Sei Nazioni 2017, è il giorno di Italia-Galles

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ph. Fotosportit/FIR

“Inizia un torneo difficile con un livello tecnico elevato. Esordire a Roma sarà una motivazione in più per noi. Il Galles ha qualità diverse rispetto alla Nuova Zelanda, al Sudafrica e a Tonga. Abbiamo fatto una settimana intensa di allenamenti e preparato il match nel modo giusto. Il gruppo è unito e si respira una bella atmosfera. Siamo fisicamente pronti e preparati. Vogliamo vincere e dobbiamo essere al 100% in ogni momento della partita. Il Galles è una squadra molto fisica e veloce. Hanno una grande rosa. Sarà molto difficile affrontarli. L’obiettivo sarà quello di fare una prestazione di alto livello per ottanta minuti. Ho fiducia sulla qualità del gioco che potremmo esprimere”. Così Sergio Parisse presenta Italia-Gales, partita che oggi alle 15 sul prato dello Stadio Olimpico di Roma dà il via al nostro Sei Nazioni 2017 (diretta tv su DMAX alle 15, dietro ai microfoni Vittorio Munari e Antonio Raimondi).

Si dice che il Galles è la squadra più abbordabile del torneo, almeno per noi. Può essere, probabilmente è davvero quella con qualche problema in più, ma rimane una formazione di livello assoluto e gli azzurri non dovranno sbagliare praticamente nulla per poter avere qualche chance di vincere. Gara di debutto da ct per Conor O’Shea e sugli spalti ci sarà anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Buon rugby Italia.

Italia: 15 Edoardo Padovani, 14 Giulio Bisegni, 13 Tommaso Benvenuti, 12 Luke McLean, 11 Giovanbattista Venditti, 10 Carlo Canna, 9 Edoardo Gori, 8 Sergio Parisse (capitano), 7 Maxime Mata Mbanda, 6 Abraham Steyn, 5 George Biagi, 4 Marco Fuser, 3 Lorenzo Cittadini, 2 Ornel Gega, 1 Andrea Lovotti
Riserve: 16 Leonardo Ghiraldini, 17 Sami Panico, 18 Pietro Ceccarelli, 19 Joshua Furno, 20 Francesco Minto, 21 Giorgio Bronzini, 22 Tommaso Allan, 23 Michele Campagnaro

Galles: 15 Leigh Halfpenny, 14 George North, 13 Jonathan Davies, 12 Scott Williams, 11 Liam Williams, 10 Dan Biggar, 9 Rhys Webb, 8 Ross Moriarty, 7 Justin Tipuric, 6 Sam Warburton, 5 Alun Wyn Jones (capitano), 4 Jake Ball, 3 Samson Lee, 2 Ken Owens, 1 Nicky Smith
Riserve: 16 Scott Baldwin, 17 Rob Evans, 18 Tomas Francis, 19 Cory Hill, 20 James King, 21 Gareth Davies, 22 Sam Davies, 23 Jamie Roberts

Sei Nazioni, recensione: l’Inghilterra la spunta sulla Francia, ma che fatica (19-16)

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Dopo lo spettacolo del Murrayfield si torna sul pianeta Terra: a Twickenham va in scena una Inghilterra-Francia tesa e tirata ma non spettacolare. Match molto fisico e spezzettato con una Francia magari poco champagne ma molto solida e quadrata, capace di ingarbugliare e quindi di frenare il gioco inglese ma che non sfrutta la superiorità numerica data dal cartellino giallo comminato a May. A regnare in campo comunque è la confusione e il risultato è una gara molto poco “fluida” che chiude il primo tempo sul 9 a 9 senza alcuna meta.
Lo spartito non cambia sotto nessun aspetto nemmeno nella seconda frazione. L’Inghilterra va in meta con Daly al 46′ ma il giocatore in maglia bianca tocca la linea prima di schiacciare la palla (e comunque l’azione dei padroni di casa era viziata da un tenuto non rilevato dall’arbitro), quella del francese Slimani invece è valida e dopo un’ora di gioco l’equilibrio si spezza. La gara a questo punto si apre un po’ di più, anche se non molto, e la marcatura di Te’o appena entrato le dà la sua forma definitiva con la vittoria inglese per 19-16.
Francia che torna a Parigi masticando amaro ma che può farsi forza di una prestazione importante (per quanto non spettacolare) su un campo difficilissimo, Inghilterra che sorride un po’ storto perché vince ma che deve riflettere sulla prova forse meno convincente dell’era Eddie Jones.

Inghilterra: 15 Mike Brown, 14 Jonny May, 13 Jonathan Joseph, 12 Owen Farrell, 11 Elliot Daly, 10 George Ford, 9 Ben Youngs, 8 Nathan Hughes, 7 Tom Wood, 6 Maro Itoje, 5 Courtney Lawes, 4 Joe Launchbury, 3 Dan Cole, 2 Dylan Hartley (capitano), 1 Joe Marler
Riserve: 16 Jamie George, 17 Matt Mullan, 18 Kyle Sinckler, 19 Teimana Harrison, 20 James Haskell, 21 Danny Care, 22 Ben Te’o, 23 Jack Nowell
Mete: Te’o (70′)
Conversioni: (Farrell (71′)
Punizioni: Farrell (9′, 23′, 54′), Daly (38′)

Francia: 15 Scott Spedding, 14 Noa Nakaitaci, 13 Gaël Fickou, 12 Rémi Lamerat, 11 Virimi Vakatawa, 10 Camille Lopez, 9 Baptiste Serin, 8 Louis Picamoles, 7 Kévin Gourdon, 6 Damien Chouly, 5 Yoann Maestri, 4 Sébastien Vahaamahina, 3 Uini Atonio, 2 Guilhem Guirado (c), 1 Cyril Baille
Riserve: 16 Clément Maynadier, 17 Xavier Chiocci, 18 Rabah Slimani, 19 Arthur Iturria, 20 Loann Goujon, 21 Maxime Machenaud, 22 Yoann Huget, 23 Jean-Marc Doussain
Mete: Slimani (59′)
Conversioni: Lopez (60′)
Punizioni: Lopez (7′, 13′, 20′)

Dal “paradigma Nadolo” ai punti di bonus con vista sul Galles: il Sei Nazioni arriva nel Tinello di Vittorio Munari

Ancora qualche giorno e finalmente si parte: Scozia-Irlanda e Inghilterra-Francia (sabato 4 febbraio ), poi Italia-Galles (domenica 5) danno il via al torneo più atteso e amato dell’emisfero nord. Vittorio Munari ci presenta l’edizione 2017 partendo dalla sua novità più importante, ovvero l’introduzione dei punti di bonus, per chiudere poi con alcune considerazioni sulla sfida dello stadio Olimpico.
Che dire… kick-off!

Sei Nazioni U20: la missione azzurra? Allontanarsi da un buco nero

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Che poi il nostro vero cruccio dovrebbe essere il Sei Nazioni U20. Circa un anno fa su OnRugby ho scritto un articolo che raccoglieva le statistiche principali degli azzurrini dal 2008 al 2016: il nostro bottino (si fa per dire) è di 3 vittorie, un pareggio e 41 ko in 45 partite. 
Poi scrivevo un paio di frasi così:

(…) l’Italia ha nel complesso fatto 464 punti e ne ha subiti 1346, per una media-gara di 10,3 punti fatti e 29,9 punti subiti. In sette occasioni non ha fatto nemmeno un punto. La differenza punti dice -882, una roba tipo la temperatura su Plutone o cose così.

E le mete? Se i nostri conti non sono sbagliati l’Italia in tutte le edizioni giocate ha messo assieme 46 mete fatte a fronte delle 169 incassate.

Chiudiamo con la parentesi-amarcord di OnRugby con una tabella che mettevo in calce a quell’articolo:

Questo il dettaglio stagione per stagione, dei punteggi degli azzurrini:
2008 – 54 punti fatti, 100 punti subiti – 5 mete fatte e 8 subite
2009 – 57 punti fatti, 137 punti subiti – 6 mete fatte e 16 subite
2010 – 54 punti fatti, 128 punti subiti – 3 mete fatte e 16 subite
2011 – 39 punti fatti, 179 punti subiti – 2 mete fatte e 24 subite
2012 – 60 punti fatti, 138 punti subiti – 6 mete fatte e 16 subite
2013 – 65 punti fatti, 145 punti subiti – 8 mete fatte e 17 subite
2014 – 46 punti fatti, 143 punti subiti – 6 mete fatte e 19 subite
2015 – 46 punti fatti, 216 punti subiti – 6 mete fatte e 32 subite
2016 – 43 punti fatti, 160 punti subiti – 4 mete fatte e 21 subite

Numeri che certificano una difficoltà che certo non si può dire momentanea, ma strutturale. Nessuna novità, purtroppo. Il nostro movimento non “produce” giocatori quantitativamente e qualitativamente all’altezza dei nostri avversari nel torneo, non a quell’età quantomeno. I nostri ragazzi hanno un processo di maturazione fisico/tecnico più lento e il risultato sono quei dati, quei numeri. Forse anche le guide tecniche non sono sempre state all’altezza, o le più idonee. E comunque stats don’t lie, dicono al di là della Manica.
Statistiche sulle quali c’è poco da discutere e difendere, qualcosa dalle nostre parti non funziona. La nazionale a noi più avvicinabile per risultati è oggi la Scozia, che però con le sue 12 vittorie dal 2008 a oggi è comunque molto più avanti, senza contare che quasi la metà di quelle affermazioni (5) sono state ottenute negli ultimi due anni e questo 2017 è un anno cruciale per quel movimento, forse quello del salto di qualità vero. A Edimburgo e dintorno sembrano aver preso il sentiero giusto anche a livello giovanile, vedremo quest’anno.

Invertire la rotta non è né semplice, né immediato. Serve tanto lavoro oscuro prima di ottenere qualche risultato. Il presidente federale Alfredo Gavazzi sottolinea ormai da un paio d’anni la bontà dei risultati delle selezioni azzurre minori, quell’U17 e U18 che hanno fatto oggettivamente bene, ma basterà?
L’U20 è una nazionale che viene smontata e rimontata per buona parte della rosa ogni anno, anche questo non aiuta moltissimo, ma è un problema che hanno tutti. Gli effetti del lavoro di Aboud e O’Shea anche in questo delicatissimo e importante settore si vedranno tra un po’ ma forse per troppo tempo siamo rimasti fermi. Ripartire non è facile. Migliorare quei numeri non solo non è impossibile (anche perché peggio di così…) ma è assolutamente necessario. Senza dimenticare il dopo, ovvero il garantire ai nostri giovani minutaggi importanti e di qualità una volta terminata l’esperienza con la maglia azzurra U20.

Il Sei Nazioni come un ring: mettiamoci i guantoni e pesiamo tutte le contendenti

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Una settimana abbondante e il Sei Nazioni 2017 vivrà il suo kick-off. Si parte sabato 4 febbraio prima con Scozia-Irlanda, si prosegue subito dopo con le crunch, quell’Inghilterra-Francia che si prenderà l’attenzione di tutta Europa dal sontuoso palco di Twickenham. Primo turno che si chiude domenica con una Italia-Galles quanto mai interessante, perché i Dragoni quest’anno sembrano arrivare al torneo un po’ meno performanti del solito. E quindi un po’ più alla portata dei nostri ragazzi. Poi bisogna vedere in quale formato mentale gli azzurri scenderanno in campo, se più quello modello Sudafrica o quello modello Tonga, tanto per intendersi.

Fare dei pronostici su un torneo come il Sei Nazioni è sempre estremamente complicato. Le sorprese sono all’ordine del giorno, il livello complessivo medio molto alto. Poi è una competizione breve, fatta di partite secche, dove un errore o una giornata storta può diventare irrecuperabile e se questa arriva alla prima giornata…
Ho perciò deciso di mettere le sei squadre partecipanti sulla bilancia, come fossero dei pugili. Il peso o la categoria dicono delle cose, ma non tutto, perché l’approccio mentale o la capacità di incassare colpi senza finire in ginocchio contano moltissimo. Partiamo dall’alto.

Peso Massimo, oltre 90,720 kg: Inghilterra
Perché è la squadra campione uscente, perché un anno fa ha vinto con tanto di Grande Slam, perché il suo 2016 ha registrato solo vittorie, perché ha uno staff tecnico spaventosamente ben assemblato e capace di risollevare il morale e la testa di un gruppo uscito a pezzi dal Mondiale casalingo del 2015. Perché ha un bacino enorme e di grande qualità da cui pescare e perché ha margini di crescita davvero importanti. I favoriti d’obbligo.

Peso Massimo leggero (90,600 kg): Irlanda
Squadra a tratti bellissima, con le idee molto chiare in testa. Migliorata la profondità della rosa ma il gap con l’Inghilterra rimane. Parte con una doppia trasferta in Scozia e Italia: sulla carta un inizio di torneo un po’ più semplice rispetto alle avversari.

Peso Mediomassimo (79,275 kg) o Supermedio (76,104)? Francia
Dopo anni difficili ha imboccato la strada giusta, ma l’impressione è che le cose da sistemare siano ancora un po’. Un parco giocatori quantitativamente e qualitativamente di grande livello, ma la luce si spegne ancora un po’ troppo spesso e la concentrazione mentale non è sempre quella necessaria. Guy Novés ci ha messo un po’ ma sembra aver comunque trovato il bandolo della matassa. Potrebbe essere il torneo del salto di qualità, ma il condizionale è d’obbligo

Peso Medio (72,480 kg): Scozia
Squadra di difficile interpretazione. Sa giocare benissimo, non soffre di grandi black-out ma non è semplice dire quali siano ancora i suoi margini di crescita. Il movimento non è profondo come in altri lidi ma a Edimburgo e dintorni stanno lavorando benissimo, con una programmazione chiara e ben oculata. Vern Cotter ha già annunciato che dalla prossima estate non sarà più il ct ma il cambiamento sembra essere stato gestito al meglio. Può essere la vera sorpresa dell’edizione 2017.

Superwelter (69,762 kg): Galles
Un grande boh. La squadra c’è, i giocatori non mancano, la capacità di rialzarsi e di tirare fuori dal cilindro grandi prestazioni quando proprio non te lo aspetti nemmeno. Però i gallesi sembrano attraversare un periodo di appannamento, con uno staff tecnico che è diventato obiettivo ancora una volta dei British & Irish Lions. Sulla carta ha il debutto più semplice, quello con l’avversaria più abbordabile (l’Italia): potrebbe rivelarsi un boomerang se i Dragoni non dovessero scendere in campo con la giusta concentrazione.

Peso Welter (66,591 kg): Italia
Meglio rimanere con i piedi ben piantati per terra. Il primo a saperlo è il ct Conor O’Shea: “Dobbiamo pensare al breve, medio e lungo termine: essere competitivi al Sei Nazioni è il primo, diventare la squadra che nessuno vuole affrontare ai prossimi Mondiali deve essere il secondo”. Il tecnico irlandese sa che lo aspetta un torneo complicato e così ha messo il vero focus – ovvero “diventare la squadra che nessuno vuole affrontare” – a distanza di un paio d’anni. Che poi quella cosa non significa essere necessariamente vincenti, anche se lo spero ardentemente, come tutti – ma ostici.
Il debutto è contro il Galles, partita difficile ma quest’anno non impossibile, almeno sulla carta. Partire con il piede giusto anche dal punto di vista della prestazione sarà di enorme importanza. Pensare più alla gara con Tonga che non all’impresa con il Sudafrica è la cosa migliore da fare. Potremmo diventare dei Superwelter? Sì, ma attenzione a non scivolare tra i Superleggeri o peggio.