
Lo score azzurro nel torneo più antico di Ovalia dopo le prime due giornate dell’edizione 2017 è decisamente negativo per tutte le nostre selezioni. E nel fine settimana ci aspetta l’ostacolo più alto
Primo, primo, secondo posto. L’Inghilterra sta guardando un po’ tutti dall’alto in basso in questo Sei Nazioni iniziato circa tre settimane fa. E per tutti intendo proprio tutti, tra gli uomini, le donne e gli U20. Nel torneo principale ha vinto due partite, ha 8 punti in classifica e un +8 nella differenza tra punti incassati e quelli fatti, tre mete fatte e due subite (Italia: 2 ko, 0 punti in classifica, -79 di differenza, due mete fatte e 12 subite); in quello U20 le due vittorie sono state ottenute con il bonus e quindi i punti in classifica sono 10, la differenza tra punti incassati e marcati è +58, 13 mete fatte e 4 subite (Italia: un punto, -23 di differenza, 4 mete marcate e 6 incassate); nel torneo femminile l’Inghilterra è seconda con 9 punti – uno dietro l’Irlanda – due le vittorie con un disavanzo positivo di 76 punti di differenza, 13 mete fatte e 2 incassate (Italia: 2 sconfitte, -36 di differenza punti, 0 punti in classifica, una meta marcata e 7 subite).
Questo il panorama, invero poco soleggiato, che ci sta portando al lungo fine settimana inglese che inizia venerdì sera alla Nothern Echo Arena di Darlinghton con l’U20, che prosegue sabato pomeriggio allo Stoop con le ragazze e che si chiude domenica con la sfida degli uomini a Twickenham.
Non dobbiamo farci grandi illusioni, limitare i danni è ragionevolmente la cosa migliore che possiamo fare in un po’ tutti e tre gli appuntamenti visto che il gap tra le nostre selezioni e quelle di Sua Maestà è molto più che notevole. Però entrare in campo già convinti di essere solo delle vittime sacrificali è la migliore via per un’asfaltata di proporzioni epiche. Per donne, uomini e azzurrini la determinazione e la concentrazione saranno fondamentali per dare vita a prestazioni all’altezza, a prescindere dal risultato.
Non dobbiamo cercare la vittoria a tutti i costi, giocare alla garibaldina sarebbe un suicidio, ma pensare a distruggere il gioco altrui e cercare di sfruttare ogni occasione, grande o piccola che sia. Chiunque vesta una maglia azzurra su un campo di rugby inglese tra venerdì e sabato deve diventare una specie di guerrigliero.
Alla fine ce lo dice, a modo suo, anche sir Clive Woodward: “Senza retrocessioni o spareggi – scrive dalle pagine del Daily Mail in un articolo molto letto e dibattuto anche alle nostre latitudini – l’Italia è diventata troppo fragile e autoindulgente, la fame e l’ambizione dei guerrieri degli anni ’90 non c’è più, ha sperperato una tradizione che risale a Massimo Giovanelli, i fratelli Cuttitta, Carlo Checchinato, e la meravigliosa apertura Diego Dominguez”.
Feroce determinazione, la giusta cattiveria, una concentrazione senza pause o passaggi a vuoto per far capire che non si va in Inghilterra per fare i turisti, che la nostra pellaccia la si vende a caro prezzo e per iniziare a (ri)conquistarci il rispetto che avevamo. Iniziando dai più forti. Alternative non ne abbiamo.
Parlare di ferocia e determinazione come se fossero beni di consumo acquistabili ai Monopoli di stato è abbastanza inquietante. Mentre, probabilmente, il corretto sistema di passare la palla lo si può imparare, la determinazione, l’abnegazione all’olocausto o “vis pugnandi” appartengono più di ogni altra qualità al carattere, alla cultura e alla storia personale di un atleta prima ancora che ad una squadra.
Questi ragazzi sono figli delle loro esperienze personali sportive, pensare che 6 mesi ( alla fine si e no 40 giorni di vivere comune) di insegnamenti O’Connoriani possano incidere sulla loro attitudine caratteriale è pura follia.
Premetto che mi riferisco alla nazionale maggiore.
Caro AdG, concordo con te che qualche settimana di COS non possa risolvere i problemi caratteriali di una squadra e tantomeno quelli tecnici e tattici. Ma credo che se qualcuno usasse il bastone con i giocatori durante gli allenamenti ai raduni, forse si riuscirebbe a tirare fuori un po’ di cattiveria. Credo che adesso si debba passare anche per strumenti a breve – brevissimo termine e nel frattempo cercare di dotare i giocatori di strumenti a medio, lungo termine (con Aboud, Catt, Ventere, lo stesso COS) attraverso i quali quelli a breve non servano più.
Ferocia e determinazione non sono beni di consumo, no, ma si può lavorarci. Al di là delle scelte politiche, tecniche ecc… adesso serve un po’ di ferocia e determinazione. Onestamenteo, non vedo altri modi per venirne fuori domenica.
Caro, @MarioC, ferocia e determinazione sono plus che servono sempre, in ogni momento e in ogni sport. Come detto, sono più difficili da insegnare in quanto appartengono , più di ogni altra “skill” alla sfera caratteriale e al percorso agonistico del singolo. Se poi è necessario qualcosa cui attaccarci da qui a domenica, ok, attacchiamoci!! -)
Nel 2003 a kamp staaldrad con gli springbook fu usato il bastone e il randello.
Eppure non mi ricordo grandi risultati.
Ferocia e determinazione sono senza dubbio doti personali ma possono essere pero’ portate a galla tramite la competizione per una maglia…certo qua subentra il discorso di un gruppo ristretto di giocatori adatti al livello se pero’ chi mette 3-4 prestazioni filate senza “cojones” lo metti fuori magari el se descanta! Certo questo dovrebbe avvenire nelle franchigie come politica prima ancora che in Nazionale
vero, ma da qui a domenica un po’ di cazzimma la puoi anche tirare fuori, se la palla non la sai passare non c’è nulla da fare
Non è una questione di attaccarsi a qualcosa, è che al di là del valore tecnico, che non si costruisce in pochi mesi, se non la mettiamo sulla “delinquenza”, non solo perderemo domenica, ma faremo anche una magra figura. Favaro dopo l’Irlanda ha dichiarato che lui assieme ai suoi compagni sono dei privilegiati ma che questi privilegi contemplano delle responsabilità: di impegno almeno quando non di risultato. In questo momento, per onorare questi impegni non vedo alternative se non quello di essere brutti sporchi e cattivi, spigolosi e antipatici, ma soprattutto disposti al sacrificio. Altrimenti se c’andiamo io te e gli altri che commentano qui è la stessa cosa, anzi forse saremmo più giustificabili perchè non siamo “fit”!. A proposito di fitness: sono tutte cazzate. Mi spiego: un professionista di Treviso è uguale a un professionista di Leicester, Leinster o Brive o qualsiasi altra squadra vi possa venire in mente. Potranno cambiare un po’ i metodi di allenamento, potremmo essere indietro di un anno, ma tempi, alimentazione e il contorno sono simili. E le differenze non giustificano imbarcate di 40 punti al colpo, magari contro squadre infaricite di academicals/espoirs… che toh! Sorpresa! Noi NON abbiamo! Così come non giustificano black-out totali delle nostre squadre dopo 20,30, 40 o 60 minuti di partita. (Vedasi Benetton e nazionale 2012/13…). Tutte cazzate. Ecco l’ho detto.
Condivido @MarioC, e credo che, a parte le sue parole, possa essere proprio l’esempio di Tagliaerba Favaro a resuscitare quella cattiveria che sicuramente ha ogni giocatore di rugby che arriva lì dove, per arrivarci, devono comunque aver morsicato caviglie per anni, anche in Italia.
Se non puoi insegnare ferocia e determinazione, puoi scegliere, tra i giocatori a tua disposizione, quelli che sono piu’ feroci e determinati.
Magari, facendo cosi’, fai crescere la ferocia e la determinazione anche in qualcuno degli esclusi… e se la loro ferocia e determinazione non crescono, allora era giusto escluderli.
Io credo che questo avvenga. Non penso che un allenatore scelga i “mollaccioni” a discapito degli “agguerriti”. Secondo me il tema è un po’ più complesso.e fonda le sue radici in tutto il percorso educativo di un atleta. C’è chi nasce agonista e competitivo e chi non lo diventerà mai. Due settimane fa, parlavo con una mamma ( per di più insegnante lei stessa) che era indecisa se continuare o meno a portare il proprio figlio al minirugby perchè Lei non vorrebbe che il figlio crescesse con troppe “frenesie ” competitive.
Non credo che l’aggressivita’ sia completamente innata, ma dipende anche dal tuo percorso formativo e da quanto hai dovuto lottare per arrivare dove sei arrivato.
In questo senso le Accademie con la convocazione in Nazionale quasi “garantita” non hanno probabilmente aiutato molto. Lo stesso dicasi delle franchigie in un campionato dove non esiste retrocessione, per cui anche se arrivi ultimo di un kilometro va (quasi) tutto bene lo stesso, e per finire c’e’ il Sei Nazioni dove anche se prendi il witewash ti fanno lo stesso i complimenti e lanno prossimo ricomincia tutto come se niente fosse.
Detto questo un allenatore nelle sue scelte puo’ decidere di prediligere la tecnica sull’aggressivita’, oppure l’aggressivita’ sulla tecnica, per esempio, tanto per prendere due paragrafi quasi a caso. Non e’ una question di “agguerriti” contro “mollaccioni”, ma ci sono tanti modi per giudicare un giocatore e a seconda del tipo di partita che si prevede si possono fare molte scelte diverse.
Messo alle strette, anche un coniglio morsica. Un cretino, messo alle strette, resta un cretino.
E se il coniglio avesse la rabbia? Sarebbe un cretino anch’esso?
ma se nel rugby italiano tiri fuori i coglioni… chi resta? 😎
😂😂
presidente bellissima sei un mito
ps cazzimma non e’ ferocia e’ un’altra cosa nel profondo sud