L’inizio è per il recente torneo iridato degli azzurrini, poi si passa al Super Rugby che vede in finale una squadra argentina. Quindi il tema World Rugby tra regole e soldi. E si chiude con il capitano azzurro che ha firmato un contratto con il Tolone… Palla a Vittorio!
Ciao Paolo!
Solo una nota tecnica: ultimamente faccio un po’ fatica ad ascoltare i vari tinelli, perché il volume della tua voce risulta molto più alto di quella di Vittorio, quindi per sentire quello che dice lui devo alzare e quando parli tu il volume quasi mi fa male alle orecchie.. Nei prossimi video riusciresti ad equilibrare un po’ meglio la cosa?
Quanto ai contenuti, ho l’impressione che Vittorio sia un po’ troppo pessimista.. Credo che l’Italia abbia fatto un buon mondiale, e non “darei la colpa” della buona partita con l’Inghilterra al turnover, anche considerando che noi stessi abbiamo cambiato molti giocatori durante il torneo.
Allo stesso modo non credo che si possa considerare la vittoria dei jaguares come colpa del premondiale.. In fondo vale lo stesso per loro, che sono una squadra assolutamente federale. Anzi, l’anno del mondiale, al netto di quei giocatori fondamentali che sono certi di essere convocati, e che quindi le varie federazioni cercano di preservare(vedi Pocock), è notoriamente quello in cui i giocatori danno tutto quello che anno per essere selezionati, quindi mi sembra inverosimile parlare di stagione al risparmio per arrivare pronti ai mondiali..
I gallesi sono rimasti fuori dai playoff perché hanno giocato peggio, non perché si siano risparmiati.
Totalmente d’accordo invece per quel che riguarda le private equity.. Sono davvero un rischio enorme per il nostro sport, un rischio che secondo me non dovremo correre. Farei il paragone con la scorciatoia, che però ti fa finire in un burrone.
Infine, ode a Sergio. Spero che intraprenda un percorso dirigenziale più che di allenatore, perché con le sue competenze, il suo carisma, e il suo riconoscimento internazionale potrebbe essere molto utile alla causa italiana.
Mi unisco alla richiesta per i volumi audio. Anch’io ho un problema analogo.
ciao, non sono d’accordo con il discorso convocazioni
per me le rose erano fatte già ad inizio anno per un buon 80%, parlo di tutti e 31/35 giocatori in rosa
non vedo un paragone con il calcio per il fatto che il rugby è decisamente piú complesso della palla tonda e l’alchimia tra gli interpreti è fondamentale e assolutamente non scontata
Grande Vittorio.
E per il Top12 è ora di fare qualcosa. Allargamento è palesemente un fallimento, a meno che non si volesse creare un campionato ad uso esclusivo come “palestra per i giovani”, ma allora lo si dicesse subito. Un campionato u25 e stop. Chi può, va in Pro14, gli altri in Serie A
Storicamente il problema italiano è il passaggio al livello superiore. Per com’è strutturato il rugby nostrano, c’è un deserto tra la fine dell’accademia e l’eventuale entrata nel mondo pro. Il Top12 non è strutturato ad assorbire gli accademici e i più promettenti finiscono sempre 3/4 squadre. Direi che c’è da lavorare molto lì: o si rinuncia al Pro14 e si fa un domestic di un certo tipo, o si rinuncia a far finta che il domestic interno sia qualcosa di più (con tanto di partecipazione alle coppe europee, tramite tornei un po’ farseschi, cosa che nessun’altra Union celtica si sogna di fare) e si struttura in modo sostenibile: come dice Munari, il downgrade de facto lo sta facendo l’esaurirsi di risorse; forse sarebbe il caso di pensare qualcosa prima che ci sia il deserto totale.
Tanti argomenti interessanti in questa rubrica. Per quanto riguarda l under 20 è innegabile che la struttura formativa ormai ha concluso il rodaggio ed è in piena attività, i risultati si iniziano a vedere e non sono così male. Quest anno poi, anche se molti han detto che era la squadra con meno talento, secondo me no. In realtà quest anno c’è stato un buon livello medio di tutta la rosa, prova ne è che in ogni partita è stato possibile fare rotazione nei vari ruoli e garantire a tutti i ragazzi di vivere la propria esperienza mondiale. Magari questi risultati sono ancora figli dei cdf sparsi in tutto lo stivale, tra qualche anno vedremo i frutti del taglio di quest ultimi, ma ad oggi si può dire che finalmente c’è un livello formativo che bene o male funziona, con tutti i limiti del caso e le migliorie che dovranno essere apportate, ma almeno c’è una base su cui lavorare…era ora. Se poi la continuazione la troveranno in un top12 che equivale ad un campionato under 23, meglio ancora. E’ inutile costruire castelli o aspettative su di un campionato che fa circa 1000 spettatori medi a partita, numeri troppo piccoli che di conseguenza non attraggono investitoti. Ufficializziamolo per quello che è, una palestra di sviluppo per giovani che sognano il professionismo. Purtroppo in pochi c’è la faranno, il resto non deve mai abbandonare lo studio o l apprendere un lavoro.
Jaguares,essendo un appassionato di SR, ricordo negli anni le partite dei Jaguares, da dove sono partiti, dagli albori dove collezionavano cartellini gialli a raffica per la troppa indisciplina. Nel corso degli anni si sono affinati, sono riusciti a migliorare prima singolarmente nelle abilità di base dei singoli, poi collettivamente come squadra e strutture di gioco. I Crusaders sicuramente vinceranno l ennesimo titolo, ma con un Crotty ed un Barrett in meno magari soffriranno più del dovuto.
Del rugby argentino sarei curioso di sapere una cosa, l ammontare del loro bilancio e di come spendono i soldi. Pur essendo una nazione che economicamente non vive nel lusso, e con molte problematiche sociali simili all Italia, riescono in ogni caso a non mancare mai agli appuntamenti di squadra. Che sia il 6N sudamericano o la Currier Cup sudadricana dove manderanno i jaguares A, altri 30 giocatori da spostare per il Sud Africa. Ma poi c’è anche il rugby di base da alimentare e molte altre cose ancora…
Parisse è il gesù cristo del rugby italiano, colui che per tanti anni, a mio avviso troppi, ha portato da solo la croce di un movimento che durante i suoi anni migliori ha forse toccato il fondo. Su di lui non si potrà mai dire nulla di male, ha dato tanto e troppo, secondo me poteva rallentare il ritmo da un paio d anni, ma tant’è…il suo futuro sembra ancora poco chiaro, magari non so quanta voglia possa avere di tornare a vivere in Italia oggi e nel contesto sociale in cui si trova. Un bel posto in seno a World Rugby a rappresentare l Italia
L’opinione pubblica…è un testo di W.Lippmann, uno che la sapeva lunga.
https://www.donzelli.it/libro/9788879899048
Splendida la chiosa conclusiva su Parisse e i detrattori: la condivido al milleuno per mille.
Riguardo ai Jaguares la storia (prossimo mondiale e prossimi super rugby) dirà qual è il loro reale valore; per me il cambio di allenatore (che non è uno qualsiasi) gli ha fatto piuttosto bene.
Chiaro che nell’anno del mondiale la tutela dei giocatori chiave per la nazionale è maggiore, ma d’altro canto è vero che chi non è fisso nel giro della nazionale cerca di dare qualcosa in più per partecipare.
Non dimentichiamoci poi che il discorso del risparmio dei giocatori vale fino a che ci sono gli scontri diretti, e lì i Jaguares hanno sconfitto i Chiefs e poi si sono mangiati i Brumbies.
A Munari consiglierei di candidarsi alle prossime elezioni federali per sostituire Gavazzi; è famoso, è un bel volto televisivo, ha i giusti contatti all’estero e così avrebbe finalmente la possibilità di passare dalle parole ai fatti
Se han fatto (FATTO) vincere il Connacht possono anche FAR vincere i Jaguares. È la maniera più comune di promuovere il rugby o uno sport in genere.
Pare che però non sia applicato all’italia, 6n e pro14. A noi ci riservano in commedia la parte di Gianni Zullo. Vediamo se cambierà in futuro.
Mauro Bergamasco a 19 anni giocava nella prima squadra del Petrarca… ma poco e fuori ruolo. A quell’eta’ giocava forse più’ in nazionale (in terza linea) che nel Petrarca.
Purtroppo.