Sei Nazioni e Movimento Italia: tra Nazionale maggiore e U20 il gap si chiama (anche) Eccellenza

ph. Fotosportit/FIR

Due formazioni che tornano dall’Irlanda sconfitte ma gli azzurrini confermano un salto di qualità. Sottolineando loro malgrado uno dei problemi della nostra struttura

Che poi il fine settimana irlandese del nostro Sei Nazioni non era iniziato malissimo. Venerdì sera a Donnybrook la nazionale U20 è stata battuta 38-34. Un ko, certo, ma se si tiene conto che gli azzurrini hanno giocato in 14 contro 15 per 70 minuti per l’espulsione di Bianchi… Può anche essere che i padroni di casa già a fine primo tempo abbiano pensato che la partita era bella che finita visto che a un certo punto il tabellone diceva 31-8. Probabile che abbiano levato il piede dalla tavoletta del gas, che abbiano smesso di spingere come prima. Ciò non toglie che l’Italia non solo non ha mai mollato ma è stata pure in grado di riportarsi sotto e di quasi riagguantare il match.
All’Aviva Stadium sabato pomeriggio è andato tutto male per noi. Un primo tempo disastroso in cui abbiamo messo piede nei 22 metri avversari solo un minuto prima della fine della prima frazione e in cui abbiamo subito sempre l’iniziativa, la fisicità e la tattica dei padroni di casa. Che sono fortissimi e che hanno giocato proprio bene, non lo dimentico di certo, ma che hanno anche messo in evidenzia tutti i nostri numerosi limiti. Il bicchiere mezzo (???) pieno per noi possono essere le tre mete marcate a Dublino, ma non si può non sottolineare che abbiamo iniziato a dare segnali di vitalità offensiva solo quando la partita era già abbondantemente chiusa da un pezzo e a ben pensarci sarebbe aggrapparsi a una boa che in realtà può farci più male che altro. Riagguantare il match come gli azzurrini? Fantascienza.

Le partite della nazionale maggiore e l’U20 in qualche modo si tengono tra loro. Si dice che quella attuale sia la nostra migliore nazionale giovanile da molti anni a questa parte: è vero che perde spesso e che le vittorie sono ancora molto poche ma è indubbio che questo gruppo di ragazzi può giocarsela con gli avversari per 80 minuti. Quante sono le partite perse di un nulla nei minuti finali in questi ultimi mesi? Tante. Troppe anche. Però perdere di un punto o poco più vuol dire che magari ti manca un filo di cinismo, che non hai il killer instinct, ma che allo stesso tempo sei lì. Innegabilmente ci sei. E lo hai dimostrato per mesi, non si tratta di exploit estemporanei.
Questo gruppo è “figlio” delle Accademie? Le annate sono quelle e il tempo ci dirà se quel sistema è e sarà in grado di sfornare giocatori in quantità e di qualità o se siamo di fronte a un gruppo “fortunato”, parlarne ora non ha un gran senso perché nessuno può dirlo.
Il punto è un altro, ovvero, dove andranno a giocare questi ragazzi? Dove finalizzeranno la loro formazione? Con chi compiranno gli ultimi passi con vista sull’alto livello? Perché forse qualcuno di loro andrà alle franchigie, ma quel “forse” è gigantesco e se anche dovesse accadere riguarderebbe un numero limitatissimo di atleti. Comunque statisticamente non importante.

Quasi tutti alla fine giocheranno nell’Eccellenza. Il divario tra noi e i nostri avversari sta qui: per quanto ci si sforzi di affinare e migliorare la “produzione” dei nostri giocatori non siamo poi in grado di farli giocare in un torneo di livello. I giovani irlandesi andranno tutti a giocare – se già non lo fanno – nell’Ulster, nel Leinster, nel Munster o nel Connacht, ovvero in Pro14, mentre i nostri militeranno in uno dei club del nostro più importante campionato nazionale, che sarà pure il principale dentro i nostri confini ma che non è sicuramente performante. Non credo di offendere nessuno nell’asserirlo.
Il depauperamento dei contenuti tecnici del nostro domestic è un problema enorme del nostro movimento che non viene affrontato da anni. E allora i casi sono due: o si decide che uno delle nostre franchigie (verosimilmente le Zebre) debba farsi perennemente carico del grosso della nazionale U20 per far compiere a quegli atleti l’ultimo tratto di formazione o si mette mano al nostro campionato affinché possa nel giro di qualche stagione rappresentare davvero uno step di crescita credibile per i giocatori (ma anche per i tecnici, gli arbitri e – magari – i dirigenti). A prescindere dal Pro14. La differenza tra il 38-34 di Donnybrook e il 56-19 di Dublino passa da qui. A meno che non si pensi che lo score finale dei due match sia estemporaneo, da attribuire al caso.

Pubblicità

23 pensieri su “Sei Nazioni e Movimento Italia: tra Nazionale maggiore e U20 il gap si chiama (anche) Eccellenza”

  1. Condivido l’analisi , anche se vorrei precisare sulla capacità di formare nelle accademie in quantità e qualità un numero adeguato di giocatori ; non credo che il reclutamento attuale ci permetta di avere una quantità sufficiente di giocatori di qualità in certi ruoli, essenzialmente nei trequarti , perchè la maggior parte manca di esplosività…..

    1. @tony in compenso un bell’atleta come Odiete non siamo riusciti a trasformarlo in un rugbista:
      c’hanno provato a Reggio, in Accademia, alle Zebre, a Mogliano e pure a Treviso…
      Bacchin, un ottimo trequarti per piede, capacità difensiva estro e fisico per cui stravedevo in quanto mio compaesano, non gli si è riuscito a costruire addosso il costume dell’atleta ed è passato dalla nazionale al Petrarca nel giro di sei mesi e ormai nemmeno lì si distingue più dagli altri…
      Ragusi, dagli ospreys agli spritz in cinque anni, passando per Treviso…
      mi viene in mente il problema degli acquedotti bucati…

      @paolo: se fuori dall’accademia ad aspettarli ci fosse un campionato ad otto contendenti di pari livello con obbligo di avere in campo almeno 5 U23 italiani tra cui i due mediani forse, dico forse, con un po’ di fortuna qualcosa salterebbe fuori…
      se quando vanno a giocare in un club d’eccellenza quel club è sempre e solo uno, difficilmente potranno incontrare avversari degni con cui confrontarsi…

      purtroppo la riforma del campionato ci ha regalato un anno di no contest per far rifiatare le casse delle società ed un’eccellenza prossima ventura a 12, già a 10 ci sono tre velocità, diluiamo pure il brodo…

      1. @fracasso ci sono oltre alle capacità atletiche anche quelle mentali, Odiete rugbisticamente parlando , non è cresciuto abbastanza, altri si vedi Morisi , non sempre con lo stesso maestro gli allievi hanno lo stesso risultato.Per il resto sono importanti in modo paritetico sia la struttura dove Ti alleni e Ti formi , che il contesto in cui competi.

      2. Mi spiace ma i tre che hai citato possono prendersela soprattutto con sé stessi. Le possibilità le hanno avute ma ahiloro e ahinoi non le hanno sfruttate. Non diamo sempre alibi a tutti perché allora li dobbiamo dare anche alla fir

      3. @tony, in accademia Morisi era chiamato il Predestinato dai suoi compagni. parliamo di un caso a parte che senza infortuni giocherebbe in inghilterra da almeno tre anni. il problema è veramente complesso, per quel poco che ho potuto valutare in prima persona. Brutto a dirsi ma quasi in ogni commento all’argomento c’è qualcosa di vero, e qualche buona idea per valorizzare il materiale umano a disposizione. il vero problema è che di questo sembriamo parlare veramente solo noi. Spero di sbagliarmi.

  2. Articolo che condivido, pensavo proprio a questo gap quando vedevo gli azzurrini, gran gruppo e pregevoli individualità, ma che facilmente venivano uccellati in difesa quando l Irlanda muoveva la palla o i giocatori in strutture che difficilmente si vedono replicare in Eccellenza, il che fa si che il giocatore difficilmente saprà leggere in difesa situazioni come un loop, ( quest anno è il gesto tecnico che va più di moda, il perchè si può spiegare) oppure una corsa ad attirare il difensore.
    Questa mancanza di approccio a particolari situazioni, purtroppo un giocatore se li porta dietro nel suo bagaglio e se da grande avrà la fortuna di giocare ad alto livello, vivrà sulla sua pelle come le stesse cose si ripeteranno ma ad un intensità molto più alta.
    I nostri U20 hanno uno strapotere fisico che in tutto il 6N U20 gli unici a tenerci testa possono essere l Inghilterra e la Francia, ma per il resto però ancora manca qualcosa, e quel qualcosa provocatoriamente potrebbe essere una Pro14 U20, o ancora trovare spazio nelle franchigie durante le finestre internazionali, ieri gli Scarlets hanno perso, prestazione di merda, però è andato in meta il giovane Baldwin, per l occasione richiamato dalla U20..In Italia la soluzione non può essere mettere Sgarbi in terza linea, per il bene del movimento deve necessariamente avere una giovane terza che deve fare esperienza, altrimenti è finita…

    1. Ciao Mr Ian
      il tuo discorso mi sembra che sotto sotto punti il dito contro la formazione degli allenatori che effettivamente andrebbe potenziata e strutturata, in modo da avere magari lo stesso numero di risorse nelle giovanili, ma se preparate meglio evidentemente daranno un apporto di talento maggiore di adesso, se in più si riesce ad aumentare il numero di giovani…
      Avevo capito che in questo senso fosse Wayne Smith il nuovo coach degli allenatori italiani dalla prossima stagione

      1. Non era una critica rivolta agli allenatori. Semmai in quel caso il discorso si fa più complicato, l allenatore è viene valutato molte volte in base ai risultati che ottiene, magari tra un gioco d azzardo ed uno più sicuro ed efficace, a secondo anche degli artefici che ha in campo…certo è che mi piacerebbe vedere osare di più, magari cadendo più volte in errore…ovvio che poi ai corsi di allenatori non possono insegnare le strutture di gioco e come difenderle, quello fa parte del bagaglio tecnico individuale e della voglia di studiare e sperimentare che ognuno mette…

      2. ho sentito di alcuni allenatori italiani che sono andati in giro a loro spese, voglia e soldi ne hanno messi a sufficienza direi

        inevitabilmente se si dice che la produzione dei giocatori non è di qualità si punta automaticamente il dito su chi quella qualità dovrebbe in teoria infonderla nel ragazzo/atleta grezzo, la critica la condivido e come dici tu il discorso è più profondo del semplice “colpa degli allenatori se i nostri giocatori non sono abbastanza buoni”

        una frase molto bella di Steve Hansen circa il suo periodo come Head Coach del Galles, periodo abbastanza sottotono, riguardava il fatto che un allenatore dovrebbe lasciare il movimento meglio di come l’ha trovato, e se pensi che alcuni talenti gallesi protagonisti dei grand slam degli anni successivi hanno esordito sotto la sua guida capisci che il concetto di miglioramento continuo deve potersi applicare all’apice della piramide come alla base del movimento

        questo è quello che manca in italia, un’ unione di intenti, un’ottica di miglioramento continuo a prescindere dal contesto, dal materiale umano a disposizione e dalle risorse in mano

  3. giustissimo, l’eccellenza è a livello dei tornei domestici dilettantistici delle altre union, o poco sopra, e può anche andar bene per testare o far fare rodaggio ai ragazzi o a qualcuno che è fuori condizione, ma serve almeno un livello intermedio (che può essere la stessa eccellenza potenziata e professionalizzata, piutcutosto che una diversa realtà legata sia ai club che alle franchigie) che permetta ai giovani e ai “Permit” di potersi confrontare e formare a livello superiore in numero importante (4/6 squadre)

  4. considerazioni accettabili e condivisibili, ma il problema resta sempre lo stesso ….chi gestisce il potere e perché, cambiare un campionato, o meglio la struttura di un campionato è cosa problematica (politicamente parlando), non dimentichiamo che noi siamo il paese dai mille campanili…..inoltre, nei riguardi delle nazionali, mi piace vedere il bicchiere mezzo pieno, è vero che sembra un deja vu, ma il lavoro da fare è immenso, e tutti quelli che hanno una minima conoscenza del rugby lo sanno benissimo. Finalmente abbiamo trovato qualcuno che ha il coraggio di iniziarlo questo lavoro, esponendosi anche a facili critiche.

  5. Discorso lungo e annoso (purtroppo). Una riflessione sull’Eccellenza va fatta, lo dicevo quando è venuta fuori la notizia data da Gavazzi che è “praticamente fatta” per il Pro14 fino al 2023. Ora, in 5 anni non solo si riflette, ma si agisce pure.
    Perdere dei ragazzi perchè il nostro campionato non è performante, perchè non si ha la possibilità di testarli ad un livello che si avvicini sempre più a quello dei TM internazionali, o, ancora peggio, farceli arrivare per poi rendersi conto che in fondo no, non è quello il loro posto, è deleterio.
    Però indubbiamente alzare il livello dell’Eccellenza serve, una via di mezzo tra il Pro14 e l’amatoriale puro come dice @gian qui sopra, una cosa che si avvicini al ProD2 per fare esempio concreto (anche se li comunque hanno budget per noi comunque irraggiungibili), permettendo ai giovani di giocare non solo con continuità, ma avere la chance di giocarsi il posto al massimo livello (=Pro14), con un sistema di permit/draft/ascendori, quello che volete. Anche secondo me allargare il massimo campionato nazionale non aiuta, un’altra soluzione (almeno temporanea) sarebbero davvero le Accademie legate alle franchigie Pro14. Da li peschi diversi giovani dell’U20, che la possibilità di allenarsi e giocare al livello dei “grandi” ce l’avrebbero. Ma andava fatto anni fa e comunque non basterebbe secondo me.
    Speriamo che lo capisca anche chi di dovere (e non dico solo la Fir, che qui sono i club stessi i primi a doersi fare una grossa riflessione su dove vogliono andare).

  6. Nessuno che si è accorto che questa Under 20 è per la prima volta composta da ragazzi che STANNO GIOCANDO IN ECCELLENZA… e che la differenza evidentissima nasce da :
    – maggior crescita dove c’è competizione e competenza
    – non dovendo per forza scegliere in promos quelli della Francescato, sia la scelta è più ampia , sia ci sono molti meno “garantiti”

    Rizzi da quando gioca – molto spesso titolare – al Petrarca, sotto la cura di Marcato , ma con altri due o tre in competizione, è cresciuto e migliorato veramente tanto.

    E se la via per il miglioramento complessivo nostro passasse attraverso l’allargamento e la crescita competitiva di tutto il movimento invece di voler investire solo sui propri accoliti?

      1. Scusa la brutalità: ma se la FIR avesse lasciato la formazione dei giovani ad alto livello ai club , sostenendo chi lo faceva bene. invece di discriminare, avremmo risparmiato milioni di euro e almeno 3-4 anni .
        Certo , saltava la clientela che garantisce le elezioni.

  7. Questo è un intervento di disambiguazione.
    Capisco che sia poco interessante per il gestore del sito e, probabilmente, per il resto dei commentatori ma @Mauro presente in questo blog ed in R1823 non è il sottoscritto.
    La netiquette vorrebbe che non si duplicassero i nick, ma tant’è

  8. Ottimo pezzo che porta a molti spunti interessantissimi. Oggi non ho avuto il tempo di scrivere perché qui c’è ne sarebbe a fiumi! …..però mi limito a dire solo questo: Paolo se dici che dopo l’Under 20 solo alcuni dei nostri può già andare in Celtic mentre per esempio gli irlandesi possono andare in una della 4 celtiche significa che sotto sotto pensi che sia il caso che noi ne avessimo almeno 3!

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.