappone, Namibia, Portogallo, Romania, Russia, Spagna, Stati Uniti e Uruguay con 80 vittorie, 27 sconfitte e 5 pareggi.

Ineccepibile e inattaccabile. Però, a mio parere,OnRugby sbaglia un termine di paragone: utilizzare le performance della Georgia va benissimo, meno quelle italiane. Non perché i dati riportati siano sbagliati, ma perché per avere un confronto equo e corretto i risultati da mettere a confronto sono quelli della Georgia degli ultimi anni con quelli dell’Italia degli anni ’90, di quella nostra nazionale cioè che si è conquistata il diritto di giocarsi il Sei Nazioni sul campo a suon di vittorie.
La domanda a cui dobbiamo rispondere è: cosa abbiamo fatto e chi abbiamo battuto noi ormai oltre 20 anni fa per meritarci il Sei Nazioni? Cosa ha fatto e chi ha battuto la Georgia negli ultimi anni per meritarsi il Sei Nazioni?

Capitolo Georgia: 165 partite, 100 quelle vinte, dal 2000 a oggi, ma alla fine quelle che pesano davvero sono le 15 con le squadre del Tier 1, tutte perse.
Cosa fece l’Italia negli anni ’90? Tra il 1990 e il 1993 ha giocato 30 partite, incontrando solo due volte squadre di altissimo livello (Inghilterra e Nuova Zelanda, ai Mondiali del 1991) e uscendo sconfitta in entrambi i casi. In quegli anni gli azzurri hanno giocato per 8 volte squadre come la Namibia o le selezioni A di Francia e Scozia senza ottenere una vittoria, ma se le è giocate spesso punto a punto o è comunque finita molto vicina nella maggior parte dei casi. Questo fino alla fine del 1993, quando negli ultimi due incontri dell’anno batte la Francia A1 (16-9) e poi la Scozia A (18-15).
Il 1994 è un anno importante: per la prima volta gli azzurri hanno un calendario che li mette di fronte contro Australia – due volte – e Galles, oltre all’ennesima sfida con la Francia A1. Non vince mai, ma anche in questo caso esce sempre dal campo a testa altissima, con risultati negativi ma contenuti nel gap. Senza dimenticare che vince tutte le altre partite con avversari che deve battere: Romania, Spagna, Repubblica Ceca, Olanda.

Il 1995 registra una lunga sequela di sconfitte, ma per la prima volta l’Italia gioca quasi tutte le partite in calendario in quell’anno contro squadre di primissimo livello, 8 su 10 totali. Tra queste l’Irlanda (che ci supera 22 a 12), Inghilterra (20-27), Francia (34-22), e poi battiamo l’Argentina 31-25.
Il 1996? Giochiamo 6 partite in tutto, ma 5 contro Australia, Galles (due volte), Inghilterra e Scozia: perdiamo nettamente con inglesi e australiani, di non molto con i gallesi, vinciamo con la Scozia. Il 1997, lo sapete, è l’anno di Grenoble ma si pareggia con l’Argentina e si vince anche con l’Irlanda. E per il primo anno giochiamo esclusivamente con squadre del Tier 1. A gennaio 1998 il board dell’allora Cinque Nazioni annuncia l’ingresso dell’Italia nel torneo più importante a partire dal 2000.

Cosa ci dicono questi dati? Che dopo le due gare con Inghilterra e All Blacks del 1991 (partite del Mondiale) tra il 1994 e il 1997 l’Italia ha giocato per 24 volte contro squadre di primissimo piano con tre vittorie importanti e sì una lunga serie di sconfitte, ma mettendo quasi sempre in difficoltà avversari ben più quotati. Giovanelli, Dominguez e soci si sono conquistati così il Sei Nazioni. La Georgia non può vantare gli stessi risultati, lo stesso percorso, scalpi importanti non ne ha ancora presi ma va anche sottolineato che i caucasici hanno giocato 15 partite contro squadre del Tier 1 dal 200o a oggi, noi in tre anni di occasioni ne abbiamo avute 24 (contando anche una partita con Western Samoa). E le abbiamo sapute sfruttare. Altri tempi, altre dinamiche, altro rugby, sicuramente, ma non è certo la stessa cosa. La vera differenza che corre tra Italia e Georgia sta qui.

Quei riflessi pavloviani quando si parla di Georgia, Italia e Sei Nazioni

georgiaUna discussione che fa spesso capolino sui media internazionali e di casa nostra, ma che viene affrontata nella maniera sbagliata. Dimenticandoci di troppe cose.

Quando qualcuno butta lì la frase “L’Italia cosa ci fa ancora nel Sei Nazioni?”, seguita dall’immancabile “al posto nostro dovrebbe giocare la Georgia”, le reazioni sono soprattutto due. C’è il tifoso scandalizzato/stupito per il semplice fatto che una questione del genere sia stata posta e quello che invece un po’ gode, che a lui Gavazzi sta sulle balle e la FIR di conseguenza, e quindi si trova ad avere a che fare con l’ennesima dimostrazione dello sfascio del rugby italiano. Che bello. Come il tizio che se lo taglia per fare dispetto alla moglie.
Da come si è capito la posizione del sottoscritto non è certo la seconda, che trovo estremamente stupida, ma pure la prima non è particolarmente intelligente e appartiene più a un moto di stizza che non a una reazione più ragionata. Perché è vero che noi il posto nel torneo più importante ce lo siamo conquistato con la fatica, il sudore e i risultati del campo grazie soprattutto alla nazionale capitanata da Massimo Giovanelli, ma proprio per questo non dovremmo considerare sciocca la questione. E nemmeno trattarla con fastidio. Certo, il fatto che ci venga sbattuta in faccia dopo ogni pesante ko che incassa la nostra nazionale non aiuta nella serenità di risposta, ma dovremmo comunque usare un po’ di sale in zucca.

Provate a pensare se i georgiani fossimo noi, se questo blog si chiamasse Il Grillotalpshvili e io di cognome facessi Wilhelmnadze. E che tutti voi foste georgiani, al pari mio. Con varie gradazioni di colore sosterremmo tutti o quasi la tesi di una Georgia “fit” per il Sei Nazioni. O meglio: ci diremmo che se c’è dentro un’Italia che in 17 anni ha raccolto pochissimo tutto sommato potrebbero starci altri. Perché saremmo tifosi? Certo, questo va da sé, ma sappiamo tutti che qualche ragione oggettiva per almeno discutere della cosa c’è.
A mio personalissimo e trascurabilissimo parere il punto è proprio questo: noi italiani di questa cosa non vogliamo discutere, non dico con i georgiani, ma nemmeno tra di noi. Ed è un errore. Possiamo nascondere la polvere sotto il tappeto, ma prima o poi uscirà. Non oggi, non domani, nemmeno tra due anni, ma uscirà. E a quel punto forse sarà davvero troppo tardi.
Siamo blindati nel torneo fino al 2024, su questo non si discute, ma quella data alla fine non è troppo lontana. Noi di Sei Nazoni ne abbiamo ben 17 sul groppone e non è che finora siano stati indimenticabili (eufemismo). Finora a lamentarsi di noi al di là delle Alpi è stata “solo” la stampa e parte della tifoseria, ma prima o poi – se i risultati del campo non dovessero cambiare – anche nel chiuso delle segrete stanze del board qualcuno potrebbe cominciare a esternare dubbi.

Alla fine, se vogliamo essere onesti fino in fondo, oggi la nostra vera forza è che Roma è meglio di Tbilisi e che da un punto di vista del marketing  dell’aspetto economico siamo più attrattivi della Georgia. Per carità, nello sport professionistico il business è determinante, ma pure l’aspetto tecnico dovrebbe avere un peso. O no? Se domani al posto della Georgia ci fosse la Spagna? Con Madrid, o Barcellona, sul tavolo? Fantarugby, sicuro, ma dimostra quanto alla fine siano vulnerabili i nostri attuali punti di forza.
Perché i risultati del campo dicono che noi siamo ormai in pianta stabile ben oltre la 10a posizione del ranking, che spesso la stessa Georgia ci è davanti (come oggi, loro dodicesimi, noi due scalini sotto), che l’ultima partita che abbiamo vinto al Sei Nazioni risale a fine febbraio 2015 e quella prima al 16 marzo 2013. E in mezzo di gare che abbiamo davvero rischiato di vincere sono poche, troppo poche. Possiamo far finta di nulla e dire che Roma è più bella di Tbilisi: sulla seconda parte dell’assunto non c’è molto da dire, ma non è che sia esattamente una posizione di chi sa guardare oltre il suo naso.

Dice: ma la Georgia di scalpi importanti ne ha ottenuti pochi, meno di quell’Italia che si conquistò il Sei Nazioni e poi gli azzurri giocano sempre con le squadre più forti del ranking. Verissimo, ineccepibile. Ma bisogna anche sottolineare che a noi negli anni ’90 le opportunità per giocarcela con le squadre dell’allora Tier 1 le abbiamo avute, in numero importante, oggi alla Georgia vengono negate o concesse con il contagocce. Loro vorrebbero affrontare in maniera continuativa gli azzurri, gli scozzesi, gli inglesi e compagnia cantante. Siamo noi dentro il rugby che conta di più che diciamo di no. Per motivi economici e – nel nostro caso – anche di mantenimento del nostro stile di vita rugbistico, diciamo così. Senza dimenticare la valanga di soldi e di contributi internazionali che in forza di questa situazione a noi sono arrivati e a loro no. Non si può non tenerne conto.
Sia chiaro, non sto dicendo che in Italia bisognerebbe aprire il dibattito se siamo all’altezza o meno del Sei Nazioni. No, il torneo c lo siamo meritato e fino al 2024 i contratti e gli accordi ci blindano e ci mettono in una botte di ferro (ma se si dovesse andare avanti così fino al 2020…), la questione davvero non si pone. Sto dicendo che bisognerebbe ragionare sui motivi di forza della candidatura georgiana, sulla nostra situazione oggettiva e concentrarsi su quelli. Capire che nulla ci è dovuto in virtù di chissà quale volontà divina, sia essa ovale o meno.
Oggi a Tbilisi si lamentano per gli stessi motivi che per diversi anni sono riecheggiati anche alle nostre latitudini. E che si possono riassumere con il concetto di meritocrazia, quella che ha fatto entrare noi nel Sei Nazioni.

Georgia, Romania e le altre: al via anche il Sei Nazioni B

spagna-russiaPer tutti è da sempre il “Sei Nazioni B”, ma la dicitura corretta è Rugby Europe International Championship. A farne parte sono formazioni del tier 2 e 3 del Vecchio Continente, alcune delle quali – non è certo un mistero – spingono non poco per conquistarsi uno spazio nel Sei Nazioni, quello vero.
A darsi battagli in campo quest’anno saranno Belgio, Georgia, Germania, Romania, Russia e Spagna in rigoroso ordine alfabetico. Favorita d’obbligo è la Georgia, che ha fatto sue 8 delle ultime 9 edizioni ed è la federazione che infatti più batte i pugni sul tavolo per un sistema di promozione/retrocessione con il torneo di Italia, Galles, Irlanda, Francia, Inghilterra e Scozia.
Ad ogni modo sabato 11 febbraio parte il torneo con queste tre gare, giocate tutte nel pomeriggio: Germania-Romania a Offenbach, Belgio-Georgia a Bruxelles e Spagna-Russia a Madrid.
E la promozione nel Sei Nazioni vero? John Feehan, CEO del board del Six Nations a fine gennaio è stato chiarissimo: “Nel breve e medio periodo non c’è possibilità che questa cosa avvenga”. Il contratto attuale del Sei Nazioni scadrà nel 2024, se ci saranno novità (sottolineare mille volte la locuzione “se”) se ne riparlerà solo per quella data.
Il Rugby Europe International Championship (che è parte integrante delle qualificazioni alla RWC 2019) terminerà nel week-end del 18-19 marzo.