Dai test-match d’autunno al Sei Nazioni: Italia, squadra che non vince non si cambia

A novembre contro Fiji, Argentina e Sudafrica solo due cambi in tre XV titolari. Andazzo molto simile e blocco di 15/17 titolarissimi anche al Sei Nazioni in corso: ma non si era detto e sbandierato che c’era più profondità di scelta e che le alternative erano cresciute?

Nelle prime due giornate del Sei Nazioni l’Italia ha rimediato due sconfitte, ha marcato 5 mete incassandone 15 e ha realizzato 34 punti incassandone 102. Non benissimo, anche se abbiamo affrontato due formazioni davvero forti.
I cambi nella formazione titolare vista a Dublino rispetto all’esordio con l’Inghilterra sono stati tre, ma una è stata una sostituzione forzata con Steyn schierato al posto dell’infortunato Giammarioli. Lo stesso Steyn venerdì sera a Marsiglia lascia la maglia da titolare a Mbandà, alla sua prima partenza dal primo minuto in questa edizione del Sei Nazioni. Il cambio Steyn/Mbandà è anche l’unico “vero” nel XV titolare azzurro: vero nel senso che Mbandà è l’unico finora a non avere mai giocato mentre per Ghiraldini e Lovotti è un ritorno (Bigi e Quaglio erano i loro cambi a Dublino) dopo essere stati in campo sin dal primo minuto contro gli inglesi. Evidentemente Conor O’Shea e il suo staff hanno deciso che oggi i titolari sono questi.

La mia non è una critica, ma una presa d’atto di una situazione oggettiva sulla quale forse vale pena porsi delle domande. Il tecnico irlandese e i suoi collaboratori sono stati chiamati per fare anche scelte di questo tipo, è il loro lavoro e sono pagati per farlo. Oltretutto non è che stiano lasciando a casa chissà quale fenomeno, i giocatori sono questi (io però una chiamata a Marco Barbini l’avrei fatta, portarlo quantomeno nel gruppo, ma sono dettagli).
Certo qualche pensiero “laterale”, diciamo così, rimane. Perché se a fronte di una sbandierata abbondanza o maggiore profondità nelle scelte si insiste sempre sugli stessi 15/17 giocatori qualche cosa non torna. Forse. Soprattutto se le prestazioni e i risultati del campo sono quelli che conosciamo.
Perché tra panchina e giocatori convocati c’è lo spazio per provare a variare qualche cosa, anche in funzione delle caratteristiche degli avversari. Una squadra è giusto che abbia un’ossatura ben definita, una “classifica” ben chiara su chi deve iniziare le partite in cabina di regia è necessaria, però se alla fine i titolari sono sempre gli stessi per 13/15…

Tra l’altro questa policy dello staff azzurro non è una novità, visto che anche a novembre la formazione titolare variò pochissimo tra le tre sfide allora in programma: lo stesso XV di partenza con Fiji e Argentina, mentre con il Sudafrica Esposito e Licata sostituirono Sarto e Minto. Allora battemmo i pacifici a Catania e rimediammo due sconfitte con Pumas e Springboks. Vedremo a marzo quale sarà lo score del nostro Sei Nazioni.

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34 pensieri su “Dai test-match d’autunno al Sei Nazioni: Italia, squadra che non vince non si cambia”

  1. Non mi faccio illusioni per domani sera, però devo ammettere che un pò più di tensione rispetto ai primi due match la sento, e questo vuol dire che un pò di speranza ce l’ho. Speriamo veramente, ma sarà durissima.
    Tornando all’articolo, bhè secondo me: abbondanza ? ni. O’shea è ottimista , vuole portare positività ed è vero che in certi ruoli ci sono più scelte del passato recente, ma in altri ruoli chiave purtroppo non è così.
    Per il resto l’ho già scritto ieri, in Italia ci vuole una persona determinata nelle proprie idee. 🙂

  2. Per lui questo è il miglior XV a disposizione, ne è convinto e vuol vedere se contro una squadra più alla portata degli azzurri, le sue certezze verranno confermate, in vista della partita da vincere che è quella contro la Scozia. Dal mio punto di vista contro questa Francia problematica questa sarebbe una partita su cui puntare forte. Così come l Irlanda anche io avrei fatto qualche cambio nella formazione titolare, una seconda di ruolo come minimo ed un cambio almeno dietro…
    Certo è che se arrivasse un brutto risultato, O Shea avrebbe diverse cose da rivedere…di sicuro non iniziamo i discorsi che i risultati del campo non contano perché il vero lavoro lo sta facendo fuori dal campo.. è vero, lui è il DoR dell’ Italia, ma una federazione è molto diversa da un club privato, basta poco in Italia per far scricchiolare il sistema

    1. Ma sui risultati credo contino molto di più in un club che in una nazionale dove puoi programmare anche a lungo termine

    2. La Francia la vedo problematica solo se confrontata con le più forti, anche considerando gli ultimi fatti con relative epurazioni, temo noi si resti qualche gradino sotto comunque, alla fine l’Irlanda non l’hanno battuta solo per una magia di Sexton.
      La Scozia ha cannato del tutto col Galles, ma già alla partita dopo girava meglio, e comunque hanno sia attacco che difesa rodati e consistenti.
      Concludendo se i nostri non renderanno al 110% in difesa soprattutto le veggo buia buia…

  3. Sembra di capire che questo è il modo di lavorare adottato. Lo staff seleziona un gruppo di giocatori e li testa per un periodo. Di sicuro ha vantaggi e svantaggi.
    Testare i giocatori per più partite permette:
    – ai giocatori di sapere che, anche se sbagliano una volta, hanno possibilità di rifarsi senza finire in tribuna a mo’ di punizione (o crocifissi in sala mensa come invocato da molti tifosi). I giocatori hanno la possibilità di mostrare la loro “consistenza” in un periodo più lungo ad un livello superiore a quello del pro14.
    – allo staff permette di valutare la capacità di imparare dei giocatori, la capacità di aumentare il livello della propria prestazione, la capacità di “alzare l’asticella”, la capacità di performare in un periodo più lungo rispetto la singola partita. In una singola partita si può fare la partita della vita… in un periodo più lungo emerge la realtà. (Mi viene in mente Panico, testato per un buon periodo ma uscito un po’ dai radar).

    Prendiamo atto che, al momento, la nostra formazione è formata da molti buoni giocatori ma pochissimi giocatori di alto livello (basta raffrontare quanti giocano con successo in squadre estere rispetto ad anni fa e le recenti difficoltà degli italiani emigrati ad imporsi nelle nuove squadre. Bortolami a Gloucester divenne capitano…). Uno dei compiti è alzare il livello medio dei giocatori e, secondo me, non lo si fa giocando con le figurine (tu dentro, tu fuori, questo al posto di quello…) ma dando a tutti le congrue opportunità per mettersi in mostra. Io leggo così la continuità delle scelte di Oshea che molti invece reputano testardaggine

    1. sono convinto anch’io che questo sia il metodo adottato…

      e sono anche convinto che se al posto di O’Shea ci fosse Pasquale Presutti si farebbe allo stesso modo, per questo sono tranquillo…

      1. vero, ma presutti avrebbe passato un anno a rimescolare le carte fino a quando non si fosse trovato le carte migliori

    2. -Panico: è e sarà un mistero buffo del rugby italiano
      -i giocatori: hanno qualche partita per dimostrare qualcosa, e poi? Canna aveva dimostrato qualcosa per tutti, e poi…
      -lo staff: valuta come far girare sempre gli stessi venti? E perché nn valuta le asfaltate in mischia senza vere seconde?
      Lascio le conclusioni agli altri, certamente più esperti.

      Ian, rispondo a te; veramente pensi che la partita da vincere per l’Italia sia quella con la Scozia, che sta ritrovando giocatori strada facendo???

  4. Conor O’Shea è irlandese e come allenatore è cresciuto in Inghilterra: in quei Paesi, dai 23 selezionati esci solo per infortunio, ritorno di titolari inamovibili o gravi errori. Noi siamo italiani, cioè più duttili di pensiero (a volte troppo). Tireremo la riga a fine torneo.

  5. ieri ho pensato e detto la stessa cosa, COS è in campo e nella stanza dei bottoni ed avrà quindi una visione ben più ampia della nostra che giustificherà tali scelte, ma le opzioni a disposizione, non sembrano così destabilizzanti per la performance complessiva, eppure certi giocatori o opzioni, per quanto stiano facendo bene nelle loro uscite, non sembra vengano prese in considerazione.
    vero è che molta profondità è ferma ai box o è in recupero, ma aver visto nel tempo di questa gestione, giocatori su cui ci si incaponisce (uno è stato già citato), che alla prova dei fatti non riescono a salire l’ultimo gradino, mentre altri decisamente più talentuosi, essere, giustamente per come concepisco l’onore di indossare quella maglia, purgati alla prima partita sottotono, mi fa temere su un progetto con basi già viste, dove sembrava di avere una lista A che doveva scendere in campo anche con le stampelle o se faticava a tenere in mano un pallone, ed una B nel caso quelli della A fossero in tenda ad ossigeno…
    speriamo di sbagliare tutto e che al prox raduno il buon COS mi convochi 50 ragazzoni chiamando, per valutarlo direttamente, qualsiasi convocabile che giochi pro in all over the word, abbiamo un bisogno folle di sistemare la prima (infatti è l’unico reparto di cui non sembra trovare la quadra), rimpolpare la seconda (un paio di mandoloni in giro per l’orbe terraqueo da testare ci sarebbero, oltre ai giovanotti della U20), la terza da far alzare di giri (la delusione più grande di questo 6N, dato che me l’aspettavo più incisiva), trovare opzioni a 9, centri da aumentare di numero in attesa di morisi/campagnaro e ali da creare opzioni situazionali
    non proprio due cose da limare

  6. Galles, Irlanda, Scozia e Inghilterra hanno un 15 tipo, che ogni tanto si aggiusta con qualche innesto nuovo.
    Questo è un vantaggio perché i giocatori si conoscono e il rugby è uno sport dove, oltre alle individualità, conta tantissimo l’affiatamento di squadra
    I loro giocatori comunque danno il 110% ogni partita, perché hanno una profondità che gli permette di non avere nessun giocatore intoccabile.
    Io credo che o Shea intenda la profondità in questa maniera.
    PS
    Quando giocavo io ed avevamo poca profondità giocava anche chi si era ubriacato la sera prima

    1. Quando giocavo io ed avevamo poca profondità giocava anche chi si era ubriacato la sera prima

      Diciamo che giocava chiunque per avere i XV in campo 🙂

      1. così tanti?! io ho visto gente scendere in campo in 13 e i rotti stavano dentro girovagando pur di non perdere a tavolino

      2. si’ ma una volta si poteva fino a 12 contro 15, poi l’hanno vietato. Dovevi cominciare con almeno 15, altrimenti ciccia.

  7. alla fine nessuno può rinfacciargli di aver fatto figli e figliocci… ha convocato i migliori a disposizione, non è che ha lasciato dei fenomeni fuori, per quanto io Polledri lo vorrei vedere più coinvolto nel progetto…

    a me spiace tantissimo vedere che continua a portarsi in panca tre persone che fa entrare per onor di cap negli ultimi 10 minuti e lascia morire in campo seconde e terze…

    su questo aspetto mi permetto di criticarlo… darei un solo cambio ai trequarti e farei giocare due mischie diverse nel primo e nel secondo tempo, tenendo dentro solo Parisse che qualcosa s’inventa…
    se si fa male qualcuno: concussion o blood injury, come fanno gli altri…

    1. vero, ma, spero, nessuno gli imputa di aver lasciato a casa dan carter, l’unica critica vuole essere che, visto che di fenomeni non ne hai ne dentro ne fuori, se il piatto con lo zucchero non sembra così appetitoso, prova a metterci il sale, magari migliora (come no, per carità).
      tornando a carter, come esempio virtuoso, se hai lui e barret e lui non gira a 100, non trovo così strano che ci si chieda perchè non provare l’altro, come cadi cadi in piedi

  8. Io credo che nelle scelte di Conor O’Shea ci sia solo ed esclusivamente l’attuazione di un progetto, che presumo condivida con i suoi collaboratori; osserva, anzi osservano da vicino le franchigie, e non solo (ricordiamo che Goosen fa parte dello staff e conosce benissimo i giocatori della Benetton).
    Hanno ben chiaro quali siano i valori sportivi che attualmente determinati giocatori possano avere, da qui le scelte.
    Inoltre hanno già dimostrato di avere coraggio e tanta competenza nel convocare e far debuttare un giocatore giovanissimo dall’Eccellenza (Licata).
    Non dimentichiamo che gli indisponibili sono quasi tutti sicuri titolari.
    Cambiare tanto per cambiare non ha senso, anche se è corretto affermare che il lavoro da fare è tanto (non ci sono solo due cose da limare), ma questo apre un argomento enorme.
    Io credo che l’obbiettivo vero siano le partite di giugno e novembre, cioè Giappone e Giorgia.
    Poi, affermare che O’Shea non vincerà “nulla” perché fa giocare sempre gli stessi per me è errato, in quanto noi non vinciamo semplicemente perché gli avversari sono più forti.

    1. @Mauro condivido pienamente, Io quando si parla di scelte mi chiedo ?… chi rimpiango che non c’è , la risposta mi porta a citare per lo più gli infortunati o in recupero vedi : Morisi, Campa, Sarto, Licata, Riccioni…….poi Io personalmente non rinuncerei mai a un 4 di peso purchè mobile , e in Italia i due che mi vengono in mente sono Fuser e Sisi…. Altri …. si potrà disquisire sulle caratteristiche dei giocatori, ma sui valori , direi di no , non mi sembra ci siano assenze eccellenti… poi magari tra Giugno e Novembre potrebbe portare nel gruppo Polledri, Meyer ,forse Appiah ma gioca in 2a divisione……

    2. la sperimentazione ad segugi penis sarebbe una stupidaggine enorme, e va anche bene restringere le opzioni per le varie finestre, valutando il punto di vista della confidenza e dell’affiatamento, visto che nello sport non sempre 2+2 fa 4, ma finite le competizioni bisogna buttare l’acqua sporca e rincominciare da 0 con il taccuino, poi il risultato, magari è lo stesso, ma non si devono chiudere mai le porte a nuove valutazioni, soprattutto in una selezione, con il rischio di perdere per strada elementi che migliorano la somma

    3. innanzitutto: sei il mauro originale o l’altro? tanto per interpretare il punto di vista. Poi, cambiare tanto per cambiare mi sembra un concetto strano: se stai costruendo qualcosa DEVI cambiare, provare, sperimentare. per diverse partite si è calciato l’impossibile anche quando era chiaro che non serviva a nulla, adesso si è cambiato registro buttando alle ortiche il lavoro fatto fino a quattro mesi fa. La necessità di provare il regista esterno qualcosa è costato anche a Treviso.
      Poi basta con il ritornello di Giappone/Georgia. Se quello è veramente il nostro obiettivo forse è meglio azzerare gli ultimi vent’anni di rugby Italico! Su quegli avversari dobbiamo non dico passeggiare, ma passare con decisione di sicuro. Se COS punta a quello forse bisogna ridimensionare tante cose, lascio a voi il compito di sceglierle

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