Il Pro14 che “conquista” le semifinali di Champions Cup? Il motivo è (anche) un limone. Spremuto.

Dalla pagina Facebook della EPCR Rugby

Su quattro semifinaliste della più importante coppa europea ben tre arrivano dal torneo celtico. Ma quelle che vediamo normalmente sui campi del Pro14 sono spesso squadre molto diverse, con altri giocatori. E non è affatto un dettaglio

Il fine settimana pasquale ha stabilito le pretendenti al trono delle due maggiori competizioni europee per club. Le semifinali di Champions Cup saranno Leinster-Scarlets e Racing92-Munster, quelle di Challenge Cup sino Cardiff Blues-Pau e Gloucester-Newcastle.
Dunque abbiamo due irlandesi, due gallesi, due francesi e due inglesi. Oppure: 4 formazioni che prendono parte al Pro14, 2 al Top 14 e altrettante alla Premiership.
Quello che ha colpito tutti, giustamente, è il fatto che ben tre semifinaliste della Champions Cup sono squadre “celtiche”, il torneo meno quotato tra i tre principali del Vecchio Continente. Come ricorda l’amico Duccio Fumero su R1823 “Con tre semifinaliste la Guinness Pro 14 può finalmente rivedere una sua squadra in finale dal 2012. L’ultima volta fu il derby irlandese vinto dal Leinster contro l’Ulster il 19 maggio 2012. Da allora, però, i club di Guinness Pro 14 avevano sempre fallito l’appuntamento con la finale europea, con Leinster e Munster sconfitte entrambe in finale un anno fa”..
Più o meno dappertutto è un fiorire di “allora il torneo celtico non è così scarso”. On Rugby sottolinea che “dimostra (l’andamento dei quarti di finale di Champions Cup, ndr) come il Pro14 sia soltanto in apparenza un campionato povero, qualunque cosa significhi”.

Non voglio fare il guastafeste, però a mio parere (modestissimo, ovviamente, senza nessuna punta di sarcasmo) bisogna mettere qualche puntino sulle “i”.
Primo: il Pro14 non è un torneo scarso. E’ sicuramente inferiore a Top 14 e Premiership, ma non è scarso. Chiaro che il paragone con la nostra Eccellenza oggi è improponibile, la distanza è siderale, ma le critiche più intelligenti e meno ideologiche fatte all’opzione celtica sottolineano il fatto che i risultati e i progressi che finora ci ha fatto fare sono minimi rispetto alle enormi quantità di risorse economiche investite. E ormai non siamo lontani dai 10 anni di Celtic Lague/Pro12/Pro14. Sottolineare questa cosa e dire che il Pro14 è un torneo scarso sono due sport differenti.

Secondo, il punto più importante. Prendo a prestito delle frasi scritte ieri in un articolo su OnRugby, così da sgombrare il campo da ogni equivoco. Eccole: “In Irlanda, è stata una tirata linea netta tra le partite da far disputare a due blocchi ben distinti e separati: da una parte un gruppo composto da ‘gregari’ e giocatori stranieri non eleggibili, dall’altra tutti i nazionali impegnati generalmente nel Sei Nazioni. A livello di franchigia, il primo blocco disputa la maggior parte delle gare di Pro14, mentre al secondo vengono riservate soltanto le sfide celtiche di cartello, i big match di Champions Cup e le fasi finali della stagione.
Due esempi? Nel Pro14, Jonathan Sexton fin qui ha giocato appena 4 partite, mentre il classe ’95 Ross Byrne ben 15; in Champions la situazione si ribalta con 7 presenze per la star dell’Irlanda e 2 per l’emergente pari ruolo. Nel Munster, anche Peter O’Mahony ha collezionato sole 4 presenze in campionato, ma 7 su 7 in Champions; un altro terza linea della Red Army, Jack O’Donoghue, è a quota 17 nel Pro14 e a 6 nella Champions, di cui soltanto una da titolare per una media di 21 minuti a partita. Non a caso, le due franchigie irlandesi contano in rosa circa 50 elementi, compresi anche alcuni giovani aggregati di volta in volta dall’Academy in prima squadra”.

Altra campana, stavolta inglese, il Telegraph che il 19 marzo scorso (due giorni dopo la fine del Sei Nazioni) teneva a ribadire che “mentre nove Lions inglesi dell’Inghilterra hanno iniziato la loro stagione nel primo fine settimana di settembre, la maggior parte del contingente irlandese ha avuto quattro settimane di riposo extra. Owen Farrell, il mediano d’apertura, ha giocato 1084 minuti con i Saracens in questa stagione, più del doppio dei 435 minuti che il suo omologo irlandese Jonathan Sexton ha diputato con il Leinster”.
OnRugby è chiarissimo e ha ragione: i giocatori dell’elite irlandese, quelli del giro della nazionale, giocano “soltanto le sfide celtiche di cartello, i big match di Champions Cup e le fasi finali della stagione”, oltre alle gare della nazionale. Un discorso che vale per tutte le franchigie dell’isola di smeraldo ma è chiaro che le più coinvolte sono Leinster e Munster. Un discorso che vale in buona parte anche per le squadre gallesi, anche se in maniera meno sistematica. Un discorso che non vale per italiane e scozzesi che non hanno la profondità e la quantità (e la qualità: basti pensare alla differenza di rendimento delle Zebre 1, quelle con i titolarissimi, e delle Zebre 2) per poter mettere in piedi una simile struttura.

Le squadre francesi e inglesi potrebbero farlo perché i giocatori ci sono, ma Top 14 e Premiership sono competizioni troppo importanti e soprattutto ricche per non far giocare gli atleti migliori. I numeri del Telegraph sono eclatanti: 1084 minuti Farrell e 435 Sexton (al 19 marzo), chiaro che la qualità del rugby del primo e del secondo alla lunga non può essere la stessa. Come dice un mio collega in radio: “Paolé, se spremi troppi il limone alla fine il succo finisce”. E attenzione, Farrell (che è solo un esempio tra i tanti) è uno dei giocatori tutelati dal Professional Game Agreement, ovvero l’accordo valido fino al 2024 tra RFU, Players’ Association e board della Premiership per limitare l’utilizzo degli atleti del giro della nazionale.

OnRugby – ma altri con lui – dice una cosa verissima, ma non fa il passo successivo che porta a uno conclusione logica: il Leinster e il Munster (ma pure altre formazioni, irlandesi e gallesi) che vediamo generalmente nel Pro14 non sono le stesse squadre che scendono in campo nelle coppe europee, e guardacaso le seconde sono più prestigiose e portano in dote gruzzoli importanti. Sono squadre diverse che si sovrappongono saltuariamente e solo nei momenti clou della stagione. Una differenza che quantomeno “dopa” i sillogismi che si stanno facendo tra torneo celtico e Champions Cup.

24 pensieri su “Il Pro14 che “conquista” le semifinali di Champions Cup? Il motivo è (anche) un limone. Spremuto.”

  1. Si pone troppo l attenzione sui turnover delle celtiche e sul fatto che alla fine fan giocare i giovani, cosa positiva se si pensa al futuro ed in ottica di movimento nazionale. Poco si parla invece delle differenze abissali di budget tra le francesi/inglesi e le celtiche…
    Ribadisco che le irlandesi sono la sintesi perfetta del lavoro in sinergia tra franchigie e nazionale, anche in Galles dovrebbero migliorare da questo punto di vista, sia da un punto di vista di movimenti interni di mercato che di gestione delle rose…

    1. Le differenze abissali di budget – inoppugnabili – sono connesse al valore economico dei vari tornei. Così come inoppugnabili sono i minutaggi: se Sexton gioca meno di 500 minuti e Farrell oltre 1200…

  2. Vorrei solo far notare questo ( dati presi dai loro siti ufficiali) :

    senior squads

    Racing 92 42 giocatori
    Saracens 42 ”
    Tolone 41 ”
    Leinster 45 ”

    Credo che se Sexton gioca poco in pro14 significa che il suo sostituto funziona bene e certo è meglio risparmiarlo per le partite che contano visto anche i problemi derivanti dagli infortuni che ha avuto.
    Leinster dimostra che con meno soldi migliore rotazione ed anche migliore formazione può competere e vincere con le migliori squadre Europee.
    E se 3/4 giocatori fanno questa differenza beh gli altri spendano meno e meglio.

      1. E mi pare di capire che il sistema irlandese sia stato ideato anche da chi è al momento a capo del’alto livello italiano…giusto?
        Non è detto che sia ottimo anche per noi…ma quantomeno cercare di crearne anche uno “nostro”

    1. La differenza è che Leinster può giocare con la squadra B e qualificarsi a mani basse per i playoff del PRO14, mentre Tolone gioca tutte le partite con la squadra A e ancora non può dirsi sicuro di essere qualificato.
      In che posizione sarebbe lo Stade Francais nel PRO14?
      Gli Harlequins (con Care Mike Brown Alofa Alofa Catrakilis Clifford Horwill Marler Robshaw Sinkler) sono 9 nel loro campionato e la Champions la vedono con il binocolo, mentre Treviso se tutto gira bene può accedere allo spareggio

  3. Premessa, Paolo,il voler sottolineare, ancora una volta, il fatto che, dopo 10 anni, in il Rugby italiano non abbia avuto quei miglioramenti auspicati (dei miglioramenti in realtà li ha avuti, è che non risaltano, in quanto gli altri ne hanno ottenuti di più grandi.), a fronte degli ingenti costi, senza specificare che l’ Italia ha intrapreso la via celtica senza effettuare quella ristrutturazione del movimento, che è necessaria e che gli altri hanno effettuato, è quantomeno forviante e partigiano.
    Detto questo, ricordo che il Pro14 è un torneo, creato dalle Unions Celtiche in funzione delle nazionali e proprio con gli scopi di far disputare ai propri giocatori un torneo che avesse una qualità all’ altezza degli impegni internazionali che li aspettà, poter gestire il minutaggio dei “big”, evitando l’ effetto “spremuta di limone” e nel contempo lanciare e far crescere i giovani.
    In definitiva questo modello, lì dove è stato strutturato in maniera adeguata e dove il movimento dispone di una profondità altrettanto adeguata, sta risultando vincente (vedi Irlanda), dove è stato strutturato allo stesso modo, ma la profondità è minore, i risultati sono meno continuativi, ma, comunque, danno la possibilità di fare exploit contro chiunque e di farti arrivare nelle prime posizioni del Ranking (vedi Scozia), dimostrando la lungimiranza del progetto stesso.
    Chiudo considerando che se, i sassenachs e i frogs, hanno scelto un modello, alla fine, a livello internazionale li penalizza, affari…..LORO!!!

      1. Riportare un fatto, tralasciando di specificarne le cause che lo hanno determinato, è presentare un’ analisi incompleta, che (volutamente, o meno), spesso, indirizza il quadro generale verso la lettura che più aggrada a noi (non dico che questo debba per forza essere il tuo caso.).

      2. come ti pare. So solo che dal 2010/2011 sono stati spesi almeno 8 milioni a stagione. La crescita non è stata commisurata allo sforzo. Direi che su questo non si può discutere, poi possiamo trovare tutti i perché del mondo, ma i numeri sono quelli

    1. Il problema é che un campionato come il Pro14, dove la prioritá non é vincere ogni maledetta partita, altrimenti ti tagli le gambe, ma é supportare le varie nazionali, attira meno sponsor.
      Francia e Inghilterra avranno anche qualche problemino, ma a livello di club hanno campionati ricchissimi che sono la conseguenza di movimenti molto grandi.

  4. Si be alla fine la grossa differenza è che il sistema irlandese è fatto per la nazionale, gira e rigira là si torna. Non spremere i giocatori chiave per TM, (soprattutto) 6N e partite di cartello coi club (basti pensare anche un POM quanto ha giocato in Pro14 e quanto con i verdi o in Champions). Certo, questo può in qualche modo “falsare” il Pro14, ma alla fine è proprio un tipo di campionato diverso, pensato non solo per competere ma anche per crescere (infatti non ci sono retrocessioni, e vi giocano le nazioni che hanno un bacino molto più piccolo di Inghilterra e Francia, che si possono permettere un altro tipo di approccio).
    Gli altri sono campionati pro dove il club è al centro della cosa, i soldi li mettono i proprietari e i diritti tv (la faccio molto in soldoni), insomma, è la sintesi del professionismo puro e semplice.
    Solo un appunto, i Sarries, club di prima fascia di un campionato ricco e famoso, due volte campioni d’Europa, sono in perdita. Da due anni. Oltre che per i giocatori il sistema siamo sicuri sia sostenibile per i club?

  5. Credo che ci sia un altro aspetto da segnalare però: ovvero perché le squadre irlandesi e gallesi possono permettersi questo turnover sistematico, mentre le compagini francesi ed inglesi no? La risposta secondo me è che tra le prime 3-4 squadre del Pro14 e le restanti 8 ci sia un divario tecnico e fisico enorme, assai più marcato rispetto a quello esistente in Premiership e Top14. Se Scarlets, Munster, Glasgow e Leinster riescono ad essere in cima al Pro14 ogni anno facendo giocare ai big solo le partite di cartello forse qualche domanda sul valore di questo torneo dovremmo farcelo. O ci siamo già tutti dimenticati il perché hanno fatto entrare in fretta e furia due franchigie sudafricane l’estate scorsa? Non so se alla lunga questa scelta possa pagare in ambito di spettacolo e giro di soldi. In fondo, la gente va allo stadio o guarda la partita in tv per vedere giocare Sexton, non certo il semisconosciuto Bryne. Bene che questo avvantaggi il percorso in coppa di queste compagini, o le loro nazionali, ma poi non lamentiamoci se si va a raccattare squadre da ogni angolo del mondo per avere due spicci in più nel borsello.

    1. Ok ma il sistema irlandese sembra che giovi sia alla nazionale sia ai club…quindi il nocciolo è:se tutti ma proprio tutti gli attori ne giovano perché da noi o in Inghilterra o Francia ,con le dovute differenze,tutto ciò non è attuabile?

      1. Direi però che questo sistema giova esclusivamente al movimento irlandese. Già in Scozia ed in Galles il giochino del turnover sistematico non funziona del tutto in quanto manca la profondità irlandese. Se a questo aggiungiamo che il tutto si regge principalmente grazie ai contributi federali, poiché far giocare la maggior parte delle partite alle riserve non attrae pubblico e televisioni, penso sia giusto chiedersi se il gioco vale la candela. Solo per far un favore agli irlandesi? E quando anche i contributi sudafricani non basteranno più passeremo al Pro15 con una franchigia americana per fare in modo che Sexton si faccia 10 partite l’anno, di cui 5 al 6N?

      2. @Jiambo, questi sistemi sono stati approntati proprio da quelle Unions che, per il finanziamento e funzionamento del loro movimento, necessitano degli introiti derivanti dalle loro Nazionali, specialmente dAl 6Ns e, considerati i ricavi derivati dal torneo anche quest’ anno, i contributi, spesi per il torneo delle franchigie, sono soltanto soldi spesi….BENE!!!

  6. Sto dicendo queste cose da tre anni. IL PRO 14 non è campionato scarso. Ma un campionato poco prestigioso e quindi poco rilevante, perchè è un torneo giocato dai clubs ma gestito prioritariamente dalle federazioni. Si lavora per la nazionale, in questo campionato. Le 40 fasi con cui l’Irlanda porta Sexton a provare il drop decisivo a Parigi, sono frutto di questa sostanziale freschezza. Non è un male. Però, qual è l’interesse intorno a questo campionato? Teniamo conto delle presenze, degli stadi spesso semivuoti, dell’intensità della maggior parte dei matches. Preservare i giocatori migliori significa lavorare per la nazionale. La cosa non mi indigna ma per cortesia, richiamate Noves e chiedetegli scusa.

    1. Confermo che è da un po’ che scrivi questo però le tue considerazioni è quest’anno che hanno trovato l’apice.
      Secondo me anche per altri fattori oltre a quelli già citati nell’articolo e nei commenti : si arrivava dal tour dei lions e giocatori top a riposo all’inizio del pro14, subentro sudafricane che per il momento ( già dall’anno prossimo cambierà probabilmente) non ha portato a un innalzamento della qualità, zebre e dragons che promettono bene per il futuro ma quest’anno ancora è presto, alcune squadre particolarmente sottotono quest’anno come ospreys e connacht…

  7. Scusate, ma oltre a questo Sexton ( neanche fosse M.J. ), quanti e quali sono tutti sti irlandesi che…non fanno una minchia ??
    Premesso che gli assenti hanno sempre torto, faccio fatica a far mio il ragionamento esternato da Paolo.
    A meno che non venga fuori che, oltre a Sexton, stanno in…pantofole un’altra quindicina di big players.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.