La vittoria netta del Sudafrica sul Giappone, quella (molto) più sofferta del Galles sulla Francia, quelle senza appello di Inghilterra e Nuova Zelanda rispettivamente su Australia e Irlanda. Cosa lasciano i quarti di finali della RWC in corso in Giappone, cosa bisogna aspettarsi dalle semifinali?
Palla a Vittorio, che dice la sua anche su Jaco Peyper…
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Parole da ct, la solidità inglese e la mischia bleus: lo Zibaldone del fine settimana tra Sei Nazioni e Pro12
Mix di impressioni, spunti e post-it sparsi sul secondo fine settimana da Sei Nazioni 2017.
Conor O’Shea: in conferenza stampa non si nasconde dietro frasi di rito e non evita di rispondere alle domande, come invece si era messo a fare il suo predecessore negli ultimi due anni. Non nasconde la delusione per la partita con l’Irlanda e non pone un obiettivo lontano per nascondere le difficoltà dell’oggi: ribadisce che tra 3 anni sarà tutto diverso ma sottolinea che per ottenere qualcosa nel medio-lungo periodo i risultati del breve e dell’immediato sono importantissimi, non si possono avere i secondi senza i primi. E ricorda ancora una volta che nel movimento italiano c’è tanto da cambiare. Speriamo abbia la concreta possibilità di farlo.
Italia: non ha funzionato nulla. Nulla. Non c’è niente a cui aggrapparsi stavolta. E forse è un bene. Oggi perderà una posizione nel World Rugby Ranking, tornando ad occupare la posizione numero 14.
Irlanda: fortissima, ma già lo si sapeva. Il ko rimediato ad Edimburgo l’ha fatta venire a Roma con una determinazione che con la Scozia si era vista solo in parte. Bella e cattiva.
Galles-Inghilterra: partita davvero bella che ha dimostrato ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, quanto è solida e ricca di opzioni l’Inghilterra. Il Galles migliore da diverso tempo a questa parte mette in difficoltà il XV allenato da Eddie Jones, ma non riesce a piegarlo.
La mischia francese: l’arma più importante – non l’unica – con cui i bleus hanno fermato e scardinato una bella Scozia. Lo champagne è l’obiettivo di Guy Novès, che però sa che per arrivarci bisogna saper prima fare un vino rosso robusto (ma che torneo sta giocando Picamoles?)
Scozia: perde a Parigi ma conferma la grande crescita degli ultimi mesi. Sbaglia parecchio, troppi errori al piede, ma che bella squadra. Una evoluzione che arriva da lontano (ma nemmeno poi così tanto) e da idee ben chiare su quali strade da prendere e quali invece da tralasciare. Già.
Italia femminile: un passo indietro rispetto alla partita con il Galles, ma l’Irlanda è squadra di altro livello. Le azzurre reggono un tempo, poi sono solo maglie verdi. A questo sito Maria Cristina Tonna – la responsabile FIR del settore femminile – aveva detto che battere l’Irlanda era un tabù che la nazionale femminile poteva superare in questo torneo. Non ci siamo riusciti.
Italia U20: il ko che fa più rabbia di tutto il fine settimana. Una bella prova da parte di un gruppo che ha messo in mostra buone qualità, ma essere la migliore U20 è cosa che non basta per portare a casa le partite. E intanto l’Irlanda vince la seconda gara del torneo su due con un solo punto di scarto.
Jaco Peyper: questo fine settimana, a Parigi, non ne ha imbroccata una.
Le nostre franchigie: Non c’erano i nazionali, d’accordo, la lista degli infortunati era lunga, ok, però contro Ospreys e Leinster ci si poteva aspettare di più. L’ennesima prova che i nostri meccanismi sono da cambiare, ma nemmeno questa è una novità. Eppure.
La mancata trasformazione di Finn Russell: ma che, davero?