
Un problema non impossibile da risolvere, tutt’altro, e che aiuterebbe non poco nel processo di crescita dei nostri giovani, ma su cui non si fa nulla. Ogni tanto una qualche dichiarazione buttata lì che però non viene mai concretizzata. Chissà perché. E il risultato, ad esempio, è che uno dei nostri migliori prospetti (il migliore tout court?) si è seduto sulla panchina delle Fiamme Oro che giocavano contro la Lazio in Eccellenza mentre le Zebre scendevano in campo a Treviso…
Giovanni Licata ha 20 anni. Fa il terza linea e tutti dicono che è una delle più grandi speranze del rugby italiano. Addetti ai lavori, tecnici, il ct della nazionale Conor O’Shea: sono tutti convinti che abbia un bel futuro davanti.
E’ tesserato con le Fiamme Oro (non ha ancora fatto l’esame per diventare poliziotto) ma già da agosto è stato aggregato alle Zebre come permit player. Ha giocato tanto: in Pro14 è stato titolare per ben 8 volte e non lo hanno mai sostituito. Quando ha iniziato una partita l’ha sempre finita. Ha segnato anche una meta. Anzi, ne ha segnate due in tutto, che una l’ha marcata contro Pau in Challenge Cup. Anche in quel caso ha giocato 80 minuti, mentre la settimana prima ad Agen – sempre in Challenge – è entrato dal primo minuto del secondo tempo. A novembre è stato convocato in nazionale per i test-match e ha debuttato a Catania contro le Fiji nella sua Sicilia, giocando 21 minuti. Anche contro l’Argentina è stato chiamato in causa dal ct al 62′, altri 18 minuti in campo. Una settimana dopo a Padova, contro il Sudafrica, è partito titolare ed è rimasto in campo fino alla fine.
Dopo la nazionale, a fine novembre, è tornato alle Fiamme Oro. Da allora ha giocato 69 minuti nel Trofeo Eccellenza contro la Lazio. Sempre contro la Lazio ha giocato 33 minuti partendo dalla panchina nel derby romano di campionato del 23 dicembre. Stop.
I derby celtici li ha visti in tv. Potenza della gestione dei nostri migliori talenti. Magari avrebbe tirato un po’ il fiato anche con le Zebre dopo tutte quelle gare (anche se a novembre, alla fine, ha giocato solo una partita e mezza in tutto…). Però in Italia non puoi allenarti con la franchigia, dove il livello e l’intensità sono maggiori, e poi – eventualmente – tornare al club di appartenenza. Altrove lo fanno, pare funzioni anche bene. Dicono eh… sembra però che qui sia impossibile arrivarci, una roba tipo la fissione nucleare a freddo o cose così. Oltretutto alle Zebre al suo posto, tra gli altri, hanno giocato Meyer e Minnie. Giocatori validi, ma il passaporto – se non ci sbagliamo – dice che sono sudafricani.
Pure il ct O’Shea ha più volte sostenuto pubblicamente che bisognerebbe farlo, il famoso “su e giù” tra franchigie ed Eccellenza, ma nisba. D’altronde sono almeno 7 anni che se ne parla senza che si muova foglia. Magari il 2018 sarà l’anno buono. Magari. Oh, ma dice che il sistema dei permit player ha funzionato così bene e portato a livello così tanti giocatori nel corso di questi anni che non ha senso toccarlo.
Già. Sarà quello.
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