Italia, il nuovo ct-salvatore arriva dal Galles: Rob Howley alla guida degli azzurri

La stampa ne è sicura, la federazione non smentisce. Ma pensare che a toglierci le castagne dal fuoco possa essere un (qualsiasi) tecnico vuol dire proseguire sulla stessa strada degli ultimi 20 anni

Dunque il nuovo uomo dei miracoli sarà Rob Howley, o così sembrerebbe: alcuni quotidiani lo hanno scritto ieri mattina, i siti web hanno rilanciato e alcuni di loro – anche molto vicini alla cose federali – lo hanno scritto dando il tutto già per fatto, con il solo dubbio del quando il tecnico gallese dovrebbe andare a sedersi sulla panchina azzurra (Conor O’Shea ha un contratto fino al prossimo giugno). La FIR tace: in ambiti comunicativi c’è chi sostiene che smentire una notizia è dare due volte risalto alla cosa. Opinione rispettabilissima e non priva di fondamento. Registro solo che solo qualche mese fa la nostra federazione smentì seccamente nel giro di qualche ora i rumors che volevano Franco Smith in arrivo nello staff azzurro. Sappiamo tutti come è finita. Se Roma tace vuol dire che non c’è solo fumo…

La notizia è che il vice di Warren Gatland sarà il nuovo ct della nazionale italiana. Bene. Cioè, male. Cioè, boh. Il treno dei desideri e dei sogni sembra ormai ripartito, con puntualità svizzera, ovvero alla vigilia di un appuntamento Mondiale. E distrae le masse ovali.
I risultati del campo certo non aiutano Conor O’Shea, e tre edizioni del Sei Nazioni senza nemmeno una vittoria sono un macigno che l’exploit con il Sudafrica non può nascondere nemmeno un po’. Il destino dell’irlandese non è ancora noto: lascerà la panchina per un incarico simile a quello che aveva agli Harlequins? Non sarebbe male, quello è il suo lavoro vero, ma in FIR qualcuno c’è già qualcuno che lo fa e capisco che mettere da parte Ascione dopo i brillantissimi risultati degli ultimi anni è compito arduo. Sì, ok, sarcasmo mode off.

Da queste parti ho sempre difeso O’Shea, pur non lesinando critiche. E’ un tecnico preparato, conosce molto bene il rugby, un gran lavoratore. Rispetto a Mallett e Brunel ha cercato di muoversi con quell’autonomia che gli avevano promesso ma alla fine anche lui è rimasto invischiato nella palude italica capace di imbrigliare chiunque.
Mi spiace per O’Shea, buon lavoro a Howley, anche se davvero non capisco che cosa mai potrebbe cambiare: i giocatori sono quelli – anzi: Ghiraldini, Zanni e Parisse finiranno dopo la RWC la loro avventura azzurra lasciando un pesantissimo deficit di esperienza e personalità – la struttura anche. Mi auguro di sbagliarmi (negli ultimi 20 anni è però successo davvero raramente, ahimè), ma stante lo status quo non vedo davvero quali novità clamorose potrebbe riservarci il futuro. La zuppa è quella.

PS: qualcuno scriveva ieri in giro per i social perché non provare con un tecnico italiano. E’ facile rispondere che a oggi i nostri allenatori non hanno la “struttura” e l’esperienza necessaria. Come 4 o 8 o 12 anni fa, quando pure si dicevano/chiedevano le stesse cose. Chissà se qualcuno negli ultimi 10 anni abbondanti si è premurato di far crescere e maturare a dovere i nostri 4 o 5 allenatori più promettenti. Domanda un po’ stupida, in effetti, visto che la risposta la conosciamo tutti. Scusatemi.

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40 pensieri su “Italia, il nuovo ct-salvatore arriva dal Galles: Rob Howley alla guida degli azzurri”

  1. Paolo hai detto tutto con la chiusura. Quando ai piani alti della Federazione avranno coscienza del nulla che hanno prodotto in 20 anni sarà comunque troppo tardi. E si che prendendo O’Shea sembravano anche iniziare a capirla (a parte dire che era la loro quarta scelta).
    Alla fine Co’S non avrà avuto grossi risultati (ma la distanza tra noi è “gli altri” non è mai stata cosi ampia come quando ha preso in mano le redini lui), ma rimane che a noi serve più un Co’S che un Howley (niente contro di lui, ma se Co’S era un allenatore “mediocre” non abbiamo certo ingaggiato Gatland…).

  2. “…Se Roma tace vuol dire che non c’è solo fumo…”; chiedo a Wilhelm: perché quando Roma parla non è forse solo fumo ?

  3. provoco: qualcuno ieri, parlando dell’evidente incapacità federale di traghettare il nostro rugby nel terzo millennio, ha scritto che servirebbe una rivoluzione. Mi domando allora, per cambiare le cose in FIR cosa dobbiamo fare, smettere di tesserarci fino a quando non vedremo ribaltate le cadreghe storiche? Avvicinare un movimento all’oblio per ricordare a qualcuno che ha fatto solo danni? Ma questo movimento, e questo paese, è veramente così malmesso da non capire che serve svoltare verso la gallina domani, perché l’uovo di oggi è già marcio?

  4. La differenza con altri sport è proprio che non esiste nessuna scuola italiana di allenatori. Basket, pallavolo e calcio, tra alti e bassi dei risultati delle nazionali e dei club, comunque hanno una consolidata scuola di allenatori che esportano anche ai livelli massini. Il rugby in questo è tabula rasa, cosa che per me è ancor più significativa dei risultati della nazionale.Comunque “avanti il prossimo…”.

  5. Principe di Salina docet!!!! Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi’.via Cos, via Catt arrivano F.Smith(bene) rimane De Carli (non bene) e la rosea paventa anche l’arrivo Troncon(sic)
    d’altronde e quello che ci meritiamo,abbiamo rivotato quello li che si è tenuto quei altri due addirittura stabilizzando definitivamente mister altezza e adesso ci strappiamo le vesti
    strano il popolo italico

  6. Ciao Paolo, premesso ieri ho scritto cose bene o male simili alle tue da Duccio, pero’ oggi un po’ piu’ a mente fredda mi domando: e se la scelta fosse stata di COS?
    Certo bisognerebbe chiedergli in caso perhe’ anche. Perche’ si e’ accorto che quell’autonomia promessagli non e’ cosi’ nei fatti? Che quelle scelte da fare che rompessero con gli interessi dei singoli non vengono fatte? O semplicemente ha avuto una/due migliori offerte e quindi e’ contento di andare?
    Ad agosto quando l’Italia era qua per il match di preparazione al mondiale per esempio COS ha negato di essere vicino a prendere il ruolo di cEO del Munster, ma quella voce che e’ girata in quelle settimane da qualche parte ha anche origine…magari era una bufala, ma la domanda a COS era basata su delle voci nell’ambiente giornalistico al riguardo.

    Insomma tutti inizialmente siamo partiti dall’idea “e’ la Fir che lo manda via” e senza dubbio le ammissioni di Gav di aver contattato Jones di mesi fa non sono il massimo, pero’ penso che sarebbe giusto capire la dinamica di questo addio.

    1. Ieri su onrugby si parlava (anche) di questo.
      Che ci può stare, cosi come Catt non credo sia stato “mandato via” ma abbia deciso lui di andarsene, e vedi te dove.
      Certo, se Co’S ha deciso di andarsene è una decisione che bene non fa (anche per la credibilità che lui dava al progetto e sistema Italia), sarei anche io curioso di saperne il motivo (per scarsa autonomia? perchè aveva a che fare con un livello talmente basso che non ne valeva la pena? perchè non sentiva la fiducia della Fir? perchè in Italia stava male?).
      Sarebbe stato interessante sapere che sarebbe successo se l’anno scorso avessero davvero firmato quel rinnovo che sembrava cosi vicino (e qui la Fir qualche responsabilità forse ce l’ha, cosi come quella di trovare ora non solo un Head Coach, com’è Howley, ma un altro O’Shea per l’intera struttura).

      1. Sul rinnovo di un anno fa…io sono convintissimo che se fosse stato firmato sulla base dei risultati di questo 6N e TM di agosto ci sarebbe chi avrebbe stra-criticato la Fir per avergli rinnovato il contratto.

      2. Quasi certo, ma avrebbe dato un segnale che serviva, e una prospettiva/speranza di un po’ di continuità.
        Poi noi tifosi siamo i primi a doverci sbloccare da un “risultati subito” che per il nostro livello devono essere profondamenti rivisti (battiamo Georgia, Giappone e FIgi, ma non possiamo pensare di fare lo stesso con Scozia, Galles e Irlanda)

  7. La partenza di O’Shea è il punto più basso toccato dal rugby italiano da quando ci hanno fatto sedere al tavolo coi grandi.
    Qualcosa di veramente incommentabile e fuori da ogni logica, da veri dilettanti allo sbaraglio quali sono i dirigenti FIR. Magari domani se ne usciranno che è stato O’Shea a voler andare via, ma loro hanno fatto di tutto per metterlo in condizione di scappare, per quanto l irlandese non mi piacesse come allenatore, ma le sue doti di manager ed organizzatore sono indiscutibili, la vera figura di cui avevamo bisogno.
    Guardiamo al futuro e all’eventuale nuovo ct Howley, da sempre ha ricoperto il ruolo di assistente allenatore di Gatland per l’attacco. Si parla che si porterà dietro il suo staff, ma chi sarebbe? E’ stato l unico del gruppo di Gatland a non essere corteggiato da grandi club ed in Galles non sta lasciando per niente buoni ricordi…non è un cretino, ma non è neanche un allenatore di tier 1.
    Nello staff azzurro, troverà Smith, un altro che ultimamente si è occupato del reparto offensivo in Sud Africa, forse non c erano altre aree su cui era meglio concentrarsi? che so difesa, set pieces, breakdown; insomma l imbarazzo della scelta. Per non parlare della scelta fisiologica di proporre a Crowley l eventuale panchina italiana, come avviene in tutte le nazioni che sanno di cosa stiamo parlando…
    Io non so chi sceglie i quadri tecnici in federazione, ma fatto sta che sono realmente scarsi, per non parlare del tempismo nel far trapelare le notizie…
    Sono veramente rammaricato perchè guardavo con ottimismo al prossimo mondiale, visto i giovani che iniziavano ad affacciarsi al professionismo e le buone prove dei settori giovanili.
    Ora non mi stupirei di un effetto domino anche nelle franchigie, siamo sicuri che a Treviso vogliano ancora continuare ad investire soldi vista la scarsa lungimiranza federale

    1. “La partenza di O’Shea è il punto più basso toccato dal rugby italiano”, non dirlo che ci mettono un attimo a far peggio… 🙂
      “Io non so chi sceglie i quadri tecnici in federazione”, i voti che portano in dote.
      I breakdown son roba che si mangia? l’unico specialista – Mouneimne – riuscì ad imporlo Mallett. Uno che aveva capito tante cose:
      https://www.gazzetta.it/Rugby/21-02-2017/mallett-avverte-o-shea-allenare-l-italia-sfida-piu-grande-180921747394.shtml

      1. bravo gio’ che hai ritrovato quell’articolo: “Allenare l’Italia – dice Mallett – è un incarico molto difficile. Ho sempre pensato che sia la sfida maggiore per qualsiasi coach. Se ne esci con la reputazione intatta, significa che hai fatto un lavoro fantastico. Spero che Conor ci riesca”.
        Direi che COS ha fatto un lavoro fantastico.

      2. Se come qualcuno vocifera andrà ai Saints, altro che reputazione intatta. Niente male per uno che era troppo scarso (secondo molti) per fare il nostro allenatore…

    2. Spero che Treviso non si lasci influenzare da questa cosa, e che Howley riesca a ricalcare la serenità e unità di intenti che sembrava esserci (a detta di Parma e Treviso) con O’Shea.
      Sarei solo curioso di sapere se tra i 3-4 possibili sostituti di Co’S la Fir ha sondato anche Crowley (e magari sono stati lui e la Benetton a dire “no grazie”).

    3. Pessima notizia per il rugby italiano, sono d’accordo. Se dopo 4 anni di tranvate prese su tutti i campi d’europa nonostante l’ottimo lavoro organizzativo che ha fatto, e le molte uscite pubbliche sul progetto di lungo periodo ecc.,,se ne va, vuol dire che lascia il lavoro a metà. E il motivo può essere uno solo, che non vede prospettive di venirne fuori.

  8. nulla da eccepire nell’articolo, aggiungerei che se i tecnici hanno le mani legate, anche arrivasse gesù invece che gatland, ci fossero anche le potenzialità – che io ritengo esserci per essere almeno un gradino sopra a quello che siamo, pur non potendo pensare di essere un top team – comunque rimarremmo nel guano quanto ora, quindi arrivi chi arrivi, con questo bacino non si fa niente (a questo punto comincio ad avere il timore che anche i buoni risultati delle under serviranno a gran poco).
    però collegato a questo punto, vorrei chiederti, visto che scrivi:
    “Rispetto a Mallett e Brunel ha cercato di muoversi con quell’autonomia che gli avevano promesso ma alla fine anche lui è rimasto invischiato nella palude italica capace di imbrigliare chiunque”
    detto che anch’io sono convintissimo che chi allena l’italia non possa fare pienamente quello che vuole, ma ci sono delle “prove” ad avvallare questo tipo di discorsi (commissario tecnico indirizzato e/o commissariato) o sono, come capita a molti, delle deduzioni tratte da alcune scelte, altrimenti, incomprensibili?

  9. Hai ragione Paolo, se non cambiano i vertici possiamo anche cambiarne 20 di allenatori e non cambierà mai niente.
    COS a mio avviso è una persona valida, solo che noi (fir) lo abbiamo messo in un ruolo non suo (allenatore) invece che dor.
    Era da tenere.
    Adesso questo nuovo allenatore di cui non se ne parla un gran bene ci stupisca e ci risolva qualche problemino.
    Spero che capisca subito che noi non possiamo vincere il 6N, ma che abbiamo bisogno di mettere bene in campo i giocatori partendo dall’organizzazione difensiva e che si lavori sulla testa dei ragazzi. Step by step.
    Tipo quello che ha e sta facendo treviso. Ma la differenza è proprio sul mettere a proprio agio l’allenatore da parte dei vertici, cosa che ha fatto treviso e cosa che non so se riesca a fare la fir.
    Un’unico appunto lo faccio anche a te Paolo. Non è bene se anche noi amanti di questo sport citiamo spesso che senza i tre veterani perderemo in potenzialità. Si loro tre sono delle icone per il nostro rugby, ma passiamo oltre, ce ne saranno altri che cresceranno e che diventeranno leader. Loro sono il passato.

    1. @try, il problema dei vertici non è la causa, ma un effetto, il problema vero è il movimento nel suo complesso, che, arroccato nel suo provincialismo ed egoistico particolarismo delle sue componenti, è restio all’ attuazione di quella sostanziale “rivoluzione”, che permetta di dotarsi di un modello moderno ed efficiente, che consentirebbe di avere un divario meno importante, perchè un divario, più o meno grande, ci sarà sempre e comunque, dalle altre Tier 1.
      In quanto a Cos sono daccordissimo con te, persona validissima, ma impiegata in un ruolo improprio, però, anche se l’ avessero impiegato come DOR, dubito che poi gli sarebbe stato concesso di attuare i cambiamenti necessari.
      Quando sarà il momento, buon lavoro a Howley, ennesima “vittima sacrificale” da usare come capro espiatorio, per mascherare l’ assoluta imecille meschinità e assenza di lungimiranza del movimento rugbystico italiano!!!

  10. Poco da dire, se non essere d’accordo con quanto da te scritto.
    Solo un appunto: “ha cercato di muoversi con quell’autonomia che gli avevano promesso”. In realtà non gli avevano promesso un bel niente, si erano limitati a dargli ad intendere che fosse quel DoR che non è mai potuto essere: quando provò ad imporsi con quel “tutti dovranno fare dei sacrifici”, gli arrivò immediato il rimbrotto del preside. Pochi mesi dopo, scriveva all’ufficio stampa del Pro14 una lettera in cui elogiava pubblicamente lo “insostituibile” Ascione. In quello spazio di tempo c’è tutta la parabola del DORrei ma non posso…
    Sul tecnico italiano, la Celtic ne ha già bruciati tre in pochi anni (Cavinato, Casellato e Guidi). Erano i tempi del manifesto autarchico federale sul tecnico azzurro: un bel sogno, durato l’espace d’un matin. Un po’ come la terza franchigia, la nuova sede federale ed il Flaminio-casa-nostra.
    Ad maiora.

  11. certo che stò pover uomo, arrivato dopo salvatori della patria e messia vari ed eventuali, a leggere articoli e commenti, parte come agnello sacrificale sfigato, più che altro… come me lo vedo male, poveretto!

  12. Molta tristezza. Primo, perché pareva chiaro (o forse era solo per me) che O’Shea dove fare un lavoro di medio-lungo periodo. Lo si era detto dopo la fine della Coppa 2015, anche se poi il talento azzurro non è sbocciato (a parte Negri e Polledri che però…). Secondo, perché ancora una volta si arriva al mondiale con un tecnico che poi saluterà la compagnia. Come si dice, bene ma non benissimo. Terzo, che c’entra poco, ma riguarda i tecnici italiani. Una vita fa la FIR approfittò della lite d’Oltralpe per ingaggiare Pierre Villepreux. Da quella presenza vennero formati numerosi tecnici che, tra alti e bassi, portarono dignitosamente avanti il rugby italiano con un gioco che, per quei tempi, era pure all’avanguardia.

  13. Vediamo che ci riserva questo futuro passato…io sarei già contento di vedere placcatori che placcano, sostegni che vanno a sostegno e trequarti che non partono da fermo…passatori che passano senza perdere palla sarebbe troppo ?

  14. Mi chiedo….ma tra loro, voglio dire i candidati al posto di allenatore dell’Italia, secondo voi non si parlano? Niente feedback? Morirei per saperlo!!!

  15. Quindi il Presidente Federale, che ha a cuore le sorti dell italica palla bislunga piuttosto che implementare, puntellare, sostenere il lavoro di O’Shea, che sin qui non ha dato risultati certamente, ma altrettanto certamente aprire e chiudere un ciclo ogni 4 anni non puo’ servire al nostro rugby che sta all’anno zero, si gioca il jolly per la campagna elettorale. Complimenti e sentiti ringraziamenti. Raccapricciante

    Vittorio Pesce

  16. Co’S è un grande conoscitore di rugby e una splendida persona e avrebbe meritato il rinnovo per altri 4 anni. A mio avviso, solo Eddie Jones sarebbe stato più opportuno come allenatore di lui, ma tant’è. Come ha detto qualcuno: “A nessuno piace perdere” e negli ultimi 4 anni si è perso parecchio, ma non per demerito suo. Il suo lavoro avrebbe avuto bisogno di più tempo, ma il tempo è denaro. In bocca al lupo a chi resta e a chi và.

  17. Una brevissima considerazione, leggendo alcuni commenti: anche Gatland, Schmidt, Hansen, Cheika e Jones (forse anche Brunel) arrivano al mondiale già sapendo che “dopo andranno via”. Non è una novità – vedasi quattro anni fa – e neanche una tragedia. Il problema per noi non è chi va, ma chi resta. Prima, durante e dopo ogni mondiale.

  18. E se invece fosse solo una questione di soldi? Visto che la fir non naviga in buone acque non mi sembra così improbabile…che ne pensate?

    1. Non saprei, ma non credo. Più facile fosse secondo me un problema di “base” (quei famosi cambiamenti che dovevano dare fastidio a molti, evidentemente quei molti non li hanno accettati. Ma vado a sensazione). Come diceva giustamente @Hro sopra, anche se lo prendessi come DoR dovresti fargli fare il suo lavoro, e con un movimento immobile, chiuso tra campanilismi, dilettantismo andante e poca voglia di guardare oltre l’orticello sarebbe stato di fatto impossibile (specie visto che è quel movimento che elegge il datore di lavoro di O’Shea).
      E comunque l’ultimo bilancio (comunicato) sbaglio o era in attivo?

    2. Che se avessero voluto, sarebbe stata l’occasione giusta per tagliare gli stipendi di Ascione e Checchinato per garantire l’ingaggio a O’Shea.

  19. @Totalmente Incompetente quanto hai ragione… qualche tempo fa in Francia uscì un’intervista a Jacques Brunel, il quale commentò la sua esperienza in Italia (il link passò anche su queste pagine, in una ricerca veloce non l’ho trovato). A memoria, non usò la “langue de bois” ma neppure rivelò cose che noi appassionati già non sapessimo. Sarei molto curioso, peraltro, di avere notizie del feedback fra chi parla inglese. Anche a titolo personale, perché più vado avanti e mi chiedo come abbia fatto ad amarli così tanto in passato.

  20. Guardiamo i fatti :
    – Come CT i risultati sono i PEGGIORI in assoluto per quanto riguarda il 6N e ranking , con l’unica eccezione della vittoria con un Sudafrica eccezionalmente indebolito
    – Come Tecnico , abbiamo perso efficacia in attacco , e perso anche i pochi punti di forza che avevamo , mischia e touche
    – Come “quello che doveva cambiare il rugby italiano” non e’ cambiato nulla , le variazioni che ci sono state fra accademie e simili solo dovute alla fine dei soldi.
    – Come Formatore di giocatori da nazionale – abbiamo talmente più scelta che nel 6N hanno giocato sempre gli stessi .

    Io mi chiedo COSA di concreto e di positivo abbia apportato Conor o’Shea . Me lo scrivete ?

    1. O Shea ha portato un metodo di lavoro che prima non si era mai visto in Italia. Ovviamente nello sport quello che contano sono i risultati, ma allo stesso rappresentano solamente la punta di un iceberg fatto di lavoro quotidiano. La sua capacità di creare ottimismo, di influenzare positivamente l ambiente sono senza dubbio i suoi maggiori meriti. Per non parlare della credibilità che di cui gode all estero e che l Italia ne ha beneficiato in questi anni. A mia memoria non ho mai visto un articolo di stampa estera contro O Shea, semmai solo supporto per il difficile lavoro che sta svolgendo, per dire all estero lo sanno e noi non c’è ne rendiamo conto.
      Ha finalmente allacciato tutta una serie di rapporti tra le franchigie, o anche vedere alcuni giovani del top12 che magari durante le settimana si allenano a Treviso e poi tornano al club.
      E’ vero che il nostro movimento è così arretrato che queste piccole cose da lui realizzate sembrano al limite del banale, però intanto lui è stato il primo a farle.
      Senza considerare che se l Italia realizzasse 11 punti nel girone mondiale, sarebbe il risultato migliore di sempre, oltre al fatto di aver battuto una Sanzar…se non è l Italia migliore di sempre, sicuramente è una delle migliori.
      Alla fine lo sapevo che mi toccava difendere O Shea, mi ricordo gli articoli al suo arrivo e l onda di giubilo festante, si sapeva che sarebbe finita così, purtroppo.

      1. Quoto completamente.
        La cosa che ci manca di più in Italia è il sistema, a tutti i livelli , ed O’Shea stava cercando di allestirlo (come sta cercando di fare Crowley a Treviso, dove è più facile, dato che si tratta di un club privato, ma per ilq aule si tratta comunque di un lavoro pianificato in ANNI).
        Purtroppo siamo evidentementi allergici a qualsiasi titpo di investimento in termini di impergno e lavoro oscuro.
        Amaro in bocca, come mai prima: abbiamo probabilmente buttato al cesso la possibilità di costruire qualcosa di duraturo.

  21. Quindi le cose positive sono solo comunicazione, ovvero apparenza .
    Il “metodo di lavoro “ che evidentemente non funziona visto il peggioramento dei risultati; anche rispetto a Brunel .
    Il “rapporto fra franchigie e club” , qualcosa che si è sviluppato in ASSENZA di qualsiasi disposizione federale.

    Chiudo rispondendo a chi ancora ha il coraggio di parlare di “orticelli” e “resistenze di chi non vuole cambiare “
    Magari ci fossero state!
    In questi ultimi 12 anni , la dirigenza federale ha cambiato a sua volontà:
    Struttura dei campionati
    Numero delle squadre
    Retrocessioni e promozioni
    Riservato a due squadre oltre il 70% dei fondi specifici
    Lasciato al rugby che non è nazionale o celtico il 8,50% del bilancio federale
    Stranieri nel numero e nei ruoli (fin che non ha dato fastidio al padrone)
    Regolamenti
    Campionati giovanili
    Formazione giovanile

    l’unica cosa rimasta invariata è la direzione federale e la struttura tecnica.

  22. Per me ha rifiutato un rinnovo a suo tempo perche’ in un paese in cui c’era Salvini al governo non ci voleva restare…e non gli si puo’ dar torto!

  23. salve a tutti , premetto che nonostante segua il rugby fin da quando negli anni 70/80 la rai trasmetteva il 5 nazioni e abbia avuto la fortuna di vedere giocare per alcuni anni i vari campese , kirwan botha ecc ecc non sono mai stato dentro alle questioni federali o di società. ma ricordo che fu necessario radoppiare la capienza del plebiscito per accogliere i tifosi, addirittura potevamo andara a domeniche alterne a vedere calcio e rugby e a fine partita davano i risultati dell’altro sport. oggi 30 anni dopo e sufficente in campo interno della societa per accoglier gli spettatori del massimo campionato nazionale e aver vinto il titolo l’anno scorso non fece alcuna notizia in città. in pratica non se ne accorse nessuno. con queste premesse non vedo futuro . manca la passione popolare che solo i risultati possono dare , andiamo o vediamo in televisione gli eventi sportivi anche per il piacere che risultati positivi danno come appagamento personale, mentre si scivola nell’indifferenza generale quando si collezionano sconfitte , anche se ci si affanna a trovere delle spiegazioni a queste debacle con conpetenza e riservata ormai a pochi intimi che per passione o per esperienze personali comprendono le dinamiche del gioco e delle società. probabilmente il numero di tesserati e aumentato in questi anni ma non si percepisce la presenza sul territorio, anche a livello di club si ha l’impressione di un qualcosa di distaccato di una sorta di elite appartata. non entro in dinamiche federali o societarie di cui non ho cognizione ma sono convinto che solo quando saremo in grado di avere una classe arbitraria apprezzata all’estero avremo anche tecnici di origine nazionale validi e questo sarebbe un indice di crescita . per il momento abbiamo difficoltà a rimpiazzare giocatori che hanno fatto la storia dell’italia, ma questo e comune a tutto il movimento sportivo nazionale. piu che cambiare allenatore bisognerebbe cambiare la federazione

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