Una competizione nata in seguito al marasma che ha portato alla fine dell’ERC e alla nascita dell’EPCR. Una pezza forse necessaria in quel momento, ma oggi?
La notizia di questi giorni è che il Mogliano si risparmierà oltre 3.300 km di viaggio, 6.600 se aggiungiamo anche il viaggio di ritorno. La gara della European Rugby Continental Shield – nuova denominazione da una manciata di settimane della famigerata Qualifying Cup – contro i russi dell’Enisei la giocherà il 22 aprile a Mosca e non a Krasnoyarsk, città siberiana alle porte della Mongolia che fa da sede alla formazione asiatica. Quelli dell’Enisei non l’hanno presa bene ed è davvero difficile dare loro torto, visto che la squadra russa affronta diligentemente tutte le sue trasferte mentre lo stesso non si può dire per le squadre della Vecchia Europa, che cercano di evitarsi un viaggio lunghissimo. Ora, giocare in Siberia a dicembre o a gennaio non è proprio cosa per evidenti questioni climatiche, ma a fine aprile… Certo c’è pure l’aspetto economico della trasferta e l’Enisei aveva trovato sponsor che avrebbero notevolmente abbassato i costi ma l’EPCR ha comunque optato per il più comodo Slavia Stadium nella capitale russa. La federazione di Mosca non ha al momento gran peso politico in Ovalia e ne paga le conseguenze, inutile girarci attorno.
Ma qui non vogliamo parlare di questa “ingiustizia” ai danni dell’Enisei. Qui voglio affrontare un tema molto più vicino alle cose italiche, ovvero: ma questa Qualifying Cup – perdonatemi, European Rugby Continental Shield – ha una qualche utilità per il nostro movimento?
Un passo indietro di qualche anno: quando c’era ancora l’ERC le due nostre squadre celtiche partecipavano all’Heineken Cup, quelle dell’Eccellenza alla Challenge Cup. Poi è successo che l’ERC è implosa per le spinte accentratrici dei club inglesi e francesi e le squadre italiane hanno pagato dazio: la franchigia migliore al termine della stagione regolare di Guinness Pro12 in Champions, l’altra in Challenge, squadre di Eccellenza a casa.
Tutto chiaro e netto, ma c’era un “ma” grande (circa) 400mila euro. Ovvero i contributi che dall’ERC arrivavano ai club dopo essere stati versati alla FIR. Soldi che in quei caotici mesi le 4 società di Eccellenza interessate avevano già messo a bilancio se non addirittura spesi. Soldi determinanti per il normale proseguimento della stagione sportiva per le certo non ricche casse delle nostre realtà. Il presidente FIR Alfredo Gavazzi, che è uomo di club, lo sa benissimo e si adopera per mettere in piedi assieme ad altre federazioni minori (Romania, Georgia, Russia, Belgio, Spagna, Germania) una competizione che metta in palio un posto in Challenge, dalle nostre parti da molti presto ribattezzata in maniera sarcastica “Gavazzi Cup”: da un lato non si può non sottolineare l’impegno profuso dal numero uno del nostro rugby per mantenere quel contributo, dall’altro – si chiedono tanti appassionati e diversi addetti ai lavori – se il Calvisano non fosse stato interessato direttamente sarebbe stata la stessa cosa?
Ad ogni modo, quale che sia la versione che più vi aggrada, oggi siamo in una situazione simile: la FIR versa più o meno quella cifra alle squadre d’Eccellenza che prendono parte alla Qualifying Cup, ma rimane una domanda: quella competizione serve ad innalzare il livello delle nostre squadre? Qual è il grado di impegno profuso dai nostri club? E’ vista e vissuta come una opportunità o un intralcio economicamente necessario?
Dare una risposta univoca non è semplice, ogni realtà reagisce a modo suo, ogni club mette un livello di impegno diverso. Certo le figuracce non sono mancate, ultima in ordine cronologico il 46 a 0 rifilato proprio dall’Enisei al Mogliano una decina di giorni fa al Quaggia. Intendiamoci, quella russa è una squadra assolutamente da rispettare, che quest’anno ha battuto anche Newport e Worcester in Challenge, però l’ampiezza di quel risultato non è accettabile.
La questione ha tanti aspetti da prendere in considerazione e non esiste una risposta “giusta”. Personalmente, stante il livello attuale del nostro rugby, trovo la European Rugby Continental Shield sia più un impiccio che non porta vantaggi. E comunque la Challenge è un livello davvero troppo elevato per i club della nostra Eccellenza, una competizione dove le squadre del nostro domestic non possono far altro che limitare i danni. Oggi non serve. Domani se ne può riparlare, quando il nostro livello medio si sarà alzato e quando magari potremo richiedere un posto in più in Challenge: l’ideale sarebbe avere una celtica in Champions, una in Challenge assieme alla squadra vincitrice dell’Eccellenza. Ma appunto è solo una idea personale, una semplice opinione. E la vostra quale è?