Di televisioni e di club. E di chi fa cadere le cose dall’alto: una storia italianissima

Rugby Channel annuncia che nel fine settimana non trasmetterà Reggio-Rovigo perché “portiamo via pubblico dallo stadio e qualche altra amenità che non vogliamo commentare”, il club emiliano risponde tirando in ballo la FIR senza mai citarla: “Anche lo scorso anno la decisione ci è stata presentata in maniera fatta e finita a campionato iniziato, senza mai coinvolgere le società”. Un bisticcio che mette il dito in una piaga vera.

Martedì sera, ad ora di cena, ho ricevuto una telefonata in cui venivo informato degli sviluppi della querelle tra Rugby Reggio e Rugby Channel. Mi viene detto che la partita di questo fine settimana tra la squadra emiliana e il Rovigo valida per la prima giornata del massimo campionato nazionale non verrà trasmessa al pari delle altre gare del turno e – per sommi capi – mi vengono spiegati i motivi che verranno resi pubblici il giorno dopo in via ufficiale.
Nella giornata di mercoledì la questione deflagra sui media ovali italiani con Rugby Channel che pubblica sui social questo breve comunicato:
“BREAKING NEWS: la partita Reggio Emilia vs FeMi CZ Rovigo NON sarà trasmessa da therugbychannel.it. 
Non ci sono note le vere ragioni che spingono la Società reggiana a non voler partecipare al tentativo di dare visibilità al Rugby italiano, ma l’ufficialità del diniego, concretizzata con una telefonata e non con uno scritto, ci dice che portiamo via pubblico dallo stadio e qualche altra amenità che non vogliamo commentare ma che ci lascia basiti per la loro inconcretezza e pretestuosità”.

Nel giro di qualche ora OnRugby pubblica alcune dichiarazioni rilasciate al portale dalla Responsabile Relazioni Esterne del club emiliano, Antonella Gualandri. A questo link trovate l’intero articolo, di seguito riporto solo alcuni stralci:
“Abbiamo appreso la scorsa settimana, durante l’intervento del Presidente Gavazzi nel corso della presentazione del campionato a Milano, che The Rugby Channel avrebbe trasmesso nuovamente le partite di Eccellenza. Non è mai arrivata alcuna comunicazione ufficiale in merito, né prima, né dopo, e non siamo stati mai contatti. (…) Non conosciamo i contorni dell’accordo, né abbiamo voce in capitolo su questioni più tecniche. Anche lo scorso anno la decisione ci è stata presentata in maniera fatta e finita a campionato iniziato, senza mai coinvolgere le società. (…) Abbiamo chiesto se solo era possibile oscurare il segnale nella zona di Reggio Emilia, o magari trasmettere la partita con due ore di differita. (…) Non ci sembrava una richiesta fuori dal mondo, almeno meritavamo una risposta. Non certo di essere accusati pubblicamente dal fornitore del servizio con toni francamente inaccettabili. Non tocca al fornitore giudicare le motivazioni di un club affiliato alla Federazione. Sappiamo che la pancia dei tifosi non la capirà, ma prima o poi dovremo dire basta a questo modo di lavorare”.

La storia può anche strappare un sorriso (amaro), ma se ci si pensa bene anche no. Offre invece uno spunto di riflessione importante su quello che è oggi il rugby in Italia, ne spiega bene – fin troppo bene – alcune dinamiche e lacune. Non credo sia possibile assegnare torti oppure ragioni in solitaria ad ognuna delle due parti in causa. E non bisogna dimenticare che nella vicenda c’è un convitato di pietra piuttosto ingombrante, ovvero la federazione. Vediamole singolarmente.

Rugby Reggio: la reazione di pancia di gran parte dell’opinione pubblica è stata quella di trovare nel club emiliano il “cattivo” della vicenda, ammesso che poi ce ne sia davvero uno. Insomma, si trova in qualche modo la possibilità di far vedere tutte le partite del nostro domestic a tutti gli appassionati e questi qui si mettono di traverso per dei piccoli interessi di bottega? Questo il pensiero di moltissimi.
Però se si ragiona mente fredda ci si rende conto che la posizione della Rugby Reggio non è affatto stupida, hanno anzi ragione da vendere. Perché quando la società rossonera chiede un coinvolgimento e una discussione generale su temi che riguardano e coinvolgono tutti dice una cosa sacrosanta, quel “prima o poi dovremo dire basta a questo modo di lavorare” è inattaccabile. Far calare le cose dall’alto, senza un minimo di collegialità (neanche di quella finta, del tipo “ti ascolto me poi alla fine faccio comunque come pare a me”) è una delle principali ragioni che ha portato il rugby italiano al punto in cui si trova.
Certo, se ci fosse una Lega di Club le dinamiche sarebbero più logiche e le richieste delle società avrebbero ben altra forza, e forse sull’assenza di una simile istituzione anche la Rugby Reggio ha le sue responsabilità. Non sapersi presentarsi compatti, o non volerlo fare, è un vero delitto e qui le società hanno colpe gigantesche.
La posizione dei Diavoli è egoistica? Probabilmente sì, almeno in buona parte, ma perdonatemi, non è compito degli emiliani farsi carico dei problemi del movimento, tanto più se non si viene nemmeno interpellati. La singola società fa in primis i suoi interessi, giustamente e inevitabilmente.
Infine non dimentichiamo che la squadra in questione è quella che lo scorso anno ha richiamato più tifosi alle proprie partite interne e che Rovigo è quella che porta più suoi supporters in trasferta. Detto in soldoni è un incasso importante quello di questo fine settimana e magari a qualcuno davanti a una tastiera avere qualche centinaio di tifosi in più o in meno allo stadio potrebbe non fare poi questa grande differenza, ma chi gestisce un club la vede ovviamente in maniera diversa. Insomma, siamo tutti bravi con i soldi degli altri.

FIR: la federazione ha la responsabilità della promozione dell’Eccellenza, d’altronde è il suo massimo campionato nazionale no? I risultati però sono quello che sono: il torneo languisce, gente sugli spalti ce n’è davvero poca e molta meno che in epoche poi non lontanissime, senza dimenticare che il livello medio non è entusiasmante. Ovviamente questa situazione non è tutta da mettere in capo alla FIR, ci mancherebbe, però il modo in cui il massimo campionato nazionale viene comunicato è roba sua. Spesso negli ultimi anni ci si è trovati ad avere un broadcasting a torneo già iniziato e la sensazione che l’accordo con Rugby Channel venga vissuto come l’extrema ratio è molto forte: si vorrebbero al proprio fianco media più forti e “nobili”, però c’è il non trascurabile dettaglio che quei media lì non ne vogliono sapere dell’Eccellenza, nemmeno gratis. Dirlo fa male, però è così.
E così succede, ad esempio, che la trasmissione sul canale web di tutte le partite del campionato che va iniziando venga annunciata prima che l’accordo sia messo nero su bianco lasciando stupito in un primo momento anche chi poi concretamente deve “trasformare” quelle partite in un prodotto video. D’accordo, qualcuno dirà che alla fine conta quagliare, ma questo modus operandi è quello che poi produce il problema Reggio/Rugby Channel.
Perché è chiaro che quando l’addetta stampa del club emiliano dice “non conosciamo i contorni dell’accordo, né abbiamo voce in capitolo su questioni più tecniche. Anche lo scorso anno la decisione ci è stata presentata in maniera fatta e finita a campionato iniziato, senza mai coinvolgere le società” e che poi sottolinea che “prima o poi dovremo dire basta a questo modo di lavorare” si rivolge alla federazione. Federazione che con il dividi et impera ha sempre governato il rugby italiano, da Roma una vera spinta alla creazione di una Lega Club non arriverà mai mentre sarà sempre ben disposta, diciamo così, a operazioni di disturbo. E’ una questione di natura delle istituzioni. Sia chiaro: la FIR così lo è da tantissimi anni, forse da sempre, Gavazzi in tal senso non ha cambiato nulla rispetto alla lunghissima gestione Dondi. E’ più facile affrontare 10 club singolarmente o dover trattare con una Lega che li rappresenta tutti? La risposta è semplicissima, non bisogna aver letto Sun Tzu.
La FIR avrebbe però un disperato bisogno di maggiore collegialità nelle decisione, dovrebbe ascoltare di più e tenere più conto delle voci che arrivano dalla base. Al contempo quella stessa base deve trovare la maniera di avanzare le proprie richieste e le proprie idee nella maniera più forte e compatta. E se non lo fa non è certo colpa della federazione. Trovare un equilibrio tra le spinte centrifughe dei club e quelle accentratrici della federazione ci farebbe fare un enorme passo avanti.

The Rugby Channel: delle parti in questione nella vicenda contingente è quella più propositiva ma è pure la più debole. Lo è perché è in balia delle scelte e delle decisioni altrui. Perché non può programmare o fare investimenti a medio termine visto che gli accordi vengono stretti di anno in anno e sempre immediatamente a ridosso dell’inizio del campionato. Ché al tifoso e all’appassionato interessa solo di poter vedere in qualche modo la partita, ma chi rende possibile questa cosa magari vorrebbe farci anche due soldi, giustamente, perché la produzione delle partite ancorché via web non è certo gratis.
A Rugby Channel si può obiettare di aver diffuso un comunicato un po’ troppo “di pancia” e con il dito puntato verso l’obiettivo più immediato ma meno corretto. Però un errore tutto sommato non così rilevante.

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Rugby in tv, il domino è ok: ufficiale il Pro14 su Eurosport, prestissimo l’annuncio per il Sei Nazioni

Ieri il board celtico ha reso pubblico il “sì” con il gruppo Discovery, che ora renderà noto il suo matrimonio anche per il Sei Nazioni. E grazie alle eccessive pretese di chi gestisce il torneo più antico e amato di Ovalia il gruppo televisivo risparmierà parecchi soldi. Pare. Presto novità anche per Eccellenza e coppe europee

Caselle tutte a posto, o quasi. Lo scorso 31 agosto ho pubblicato un articolo che nelle cui battute iniziali di leggeva:

domani inizia infatti la nostra stagione di rugby giocato ma su quanto ne potremo vedere in televisione c’è il solito buio. Al momento una sola certezza: i test-match di novembre dell’Italia li vedremo su DMAX visto il contratto già in essere che si concluderà a fine 2018. Poi più nulla. 

Ora invece la situazione è radicalmente cambiata e ieri il board del Pro14 e la FIR hanno annunciato in via ufficiale l’accordo con Eurosport per la trasmissione delle partite del torneo celtico di questa stagione (qui potete leggere l’intero comunicato). Si tratta dell’ennesimo accordo per un solo anno ma non lamentiamoci più di tanto, anche perché il via libera sul Pro14 – atteso dopo la trasmissione dello scorso fine settimana di Munster-Benetton Treviso – significa soltanto una cosa: che nelle prossime ore, al più tardi all’inizio della prossima settimana verrà annunciato anche il rinnovo per tre anni più l’opzione sul quarto dell’acquisizione dei diritti tv del Sei Nazioni da parte del gruppo Discovery (il proprietario di Eurosport), che tornerà quindi a trasmettere le partite della competizione più antica e amata di tutta Ovalia dai canali di DMAX.

La situazione ve l’avevo già raccontata: una trattativa complicata quella sul Sei Nazioni, resa difficile da una sorta di ingordigia da parte del board del torneo che inizialmente ha detto “no” a una proposta di rinnovo da 12 milioni di euro da parte di Discovery, due in più rispetto alla cifra sborsata nell’ultimo quadriennio, un numero oggettivamente altissimo per il rugby italiano. Invece gallesi, irlandesi, francesi, scozzesi e inglesi pensavano di ottenere di più. Alla fine è andata benissimo al gruppo televisivo che grazie a questo tira e molla e all’ormai incombenza dell’inizio del torneo si è portato a casa i diritti (anche per Asia ed estremo Oriente) a una cifra che a questo blog risulta essere molto più bassa di quella iniziale.
Il board del Pro14 e sostanzialmente lo stesso del Sei Nazioni e nelle ultime settimane era proprio la competizione celtica a rappresentare un ostacolo, ora superato del tutto.

Rimangono da sistemare coppe europee ed Eccellenza. Facciamo una scommessa? Sky per le prime e The Rugby Channel per il nostro massimo campionato nazionale, per il quale potremmo avere notizie ufficiali già nei prossimi giorni.
Intanto questa è la la programmazione di settembre del Pro14

9 settembre – Benetton v Ulster
9 settembre – Zebre v Scarlets
17 settembre – Cheetahs v Zebre
22 settembre – Benetton v Ospreys
23 settembre – Southern Kings v Zebre
30 settembre – Zebre v Ulster

Sulla difficoltà di raccontare l’Ovalia italiana: il caso The Rugby Channel

Ci consente di vedere via streaming web tutte le partite del massimo campionato italiano, prima ci ha mostrato il primo mese abbondante di Guinness Pro12 (anche in questo caso quasi tutte le gare di ogni giornata) e poi anche i match interni dell’Italia U20 all’ultimo Sei Nazioni: The Rugby Channel si è conquistato in pochi mesi uno spazio importante nella comunicazione del rugby in Italia, ma i problemi non mancano a partire dall’impossibilità di un’adeguata programmazione. Ne ho parlato con l’ideatore Matteo Scialpi…

Rugby facts for dummies: come siamo messi con i diritti tv del Sei Nazioni?

Il contratto con DMAX scade alla fine del torneo in corso, per il prossimo ancora non si sa nulla. Trattative sono in corso già da diversi mesi, ma niente è stato messo nero su bianco. A giugno scorso uno stop inatteso, poi i contatti sono ripartiti. Ma il tempo ormai è tiranno. Ecco qual è la situazione…