Riconoscere il problema è il primo passo per poterlo superare. Ma non nel rugby italiano

Lo sapevate che nella classifica dei giocatori che hanno perso più test-match 9 su 10 hanno vestito la maglia azzurra nell’ultimo ventennio? E si tratta di atleti di assoluto livello, gente che ha sempre dato tutto. Vuol dire che qualcosa non funziona (eufemismo) a livello strutturale, però sembra che il problema siano quelli “che non vedono mai le cose positive”…

Uno dei (tanti) mantra che si scrivono/leggono/sentono nel non popolatissimo mondo del rugby italiano è quello che dice “basta con i commenti negativi”. Oppure: “perché sottolineare sempre le cose che non vanno e mai invece quelle positive?”.
Ecco, io mi sarei un po’ stufato. Un po’ perché non è vero che le cose positive non vengono messe in risalto, ma il problema (forse eh) è che sono meno – molte meno – di quelle negative. E no, non lo dice questo blog, lo dicono i numeri. E no, i numeri non lo dicono da un mese o due, o da un anno o due. Lo dicono da circa 20 anni. Che mi sembra un lasso di tempo abbastanza lungo per dare una colorazione all’andazzo del nostro movimento.

Quindi no, non sono io che meno sfiga o faccio l’uccellaccio del malaugurio, credo anzi di potermi definire un realista, senza tema di essere smentito. Perché non posso – o meglio: non voglio più – accontentarmi più del miglioramento in un aspetto del gioco quando per una sorta di vaso comunicante si peggiora al contempo da un’altra parte. Non voglio più accontentarmi di vittorie-exploit (rarissime, peraltro) che lasciano il tempo che trovano. Sorvolando sul fatto che poi nel 90% dei casi poi si perde. Che alla fine la domanda vera non è se io non mi sono stancato di scrivere sempre le stesse cose, ma se voi non vi siete stancati di leggerle.

Volete una fotografia degli ultimi 20 anni? Prendete Sergio Parisse, Martin Castrogiovanni, Marco Bortolami. E poi Ghiraldini, Zanni, Mauro Bergamasco, Andrea Masi e Andrea Lo Cicero. Sono praticamente il meglio che ha prodotto il nostro rugby nelle ultime due decadi, un fuoriclasse assoluto e tanti campioni veri, gente che sul campo e fuori ha messo cuore, intelligenza e grinta. Giocatori che hanno dato tutto quello che potevano, che non si sono mai tirati indietro, un esempio per chiunque corra su un prato con le grandi H. In alcuni casi per qualche stagione sono stati i migliori al mondo (o quasi) nel loro ruolo e hanno fatto grandi anche le squadre con cui giocavano, perfino nei super-competitivi campionati inglesi e francesi. Atleti e uomini che hanno inevitabilmente avuto anche dei passaggi a vuoto perché la vita alla fine è quella cosa lì. Gente a cui non si può davvero rimproverare nulla e che merita solo di essere applaudita.

Bene, sapete cosa altro hanno in comune? Che se viene stilata la classifica dei giocatori della Tier 1 che hanno perso più partite con la maglia della nazionale i loro nomi ci sono tutti, perché gli atleti azzurri occupano ben nove posizioni su dieci. Metteteci dentro tutte le partite che volete tra Sei Nazioni, Test-match e Mondiali. Venti anni, o quasi di questo sport. Colpa loro? Beh, qualcosa l’hanno di sicuro sbagliata, come tutti, ma se il gotha del nostro rugby sta tutto lì dentro forse la questione è un po’ più profonda e strutturale. La malattia non sono Parisse, Castro e compagni, anzi. Le loro tantissime sconfitte sul campo sono il sintomo di qualcosa su cui non potevano avere il controllo.
La classifica l’ha pubblicata il Daily Telegraph un paio di settimane fa a corredo di una intervista a Sergio Parisse, prima della sfida contro l’Inghilterra in quel di Twickenham. Il dato del capitano e di Ghiraldini va ahimè quindi aumentato di un paio di ko.

Se campioni di tal fatta sono lì tutti assieme forse il vero problema è continuare a raccontarsi che stiamo comunque crescendo. Forse, s’intende.
Intanto beccatevi la classifica e come si dice da quelle parti: no caption needed.

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28 pensieri su “Riconoscere il problema è il primo passo per poterlo superare. Ma non nel rugby italiano”

  1. se ho fatto bene i conti Zanni dovrebbe far in tempo a scavalcare Bortolami e Ghiraldini entro la fine del mondiale…
    poi se vuoi dare il giusto merito all’attuale gestione, stiamo dando nuove opportunità anche ai nostri giovani e Jenkins nel giro di un paio d’anni lo facciamo fuori…

  2. va detto pure che c’è stato assai poco ricambio in questi ultimi dieci/quindici perdenti anni e che alla fine hanno giocato sempre gli stessi per troppo tempo…

  3. Dopo quest’ultimo Sei Nazioni si sente di continuo” siamo stati molto più vicini agli avversari, ecc.ecc…” non ho visto la partita con la Scozia ma le altre si, e Inghilterra a parte erano gli avversari molto lontani da loro stessi, e se questo lo si può chiamare con un po’ di fantasia ” avvicinamento” di sicuro non è una crescita.
    Con molta tristezza….

  4. Io sento tanti, forse troppi commenti negativi sull’Italia di rugby. Giustamente, dopo 20 anni di sconfitte e poche vittorie, si può anche essere super critici (seppure ho letto di gente che critica aspramente la Benetton appena fa un passo falso, cosa che trovo ridicola visto il campionato che sta facendo), ma noto che nessuno ha veramente un’alternativa per rilanciare il rugby italiano. Le uniche cose che leggo sono: via Gavazzi, via Ascione e via O’Shea. Va bene, ma chi si mette al loro posto? E soprattutto, a fare cosa? Leggo di chi vorrebbe eliminare franchigie e accademie, per tornare a puntare tutto sul campionato nazionale. Ok, ma quali sono i piani per trasformare un campionato semi-amatoriale in uno professionistico? Con quali fondi, con quali progetti?
    Ecco, direi che se la gente cominciasse a proporre alternative concrete all’attuale politica della Federazione, fosse tanti non si lamenterebbero più dei commenti negativi. Giusto criticare, ma ad un certo punto serve proporre, non solo dire che le cose non vanno bene.

    1. Scusa, ma non è la ggggente che deve proporre alternative. Volendo vedere nemmeno i blog o i siti di informazione rugbistica. Possono farlo, per carità, ma non è un obbligo.
      Dovrebbero farlo invece i club, ad esempio, quelli che si lamentano sempre ma che poi basta poco (pochissimo) a convincerli a votare per il mantenimento dello status quo. D’altronde Gavazzi il ruolo di presidente FIR non lo ha rubato, ma è stato votato. per ben due volte. Quindi no, non sono molto ottimista e sarò poco costruttivo, ma espongo la mia idea sullo stato delle cose.

      1. Va bene, ma converrai che dopo un po’ di critiche alla Gino Bartali (l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare), qualcuno potrebbe anche domandarsi “Ok, ma cosa proponi? Che cosa si deve fare, quindi?”. Io non dico che chiunque critica deve avere un’alternativa, ma ad oggi non leggo da nessuna parte di un piano B, un’alternativa seria e concreta all’attuale dirigenza federale ed alla sua politica. È ovvio che in queste condizioni i club scelgono di rieleggere Gavazzi che, bene o male, qualche spicciolo lo regala alle piccole realtà, ed una sua politica la possiede (corretta o sbagliata che sia).

      2. infatti, il problema è proprio quello. Gavazzi (o chi per esso) viene eletto dai tesserati, che le elezioni federali riguardano esclusivamente loro, non noialtri. L’alternativa deve nascere lì. Se non c’è io non ci posso fare proprio nulla.

      3. il problema è proprio questo, agli addetti ai lavori, che la nazionale vinca o perda, che ci sia un regolamento sulla gestione dei permit et similia, non interessa proprio nulla. Il movimento, che per la maggior parte sono tutti piccoli club strutturati alla meglio tutti i problemi del rugby italiano non interessano. Il grosso pensiero dei tanti è avere materiale tecnico, qualche amico che ti tolga una multa che non hai pagato perchè non avevi soldi, qualche amico a cui chiedere un favore e via discorrendo.
        La maggior parte del movimento sente questo distacco da quello che dovrebbe essere il motore trainante del rugby in Italia, non la nazionale ma le franchigie in primis, le entità che giocano più spesso e che hanno più frequenza di visibilità.
        Purtroppo siamo un movimento piccolo, sia nei numeri che nei modi di ragionare e concepire il rugby. Non siamo il Galles per un miliardo di motivi, ma non facciamo nulla per somigliargli e questa dirigenza è quello che ci meritiamo

  5. Proprio perché sono un fuoriclasse e dei campioni assoluti in Italia questi giocatori hanno giocato in Nazionale per un decennio e forse più.
    In altre realtà, a parte forse Parisse, avrebbero giocato molto meno perché in competizione con altri grossomodo dello stesso livello oppure perché tenuti a riposo e gestiti in situazioni più facili.
    Ad esempio Parisse è il più presente in assoluto nel 6 Nazioni (nonostante in un paio di questi fosse infortunato), Castrogiovanni appena dietro (è una volta ha giocato con le costole incrinate…).

    Aggiungo che è facile, essendo l’Italia praticamente sempre negli ultimi 20 anni, la più debole delle Tier 1 che i suoi giocatori siano i più sconfitti.

    La Scozia, che tanto va ora di moda e che per inciso non ha mai vinto il 6 Nazioni né ci è andata mai lontanamente vicino proprio come noi, su 20 edizioni del & Nazioni è arrivata ultima 4 volte e penultima 9 volte.
    Il che vuole dire che se non ci fosse l’Italia il tema della competitività lo dovrebbero imputare alla Scozia e fare un 4 Nazioni…

    Se non ci fosse l’Italia nel 6 Nazioni alla testa di quella classifica ci sarebbe Chris Paterson…

    Se hai una squadra sulla carte sistematicamente SEMPRE più debole è evidente che queste statistiche siano forzate.

    Ovviamente non voglio dire che va bene così etc. Ma che questo tipo di statistiche lasciano il tempo che trovano.

    1. “Se hai una squadra sulla carte sistematicamente SEMPRE più debole è evidente che queste statistiche siano forzate.”
      uh, e forzate da cosa? Il problema è nella prima parte della frase: ovvero una squadra “sistematicamente SEMPRE più debole”. Per 20 anni. Ciao neh

      1. Paolo, leggo sempre il blog anche se scrivo di rado.

        Trovo le analisi molto lucide ed importante il servizio che fai per la comunità di appassionati di rugby.

        Capisco la frustrazione, anche mia, per i risultati fallimentari degli ultimi anni.

        Tuttavia riportare queste statistiche meschine e che hanno un fine ben preciso senza critica è un po’ fuorviante a mio giudizio.
        Ma non è una critica nei tuoi confronti, semplicemente non partirei da queste basi per valutare la negativitità dell’Italrugby, che pure c’è ed è innegabile.

        Il mio commento, espresso credo in maniera educata e se non è così mi scuso, è che ci sono state negli ultimi 20 anni 2 nazionali Tier 1 nettamente più deboli delle altre. Una, l’Italia, ancora più della penultima, la Scozia.

        Mettere queste statistiche per me è sbagliato perché mette in cattiva luce campionissimi che hanno pochissimo da rimproverarsi personalmente per gli insuccessi degli ultimi anni.
        Non solo, essere stati così eccezionali rispetto alla media dei compagni di squadra li ha inevitabilmente esposti a più sconfitte.
        Insomma non è questa la statistica che stabilisce la nostra pochezza.

        Da lì la mia provocazione, se nel 2000 l’Italia non fosse entrata nel 6 Nazioni, in 14 occasioni su 20 ultima sarebbe la Scozia.
        Paterson, campione e uomo vero recordman di presenze con la Scozia, senza le vittorie con l’Italia sarebbe primo in quella classifica insieme a Jenkins!

        Parisse e compagnia invece avrebbero maramaldeggiato allegramente in TIer 2 su Spagna, Romania, Georgia.
        Al massimo avremmo avuto qualche sconfitta con le Tier 1 da sparring partner (come prima del 2000) oppure con le Isolane del Pacifico.

        Questo vorrebbe dire che Paterson e Jenkins non sono campioni?

        Ci sarebbe lo stesso accanimento contro la Scozia per fare un 4 Nazioni senza di loro?

        Io francamente non credo, motivo per il quale questa statistica lascia il tempo che trova.

        Spero di aver chiarito.

        Con immutata stima.

  6. Riprendo la notizia ANSA:

    (ANSA) – ROMA, 22 GEN – “Vincere è il grido di tutti, il torneo è all’apice di tutte le manifestazioni sportive. Il 4 febbraio contro l’Inghilterra campione in carica sarà durissima perché non l’abbiamo mai battuta nella storia del 6 Nazioni. Ci sarà il tutto esaurito all’Olimpico, bisogna che cominciamo a fare risultati il prima possibile perché non si vive solo di immagine, di prestigio e di valori, ma anche di risultati sul campo”. Così il presidente del Coni Giovanni Malagò a margine della presentazione del 6 Nazioni 2018 di rugby Le parole di Malagò ricalcano l’invito a cercare il risultato espresso dal n.1 della Fir Alfredo Gavazzi: “Oggi ci sono tanti giovani accompagnati da qualche senatore, ci stiamo rinnovando in prospettiva degli anni futuri”, ha detto Gavazzi sottolineando che “lo sport si fa per vincere, partecipare tanto per partecipare non mi è mai piaciuto. Vincere è lo scopo di tutte le nazioni, e lo è anche per noi”.

    Ecco che a invocare la necessità di vincere (quindi di smetterla di perdere) non è Wilhelm, Fumero o i nemici della Federazione ma è lo stesso Presidente e il Capo dei Capi Mago Malagò (che all’abbisogna si trasforma come se non meglio della sua quasi omonima).

    1. malagò?!?!?!?! quello che qualche mese fa parlava di grande percorso delle nostre franchigie in champion e delle affermazioni importanti delle nostre nazionali? quello? perché se è quello non sa manco di cosa parlava, e probabilmente neanche l’altro!

  7. c’è poco da fare, hanno buttato l’italia a giocare contro le più forti e, pian piano, invece di recuperare e porsi al pari, pur, magari, in fascia bassa, il gap si è allargato, di proposte da gente del mestiere e appassionati se ne sono viste e lette tante (a partire dagli avversari di gavazzi alle elezioni, che nei blog stessi vengono poi puntualmente giudicate sciocche ed inutili senza la controprova, quasi avvallando lo status quo), certo che se al vertice restano sempre gli stessi, poco cambia.
    abbiamo migliorato in questo 6N, sì, è indubbio, tre partite potevamo giocarcele, una forse con un piano di gioco migliore poteva essere alla portata e una non siamo proprio entrati in campo (giusto per precisare, non per essere positivo, ma la scozia ha messo alle corde l’inghilterra e con noi è scoppiata a 10min dalla fine ed è stata messa alle corde, che se si iniziava 10min prima a non tirare stracci di là era tutta da vedere, il galles ha fatto il grande slam ed ha dovuto ringraziarci, in versione light+rinforzi nel II tempo, di non averli bastonati, l’irlanda doveva essere la anti NZ e ci siamo giocati il bonus trattati a pesci in faccia dall’arbitro e la francia è, individualmente, anni luce da noi e siamo stati in grado di regalargli la partita, mentre la terrificante inghilterra ha perso con il galles e ha pareggiato con la scozia crollando il secondo tempo), ma tutto il nostro sistema non riesce a migliorare e crescere, i giocatori non sanno vincere, lo staff fa una cosa buona, in tempi biblici, e quattro ti chiedi se ci è o ci fà, la federazione non si capisce bene dove e cosa guardi, i club non aiutano lavorando a macchia di leopardo e mai unendosi per un bene comune, ci sono giocatori che vengono convocati (al netto del grandissimo talento che hanno) anche se sono morti e dannosi per la squadra, proprio perché è normale che qualcuno abbia passaggi a vuoto, etc etc.
    indubbiamente c’è da essere stufi, nonostante i passi avanti, e sarebbe anche ora che qualcuno cominciasse a gridarglielo in faccia che si è stufi, e non solo gli “elettori”, ma proprio tutti quelli che nulla c’entrano, ma che vivono intorno al rugby, il buon dondi, quanto lo rimpiango adesso, dopo anni di tirannide, cominciò a tirarsi indietro quando la stampa cominciò a metterlo spalle al muro e la gente, quando era presente, lo fischiava sonoramente dagli spalti, alrimenti stiamo pure qui a raccontarci le storielle, tanto tutti loro continueranno a correre verso il burrone

    1. sono quasi totalmente d’accordo con te; solo, secondo me, Dondi si è tirato indietro quando ha deciso che non ne aveva più voglia.
      Aggiungo che nei blog ultimamente fa più scandalo il sorrisetto di Zanon sulla quasi meta -che comunque è stata anche figlia di un grande intervento difensivo- che il fatto di vedere un ottimo centro, l’ennesimo ragazzo di valore, entrare in campo solo per guai altrui. Forse dice bene chi sostiene che abbiamo il rugby che ci meritiamo.

      1. Zanon è un buon giocatore. Però sull’azione in questione c’è da dire che a fronte di un grande intervento difensivo c’è anche l’errore di non portare il pallone al braccio sinistro. In quel caso non ci sarebbe stata storia

      2. su dondi, sicuramente avrebbe potuto continuare, ma, come dici tu, si era stufato ed aveva capito che la poltrona scottava, fosse stato acclamato era ancora là.
        su zanon sono d’accordo con te, ma forse più con paolo, la meta è stata evitata al 60% da un gran intervento difensivo, ma un buon 40% di ingenuità e qualche lacuna tecnica (è anche vero che c’è gente che va a sfondare palla davanti, quindi discutibile che abbia “disimparato” un gesto da U10) di zanon è indubbia, certo che pareva che l’universo ce l’avesse con lui e che non bisogna annullargli il resto della prestazione per le due quasi mete, fossero stati anche gli altri in grado di arrivare dove è arrivato lui avremmo vinto di 30 (c’è gente che è fissa in maglia azzurra che ha fatto molto di peggio da sola per intere annate)

      3. sul suo errore siamo tutti d’accordo, è indiscutibile, ma ho letto commenti di qualcuno che lo ha già messo al palo per difendere il “posto fisso” del proprio paladino, e insomma. Qualche timida critica l’ho vista rivolgere anche a Morisi che a questo giro ha dato davvero un qualcosa in più, nonostante tutto.

  8. Come sempre chi critica a ragion veduta e non si allinea da subito al potere viene prima definito disfattista traditore oltre che incapace di intendere. Poi quando la realtà da ragione ai critici puntualmente questi diventano gli jettatori. Non è chi comanda che non capisce una cippa della realtà, è chi la capisce che mena rogna.

  9. PW hai ragione. Però ricordo che ci abbiamo messo quasi 60 anni per battere la Francia, che dalla fine degli anni Sessanta era la squadra A1…e nel frattempo le prendevamo dalla Romania, dall’Unione Sovietica e poco tempo prima anche da Spagna e Marocco. Verrebbe quasi da dire che il 6 Nazioni B di Rugby Europe sarebbe la nostra dimensione. Peraltro, il rugby è uno dei rarissimi campi in cui il nostro Paese non si accontenta di essere il primo in Gallia, manco fossimo ancora al I secolo avanti Cristo, ma preferisce essere il secondo (meglio, il tredicesimo o quattordicesimo) a Roma. Certo, sono schiaffoni.

  10. Mi chiedo se non sarebbe meglio giocare qualche partita in meno con squadre TIER 1 e qualcuna in più con squadre TIER 2 del nostro livello: si imparerebbe anche a vincere un po’ e a giocare stando aggrappati alle partite

  11. mah…. 20 anni di sconfitte, dato incontrovertibile, e pure io (che credo di essere uno dei tifosi che ha assistito al maggior numero di partite vinte dall’Italia, a partire da Murreyfild 2007, sino alla vittoria con il Sud Africa a Firenze) ne ho veramente piene le tasche…
    Devo però dire che quasi sempre, la critica pare essere indirizzata solo a quello che Gavazzi ha o non ha fatto negli ultimi 2 mandati…
    Purtroppo leggendo le critiche, a me sembra di non vedere mai nessun distinguo… sembra che tutto venga gettato nel grande calderone della polemica per estrarne sempre le stesse valutazioni. Non vedo, ma sbaglierò, nessun chiaro riconoscimento dei meriti, nessun distinguo, tutto è sempre ammantato dalle colpe del peccato originale di Gavazzi e del suo conflitto di interesse… pare che la nazionale vada male da quando c’è lui e che calvisano vada bene perchè la nazionale va male..
    No, francamente, di analisi equilibrate ne leggo un gran poche (qui come altrove) e capisco che in un mondo semiprofessionistico non possano esserci nemmeno giornalisti professionisti in grado di dedicarsi completamente al tema raccogliendo in prima persona dati, analisi e opinioni, così che quasi tutto quello che si legge è frutto di informazioni de relato, opinioni personalissime di persone con un conto aperto con questo o quel direttore generale ecc.. … Sbaglierò, ma nella mia infinita ingenuità credo che per capire se qualcuno (COS e il suo staff) abbia davvero dato una svolta al rugby italiano, non ci si possa limitare a leggere le statistiche (del quez) scritte da giornali che hanno tutto l’interesse del mondo a spandere liquami sulla nazionale, ma si dovrebbe forse fare un lavoro di ricerca giornalistica molto più approfondito di quel che scorgo sui vari siti di informazione rugbistica, che in fin dei conti non fanno altro che riferire le rispettabilissime opinioni di qualcuno.
    Senza offesa per nessuno, ma alla fine più che con la realtà dei fatti (quello che viene fatto dal team di COS e dalle franchigie) a me pare che ci si misuri quasi sempre con il legittimo giramento di balle di qualcuno… poi certo, i risultati della nazionale non rasserenano l’animo di nessuno. Nemmeno il mio

    1. Atley73, scusami sai, ma si sta analizzando la Nazionale e non le Franchigie.
      Dobbiamo tirarci su di umore e parlare delle Zebre ?
      Anche in quest’iootesi finiremmo per parlare di Gavazzi che ha sottratto l’Accademia dal quotidiano confronto che prima avveniva a Parma. Torneremmo a parlare di lui e della sua incapacità di aver trovato l’uomo giusto a raccattar denaro da aggiungere al contributo federale.

      Io, a dire il vero, mi sento circondato.

    2. se si vuole essere più realisti del re, calvisano è un club che da 20 anni ha saputo lavorare in maniera splendida con scouting ed affinamento di moltissimi giocatori arrivati poi al vertice,che il buon gavazzi non è presidente da 20 anni, ma da neanche 10, che la nazionale non è crollata da ieri, che il motto “a giocar con i migliori si migliora” non è solo suo e che COS e staff sono la sua prima scelta per la nazionale, mentre il baffone, come aveva fatto sottilmente notare in rare occasioni (sono sarcastico), era un regalo di nonno dondi; detto ciò, per dovere di onestà, il gavazzone è 30 anni che è in consiglio federale ben vicino al capo, quindi non è che proprio non abbia fatto nulla fino alla sua elezione, calvisano si è salvato con un trucchetto dalla chiusura (come aveva già fatto rovigo, ma anche il petrarca ed altri), in maniera abbastanza sporca senza che nessuno abbia avuto da ridire, del sistema creato negli ultimi 10 anni (accademie/franchigie), è la squadra che più ne ha beneficiato venendo pagata profumatamente per i suoi giocatori ed ottenendo l’opzione sui giovani più promettenti (e questo lo so da alcuni diretti interessati, nessun obbligo, ma consigli spassionati) da cui è nato il blogghistico “chiaro percorso in testa” quando si parlava di centro formazione/accademia/calvisano/zebre semiautomatico, vero anche che negli ultimi due anni questo sistema si è crepato, nonostante l’unica accademia, praticamente, a calvisano da parma. vero è che il presidente, alla fine della fiera, ha spostato qualcuno, ma i vertici sempre quelli sono, vero è che ha bruciato un patrimonio in uno spropositato numero di strutture federali, che poi ha chiuso finiti i dindi, e che sono sembrate assolutamente più utili agli interessi politici che a quelli sportivi (ad esempio, non ne ha lasciata una al sud, dove serviva di più e ne ha messe due a nord est, dove servono meno),vero è che con lui la nazionale che pareva al gancio, ma ancora nel gruppo, è crollata e che il lavoro di quelli che aveva indicato come salvatori, si intravede solo ora, ma molto da lontano, dopo 3 anni da tragenda,vero è che la sua politica ha portato a schiantarsi, dopo già la schifezza con gli aironi, treviso che stava facendo qualcosa, azzerandone, de facto, la crescita, ripresa da poco, e le zebre che hanno saltato qua e là in maniera ridicola, costando come l’alitalia e producendo altrettanto, cioè aria calda, per ridursi ad una squadra con 15 giocatori di livello ed un buon allenatore che se uno si alza male, prendono 30 punti da chiunque;
      ci sono altre 100 cose da farsi spiegare dalla dirigenza federale, quindi non solo da gavazzi, tipo i PP e simili non ancora regolati, come ci sarebbe da parlare anche dei club (che però potrebbero essere obbligati ad allinearsi, quindi il problema stà sempre in alto), degli staff che ogni tanto paiono composti da passanti, dell’allenatore che a volte pare non voler capire certe cose con la fotocopia del copione in mano dal mercoledì all’intervista post partita, ai giocatori che ti chiedi perché trovino difficoltà a fare cose che vedi fare in serie C ed essere incapaci di vincere o stravincere quando possono, trascinando stancamente i risultati al minimo sindacale, o alle franchigie quando fanno certi acquisti, non solo di stranieri… e solo per parlare della punta della piramide.
      non è fare vittimismo o prendersela con uno e basta, è che tutto il sistema non funziona, esclusa qualche isola più o meno felice, e tutto è lasciato andare in cavalleria.
      e con chi devo prendermela, con PW, con te, con me, con tutti gli altri utenti, che per il 90% sono poco più che appassionati, o con chi potrebbe sbattere i pugni sul tavolo e stimolare le cose, invece di lasciare la palla rotolare sul piano inclinato?
      c’è poco da fare, a livello dirigenziale il riferimento è gavazzi, in campo COS, e senti entrambi parlare del sol dell’avvenir e che funziona tutto bene a fronte di una torre che stà crollando miseramente, che si incazzino e comincino a tagliare teste, e vedrai che nessuno se la prende con loro

      1. Caspiterina che intervento !
        Sarebbe bello che quello scritto non fosse corrispondente alla realtà…invece ….
        Fra le tante a Tv, abbiamo visto l’ azzeramento della squadra quando si poteva lottare alla pari ( quasi ) con i gli altri ….però guarda caso il rinnovo della presidenza è maturato in
        quel periodo ( vero ? ).
        Insomma il fallimento di un modello di un sistema è conclamato ….solo oggi ho visto il video dell’ intervista al presidente dopo la Francia ( ..tra l’ altro ho apprezzato il tentativo dell’ intervistatore di porre domande serie…inutilmente)..e si capisce , ancora una volta, che non c’è possibilità di cambiamento…non ci sente , o non vuole sentire …
        Resta una possibilità invocata da molti : l’ intervento del Coni , ma credo che anche questa sua una pia illusione.
        Auguri a Treviso per stasera importante e bello arrivare ad un risultato positivo …

      2. gian, i tuoi post grondano di Tito Livio, o è solo una mia impressione? 🙂

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