In una intervista l’irlandese chiarisce nel dettaglio la nuova struttura del nostro movimento, conferma le accademie legate alle franchigie e parla apertamente di doppio contratto per i permit. Idee che dalle nostre parti non sono una novità ma che trovano solo ora una concretizzazione. Finalmente. In attesa delle “regole d’attuazione” vere e proprie
“Uno dei principi fondamentali dell’alto livello è che eccellenza e formazione di massa non vanno d’accordo. L’eccellenza è tale perché si riferisce ad un qualcosa di ristretto, ad un sistema in cui è difficile e selettivo entrare. Quando riduci i numeri, il livello naturalmente si filtra verso l’alto: meno posizioni per migliori giocatori. Oggi stiamo spalmando le nostre risorse in modo troppo ampio, lavorando con troppi giocatori. O meglio, troppi in base al loro potenziale: nei Centri di Formazione Permanente ci sono giocatori con forte potenziale, con ragionevole potenziale e senza potenziale”.
A parlare così è Stephen Aboud, l’uomo che dallo scorso primo di agosto lavora, alla struttura e alla filiera del nostro movimento. Il suo ruolo esatto all’interno della FIR è quello di Responsabile della Formazione dei Giocatori di Alto Livello Giovanile sino all’Under 20 e delle Accademie e a intervistarlo è stato OnRugby (piccolo OT: il portale ha davvero incontrato Aboud, di persona, nonostante qualcuno dica il contrario. Questa cosa del denigrare il lavoro altrui è davvero fastidiosa: un articolo, una intervista si può criticare per forma e contenuto, ci mancherebbe, ma il rispetto del lavoro svolto da chicchessia è davvero il minimo sindacale. Chiuso l’OT, mi auguro per sempre) e l’irlandese spiega nel dettaglio come cambia la struttura italiana a partire da questa estate. Per sommi capi:
– due accademie U20 legate alle franchigie
– i Centri di Formazione Permanente U18 rimarranno in attività solo a Roma, Prato, Milano e Mogliano. Le strutture di Catania, Benevento, Torino, Padova e Remedello chiudono a giugno
– creazione di 58 aree territoriali dove troveremo le “Aree di Formazione, che coinvolgeranno le categorie Under 16 e Under 18, e avranno l’obiettivo di innalzare il livello medio della competizione nei club”. In ognuna di questa quasi 60 aree territoriali “verranno organizzati interventi dei tecnici federali e che saranno tra loro coinvolte in momenti di incontro/verifica per valutare il lavoro fatto”.
Aboud dice che la filosofia che sta alla base della riorganizzazione è stata una sorta di work-in-progress perché quando è arrivato in Italia ha deciso di non affrontare il suo lavoro in base a una qualche “ideologia” precostituita: “Non parlerei di riforma – dice l’irlandese – piuttosto di riallineamento del progetto tecnico al termine della sua prima fase. (…) sintetizzando vi sarà una parte del progetto orientata all’elite con i Centri di Formazione Permanente, una ai Club ed alla base con le Aree di Formazione. Non due rette parallele, ma due vasi comunicanti. Assieme a me in questi mesi ha lavorato un professionista eccellente, Andrea Di Giandomenico: lui ha visitato i Centri di Formazione Permanente ogni settimana, assieme abbiamo valutato gli specifici report”.
Poi specifica: “Il progetto prevede l’identificazione di 58 aree di formazione a livello Under 14 per l’attività regionale ed Under 16/Under 18 per quanto riguarda l’attività di base, e il lavoro con i quattro Centri di Formazione Permanente Under 18 per quanto riguarda il piano più alto. Vogliamo arrivare ad avere maggiore influenza con il messaggio tecnico federale sulla formazione di livello più alto, senza però perdere influenza sulla base. (…) Non si può pensare di arrivare all’Alto Livello con un sistema di formazione a comparti stagni”.
Infine idee chiarissime su come risolvere la questione permit players: “Finito il percorso nelle Accademie Nazionali, dovremo identificare i giocatori con il miglior potenziale e che possono diventare professionisti. Questi avranno una connessione sia con le franchigie che con i club di Eccellenza: in un parola, anzi due, doppio tesseramento. Avranno il beneficio di allenarsi a tempo pieno con gli atleti delle franchigie, ma anche l’opportunità di fare esperienza in Eccellenza”. Forse mi sbaglio, ma mai prima d’ora era stata usata tanta chiarezza sul tema da parte di un rappresentante federale.
QUI POTETE LEGGERE L’INTERA INTERVISTA REALIZZATA DA ONRUGBY
Nei prossimi mesi e sul medio-lungo periodo vedremo i risultati concreti, tenendo conto che lo stesso Aboud ha tenuto a precisare che il progetto in essere non è un monolite intoccabile e che aggiustamenti potranno essere apportati.
L’impressione è che l’idea strategica di base sia molto chiara e in simbiosi con quello che ha finora sempre esternato il ct Conor O’Shea. Certo fa specie vedere passare per scontate idee come le accademie legate alle franchigie e il doppio tesseramento: intendiamoci, lo sono, sono talmente scontate e di buon senso che il Benetton Treviso le chiese subito agli albori dell’avventura celtica, inascoltato. Richieste più volte reiterate a voce più o meno alta dalle franchigie nel corso delle stagioni, anche da parte di diversi osservatori e addetti ai lavori, ma sulle quali la FIR ha sempre nicchiato, ad essere buoni. Oggi arriva il papa straniero che le ottiene: meglio tardi che mai.
La federazione in tutto questo sembra un po’ subire il dinamismo – diciamo così – della coppia Aboud e O’Shea. Chiariamo immediatamente: in FIR le idee dei due irlandesi non sorprendono nessuno, ma forse da quelle parti si aspettavano qualche passo intermedio in più rispetto a quello che si configura in tutto e per tutto un ribaltone rispetto anche a quanto lo stesso Gavazzi ha sostenuto nella sua recentissima campagna elettorale. Ma la prolungata crisi tecnico-agonistica accompagnata alle difficoltà economiche dovute anche alla elefantiaca e davvero molto onerosa struttura delle accademie (anche qui: cosa che non può sorprendere nessuno con warning arrivati da più parti negli ultimi anni) ha permesso ai due di agire più liberamente e dimenticarsi del pedale del freno.
Le mie sono ovviamente sensazioni che non hanno la pretesa di essere la Verità scolpita nella roccia e che magari lasciano un po’ il tempo che trovano, ma qui si discute, no? E poi alla fine contano solo i fatti e personalmente non posso che applaudire al nuovo corso. In attesa dei risultati, che però non possiamo pretendere che arrivino subito, dobbiamo essere pazienti: ci vorranno un po’ di anni, stagioni che non saranno semplici, ma sono pronto a scommettere che il cammino è quello giusto e che davvero non si poteva più aspettare.