Road map di un addio e ct che sono falsi problemi: il nostro 2020 inizia così

ph. Fotosportit/FIR

Lo scorso marzo, prima della partita con la Francia al Sei Nazioni, aveva detto che “ci sono grandi chances che questa possa essere la mia ultima partita in Nazionale”. Il sottinteso era: Mondiale escluso. Poi a metà ottobre a Midi Olympique aveva tenuto a precisare che “ho letto ovunque che la mia carriera internazionale è finita, ma è sbagliato. Il mio finale con l’Italia è ancora da scrivere. Non sarà un tifone a chiudere la mia avventura con la nazionale”.
Ora c’è la versione lasciata al Corriere dello Sport andato in edicola ieri, dove Sergio Parisse spiega di avere “esposto a Smith il mio desiderio di chiudere la carriera internazionale a Roma davanti alla mia famiglia, ai miei amici e ai nostri tifosi. Lui è d’accordo sul fatto che merito un’altra partita, che non posso finire con quell’incontro cancellato dal tifone. Affronterò la Scozia, l’Inghilterra o tutte e due, ma non giocherò di sicuro l’intero Sei Nazioni”.
Sgombriamo il campo dagli equivoci: non sto canzonando quello che con ogni probabilità è il nostro giocatore più forte di sempre perché un uomo ha diritto di cambiare idea, tanto più se si parla di un atleta giunto al fine carriera di una disciplina fisicamente stressante come poche altre.
Il terza linea sembra aver preso la decisione definitiva, quella che tra l’altro mi sembra – per quello che vale, cioè nulla o quasi – la più sensata e corretta. I motivi che in questi mesi lo hanno spinto a mutare opinione riguardano solo lui. Provo a mettermi nei suoi panni: prendere una decisione simile non è per nulla semplice.

Trovavo giusto iniziare il 2020 su queste pagine con Sergio Parisse, giocatore enorme che però per ragioni anagrafiche non può che rappresentare il passato della nostra nazionale. Con lui in queste settimane lasceranno anche i senatori Zanni e Ghiraldini, chi prima chi dopo, e inizialmente il deficit di esperienza e carattere azzurro non potrà che aumentare. Quanto ci metteremo a colmarlo non lo sappiamo.
L’Italia inizia un nuovo ciclo? Non è facile dirlo. In teoria dovrebbe essere così, in realtà le novità non saranno tantissime e soprattutto nel complesso il gruppo ha meno qualità dell’infornata che portò i vari Ongaro, Masi, Castrogiovanni e gli stessi Parisse e Ghiraldini. Cambiamenti ne vedremo con il passare dei mesi, ma non aspettiamoci rivoluzioni in tempi brevi.

Una faccia nuova è sicuramente quella di Franco Smith. Nuova per la nazionale, non per il nostro rugby. Chiamato per entrare nello staff di O’Shea ne ha preso il posto dopo l’addio dell’irlandese (a proposito di cambiamenti di idea, l’ex ct a metà ottobre ancora diceva che “se la federazione mi vuole ci sarò anche al Sei Nazioni”. Chissà cosa è cambiato nel frattempo) almeno fino al termine del torneo che scatta tra poche settimane, poi si vedrà.
E nelle ultime settimane è tutto un “chissà chi sarà il prossimo allenatore azzurro”, come se la questione fosse poi così dirimente. Certo, avere un tecnico preparato è importante, ma non è che negli ultimi anni dalle nostre parti siano passati esattamente degli sprovveduti o degli scappati di casa.

E allora forse il problema sta nel manico, non nel terminale più in vista, ovvero la nazionale.
La questione – ad esempio – non è che non abbiamo mai avuto un ct italiano nelle ultime due decadi, cosa che puntualmente viene detto ad ogni cambio di panchina, ma che nello stesso periodo non abbiamo “costruito” nessun allenatore italiano che sia davvero credibile per quel ruolo. Non ci abbiamo proprio provato.
Se non risolviamo tutte le storture del movimento (produzione di giocatori, produzione di tecnici, produzione di dirigenti, produzione di arbitri, un torneo nazionale davvero performante, una corretta trafila di crescita per gli atleti, una sensata organizzazione tra accademie/campionato/franchigie. E sicuramente mi dimentico qualcosa) a guidare la nazionale potrebbe esserci uno staff composto da Eddie Jones, Warren Gatland e Steve Hansen, ma le cose non cambierebbero un granché.
Intanto per non sbagliarci il primo raduno della nazionale post Mondiale si svolgerà in un posto a caso, Calvisano. Alè.

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22 pensieri su “Road map di un addio e ct che sono falsi problemi: il nostro 2020 inizia così”

  1. ciao Paolo, auguri di buon anno a te e a tutti i Tuoi lettori e ai commenDatori tutti…

    sono dell’idea che la nazionale debba radunarsi a Calvisano, beninteso a gratis, fino a completo ammortamento degli investimenti per campi sintetici, tribune coperte e quant’altro… paradossalmente l’ospite di quelle strutture parrebbe essere diventata la società padrona di casa, non gli azzurri…

    sono dell’idea che l’ostensione del corpo dello storico capitano per i match in casa possa essere letta anche in un’ottica di marketing: quali altre motivazioni dovrebbero portare i tifosi della nazionale a Roma? quanti biglietti saranno stati venduti sino ad oggi per Italia Scozia?

    se Parisse e Castro avessero giocato anziché per noi per l’Argentina avrebbero probabilmente vinto i mondiali del 2007…
    Invece Parisse ci ha dato i migliori anni della sua vita, uno dei giocatori più forti al mondo nel suo ruolo si è portato a casa tutti i record negativi della storia, e dubito che nessuno glieli potrà mai togliere…
    mi piacerebbe ci lasciasse con una vittoria (anche perché se per la nazionale è già imbarazzante vincere il cucchiaio di legno, infamante il whitewash, collezionarne 5 consecutivi ti fa guadagnare la posizione di benchmark negativo assoluto, un po come lo zero gradi kelvin della palla ovale), se la meriterebbe lui più di tutti, un pochino anche noi che negli ultimi quattro anni abbiamo avuto soddisfazioni solo in quel di Firenze…
    il dubbio su una o due partite per me è che se andrà bene con la Scozia non lo vedremo anche con l’Inghilterra, diversamente, perso per perso, ci riproverà anche con i bianchi…
    tante altre federazioni lo avrebbero lasciato a casa senza troppi commiati, ed io di mio avrei preferito che la nazionale facesse le sue convocazioni per il meglio, senza troppi sentimentalismi, e che Parisse, insieme a Ghira e Zanni, potesse salutare il suo pubblico in una partita contro i Barbarians, a giugno, prima del tour delle americhe…
    noi invece siamo italiani, inguaribili sentimentali, e consentiamo al nostro storico ormai ex capitano di dettare i tempi al nuovo CT, siamo belli così, c’è poco da fare, almeno finché i soci portano pazienza e dividono lo stesso i loro guadagni con noialtri…

    richieste di aggiornamenti:
    non è dato a sapere se con COS siano andati già andati via anche i preparatori atletici o se gli Atkinson abbiano rinnovato con la federazione o come siano stati sostituiti…
    si sa qualcosa di come sia stato chiuso l’accordo tra CONI e FIR per l’utilizzo dell’Olimpico?
    quanto ci teniamo ancora De Carli? e Troncon, non trova niente di bello da fare a Calvisano lui?

      1. Due righe (decisamente) preoccupanti. Qualcosa di più sulle voci? No che davvero le abbiamo viste tutte.

  2. Ben ritrovato Paolo; Parisse avrebbe voluto finire la sua carriera internazionale alla RWC, contro gli All Blacks, dove avrebbe ricevuto quel giusto tributo che si è meritato, in tutti questi lustri, ma quel dannato tifone non gliel’ ha permesso e, quindi, ha, sicuramente, concordato con i vertici federali e Smith questa modalità; qualcuno, su altri blog ha “gridato allo scandalo”, dimenticandosi che Parisse non è soltanto un grande campione (che, se invece di vestire una maglia azzurra, avesse vestito un completo tutto nero, avrebbe vinto sicuramente qualche premio, come miglior giocatore dell’ anno al mondo!!) ormai in disuso, ma il N°8, titolarissimo, della terza in calassifica nel Top 14 francese (dove, sfido a dirmi, quanti dei “fenomeni de no’ altri” troverebbero facilmente un ingaggio, anche come riserva!!) e quindi può benissimo concludere come merita la sua avventura azzurra, con una partita vera, di fronte al suo pubblico e alla sua famiglia.
    Per quanto riguarda il discorso dei tecnici italiani dimentichi che il tentativo fu fatto, prima con Cavinato e poi Guidi alle Zebre, ma ci si è resi conto che i nostri tecnici non sono a un livello adeguato per il Rugby professionistico più evoluto e, finchè non risolveremo quelle storture che caratterizzano il movimento italico (chissà se le tue coincidono con le mie???), come dici te, non sforneremo, con continuità, nè giocatori, nè, tantomeno, tecnici di quel livello!!

      1. I tentativi Cavinato, Guidi e Casellato (del quale mi ero dimenticato e che ci ha ricordato @Ginger) non sono stati soltanto estemporanei, ma esplicativi di come i migliori tecnici italiani non fossero sufficientemente preparati per quel livello; allora che fare??? Continuare a sbatterci il grugno, sacrificando i tecnici nostrani, o iniziare dal basso, ingaggiando tecnici dai paesi rugbysticamente più evoluti, così da formare tecnici nostrani, che un giorno siano in grado di formare, a loro volta, gli atleti e i migliori dei quali, un giorno siano in grado di ricoprire il ruolo di head coach nelle franchigie e in Nazionale?!?!

  3. Ciao Paolo e buon anno.
    Come inizio non c’è male. Parisse un grande aspettavo una partita commemorativa già a marzo 2019 ma c’era già qualcosa nell’aria. Sono curioso invece di vedere come viene salutato dalla Fir e dal Coni.

  4. Beh a me sembrano convocazioni equilibrate con il 90% dei giocatori che può tranquillamente arrivare al prossimo mondiale gli unici over mi sembra siano Haiward e Budd che comunque potrebbero chiudere di loro la carriera prima . A questi potrebbero aggiungersi quelli che sono naturalizzabili e pochi giovani . Atkinson non ha rinnovato come De Carli ma sono in scadenza a giugno e essendo che è in ballo la scelta definitiva del Capo Allenatore spetterà a Lui fare le scelte. In relazione al fatto che mancheranno i senatori per tasso di esperienza , mi sembra che siano stati poco presenti nell’ultimo periodo che poi è stato quello relativamente migliore , il mondiale è andato secondo standard con Namibia leggermente peggio del previsto, con Canada meglio del previsto e con Sudafrica fino al rosso come doveva essere.

  5. L’ho già scritto altrove e constatato personalmente anche in altri sport. Per diventare professionisti, bisogna prima, e sottolineo prima, anche in senso cronologico, essere professionali. Questo consente di fare il salto di qualità e scalare il gradino (per noi Everest) e diventare professionisti che vendono, perchè appetibile, un prodotto di qualità. In tutto il mondo il rugby che conta è gestito come un azienda, c’è un CEO che dirige e si pianifica e programma, con professionalità. I risultati arrivano di conseguenza. Questo vale per tutto il sistema e finché non adotteremo questi schemi/mentalità, cito @Hrotheperth: “non sforneremo, con continuità, nè giocatori, nè, tantomeno, tecnici di quel livello!!”.
    Buon anno a te, Paolo e a tutti i blogghisti.

  6. Per agganciarmi meglio al tema “Parisse” aggiungo che condivido quel che dice chi sostiene che è ancora (quando in forma) il miglior n. 8 che possiamo sognarci e una persona di grande statura umana.
    Detto questo, devo aggiungere che trovo fastidiose non già le critiche che sono state avanzate, sempre legittime, ma i toni e i termini usati in certi (solo in alcuni) post che ho letto in giro. Il Rugby (con la R maiuscola) non è questo, il Rugby è quello di Traorè (tanto per citare l’ultimo episodio in ordine di tempo) che scrive a un avversario scusandosi per un contatto troppo rude.
    Buon Rugby a tutti.

  7. Che dire, una cosa che non ho mai sopportato sono i giocatori carismatici che, dall’alto della loro bravura, dettano l’agenda al CT ( se ne era parlato molto negli anni passati del duo Parisse/Castrogiovanni) , molto meglio un’uscita contro i Barbarians.
    Per quanto riguarda la cronica mancanza di CT italici non dimentichiamoci degli arbitri( mi ricordo anni fa la calata dell ex internazionale Rolland a caccia di talenti, boh), dei preparatori atletici – mi sembra ce ne sia uno se non due sulle coste atlantiche francesi, direttori sportivi ……..

  8. @carpe, concordo pienamente con quanto dici. I giocatori dovrebbero fare i giocatori e seguire le indicazioni del CT, non darle.
    Però, aggiungo anche che non sono addentro all’ambiente Nazionale/Federazione, perciò non so come si sia svolto il dialogo tra FS e SP. Se sia stato Smith a chiedere a Parisse di fare una partita o due e questi a esprimere le sue preferenze, o se sia stato Parisse a usare toni, diciamo, discutibili. Pertanto mi astengo dall’esprimere opinioni su quella parte dei fatti.

  9. Bentrovato Paolo, e bentrovati tutti.
    A me sinceramente come “cambiamento di pagina” mi sembra abbastanza un “già visto e rivisto”. Purtroppo siamo sempre li, a far la conta di chi c’è, di quali ruoli riusciamo a coprire senza dover chiedere allo zio dell’autista di rendersi disponibile, a trovarci a Calvisano (perchè?), e ovviamente non avere uno straccio di programmazione (il CT – ad interim c’è – i suoi assistenti? Il nome del prossimo CT? Il Seven olimpico? ecc ecc), con una nave che sa ha nocchiero non ha timone, e se ha timone non ha bussola.
    Su Parisse. Anche io come fracasso avrei visto benissimo una bella amichevole Italia-Barbarians a Giugno (magari a Milano o Napoli o Bari o che so io) per salutare come si deve i grandi “vecchi” (passatemi il termine che sono vecchio come loro), ma alla fine Parisse sta giocando titolare e bene nella terza forza del Top14. A ricordarci che avrà i suoi anni, ci avrà dato i migliori (e grazie infinite), ma alla fine nemmeno ruba il posto a qualcuno, e in quanto a fuoriclasse è ancora lui l’unico (o quasi) che vesta la maglia con l’azzurro e lo scudetto tricolore. Speriamo che si tolga un’ultima, meritatissima soddisfazione.

  10. Ciao Paolo, tanti auguri di buon anno nuovo.

    Parto dal fondo: si la scelta di Calvisano sembra poco “casual” pero’ alla fine dei conti, spped dating di 6 ore a meta’ strada (km piu’ o km meno) tra Treviso e Parma…questo giro almeno ci vedo un minimo di senso.

    Nazionale: piu’ che il problema esperienza per me tocchi il vero tasto dolente quando scrivi “nel complesso il gruppo ha meno qualità dell’infornata”…vero, verissimo…ma c’e’ chi non vuole ammetterlo, o aspetta Brex, Ioane, Faiva ecc per parlare di qualita’.

    Movimento e cambi necessary…tutto giusto, ma terribilmente ripetitivo ad ogni “buon anno nuovo”. Non e’ una critica a te ma al movimento, alla fine non si muove e ciclicamente siam qui a parlare delle stesse storture del movimento: produzione di giocatori, produzione di tecnici, produzione di dirigenti, produzione di arbitri, un torneo nazionale davvero performante, una corretta trafila di crescita per gli atleti, una sensata organizzazione tra accademie/campionato/franchigie.

    Parisse: standing ovation per il miglior giocatore di sempre della Nazionale, cui solo una scelta pusillanime di WR non ha permesso di chiudere contro gli ABs.

  11. Paolo, mi permetto di segnalare, visto che si parla di attualità. Una frase su tutte, parlando di formazione e Top12 “il punto dolente è che i club sono passati in secondo piano e l’unica scuola rugby, un po’ strutturata e riconosciuta è quella federale (…) L’alto livello è ad appannaggio di pochi invece dovrebbe essere il contrario, per allargare la piramide”

    https://www.rugbymeet.com/it/news/top12/la-riflessione-di-umberto-casellato-sul-campionato-di-top12

    1. Chiederei a Casellato com’è la situazione di scuola tecnica all’interno della Rugby rovigo per le sue giovanili e se sia colpa della FIR lo stato di fatto.

  12. Dall’intervista dell’ottimo Francesco Volpe ( non del tutto casuale il cognome, visto che è l’unico in Italia che sforna un annuario completo ed esaustivo che si trova sulle scrivanie di tutti coloro che si occupano “seriamente” di rugby) traspare evidente ed inequivocabile l’endorsement di Parisse a Smith. Intervista concordata e altro mattone alla permanenza di Smith alla tolda di comando anche dopo giugno, visto che sponsor principe di Franco Smith è proprio Franco Ascione e che chi vorrebbe un C.T, di “nome”, probabilmente non potrà nemmeno candidarsi alla rielezione.

  13. Io di Parisse mi ricordo anche quando si rifiutò di giocare vs la Romania nel 2015. Grande giocatore ma avrebbe dovuto essere fuori sin da allora. Rimpiazzare Ghira e soprattutto Ongaro non sarà così difficile. Ghiraldini un altro che ha elemosinato la convocazione al mondiale come solo in Italia si può fare. Un motivo? I soldi.

    1. E se invece Ghira fosse stato portato in Giappone, oltre alla speranza di averlo a disposizione, anche per una carenza di leadership nel gruppo?

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