RWC, verso Italia-Sudafrica. Tra ottimismo, sogni, realtà e miracoli chi avrà il sopravvento?

ph. Fotosportit/FIR

Due vittorie contro Namibia e Canada, il pass per la RWC 2023 in tasca e i due punti di bonus pure. Bene, ma questo era il minimo sindacale richiesto, quello che andava fatto senza se e senza ma. Ora serve il salto di qualità

“I believe in miracles” (non serve la traduzione, vero?) è un canzone dei tardi Ramones: si trova in “Brain drain”, disco che la band del Queens fece uscire a fine anni ’80, uno dei suoi ultimi lavori in studio. Pezzo che mi è sempre piaciuto molto, soprattutto nella versione semiacustica dei Pearl Jam, quella presente in “Live at Benaroya Hall” cantata da un Eddie Vedder con una improbabile capigliatura bionda.
“I believe in miracles” è un po’ la colonna sonora della nazionale italiana di rugby in questi giorni di attesa in vista della decisiva partita con il Sudafrica che si giocherà venerdì mattina davanti ai 50mila del Shizuoka Stadium ECOPA di Fukuroi. Un match da dentro-fuori per entrambe le formazioni: chi vince avrà in tasca il biglietto per i quarti di finale, chi perde avrà ancora da giocare solo l’ultima gara del girone di questa RWC. Oddio, in linea teorica gli azzurri potrebbero anche perdere, a patto poi di battere gli All Blacks… Però diciamocelo: è più facile che prima l’uomo riesca ad andare a vivere in pianta stabile su Marte.

La situazione la conosciamo bene: noi abbiamo battuto – con tanto di punto di bonus – Namibia e Canada, gli Springboks hanno giocato e perso contro la Nuova Zelanda per poi battere senza nessun problema i cugini namibiani.
Come arrivano a Fukuroi le due protagoniste? Bene. Il Sudafrica è uscito sconfitto dalla sfida con i bicampioni del mondo in carica ma ha giocato in maniera tosta e con una intensità a noi sconosciuta. Tanto per non giraci attorno: se giocano così anche contro di noi non abbiamo quai nessuna speranza. Quasi eh. Alla Namibia hanno segnato 57 punti concedendone solo 3 in un test che assomigliava più a un duro allenamento che non a una vera e propria partita, ma il gap tra le due squadre era gigantesco.Inevitabile che finisse così.

E l’Italia? I ragazzi di O’Shea hanno fatto quello che dovevano fare. E di per sé (purtroppo, intendiamoci, ma l’andazzo degli ultimi anni…) questa è già una mezza notizia. Dovevamo superare e prendere il punto di bonus offensivo contro Namibia e Canada e lo abbiamo fatto – insieme al non secondario obiettivo della qualificazione alla RWC 2023 – il ct ha ben dosato il turn-over e il minutaggio dei giocatori per arrivare al meglio alla sfida con i sudafricani. Che poi questo basti è un altro paio di maniche, ma lo si sapeva già prima.
Attorno alla squadra azzurra c’è entusiasmo e ottimismo. Tanto. Un po’ troppo, a voler mantenere la mente fredda. L’Italia ha giocato complessivamente maluccio contro la Namibia (a tratti è stata pure inguardabile) a cui ha sì segnato sette mete ma ne ha pure concesse tre. Partita decisamente migliore con il Canada – non che ci volesse molto a fare qualcosa di più – squadra quella nordamericana che però ha mostrato tutti i limiti attesi e ampiamente pronosticati. Canadesi che comunque nella seconda parte del primo tempo ci hanno limitato e che almeno in un paio di occasione non sono riusciti a marcare una meta solo per le proprie mancanze tecniche di base (leggi: palloni in mano persi malamente, tantissimi. Per non parlare degli altrettanto numerosi placcaggi mancati). Si è sottolineata la prova della nostra terza linea che è vero che è stata devastante quando si trattava di attaccare, ma che è stata meno efficace nella fase difensiva.

La mia speranza personale è che Conor O’Shea e lo staff tecnico riescano in questi giorni a far tenere al gruppo i piedi ben piantati per terra. La buona prestazione con il Canada non deve far dimenticare che i nordamericani e la Namibia sono di gran lunga le formazioni meno attrezzate tra quelle presenti in Giappone, quelle che si sono presentate con il ranking peggiore: prima dell’inizio del torneo canadesi e namibiani erano rispettivamente al posto 22 e 23, con la Russia al 20° e l’Uruguay uno scalino sopra.
Sicuramente le prime due gare del nostro Mondiale sono servite per testare accorgimenti tattici, per non affaticare troppo i giocatori e preservarli da infortuni. Il notevole e incontestabile gap poi sicuramente non ha aiutato a scendere in campo con la proverbiale bava alla bocca però da parte nostra si sono visti errori: svarioni e limiti che non hanno peso con quelle due squadre ma la faccenda con il Sudafrica è totalmente diversa.

Sabato il Giappone ha battuto l’Irlanda al termine di una gara da stropicciarsi gli occhi. Non solo intensità e furia agonistica, ma anche capacità tecniche. Abbiamo visto una squadra capace di “leggere” la partita, di soffrire e incassare  poi di ripartire. L’Irlanda, si dirà, ha giocato male ed è sempre molto difficile stabilire un qualche limite tra i meriti propri e i demeriti altrui. Non starò qui a dire che i padroni di casa hanno vinto perché gli altri sono scesi in campo non adeguatamente concentrati (che poi non è vero: nei primi 20 minuti i verdi hanno marcato due mete e si avviavano a chiudere la pratica, semplicemente c’è stato chi lo ha impedito), mi limiterò a osservare che malauguratamente negli ultimi anni abbiamo visto perdere la nostra nazionale contro una Francia dimessa, contro una Scozia bruttissima, contro una Irlanda inguardabile o una Inghilterra supponente.
Non basta che gli altri giochino male, poco conta quale sia il motivo, tu devi metterci il tuo: l’intensità, la tecnica e l’intelligenza tattica di cui sopra. Tutte assieme. E il mazzo completo dalle nostre parti non lo abbiamo quasi mai visto. Come sempre: purtroppo.

Tutto questo vuole affatto dire che non vedremo tutte queste cose nemmeno venerdì, ma che la storia recente e meno recente ci racconta che le possibilità non sono poi altissime. Non lo dico io, lo dicono anni di risultati del campo.
Abbiamo battuto il Sudafrica qualche anno fa a Firenze, ma era tutto un altro Sudafrica: se non lo teniamo bene a mente a Fukuroi non vinceremo mai, nemmeno rimanendo in campo per mille minuti o ripetendo il match 50 volte. Questi Springboks sono dannatamente forti, sono tosti, hanno profondità e hanno un solo risultato a disposizione. Sanno quello che vogliono e sanno come ottenerlo.
Le prestazioni azzurre viste contro Namibia e Canada non bastano, raccontarsi una cosa diversa e cullarsi nel solito refrain dello “stiamo crescendo” servono solo a preparare il terreno per l’ennesima sconfitta. Bisogna mettersi in testa che finora abbiamo fatto solo i passi che dovevamo fare, il minimo sindacale per una nazionale che da 20 anni prende parte al Sei Nazioni, nulla di più. Ora serve un salto di qualità vero. Potrebbe non bastare, ma fare quel salto – e poi confermarlo nei prossimi mesi – sarebbe già una vittoria. Forse la più importante. Poi vedi mai: I believe in miracles…

PS: in questi giorni si è fatto un gran parlare di Sergio Parisse. Al netto delle critiche legittime penso si debba solo rispetto per un campione immenso e per una persona che ha letteralmente tirato avanti la baracca per anni. Non ha più la freschezza dei 20 anni ma nessuno di noi può vantarla, credo. Le critiche civili sono una cosa, gli insulti un”altra.
Altro tema: l’elevatissimo numero di equiparati e giocatori formati all’estero nella nostra formazione. Contro il Canada erano la metà. E’ possibile farlo e lo fanno anche molti altri, tutto legittimo, ma se dopo 10 anni di Accademie (con relativi finanziamenti) interi reparti vengono coperti da giocatori formati al di là delle Alpi è chiaro che c’è un problema. Negarlo o fare spallucce porta solo a mantenerlo nel tempo. Ne riparleremo più avanti.

34 pensieri su “RWC, verso Italia-Sudafrica. Tra ottimismo, sogni, realtà e miracoli chi avrà il sopravvento?”

  1. Ciao Paolo. Purtroppo che si possa credere in una vittoria lo trovo fuori luogo. Lo insegna la storia degli ultimi anni dove abbiamo fallito tutto quello che potevamo. Ricordo la partita di due anni fa a Padova con il SA. Siamo stati impotenti. Se ripenso al Canada e ai buchi che abbiamo concesso mi vengono i brividi a pensare che cosa ci potranno fare i Sudafricani. Consideriamo poi che sono pure obbligati a vincere…Dobbiamo essere onesti e credere che il massimo che possiamo ottenere è una prestazione tosta e convincente. Il Giappone ci ha abituato negli ultimi anni a prestazioni sempre sullo stesso livello che hanno portato a qualche scalpo di valore. Noi purtroppo questo percorso di consistenza non lo abbiamo fatto.

  2. Sulla questione equiparati non sono d’accordo nel criticare. Il tanto decantato Giappone ne aveva 5 di equiparati in campo contro l’Irlanda tanto per dirne una, per non parlare della Scozia che ne è imbottita e non si nota solo per l’origine anglofona dei cognomi.
    Poi che le giovanili italiane per anni non hanno prodotto giocatori di livello è vero, ma ultimamente mi sembra che il trend sia cambiato. Oltre a Minozzi, a me vengono in mente i vari Licata, Cannone, Lamaro, Sperandio, Lazzaroni, Ruzza, Riccioni, Zanon, Pettinelli, Ceciliani, Manfredi, Biondelli… e lo stesso Petrozzi visto sabato in campo contro Leinster ha ben figurato, non facendo rimpiangere Tebaldi o Duvenage (paradossalmente ha giocato peggio Keatley).
    Poi, ovvio che pochi di questi sono crack assoluti e che alcuni di loro non possono più considerarsi giovani ma giocatori fatti e finiti, ma se già tutti loro dimostrassero di poter tenere il livello del Pro14 non sarebbe un risultato da poco. E secondo me molti di loro entreranno stabilmente in Nazionale dopo il Mondiale, quando i vari Parisse, Budd, Zanni e Ghiraldini si ritireranno.

    1. Ho scritto che è lecito e legittimo, che lo fanno pure gli altri. Però noi siamo 10 anni che pompiamo soldi nelle accademie, e se dopo 10 anni ti presenti al Mondiale con interi reparti composti da giocatori di formazione straniera… beh, io credo che ci sia quanto meno la base minima per discuterne

      1. Ok, ma la il rugby in Scozia è lo sport principale, non ha rivali che li sottraggono visibilità e possibili praticanti. In Italia invece, anche escludendo lo sponsorizzatissimo calcio, ci sono i motori, basket, pallavolo, pallanuoto, scherma, nuoto, ciclismo, ecc…
        Con questo non dico che la Federazione sia esente da colpe se perde potenziali praticanti a discapito di altri sport, ma che la Scozia avrà anche un bacino minore, ma il rugby scozzese ha molta meno concorrenza interna di quello italiano. Paradossalmente, ha più senso confrontare il bacino del Veneto che quello italiano quando si parla di rugby.

      2. Paolo, onestamente e secondo te, se invece di pomparli nelle accademie, i soldi tu li destinassi ai club avresti un numero maggiore di giovani e di qualità maggiore di formazione italiana? Questo è come pensare di vincere facile giovedì!!!!

      3. Vero, bacino di popolazione diverso.
        In Italia però il rugby ce lo filiamo in 20, e questo è – unito ad un modo di “allenare e tirare su i giovani” molto italiano, di cui ne fanno le spese anche altri sport (vedi Basket, dove pure non scontiamo una disorganizzazione e carenza di bravi allenatori come nel rugby) un bel limite. Non difendo affatto l’evidenza della cosa, sia chiaro, però finchè il rugby non avrà la risonanza (e l’attenzione e gli investimenti della base) che ci vuole per competere, che siamo 60 milioni è abbastanza fine a se stesso. Posto che anche cosi (con tutti i soldi e il tempo che la Fir ha avuto fino ad ora) si potrebbe fare molto meglio.
        (Comunque il Giappone mi pare ne avesse 9 in lista gara, e non conto Leitch e Matsushima che hanno genitori giapponesi, ma in Giappone non ci nati nè andati fino alle superiori)

      4. Contro l’Irlanda il Giappone ne aveva 9 in lista gara (6 titolari e tre in panchina), noi 8 titolari contro il Canada. Davvero vogliamo fare i conti con il bilancino?

      5. @Jiambo, voglio svelarti un segreto, in Scozia lo sport principale è e con distanze siderali rispetto alle altre discipline, il football, sport nazionale, assieme al golf, essendo stati inventati lì!!!

      6. Personalmente non voglio fare nessun conto, e trovo anche io che la cosa sia abbastanza deprimente quando hai (tanti) soldi e sono anni che sbandieri progetti di qua e di la per far crescere i giocatori nostrani. Ma la si può fare, in tanti (quasi tutti, il cielo ci salvi Saf, Arg e Georgia) lo fanno, anche gente che ha decisamente più tradizione, praticanti, soldi e strutture di noi.
        Sinceramente a me da più fastidio il fatto che pur avendo tanti equiparati come Giappone e Scozia sul campo noi abbiamo risultati peggiori.

      7. Tutti con la memoria corta.
        8 su 23 vuol dire poco meno del 35%
        Nell’era Mallett erano al 50% (dati alla mano)
        Nel primo Berbizier 40%
        Fino all’anno scorso COS viaggiava sotto il 30% (25% al primo anno)
        In pratica quando i soldi si davano ai club era peggio.

        Poi, per dare un giudizio definitivo, aspetterei la crescita dei giovani usciti dall’U20 negli ultimi tre anni (alcuni sono già arrivati alla nazionale, ma la maggior parte di loro è ancora lungo la strada)

  3. Sicuramente vedremo al di là di tutte le possibili chiacchiere di che pasta è fatta la nostra Nazionale.
    Se escono a testa alta, nel senso di aver dato tutto il possibile e magari qualcosina in più, sarà meglio questo delle vittorie contro i semiprofessionisti ( che sia chiaro, per rispetto verso di loro vanno affrontati con impegno e legnati a dovere…)
    Lo scalino da salire è bello alto, ma nessuno ti obbliga a fare lo sportivo professionista.
    Buon Rugby a tutti.

  4. A me basterebbe che l’Italia nelle ultime due giocasse non solo al 100% tecnicamente, ma facesse vedere quella voglia e intensità agonistica, quella ricerca di mettere gli avversari a terra e portarli indietro che si è vista nel Giappone, nell’Uruguay, in Tonga (e a noi forse a Firenze contro il Saf e poi mai più).
    Lottare, questo vorrei facessero. Ma lottare come si deve, non che lo fanno in 4 e gli altri guardano.
    Poi la caratura tecnica e IQ rugbistico è troppo diverso per impensierirli sul serio (ricordate Australia a Padova, al netto di Gauzere?). Due punti di bonus a far vedere che se l’Italia vuole può provare a giocare come l’Argentina e la Scozia hanno fatto con queste due potenze sarebbe un bel risultato, secondo me.
    Poi siamo tutti tifosi, e all’exploit ci speriamo tutti in fondo… 😉

  5. Altro tema: l’elevatissimo numero di equiparati e giocatori formati all’estero nella nostra formazione. Contro il Canada erano la metà. E’ possibile farlo e lo fanno anche molti altri, tutto legittimo, ma se dopo 10 anni di Accademie (con relativi finanziamenti) interi reparti vengono coperti da giocatori formati al di là delle Alpi è chiaro che c’è un problema. Negarlo o fare spallucce porta solo a mantenerlo nel tempo. Ne riparleremo più avanti.
    No non sono d’accordo.Si è sempre detto che i primi frutti si sarebbero visti dopo qualche anno. A livello gU20 i primi risultati li stiamo vedendo da tre anni (certo se qualcuno aspera a vincere il 6nazioni o Mondiale è un illuso) da qui bisogna aspettare altri 2/3 anni prima che arrivino alla ribalta…qualcuno arriva a 20 anni qualcun’altra a 23/24! Mi pare che tutti i ragazzi celtici tra Zebre e Benetton del 96/’97/’98/’99 e qualche ’00 e siano una ventina, non sono pochi!

  6. Posso fare una richiesta? Nel prossimo Tinello domandi a Munari che cosa ne pensa del sistema arbitrale al mondiale? Lo so ne avete già discusso mesi fa però mi pare che qui al mondiale gli arbitri dovevano arrivare un metro di giudizio oggettivo e ci ritroviamo con un metro di misura totalmente soggettivo quasi sia diventata una “malattia!! La partita di ieri ne è stato l’esempio: Hooper nel primo tempo secondo le nuove regole doveva essere sanzionato con il giallo….per non parlare del fallo fischiato a Kerevi dove per me non era per niente fallo, per altri miei amici invece addirittura doveva starci il giallo! La mia unica paura è che questo per ora sia il più bel mondiale mai visto rischi di essere rovinato dalle polemiche sugli arbitraggi, perché oggi va (quasi) bene così, dai quarti di finale potrebbero esserci più attenzioni su questo problema che sugli aspetti tecnici!

    1. Il fischio di Poite mi ha fatto sorridere. Da un lato perchè ora dovranno chiedere il permesso prima di attaccare la linea portando palla (prima si puntava sulla responsabilità di chi placca, adesso anche chi ha l’ovale dovrà leggersi il codice civile e penale in anticipo, posto che Kerevi non gli ha dato una gomitata volontaria in faccia, cosa che capire decisamente come fallo da sanzione), dall’altro perchè a Hooper manco un rimbrotto e in ruck ogni volta succede di tutto tra spanciate, entrate di spalla e seatbelt tackles, ma tutto ok.

      1. Il fallo fischiato a Kerevi lo fischiano anche serie C. Se eri a mano aperta allora potevi farlo, ma se vai d avambraccio, per giunta per cercare di travolgerlo e non per difenderti, allora è fallo e ci sta tutto.
        Quella di Kerevi è un entrata da League, se parliamo sempre di sicurezza e preservare i giocatori, allora dobbiamo iniziare dalle piccole cose, tipo questa.
        Sugli arbitraggi, un pò tutta la classe sta facendo pessime figure, io sono dell idea che il miglior arbitro è quello di cui non si nota neanche la presenza…
        Quanto all Italia, aldilà degli atteggiamenti diffusi di piagnistei generali, anche qua non stiamo facendo una bella figura, vediamo come finiranno le ultime due gare, per me 1 punto andrebbe benissimo, speriamo nel miracolo; ma senza far riferimenti al Giappone, il loro non lo è stato assolutamente. Un capovaloro tecnico tattico della squadra e del coach Joseph. Frutto di anni di lavoro ed investimenti mirati, non per nulla arrivano al secondo scalpo importante, dopo però aver battuto tutte le isole nel pre mondiale.
        Quanto all Italia, aldilà che si aspetta di suonare le campane a morto, cosa senza senso perchè ormai è quasi scientificamente provato che il sistema non cambia, anche perchè occhio a farsi illudere dai falsi salvatori della patria, io personalmente dico che bisogna avere pazienza ed aspettare il prossimo mondiale perchè c’è del buon materiale che sta venendo su. E’ ingiusto dire che le accademie non danno frutti, bisogna vedere cosa ci si aspetta, che ogni anno escano tre o quattro crack mondiali? Non succede neanche in Galles…però se ogni anno riesci almeno ad avere giocatori che possono andare in franchigia e magari fare bene quasi da battere il Leinster, bè allora non tutto è perduto.
        Le equiparazioni, ci vogliono e ci vorranno ancora, la formazione estera ha quel quid in più che non riusciremo a raggiungere chissà in quanti anni, non prima di vedere giocare bambini a rugby in un prato senza la presenza di adulti…

      2. Io per anni ho visto frotte di giocatori andare a contatto cosi, proteggendo palla e avanzamento col braccio (o gomito), in quanti l’hanno fischiato? Ti ricordi come di solito avanzava Etzebeth?
        A me sembra che la cosa stia diventando un po’ troppo “spinta al limite”. Certo che la sicurezza è fondamentale, specie quando le difese sono più aggressive (certo, si punissero fuorigioco e pulizie come si deve vedi che anche le difese si danno una calmata), ma qui si rischia di dover scrutinare ogni contatto
        Io personalmente (poi magari sbaglio io) non ho visto Kerevi alzare il braccio o muoverlo per andare a cercare Patchell (che sa cosa rischia andando cosi alto contro un treno in corsa), ma tenuto fermo a protezione del pallone (e ovviamente del suo sfondamento). Se per Poite era un intervento (volontario o involontario) pericoloso e di antigioco lo doveva ammonire, se non addirittura espellerlo. Solo che allora sarebbe da rivedere ogni santa azione dove chi carica non lo fa con la testa e le spalle, ma con le braccia (quindi di fatto ogni giocatore isolano al mondo).
        Le direttive di World Rugby sono chiare, proteggere i giocatori (anche se con misure molto molto diverse, vedi i samoani non espulsi con la Russia), ma si sta finendo per guardare e punire solo questo. Non vorrei sbagliarmi, ma Poite ha dato il primo vantaggio per fuorigioco gallese dopo 1 ora (una discplina difensiva incredibile!) 🙂 . Anche il fuorigioco sarebbe contro regolamento (cosi come il contatto di Hooper su Biggar, che non pensi che ce l’abbia coi Gallesi), cosi come tutte quelle benedette mani in ruck, ma si lascia giocare. Iniziano a farmi ridere

    1. Consiste nell’effettuare una qualsiasi azione potenzialmente in grado di attentare all’incolumitá PERSONALE o di altri nel tentativo maldestro di giocare il pallone.
      Questa è la definizione di gioco pericoloso del calcio.
      Un pensierino il rugby dovrebbe farlo al riguardo.
      Se io mi butto sotto un treno e questo mi fa a pezzetti si parla di suicidio non di omicidio.
      Un po’ forzata la frase, ma rende l’idea?!

  7. Liuk l’aggiustamento interpretativo l’hanno fatto ad inizio scorsa stagione proprio per evitare I gomiti in faccia che sempre piu’ si vedevano, si son visti anche rossi e sospensioni di 2-3 settimane su questi contatti la scorsa stagione (mi viene in mente Schoemann dell’Edinburgh di sicuro ma anche Fonotia se non ricordo male).

    Io capisco il punto di Hooper, pero’ non puoi neanche accettare gente che punta gomiti in faccia alla Bastareaud con Sexton: 2 concussions ed una mandibola rotta per Sexton contro il francese in quegli impatti in due stagioni differenti.

    Tutto ruota alla fine al sistema di placcaggio non cosiderato alto legato ai choke tackle piu’ che altro, e quel tipo di placcaggi non alti ma in cui il placcatore non va basso, se sono legali allora devi evitare I gomiti in faccia per forza se no diventa un mattatoio per chi difende.

    Se si e’ ascoltato Poite bene, ha spiegato per filo e per segno 2 volte la chiamata e che regola applicava e come lo faceva, ed ha anche chiaramente detto che non era cartellino perche’ l’impatto iniziale non era falloso ma il fallo viene nello sviluppo dell’impatto. Per me Poite ha fatto la chiamata giusta stando a quello che WR ha chiesto un anno fa, e lo ha anche spiegato molto bene in campo. Hooper nella sua protesta che posso capire alla fine contesta il concetto dell’interpretazione voluta da WR non Poite…e il placcaggio con tecnica choke (lui definisce “terrible technique” del placcaggio) e finche’ il choke c’e’ non puoi fare altrimenti.

    1. Le tre settimane a Fonotia sono state un caso eclatante, eppure le ha beccate…ma sono contento che se si decide di seguire un metro, così deve essere per tutte le situazioni…invece sempre più spesso ricomincio a vedere palloni introdotti direttamente sulle seconde linee, gli arbitri lo concedono, soprattutto alle squadre più deboli

    2. Allora per evitare queste discussioni (mi pare che giocatori ed ex grandi giocatori in giro per il mondi siano scandalizzati da questa scelta) si deve abbassare il livello del placcaggio ed è finita lì.
      Aggiungo però una cosa: visto che le regole vanno incontro, giustamente, alla tutela del giocatore a questo punto vorrei che quando un giocatore va in volo su palla alta non alzasse il ginocchio perché è pericolosissimo per chi contende il pallone. Direte….è un movimento naturale. Ok allora anche il braccio di Kerevi (perchè era il braccio e non il gomito) è andato a contatto in maniera naturale visto che si è mosso dal corpo una volta andato a contatto con il placcatore e dove stava proteggendo il proprio corpo e pallone! Ma guardate che Kerevi non è mica partita a gomito sulla faccia di Patchell…è il gallese che ha fatto una cosa oscena a suo grandissimo rischio. Allora punite pure Koroibete perchè Biggar (un grande comunque per l’essersi immolato in quella maniera) ha fatto un placcaggio demenziale prendendosi una concussion.
      Questa non è una regola, o meglio, è una altra di quelle zone grigissime che vanno ad interpretazione dell’arbitro e non mi sta bene.

    3. Capisco Stefo, e infatti sono andato a rivedermelo e ho sentito la spiegazione di Poite. Che a rigore di regolamento ci sta (però a rigore di regolamento ci stanno anche altre 20 cose che non fischiano ad ogni partita). E hai ben ragione tu che se uno può andare a placcare alto per bloccare le braccia bisogna mettere da conto, ma li perchè non è Patchell che può rivedere i suoi tempi e modi di placcaggio, che sono palesemente auto-lesionisti?
      Io comunque inizio a far confusione, e non immagino i giocatori. No perchè a rigor di logica allora adesso dovrebbero sanzionare anche tutti quelli che saltano per aria e finiscono con le ginocchia in faccia all’avversario che salta più basso (sempre che questi non sia in scomposto ritardo), perchè il punto è tutto li. Sai quanti cartellini volano dopo?
      (bene che almeno ti facciamo tornare a commentare) 😉

      1. io ho ascoltato forse non bene ma POITE col TMO ha parlato di Forearm.
        Per il resto sono abbastanza d’accordo con Liumark e Kinky.

      2. Scritto sotto gino, l’esempio del gomito di BAstareaud era per fare un esempio eestremo, pensavo fosse chiaro senza dovelro spiegare ma vabbeh.

        l’interpretazione non e’ sul gomito ma sul forearm, tutto ben comunicato un annetto buono fa…

  8. Attenzione, io non ho detto che la regola sia in asosluto giusta ma ho solo ricordato che questa interpretazione e’ li’ da un annatto ormai e di casi simili se ne sono gia’ visti diversi.

    Kinky ho parlato di gomito pensando a Bastareaud su Sexton, Poite domenica ha ben spiegato che puniva il movimento dell’avambraccio come da regolamento…e mi permetto di dire che se si attacca una decisione arbitrale bisognerebbe ben ascoltare le spiegazioni che un abritro da.

    Quello che volevo sottolineare e’ che Poite a rigore di regolamento ha fatto la chiamata giusta, cosa che non mi sembra a molti fosse cosi’ chiara, ho anche ben detto che la protesta di Hooper la capisco benissimo e non ha del tutto torto a mio avviso sulla terrible tackle technique ma se e’ accettata e’ accettata.
    Il punto kinky e’ che il choke se fatto bene e’ un placcaggio regolare (ma che presuppone che chi lo fa sia eretto). La tua visione del gioco ti fa dire “ed allora abbassiamo la linea del placcaggio” e che il placcaggio sia valido solo dalla vita in giu’ (o quello che vuoi)…io con una vision diversa potrei risponderti che si potrebbe invece applicare una regola per cui il fending del portatore di palla puo’ essere fatto solo dallo sterno in giu’. Occhio non sto dicendo questo, sto solo dicendo che dipende da come la guardi e vedi.
    WR ha una visione che il choke si puo’ fare e che sia il portatore di palla a non fare un certo fallo e Poite ha applicato quella regola.

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