Le Zebre e il loro futuro: più che entusiasmo servirebbe realismo

Il vicepresidente Rizzardi annuncia grandi piani a breve a medio-lunga scadenza, ma probabilmente fa il passo più lungo della gamba

No fallimento, no liquidazione, no libri in tribunale. E no anche al concordato in bianco che inizialmente era stato indicato come ipotesi per l’iter burocratico che dovranno seguire le Zebre per diventare le “nuove” Zebre, quelle della stagione 2017/2018.
Ora il mantra in casa bianconera è riclassificazione del debito. Io non sono un laureato in economia e mi sono affidato a san Google per capire un po’ i termini esatti di quella definizione e da quello che ho capito si tratta di una riorganizzazione del bilancio con una diversa distribuzione delle voci che lo compongono. Questo è quello che ho capito, ma quello che so anche se non sono un laureato in economia è che se i soldi non ci sono non te li puoi inventare. E a naso – ma è solo una specie di intuizione personale eh, nulla di più – direi che se si è arrivati a questo punto è perché anche i maquillage della finanza creativa hanno già fatto tutto quello che potevano fare. Ovviamente lecita, s’intende.

A indicare la nuova via è il vicepresidente delle Zebre Carlo Rizzardi a Rugbymeet. Una intervista di un paio di giorni fa abbastanza curiosa in cui il numero due bianconero parla anche di ripianamento dei debiti in tre esercizi, in cui sottolinea che “il personale sarà mantenuto nelle posizioni e nei numeri attuali” e dove annuncia un “piano industriale della durata di tre anni. È previsto un aumento di capitale e ci sono importanti novità in vista”.
Un calendario importante e non è che io voglia rompere le scatole a prescindere, però stiamo parlando di società calata in una realtà che non ha mai consentito di fare quelle cose che il vicepresidente si prefigge. Una realtà che almeno per la prossima stagione sarà la stessa degli ultimi 5 anni (ma Rizzardi si dice sicuro che alla fine le Zebre resteranno in Emilia per 3 anni). Magari a Parma ci sono imprenditori e aziende che non vedono l’ora di investire nel rugby e finora non l’hanno fatto solo perché non sapevano di poterlo fare, però è uno scenario che oggi definirei improbabile.
E l’aumento di capitale? Chi lo dovrebbe finanziare? Rizzardi dixit: “chi aderirà al nostro progetto di rilancio, a cominciare dai club satelliti fino alle realtà industriali del territorio. Stiamo inoltre lavorando a un piano di sinergia con i club che forniranno alle Zebre i permit players e a uno stretto rapporti con l’università di Parma”. Ovvero club medio-piccoli, quelle realtà industriali di cui abbiamo già detto e che non si sono mai viste (purtroppo, sia chiaro) e le società d’Eccellenza che come è noto hanno soldi che escono da ogni dove.

E l’Università di Parma? Perché? Ecco la spiegazione: “i  giocatori che si divideranno fra campo, studio e periodi di formazione presso le aziende aderenti al progetto”. Un po’ stage, un po’ di studio e un po’ di professionismo all’acqua di rose, ma non si sa in quali percentuali. Che sono però più chiare sul risparmio sugli stipendi degli atleti, dal 20 al 30% (“4 o al massimo 5 giocatori stranieri di alto livello, ai quali riconoscere ingaggi di ammontare in linea con l’oggettivo valore di mercato. Ma accanto a loro, un gruppo di 30 italiani che pagheremo secondo il loro effettivo valore, senza gonfiare ingaggi, senza sopravvalutare nessuno. Come è accaduto per il passato”).
Chiara anche la quota privati che sarà raggiunta da qui a tre anni, ovvero due milioni e 500mila euro. Chiara sempre per Rizzardi s’intende, però quella è una cifra che i privati non sono mai riusciti a tirar fuori per le Zebre, in tutti questi anni. Nemmeno sommando stagione dopo stagione.
E poi la FIR che sta mettendo assieme rosa e staff tecnico ma che ancora sa poco e nulla di questo piano perché verrà informata “nei prossimi giorni”. E alla quale verrà chiesta “la garanzia del finanziamento di 4,5 milioni per tre anni” ma che dovrà dare – nelle speranze di Rizzardi – “la giusta quota di autonomia organizzativa”.

Mi rendo conto di aver usato parecchio sarcasmo, probabilmente troppo, e Rizzardi e le Zebre non me ne vogliano. Ma il fatto è che non riesco a vedere i motivi di tutto questo entusiasmo, di questo ottimismo. Il panorama in cui si muovono i bianconeri è lo stesso degli ultimi anni, di qualche mese fa, ed è un panorama asfittico, con poche opzioni, in cui quelli che hanno i soldi guardano altrove. E lo dico/scrivo con reale e sincero rammarico, intendiamoci. Capisco l’entusiasmo di Rizzardi, ma forse oggi le Zebre avrebbero bisogno di realismo, che lo scenario tratteggiato dal vicepresidente bianconero è quantomeno sovrastimato. Parere personalissimo. Essere smentito non mi spiacerebbe nemmeno un po’, ma succederà?

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39 pensieri su “Le Zebre e il loro futuro: più che entusiasmo servirebbe realismo”

  1. a me da più la sensazione che vogliano aggrapparsi a qualcosa che non c’è, con la speranza che succeda qualcosa, e intanto si galleggia malamente, senza la possibilità di un progetto reale; se non ricordo male sono le stesse parole usate qualche mese fa , prima dell’idea del concordato… si continua ad andare per tentativi…. Fossi Io terrei un confronto franco e chiarificatore con la federazione, e in caso di accertata insolvenza , come di fatto è, e di una soluzione certa che non c’è … passerei la mano,visto che il pallino ce l’ha la federazione… le transazioni guidate e programmate fanno sempre meno danni delle chiusure e fallimenti anche se non più tardi di ieri sera ho sentito un giurista esprimersi diversamente, ma la sua formazione si nota mille miglia non è di tipo imprenditoriale… le macerie dopo un fallimento valgono molto meno di pochi asset riciclabili.

  2. A tutti veri rugbysti – indignatevi! Nel mondo reale un impianto socetario (sic!) del genere fallisce dopo 2 mesi, ma esistono ancora delle nicchie in Italia dove i furbetti del quartiere possono divertirsi con i soldi degli altri e in barba a tutti.

  3. anche se uno non volesse essere sarcastico certi comportamenti te lo tirano fuori il sarcasmo…
    penso sempre a come furono trattati gli Aironi per molto ma molto meno…
    e quelli mettevano soldi veri, tifosi, impianti, competenza, marketing…
    la FIR, questa gestione della FIR, è complice di quanto accade a Parma…
    le zebre federali alla fine erano il male minore…

  4. Caro @piacenza, si, mi indigno anch’io! anche se sono un pò stufo di farlo…
    Nel mondo reale non è proprio vero che i fallimenti avvengano in tempi così brevi, quello che però è certo è che prima o poi o chiudono o vengono comprate . E in tempi spesso più brevi rispetto ad una società sportiva.
    E qui si apre un vaso di Pandora un pò più grande di una nicchia, perchè le società sportive da noi vivono in una realtà fiscale e normativa tutta loro. Da sempre. Per me l’esempio più grottesco resta quello della Lazio quasi 20 anni fa quando davanti ad un fallimento certo-sicuro-quasi conclamato, ha avuto la possibilità di spalmare rimandare e trasformare la totalità del suo disastro economico. E da quello che so, ad oggi, quel capitolo non l’hanno ancora chiuso. Però se la ridono e sono ancora lì.
    Nel caso delle Zebre, le teorie enunciate dal vicepresidente Rizzardi mi sembra facciano parte di una sorta di rituale da applicare in questi casi, perchè mi sembrano sulla stessa linea di quanto dichiarato, ad esempio, da Alitalia…

    1. Ti dico di piu..visto i chiari di luna, ti stanno gentilmente invitando a guardarti intorno…per i giovani italiani al momento diventa sempre più conveniente il concorso in Polizia che almeno garantisce il futuro..
      Senza parlare delle problematiche legate agli infortuni e alla riabilitazione, vogliono un altro caso Manici? Che altri fondi ancora taglieranno?!?
      Dietro tutto questo c’è un solo responsabile, la nostra beneamata federazione. È inutile girarci intorno

      1. Mr. Ian, 1 solo responsabile? Che bella vita la sua, tutta bianco e nera.
        Inoltre in FIR ci sono decine di persone, fare qualche nome? E spiegare il perché?
        Non é che scrivendo 20 messaggi al giorno in giro sui blog uno diventa piú autorevole. troppo serio questo tema, quello della gestione delle Zebre, per trattarlo come un cartone animato.

      2. La risposta è facile, una qualsiasi federazione o associazione di tipo pubblico, prima che vende un bene, si accerta che l acquirente abbia le capacità sia di comprare che di mantenere nel tempo quel bene. Soprattutto, come nel caso delle Zebre, in quella squadra ci sono giocatori di interesse nazionale e che servono alla nazionale.
        Troppo facile comprare una squadra sapendo di attingere sempre ai soldi federali. Altrimenti invece che inscenare la pantomima della privatizzazione, concordavano un comodato d uso gratuito e nessun avrebbe storto il naso.
        I blog sono l ultimo posto dove ci si può prendere sul serio, nessuno pensa di avere autorevolezza, semmai solo rispetto delle opinioni altrui ed educazione nel modo di esprimere le proprie.
        Quanto alle responsabilità, queste vanno a cascata, ma considerando che nessuno in questi anni in federazione si sia mai preso la responsabilità per qualcosa, è come predicare nel deserto

      3. infatti, la sua risposta é quella che temevo: tutti responsabili, nessun responsabile. ma ora come se ne esce?

  5. Già a Gennaio venne effettuato un incontro da parte del precedente presidente, presso l’unione industriali locale: si parlò di 1 milione di euro entro un mese per garanire la sopravvivenza e, qualche minuto dopo, venne proclamato che nel giro di 3 stagioni le Zebre avrebbero vinto il Pro12. Nessuna azienda si fece avanti allora, nè nei mesi successivi, difficile ipotizzare sulla base di cosa ciò potrebbe avvenire ora. Sul discorso “franchigia di sviluppo” si sono già espressi eri @Mr.Ian e @Stefo: si dimentica che in Irlanda tale progetto durò appena due stagioni e venne abbandonato perchè ritenuto controproducente, evocarlo adesso significa esser fermi a circa 4 anni fa. Infine, va ricordato che le Zebre giocano in un torneo professionistico, il che vuol dire che i propri giocatori si dedicano esclusivamente al rugby. Per giocare, studiare e lavorare esistono già l’eccellenza, la serie A, la B e così via. Per il discorso dei 4-5 stranieri da pagare adeguatamente, i precedenti di Muliaina e Burgess dovrebbero costituire un monito: anche i migliori giocatori al mondo, se calati in una realtà fatta d’approssimazione, finiscono per adeguarsi rapidamente e fornire uno scarso contributo. Gente come Leonard e VS, che riescono a tenere le motivazioni alte nonostante tutto, rappresentano un’eccezione.

  6. @Stefo, sai già chi sono quelli che lasceranno Leinster quest’ anno? O altro illustre irlandese? Si vocifera della presenza di due irlandesi a Llanelli…un altro Beirne non mi dispiacerebbe affatto

    1. che ne dice di parlare di cose verdi e rosse sotto un altro articolo? Qui si parla di rugby italiano. O su un altro blog?

      1. Il curatore del blog e’ Paolo Willhelm, quando a gennaio ha ripreso a scrivere questo blog gli e’ stato chiesto direttamente se si poteva andare OT visto che non vuole fare news ma approfondimenti con un articolo al giorno, ed ha risposto che per lui non ci sono problemi.
        Non essendo Lei il curatore del blog non credo spetti a Lei decidere cosa si possa o meno scrivere su questo blog, non Le interessa? Amen fatti Suoi, se ne faccia una ragione!

      2. Non hai amici in Irlanda con cui parlare di rugby? Sembra quasi che ti abbiano chiesto per favore di riempire le pagine di verde. Che annaquano anche le poche informazioni utili che sai dare. Ti stai rendendo sempre piú antipatico… ( e rendersene conto potrebbe aiutare a risolvere il primo punto, quello degli amici…;-))

      3. Io daro’ poche informaizoni ultili, ma son poche in confronto al nulla che lei da coi suoi diversi acconti e’ sempre meglio…

      4. se posso darti un consiglio: non partire sempre in 5a, che poi non sai reggere la discussione e ti ritiri sull’isola in attesa della creazione del prossimo blog.
        Speravo di parlare di Zebre, ma purtroppo alcuni utenti usano lo spazio delle risposte sempre per il piacere loro. saluti, zappinbo (se é quello a cui alludi, che problema c’È? 😉

      5. Ripeto un concetto: il proprietario e gestore dle blog a specifica domanda ha risposto di non avere problemi, se non Le piace (preferisco rimanere usl formale, io e Lei pasta fe fagioli insieme non l’abbiamo mai mangiata e mai la mangeremo) e’ un problema Suo, non mio, di Mr Ian, o altro utente!

      6. Stefo e tutti voi potete parlare e commentare di qualsiasi argomento ovale, a prescindere dal tema degli articoli pubblicati. L’unico limite è la buona educazione

    2. guardi piacenza, Stefo è stato fin troppo gentile a risponderle, per favore chiudiamola…se vuol contribuire alla discussione ben venga, altrimenti diventa quasi inutile ogni intervento….per la cronaca, Mitrea arbitrerà Leinster-Scarlets

  7. Penso sia abbastanza evidente a tutti che la cosa non sta in piedi. questa privatizzazione non va e, di sicuro, non andava fatta.

    1. Peppe dico di più: le Zebre vanno sciolte ora e subito. Anzi è già tardi, andava fatto la scorsa estate. Tra l’altro sarebbe un sospiro di sollievo anche per i soci celtici. A voler stare in paradiso a dispetto dei santi…adesso vorrebbero fare la franchigia di sviluppo del Benetton. Come scrive giustamente il Nero, vogliamo fare l’accademia dell’accademia di Treviso? Il tutto a 5 ml.di euro anni di soldi pubblici a fondo perduto? Per assistere a partite in cui i 40+ punti son la regola e che le TV irlandesi, scozzesi e gallesi si rifiutano di produrre per non dover mostrare spalti deserti ed avversari e telecronisti che ridono e sbadigliano?

      1. giovanni chiudere le zebre si.

        dare via la seconda celtica no, perche’ ha una funzione ed un ruolo importante, soprattutto per la nazionale. tre nomi; Padovani, Canna e Chistolini.

        chiudere cosi’ all’imporvviso dubito farebbe piacere al pro12, ma tutto puo’ essere.

      2. Padovani, Canna e Chistolini (e Violi, Manici, Lovotti, ecc.) possono tranquillamente giocare a Treviso franchigia unica: basta ingaggiare meno stranieri farlocchi (alla Luamanu, Avua, Carlisle, per intenderci…). Gli altri, qualcuno se ne torna in Ecellenza, dove sarebbe dovuto restare, qualcun altro andrà all’estero, come peraltro già avvenuto in questi anni di doppia franchigia. Coi milioncini risparmiati si investe sulla base: progetto-scuola (quello vero, non alla pescivendoli…), minirugby, formazione di nuovi tecnici, seven e così via. I gauchos, quando son sbarcati tra i pro, lo hanno fatto con franchigia unica autarchica, pur avendo un movimento amatoriale enorme: fessi loro o presuntuosi noi?

      3. no Giovanni, assolutalemente non presentuosi, hanno fatto bene (con tutti i limiti del caso…). Vogliamo chiedere a Treviso di fare la franchigia autarchica? se la fai cosi’, allora se ne puo’ iniziare a parlare. ma chi dice agli amici di treviso che non posso prendere Banks?

      4. e cmq loro non hanno il problema e la pecca di produrre giocatori pronti che e’ invece il nostro problema. Noi si.

      5. Scusami ma i giocatori pronti chi li deve produrre: le franchigie o il movimento su cui la FIR investe ogni anno le briciole? Secondo te, gli italiani travasati dal domestic alla Celtic in questi anni si sono dimostrati tutti preparati in modo adeguato al livello professionistico richiesto dal torneo? Non voglio fare nomi, ma a mio avviso almeno il 30% non lo erano…poi proprio autarchica no: ci si potrebbe limitare a non più di 3-4 stranieri realmente utili.

      6. I giocatori pronti per le franchigie tocca produrli ad accademie ed eccellenza.

        I giocatori pronti per la nazionale tocca al pro (alla cetic) produrli. ed e’ cosi’ ovunque.

        che il 30% pronti e’ una percentuale che non sarebbe male e penso anche qualle sarebbe fisiologica. e cmq e’ un aergomento a favore della celtic per preparalri a dovere. Vedi Padovani per esempio.

        Ora la domanda pero’ la faccio a te. se gli argentini sono andati del tutto autarchici, tu perche’ vuoi prendere 4/5 stranieri? Almeno gli argentini ne hanno altri 5 per ruolo in giro per il mondo, noi no. e giocano in SR che e’ un livello diverso, noi no.

      7. Perchè avere qualche straniero di qualità (ed impegno) può essere valore aggiunto, sia per il rendimento immediato della squadra, sia come esempio per i più giovani. A patto, beninteso, che diano davvero un valore aggiunto, alla Hayward, Dingo Williams e Leonard tanto per intenderci. Se bisogna spendere soldi per tappare i buchi di una produzione insufficiente di italiani, per mandare in campo gente come Engelbrecht, Mahu, Carlisle o Naudè, allora tanto vale far fare esperienza agli accademici ed investire quei soldi altrove.
        Attenzione, io intendevo dire che c’è stata gente mandata alle franchigie che non aveva un livello tecnico tale da poter giocare in Pro12, non che non avessero un livello tale che, una volta approdativi, non potessero migliorare in vista di una chiamata in Nazionale: son due cose ben diverse. Ed infatti, quando la lista degli indisponibili si allunga, il livello delle prestazioni in campo cala in maniera chiaramente visibile (per chi vuol vedere). Ripeto, nomi non ne faccio, altrimenti potrebbe sembrare un discorso ad personam e non lo è. Però ci siamo capiti.
        Poi vabbè c’era chi parlava di “110 giocatori italiani già pronti per giocare in CL”…
        Il fatto che gli argentini ne abbiano a decine in giro per il mondo è la conferma che la loro produzione è immensamente superiore alla nostra, ma questo non vieta anche a noi di avere una certa percentuale di elementi nei campionati altrui. Ed infatti, nonostante le franchigie, il fenomeno non si è mai arrestato: Masi, Festuccia, Ghiraldini, Cittadini, Campagnaro, Sarto, Favaro, Rizzo, ecc. son lì a testimoniarlo.
        Ed allora, torno a ripeterlo, a chi giova avere una seconda franchigia – si chiami Zebre o come vogliamo, si trovi a Parma o a Roma-Milano – che accatasti stranieri di secondo o terzo piano sovrastimati ed una percentuale di italiani che più dell’eccellenza non vale, che prende imbarcate 2 partite su 3, il tutto per avere come effetto quello di dissanguare le casse federali ed essere costretti a tagliare i sostegni ai tornei di minirugby…??

  8. Si er monno va come va
    Che ce vòi fa’
    Si er monno va come va
    Lassalo annà

    Si er monno va come va
    Che ce vòi fa’
    Si er monno va come va
    Tira a campà

    Cit. Nino Manfredi

  9. Sinceramente trovo che dare importanza a queste dichiarazioni sia già troppo.. la vera domanda da porsi è perchè questa gente voglia ancora continuare, dopo quello che han combinato in questi anni d’insuccessi sportivi, gestionali e finanziari.. mi viene il dubbio che ci sia qualcosa che ancora non è venuto fuori..

    1. Indimenticato @ mez. Però, la seconda, federale, ci vuole. E anche la seconda, dovrebbe finire questo mezzo e e mezzo. Certo, ad oggi, vie d’ uscita per gli zebrotti, non seine vedono. La società non è mai stata e tuttora non sta in piedi.

    1. Già introdurre una regola nuova direttamente ai playoff, è una pessima idea: da che mondo è mondo, le modifiche regolamentari s’introducono durante la off-season, in modo da dare il tempo necessario ai partecipanti ad adattarvicisi.
      Figuriamoci poi affermare, dopo che ciò ha condizionato un incontro e causato una contestazione, che delle conseguenze indirette della nuova regola non bisogna tener conto in alcun caso…

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