Zebre, anche Van Schalkwyk fa i bagagli

Van Schalkwyk
ph. Fotosportit/FIR

Non solo il caso Padovani: anche il seconda-terza linea lascia Parma, destinazione Kings, nonostante il rinnovo di contratto firmato a giugno. Intanto al lancio sudafricano del Pro14 non c’era nessun nostro giocatore (ma O’Shea sì)

UPDATE 19.10: il giocatore ha confermato a Rugbymeet che se ne andrà: “è la soluzione migliore per me e per la mia famiglia, in Sud Africa potrò pensare a un futuro nel post carriera” le parole dell’ormai ex Zebra. Confermate le anticipazioni de Il Grillotalpa

Sì, lo so, avevo detto che ci saremmo ritrovati a fine mese, ma la notizia è importante in sé e per l’ambito in cui sta avvenendo. E per la tempistica, visto che siamo ormai a ferragosto.
Della vicenda Padovani si è ormai detto tutto con il giocatore che ha firmato un contratto con il Tolone, che si sta allenando nel sud della Francia ma con la FIR che non ha concesso il nullaosta e che quindi impedisce al trequarti di scendere in campo. Il motivo è noto, con il presidente FIR Gavazzi che tiene in mano un contratto che lega Padovani alle “vecchie” Zebre e che il numero uno del nostro rugby ritiene ancora valido e vincolante, anche se a partecipare al nuovo Pro14 saranno le “nuove” Zebre, una società completamente nuova. L’atleta invece si ritiene libero perché lui ha firmato un contratto con una società altra rispetto a quella iscritta dalla federazione al torneo celtico 2017/2018, e il diretto interessato lo ha detto proprio a questo sito.
Una guerra di carte bollate che finirà davanti a World Rugby e che il presidente Gavazzi ha pubblicamente definito “una questione morale”.

Però quello di Padovani non è l’unico problema in casa Zebre, almeno per quanto riguarda i giocatori. Di Kurt Baker e Gideon Koegelenberg si è già detto da altre parti (e i due infatti non sono a Parma ad allenarsi con il resto del gruppo: il primo andrà a giocare in Scozia e il secondo con gli Sharks, con le due federazioni coinvolte che si sono già mosse per ottenere il transfer da parte di World Rugby), ma a quanto risulta a questo sito sul piede di partenza ci sarebbero anche il prima linea Le Roux e – soprattutto – il seconda/terza linea Andries Van Schalkwyk, entrato in pianta stabile nel giro della nazionale azzurra. Quest’ultimo dovrebbe/potrebbe tornare in patria per vestire la maglia dei Kings.
Sarebbe una perdita moltp pesante per le Zebre e il giocatore ha tra l’altro firmato il rinnovo di contratto a giugno (indiscrezioni fondate arrivate al Grillotalpa vogliono che nei mesi scorsi si era offerto anche al Benetton), con il ct O’Shea che si è personalmente speso per ottenere il suo sì. Ma anche qui l’accordo è stato preso con le “vecchie” Zebre cosa che – assieme a qualche problema di ordine strettamente privato vissuto dal giocatore negli ultimi mesi – dà spazio a qualsiasi scenario. Il suo addio non è certo, intendiamoci, ma è sul tavolo. Fonti autorevoli hanno confermato a questo sito che la sua partenza è molto più di una semplice ipotesi e come dicevamo questo è un grosso problema.
Pesa anche l’addio – quello ormai praticamente sicuro – di Gideon Koegelenberg, giocatore fatto arrivare giovanissimo (aveva 21 anni) con il preciso obiettivo di farlo diventare un eleggibile per la nazionale e con un rinnovo contrattuale firmato lo scorso gennaio, ma il ragazzo ormai si è dato.

Intanto proprio in Sudafrica c’è stato il lancio ufficiale del Pro14, a Cape Town. A rappresentare l’Italia c’era Conor O’Shea, ma a differenza dei nostri partner nel torneo non c’era nessun giocatore delle nostre franchigie, e così nella foto di rito ci sono un irlandese (Garry Ringrose del Leinster), un gallese (Jonathan Davies degli Scarlets) e uno scozzese (Jonny Gray dei Glasgow Warriors), oltre naturalmente ai rappresentanti delle due squadre sudafricane (Lubabalo Mtyanda per i Kings e Torsten van Jaarsveld per i Cheetahs). Però nessun atleta nostro.
Nulla di grave, per carità, ma la comunicazione è importantissima. Il nostro peso già è quello che è, quella foto inviata a decine di giornalisti di tutta Europa e non solo sembra rimarcarlo, soprattutto per chi non ha la possibilità – o la voglia, ma averla non è un ordine del dottore – di verificare se a Cape Town c’era qualcuno in nostra rappresentanza (ovvero il 99,99% degli appassionati).
A proposito di comunicazione: la prossima settimana dovrebbero arrivare le firme sui contratti di giocatori, staff e personale della società con la nuova dirigenza. A oggi ancora non ci sono (non tutte almeno), ma davvero dovrebbe essere solo una questione di tempo. Condizionale d’obbligo, vista un po’ tutta la vicenda…

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La foto ufficiale del lancio sudafricano del Pro14

I 400mila (e passa) colpi che frenano le nuove Zebre. Pardon, non colpi, ma euro

Andrea Dalledonne, il nuovo CEO bianconero è ormai operativo. Questa la teoria, la pratica invece potrebbe essere diversa: a mettersi di traverso sono le “vecchie” Zebre, che chiedono un intervento economico alla FIR per sistemare il loro buco e farsi da parte. Perché dalla loro hanno un’arma potentissima che oggi la franchigia non ha: il tempo

Venerdì a Bologna si è tenuto un Consiglio Federale importante in cui si sono decise formule e gironi dei campionati d’Eccellenza, di Serie A, Serie B e femminile di Serie A (prima volta un torneo a 20 squadre per le ragazze) e in cui si è stabilito che a partire dalla stagione 2018/2019 Eccellenza e Serie A diventeranno rispettivamente a 12 e 30 squadre: nella prossima stagione quindi retrocessioni bloccate per i due tornei.
Questo è quello che ci racconta il comunicato FIR, ma a quanto risulta a questo sito nel parlamentino federale si è discusso di altro: della composizione degli staff tecnici delle nazionali giovanili (compresa quella femminile) e delle accademie, E poi di Zebre. Nel primo caso una comunicazione ufficiale dovrebbe arrivare dopo un nuovo Consiglio che dovrebbe tenersi nella prima decade di agosto mentre la situazione della franchigia è  più chiara rispetto a qualche settimana fa ma ancora frenata. Vediamo perché.

Le “nuove” Zebre esistono, hanno ormai anche un nuovo amministratore delegato che risponde al nome di Andrea Dalledonne, manager sportivo proveniente dalla Mille Miglia e che – a quel che risulta a Il Grillotalpa – da oggi è operativo. Perché allora il comunicato FIR non ne parla affatto? Perché non è ancora chiaro cosa possa o non possa fare, a partire dal mettere le firme sui contratti di giocatori e staff tecnico.
Non sono impazzito: dico che il nuovo CEO c’è, perché allora non può (o non sa se può) firmare i contratti? Il fatto è che accanto alle “nuove” Zebre esistono ancora le “vecchie” Zebre. Il gruppo dei parmigiani per quanto composito e in difficoltà non ha portato i libri in tribunale, la lettera per il concordato in bianco di fine marzo l’ha sempre tenuta in un cassetto e il suo consiglio è tuttora in sella, tanto è vero che il pagamento (in ritardo) della mensilità di maggio è stato effettuato recentemente dalla vecchia società, non da quella nuova. Così come la proroga della copertura assicurativa per i giocatori. Le vecchie Zebre sono ancora vive.

Dove sta il problema? Nelle frizioni tra quella composizione societaria e la FIR, con le vecchie Zebre che chiedono un versamento complessivo tra i 400mila e i 450mila euro (le cifre divergono a seconda delle fonti, ma siamo lì) per sistemare il buco nella cassa e dare il via libera al nuovo club senza mettersi di traverso. Soldi che ritengono di dover avere in maniera legittima. A quanto risulta a questo sito le vecchie Zebre vorrebbero vedersi corrispondere anche i 300mila euro circa che compongono il capitale sociale ma la FIR da questa parte non ci sente proprio, anche per evitare rogne di tipo legale.
Rogne che però sono la vera arma in mano alla vecchia società, pronta a impugnare qualsiasi nuovo contratto siglato da Dalledonne o atto compiuto dalla nuova società e – se necessario – ad andare per vie legali. E’ più che probabile che alla fine le nuove Zebre ne uscirebbero vincitrici, ma a un prezzo salatissimo, con la loro società di fatto bloccata per settimane, più facilmente mesi, dalle carte bollate. E se c’è una cosa che proprio non ha Dalledonne (e la FIR) è il tempo.

Se dovessi scommettere i proverbiali due cent direi che un accordo verrà trovato nel volgere di qualche giorno: sono troppe le pressioni che spingono verso questo tipo di soluzione, dal CONI al board del Pro12, perché le nuove Zebre escano dal limbo in cui si trovano. Resta il fatto che stiamo assistendo a uno spettacolo tanto desolante quanto prevedibile, per come si erano messe le cose negli ultimi mesi. Quale che sia l’opinione di ognuno sulla vicenda questo mi pare uno dei pochi punti fermi.

 

UPDATE ORE 11.31 – Un qualche tipo di accordo è stato trovato, o così sembra… Se funzionerà o meno, se presenterà dei contraccolpi o meno, lo vedremo nel tempo

Il comunicato FIR
La Federazione Italiana Rugby ha preso atto della comunicazione ricevuta dalla Società “Zebre Rugby Srl”, nella quale la scrivente ha manifestato la propria rinuncia a partecipare al Guinness PRO12 2017/18. 

Deliberata la costituzione della “Società Zebre Rugby Club” per garantire la partecipazione di due squadre italiane alla competizione al fine di rispettare gli accordi in essere con il Board di Celtic Rugby, e determinato di nominare amministratore unico della nuova Società il sig. Andrea Dalledonne ed il sig. Diego Rivetti quale Sindaco unico, i vertici di FIR incontreranno nella giornata di oggi lunedì 24 luglio a Parma – unitamente ai nuovi amministratori – i membri dello staff e giocatori della franchigia per avviare i processi operativi di “Zebre Rugby Club” e definire quanto prima i contratti con quadri tecnici, atleti e personale della nuova Società. 

Un 17 luglio grottesco, un 17 luglio da Zebre

Gufo allibito

Ieri era lunedì 17 luglio e le nostre due squadre impegnate nel Pro12 si sono ufficialmente ritrovate e iniziato la nuova stagione.
In realtà lo ha fatto solo una, il Benetton Treviso, con tanto di proprietario, dirigenza, staff tecnico e ovviamente giocatori. Questi ultimi quasi tutti, che alcuni arriveranno tra un paio di mesi, ma lo si sapeva.
Poi ci sono le Zebre, che oggi sono un gigantesco punto di domanda. Un boh di proporzioni enormi.
I giocatori a Parma ieri c’erano, ma non si sono allenati su consiglio di GIRA e AIR. Perché non ci sono i contratti, non c’è (quindi) nessuna copertura assicurativa. Non c’è la società, più semplicemente. Forse c’è su qualche pezzo di carta, ma vive (?) solo lì. Perché le vecchie Zebre sono decadute, quelle nuove sono ancora da venire e anche se a qualcuno sembrerà incredibile i contratti e gli accordi sottoscritti con le prime non valgono per le seconde. Perché le seconde porteranno anche lo stesso nome, ma sono due cose diverse. 
I debiti però non mancano, quelli sono sempre lì, da parecchio tempo ormai, con l’ultima mensilità di stipendi che non è stata pagata, alcuni ne avanzerebbero almeno un paio.
Lo staff tecnico aspetta che possa essere annunciato e iniziare a lavorare. Di progettazione, piani di sviluppo, marketing – anche quello più basilare – non si parla e non potrebbe essere diversamente.
Oggi è il 18 luglio e le Zebre ancora non esistono, pare ci voglia un’altra settimana. Quali che siano i motivi, quali che siano i nomi dei responsabili (veri e presunti), siamo di fronte al più grosso fallimento gestionale del nostro rugby degli anni Duemila. Quelli del professionismo, del Sei Nazioni e della federazione con il budget più importante dopo il calcio. Ma i soldi da soli non bastano.

Il vento del Sudafrica sul Pro12 non spazza via le nostre sofferenze celtiche

Le franchigie sudafricane alla porta, un po’ più lontana – ma comunque incombente – pare ci sia anche una selezione statunitense e i colloqui con la federazione tedesca. Ma, cosa più preoccupante per noi, è che tra le mura di casa c’è un gran marasma. Perché siamo all’11 luglio e sulla vicenda Zebre ci sono ancora banchi di nebbia parecchio fitti, tanto che secondo alcuni organi di stampa la corsa dei bianconeri potrebbe essere arrivata davvero alla fine con la non iscrizione al prossimo torneo celtico. Una indiscrezione al momento, ma cerchiamo di essere onesti: se davvero accadesse avremmo di che essere stupiti? Arrabbiati, contrariati, polemici, soddisfatti… tutto quello che volete, ma forse stupiti no.
A Treviso la situazione è decisamente più tranquilla ma anche qui si tengono gli occhi bene aperti con il club ha annunciato il rinvio dell’inizio della campagna abbonamenti per la stagione 2017/2018. Perché? Beh, perché del calendario del prossimo anno ancora non si vede traccia e finché non verrà risolta la questione delle franchigie sudafricane non potrebbe essere altrimenti. Ma in Veneto preoccupa di più quello che succede – o quello che NON succede – a Parma e lanciano un segnale. D’altronde nella Marca la partecipazione all’avventura celtica non è mai stata vissuta come una questione di vita o di morte.

La verità è che dopo 7 anni possiamo dire in maniera inoppugnabile o quasi che il Pro12 è economicamente insostenibile per il nostro movimento. Per parteciparvi abbiamo impoverito il resto della piramide e non siamo mai riusciti a dare una qualche raddrizzata, a metterci anche delle semplici pezze. Allestire le franchigie costa moltissimo, la famigerata tassa d’ingresso è ancora tutta lì nonostante annunci e promesse, non più 3 milioni d’accordo, ma ogni anno paghiamo un milione e 250mila euro per partecipare a un torneo che non porta sponsor o soldi dai diritti televisivi. E’ vero che nella relazione allegata all’ultimo Bilancio Preventivo FIR il presidente Gavazzi parla di trattative per portare le partite del torneo celtico su Eurosport per 400mila euro l’anno, ma si tratta di cifre fantascientifiche per quanto abbiamo visto finora, con incassi bassissimi per la federazione che in gran parte delle scorse annate si è pure accollata i costi della produzione. Credo che nessun gruppo tv sia oggi disposto a sborsare quella cifra per il Pro12, tanto più che non è in corso nessuna asta per vincere la corsa a quei diritti, che infatti sono stati spesso assegnati a campionato già iniziato da diverse settimane. Perdonatemi, ma finché non lo vedo non ci credo.

E sotto l’aspetto tecnico? Qui la questione si fa più dibattuta, con la gran parte di giocatori e tecnici sottolineano l’importanza di prendere parte al campionato celtico. Certo oggi un’alternativa vera non si è voluta/potuta costruire, con l’Eccellenza che è stata prima degradata e poi tenuta a languire in una sorta di limbo che non soddisfa nessuno. Una Eccellenza competitiva probabilmente cambierebbe le carte in tavole, e nemmeno di poco.
Ad ogni modo le nostre due formazioni hanno un gap non indifferente, con una struttura del torneo che oggi penalizza Benetton e Zebre, costrette a continue lunghissime trasferte che di fatto impediscono ai giocatori di allenarsi adeguatamente per buona parte dell’anno. Non lo dice Paolo Wilhelm, ma è una tesi sostenuta da tutti – ribadisco: tutti – i tecnici e i team manager che si sono finora avvicendati sia in campo biancoverde che in quello bianconero. Scozzesi, irlandesi e gallesi hanno trasferte molto più brevi e comode. Certo la geografia li aiuta, ma va anche detto che molte delle formazioni che vengono in Italia accorpano le trasferte a Parma e Treviso in modo da poterle affrontare nell’arco di una settimana. A Zebre e Benetton succede molto più raramente e qui la geografia c’entra pochissimo, ma è il peso politico a contare, la forza di cui disponi per avanzare richieste che sai i tuoi partner non gradiranno perché cambieranno in peggio la loro vita. Ma la scorsa settimana il presidente federale Gavazzi ha detto che “il primo luglio dovevamo diventare soci del Pro12, ma non abbiamo risposte”. Oggi a Roma incontro tra il vertice FIR e quello del board celtico.

Le Zebre e il loro futuro: più che entusiasmo servirebbe realismo

Il vicepresidente Rizzardi annuncia grandi piani a breve a medio-lunga scadenza, ma probabilmente fa il passo più lungo della gamba

No fallimento, no liquidazione, no libri in tribunale. E no anche al concordato in bianco che inizialmente era stato indicato come ipotesi per l’iter burocratico che dovranno seguire le Zebre per diventare le “nuove” Zebre, quelle della stagione 2017/2018.
Ora il mantra in casa bianconera è riclassificazione del debito. Io non sono un laureato in economia e mi sono affidato a san Google per capire un po’ i termini esatti di quella definizione e da quello che ho capito si tratta di una riorganizzazione del bilancio con una diversa distribuzione delle voci che lo compongono. Questo è quello che ho capito, ma quello che so anche se non sono un laureato in economia è che se i soldi non ci sono non te li puoi inventare. E a naso – ma è solo una specie di intuizione personale eh, nulla di più – direi che se si è arrivati a questo punto è perché anche i maquillage della finanza creativa hanno già fatto tutto quello che potevano fare. Ovviamente lecita, s’intende.

A indicare la nuova via è il vicepresidente delle Zebre Carlo Rizzardi a Rugbymeet. Una intervista di un paio di giorni fa abbastanza curiosa in cui il numero due bianconero parla anche di ripianamento dei debiti in tre esercizi, in cui sottolinea che “il personale sarà mantenuto nelle posizioni e nei numeri attuali” e dove annuncia un “piano industriale della durata di tre anni. È previsto un aumento di capitale e ci sono importanti novità in vista”.
Un calendario importante e non è che io voglia rompere le scatole a prescindere, però stiamo parlando di società calata in una realtà che non ha mai consentito di fare quelle cose che il vicepresidente si prefigge. Una realtà che almeno per la prossima stagione sarà la stessa degli ultimi 5 anni (ma Rizzardi si dice sicuro che alla fine le Zebre resteranno in Emilia per 3 anni). Magari a Parma ci sono imprenditori e aziende che non vedono l’ora di investire nel rugby e finora non l’hanno fatto solo perché non sapevano di poterlo fare, però è uno scenario che oggi definirei improbabile.
E l’aumento di capitale? Chi lo dovrebbe finanziare? Rizzardi dixit: “chi aderirà al nostro progetto di rilancio, a cominciare dai club satelliti fino alle realtà industriali del territorio. Stiamo inoltre lavorando a un piano di sinergia con i club che forniranno alle Zebre i permit players e a uno stretto rapporti con l’università di Parma”. Ovvero club medio-piccoli, quelle realtà industriali di cui abbiamo già detto e che non si sono mai viste (purtroppo, sia chiaro) e le società d’Eccellenza che come è noto hanno soldi che escono da ogni dove.

E l’Università di Parma? Perché? Ecco la spiegazione: “i  giocatori che si divideranno fra campo, studio e periodi di formazione presso le aziende aderenti al progetto”. Un po’ stage, un po’ di studio e un po’ di professionismo all’acqua di rose, ma non si sa in quali percentuali. Che sono però più chiare sul risparmio sugli stipendi degli atleti, dal 20 al 30% (“4 o al massimo 5 giocatori stranieri di alto livello, ai quali riconoscere ingaggi di ammontare in linea con l’oggettivo valore di mercato. Ma accanto a loro, un gruppo di 30 italiani che pagheremo secondo il loro effettivo valore, senza gonfiare ingaggi, senza sopravvalutare nessuno. Come è accaduto per il passato”).
Chiara anche la quota privati che sarà raggiunta da qui a tre anni, ovvero due milioni e 500mila euro. Chiara sempre per Rizzardi s’intende, però quella è una cifra che i privati non sono mai riusciti a tirar fuori per le Zebre, in tutti questi anni. Nemmeno sommando stagione dopo stagione.
E poi la FIR che sta mettendo assieme rosa e staff tecnico ma che ancora sa poco e nulla di questo piano perché verrà informata “nei prossimi giorni”. E alla quale verrà chiesta “la garanzia del finanziamento di 4,5 milioni per tre anni” ma che dovrà dare – nelle speranze di Rizzardi – “la giusta quota di autonomia organizzativa”.

Mi rendo conto di aver usato parecchio sarcasmo, probabilmente troppo, e Rizzardi e le Zebre non me ne vogliano. Ma il fatto è che non riesco a vedere i motivi di tutto questo entusiasmo, di questo ottimismo. Il panorama in cui si muovono i bianconeri è lo stesso degli ultimi anni, di qualche mese fa, ed è un panorama asfittico, con poche opzioni, in cui quelli che hanno i soldi guardano altrove. E lo dico/scrivo con reale e sincero rammarico, intendiamoci. Capisco l’entusiasmo di Rizzardi, ma forse oggi le Zebre avrebbero bisogno di realismo, che lo scenario tratteggiato dal vicepresidente bianconero è quantomeno sovrastimato. Parere personalissimo. Essere smentito non mi spiacerebbe nemmeno un po’, ma succederà?