Sei Nazioni: l’Italia, il Galles e l’eterno ritorno dell’Anno Zero

ph. Fotosportit/FIR
A Cardiff la sconfitta consecutiva numero 23 al Sei Nazioni. Un ko netto e inequivocabile, senza alibi di sorta. Un 42 a 0 che non toglie l’ottimismo a qualcuno (ragazzi, fuori il nome del pusher!) e per il quale non si devono usare le imprese di ragazze e U20 come foglia di fico
Italia “non male”, addirittura “bella”. Pure “un po’ sfortunata”. Vi giuro che nelle ultime ore ho letto anche cose del genere in merito a Galles-Italia. Il fatto di aver perso per 42 a 0 pare che per qualcuno sia diventato un dettaglio o poco più, quello di non aver mai impensierito la difesa avversaria (una sola sortita di Bellini nel primo tempo lungo l’out sinistro e nulla più) e di aver visto la linea di meta solo dalla distanza non ha invece alcun peso. Questa capacità da parte del popolo del rugby di leggere le continue sconfitte come degli isolati incidenti di percorso andrebbe studiata.
Giusto per dare delle coordinate oggettive ricordo che quella di Cardiff è la numero 23 consecutiva nel Sei Nazioni. Non vinciamo dal 2015, in casa addirittura dal 2013. Insomma, non è stata una giornata storta, ma la nostra normalità. Nello sport 5 anni sono una specie di era geologica.
Franco Smith, ct azzurro, nel post-partita: “E’ una dura lezione, ma ci sono anche cose positive”. Questa mi pare di averla già sentita qualche volta. Potrei anche sbagliarmi ma è una frase che ha già pronunciato Brad Johnstone. Poi anche John Kirwan, seguito da Pierre Berbizier. Mallett, Brunel e O’Shea non sono stati da meno. Sono tipo 20 anni che questa cosa viene detta a più riprese ed evidentemente va bene così. Cioè, non è vero che va sempre bene così: gli allenatori questa cosa prima o poi la pagano con le dimissioni, l’esonero o il mancato rinnovo del contratto. Accolti con entusiasmo e poi accompagnati frettolosamente alla porta, che fuori c’è già il nuovo salvatore della patria. Credo che siamo arrivati all’Anno Zero numero 4. Almeno. Che volete fare, ci piacciono le ripartenze, che poi non si arrivi mai da nessuna parte è cosa che non ha alcun peso.
Che poi: Anno Zero per i ct, qualche volta i giocatori (e allenatori e atleti sono la parte più incolpevole di tutta la situazione), ovviamente non per chi sta nella stanza dei bottoni a dirigere tutto l’ambaradan, che invece è sempre lì. Intoccabile e Inattaccabile. Pensateci: prendete 23 sconfitte consecutive nel Sei Nazioni e mettetele dove volete in Scozia, Irlanda, Galles, Francia o Inghilterra. Impensabile eh? Infatti: dopo quanti ko verrebbe consigliato a dirigenti e responsabili del settore tecnico di impacchettare le loro cose e liberare scrivanie e uffici? Sette? Otto? Arriviamo al massimo a 10?
Sia chiaro: non sto prendendo in giro i vari ct che si sono succeduti sulla panchina azzurra negli ultimi 20 anni, credo pure io che qualcosa di positivo (poco) ci sia stato anche a Cardiff, però credo pure che le volte in cui non ci sia davvero nulla da salvare siano molto poche. E soprattutto penso che questo atteggiamento di una continua e instancabile ricerca dell’alibi o del bicchiere mezzo pieno non faccia altro che perpetuare e dare vigore alle paludi e alle sabbie mobili in cui ci troviamo da tantissimo tempo. Non solo non serve a nulla, ma è pure dannosa.
Dice: siamo una squadra giovane, ci sono tanti debuttanti. Beh, no. Siamo una squadra abbastanza giovane? Sì, ma di debuttanti a Cardiff ne avevamo uno in campo e uno in panchina, esattamente come i nostri avversari. Di che staremmo parlando?
Che poi bisogna capire bene quale sino queste cose che sono positive: la mischia diciamo che ha retto, ok, ma è sterile. Le touche? Non male – se proprio vogliamo – nel complesso, ma il Galles non si è dannato l’anima nel contendercele, che tanto ci aspettava nei raggruppamenti dove ha fatto quello che voleva. Perché poi non siamo nemmeno esattamente veloci (eufemismo) nel far girare la palla e spesso chi avanza non ha sostegno, è isolato.
Un Galles, anche questo va detto, che ha giocato con il pilota automatico inserito, senza strafare. Le avete viste Irlanda-Scozia e Francia-Inghilterra? L’avete vista quella intensità? Il Galles sa giocare a quei livelli, lo sappiamo tutti. Non lo ha fatto sabato pomeriggio perché non serviva, e ha stravinto facendo 42 punti senza subirne nemmeno uno. Lo so, sarà antipatico dirlo ma è così.
Però i ragazzi si impegnano e ce la mettono tutta. C’è chi dice pure questo. Sta a vedere che se esco di casa e vedo il cielo azzurro è perché da qualche parte lassù deve esserci il sole. “Si impegnano e ce la mettono tutta”. Due cose: che si impegnino e che ce la mettano tutta è cosa talmente scontata che non va nemmeno sottolineata, che si impegnino e che ce la mettano tutta è poi il minimo sindacale. Davvero, ragazzi, non si può sentire.
Poi ci sono anche l’U20 e la nazionale femminile, che colgono due grandi vittorie. Bene, benissimo, ma non diventino la foglia di fico. Gli azzurrini proseguono nel loro trend di crescita in termini di risultati e le cose devono continuare così, ma per loro il problema vero è lo step successivo, l’inserimento nell’alto livello. Che è lentissimo e che alla fine premia solo pochi elementi. Lo era ieri, lo è oggi e se non si interviene lo sarà pure domani. Quanti buoni giocatori abbiamo “perso” finora?
Non siete d’accordo? Giochino numero 2: la Francia ha convocato nel gruppo allargato per il Sei Nazioni ben 19 debuttanti assoluti su 42 giocatori. Poco meno della metà. Ecco, provate a pensare a una quindicina di esordienti che vengono convocati dall’Italia. Potremmo poi fare una partita come quella dei galletti contro l’Inghilterra? Anche solo un tempo… Ecco, bravi, la risposta è proprio quella lì.