
Avete visto come stanno correndo gli highlanders? Qualche anno fa hanno disegnato un piano a lungo termine e ora iniziano a raccoglierne i frutti. Noi invece non lo abbiamo mai fatto e andiamo avanti a fari spenti o a tentativi poco convinti. E le differenze si vedono
Succede sempre, dopo ogni tornata negativa della nazionale, sia essa il Sei Nazioni, un Mondiale o un mese di test-match (autunnale oppure estivo). Ormai è un riflesso quasi pavloviano, anche perché – diciamolo – di tornate negative ne abbiamo lo zaino pieno. La domanda che si pongono tifosi, appassionati e diversi addetti ai lavori è: perché non facciamo come il Galles/Irlanda/Scozia? Le tre opzioni divergono e vengono quindi scelte in base alle singole opinioni o allo stato di salute del momento delle tre nazionali.
Il pensiero alla base non è peregrino: l’Irlanda corre fortissimo, la Scozia è cresciuta paurosamente in una manciata di anni, il Galles sta un po’ vivacchiando ma è squadra capace di battere chiunque, quindi perché non copiare da uno di questi movimenti per rimettere in carreggiata il nostro?
Come dicevo poco fa ognuno ha la sua ricetta, la sua preferenza e ha al contempo bella pronta una serie di controindicazioni relative alle opzioni che non gli piacciono.
La Scozia è quella che va per la maggiore negli ultimi mesi, d’altronde i risultati ottenuti da quelle parti sono sotto gli occhi di tutti: fino a pochissimi anni fa era assieme all’Italia la squadra considerata meno forte e completa tra quelle del mazzo del Sei Nazioni. Poi il cambiamento. Nel 2015 si è vista sfuggire di mano una semifinale mondiale per un nulla, nel torneo continentale più importante è tornata a fare la voce davvero grossa con tutti, in questo novembre quasi batte gli All Blacks e rifila oltre 50 punti all’Australia. Non solo, le sue franchigie sono diventate competitive e negli ultimi anni hanno vinto un torneo celtico e si sono giocate una finale di Challenge Cup. Tutta roba che noi oggi possiamo sognarci. Ah, altra cosa che possiamo sognarci: il pubblico/seguito. In questo mese di novembre contro Samoa, All Blacks e Australia a Murrayfield si sono registrati tre sold-out (67.144 spettatori a match) per un totale di oltre 200mila biglietti staccati mentre noi tra Fiji, Argentina e Sudafrica non tocchiamo quota 58mila. Qui si parla non solo di spalti pieni o vuoti o di interesse mediatico, ma di soldi veri tra ticketing, sponsor e merchandising. Qualcuno può dire: facile fare i sold-out con gli All Blacks e l’Australia. Vero, ma noi con i wallabies non abbiamo riempito nemmeno il Franchi di Firenze. E a Edimburgo c’erano quasi 70mila persone pure per vedere la partita con Samoa. Non l’Inghilterra. Samoa.
Ma dicevamo della domanda, perché non fare come loro? Ecco, secondo me è malposta. Non conosco così ebene i dettagli del movimento scozzese (o gallese, o irlandese) per poter dire se davvero da noi potrebbe funzionare, perché alla fine gli aspetti da tenere presente sono tanti e diversi: i rapporti club-federazione, come funzionano i finanziamenti, le strutture dei campionati nazionali e regionali, il sistema di reclutamento, le academy, il ruolo della scuola e della cultura sportiva.
La domanda è malposta perché ritengo che bisognerebbe fare un passo ancora più indietro e capire una cosa: in Irlanda, in Galles o in Scozia a un certo punto si sono seduti a un tavolino e hanno stabilito un piano, un progetto operativo a media-lunga scadenza. Noi no. Possiamo star qui a discutere fino allo sfinimento se il sistema del draft da noi può funzionare o meno ma ci sfugge sempre questo dettaglio: noi un piano a lunga scadenza non lo abbiamo mai fatto. In Scozia sì (ma anche altrove) e una volta stabilito si sono messi al lavoro per concretizzarlo. Il draft è solo un aspetto di quel progetto.
Da noi si va avanti da tanti anni a spanne, a tentativi spesso poco convinti, si fanno due passi avanti poi uno a destra, uno indietro, tre a sinistra e due in diagonale. Si annuncia una cosa e poi alla fine se ne fa un’altra. Si dice che le franchigie devono avere tecnici italiani e nel giro di un paio di stagioni gli head coach sono di nuovo stranieri; che nell’arco di qualche anno l’obiettivo è di avere un ct italiano e oggi abbiamo una struttura che nei ruoli chiave è in gran parte composta da tecnici stranieri; abbiamo un campionato nazionale su cui le idee sono così chiare da aver cambiato il numero delle squadre partecipanti praticamente ogni anno nelle ultime 5 o 6 stagioni; si mette in piedi un sistema elefantiaco di accademie e centri di formazione e poi viene drasticamente ridotto dall’oggi al domani per motivi economici. E sono solo alcuni esempi.
Il movimento italiano dovrebbe farsi una sola domanda, ovvero cosa vuole fare da grande e dotarsi di un piano conseguente, a cui devono partecipare tutte le anime, dall’elite alla base, ovviamente sotto la guida della federazione. Copiare la Scozia, il Galles o i marziani deve venire dopo. Altrimenti è come costruire una casa partendo dal primo piano.
Mah.
Secondo me la prima cosa da copiare sarebbe quello che le nazioni citate hanno in comune: un’idea coerente con un progetto stabile di sviluppo a lungo termine.
Paolo
È esattamente quello che ho scritto
clap clap clap
per me non si deve copiare o scopiazzare da nessuno, certo prendere il meglio da ognuno, ma impiantare qui un sistema che funziona altrove senza averne le basi culturali e sociali può essere addirittura deleterio..
Sarebbe auspicabile creare o tornare a una via italiana, una scuola italiana (guardate le skills dei giocatori di grenoble per intenderci) che possa esaltare le caratteristiche dei nostri giocatori, costruirceli noi..mi viene in mente il Giappone, hanno scarsa fisicità e han puntato tutto su velocità e skills, imparando dai migliori tecnici NZ e australiani, dai migliori giocatori pagati a gettone (favoriti dal calendario che han programmato per poter sfruttare le finestre di stop tra i maggiori campionati dell’ emisfero sud)..
Penso che sia a grandi linee anche l’idea di COS e Aboud..
Eh ma appunto Mez, prendi (e paghi, con i soldi che i Giapponesi hanno noi no) tecnici qualificati che facciano crescere il campionato (assieme ai vari campioni che vi transitano) e i giocatori nazionali. Possono permettersi una franchigia in SR e un campionato con (tra ieri, oggi e domani) Deans, Carter, Barnes, Fourie, Parling, Messam e compagnia…
Però loro hanno anche la scuola che fa sport (università soprattutto), cosa che hanno anche gli anglosassoni (quindi scozzesi inclusi) ma non noi…
Loro strapagano i giocatori, molto meno i tecnici..e lavorano molto sui concentramenti, allenatori che insegnano ai loro allenatori..per investire in formazione non occorre avere budget stratosferici..
La via italiana…è quella che perseguiamo da sempre mi sembra. Altro nella nostra mentalità non vedo. A meno che…..prendiamo dagli altri… cambiando mentalità.
Chiedo a te Mez e a quelli che seguono il rugby da un po’: ma quando abbiamo smesso di seguire la “via italiana”? Quando abbiamo perso la bussola? Sarà una fissazione mia, ma ho idea che la nostra crisi a livello di formazione sia coincisa con la scelta dei club di puntare su giocatori già formati provenienti da paesi rugbisticamente evoluti. I nostri dirigenti hanno scelto di spendere quelle due lire che avevano per qualche argentino, sudafricano o neozelandese di buon livello ed evitare il rischio di crescere talenti con le giovanili. Senza investimenti nelle giovanili il nostro rugby si è fermato e quando la Fir ha tentato di farlo ripartire ha peccato di gigantismo. Le conseguenze sono sotto i nostri occhi
la via italiana s’è persa quando gli argentini ha deciso di non venire più…c’è stata mai una via italiana? C’erano forse giovani diversi, con diverse educazioni, voglia di emergere ed altro ancora…ma una vera e propria via italiana non so se mai è esistita. La generazione di Grenoble a livello di nazionale forse è stato il punto più alto, ma la smetterei con questi paragoni, sono passati troppi anni e troppe cose intorno non sono più le stesse…
non hai capito niente..
E della via italiana ne han parlato coste e villepreux, non io!
Si diciamo che io sono uno di quelli che dice “copiamo la Scozia” senza dire che serve un piano a lungo termine. Anche se direi che dovrebbe essere implicito, altrimenti (sono d’accordissimo) non vai tanto avanti, e anzi, capace che dopo 6 mesi cambi idea.
Ma chi deve decidere e mettersi d’accordo che ne pensa?
A sto punto (provocazione da martedì mattina in piedi dalle 5.30) mi starebbe anche bene che le varie parti del rugby italiano almeno si guardassero in faccia e ammettessero “ok ragazzi, non vogliamo fare sistema, preferiamo fare le cose a metà e non ce ne frega niente di crescere, ognuno per se e tiriamo a campare”, tutti chiari e onesti e il CONI da i soldi all’atletica o alla pallamano invece che alla Fir… 🙂
Io ho sempre tifato per la Scozia perché mi ero appassionato al Rugby grazie a quel grande giocatore che era Gavin Hastings.
Per raccontare come hanno cambiato le cose, in Scozia, vorrei raccontare questo dettaglio: anni fa, arrivarono degli introiti importanti alla SRU e un imprenditore di Aberdeen propose la costruzione di una terza franchigia dopo Glasgow e Edinburgo.
Dopo un’attenta valutazione, siccome non c’erano al momento abbastanza giocatori competitivi per creare una realtà solida, si decise di rinunciare a questa possibilità e d’investire quel denaro nel rugby di base.
In quell’occasione, gli Scots dimostrarono buon senso e lungimiranza per far crescere il movimento, cosa che non sempre è accaduta nel nostro movimento.
I giovani sono le fondamenta dove si regge la piramide di qualunque Union voglia essere competitiva nel Rugby moderno e gli Hogg e i Fagerson usciti negli ultimi anni ne sono la dimostrazione concreta
Ma il famoso progetto di collaborazione italo-scozzese che fine ha fatto?
Ora dovremo incastrarlo con quello italo-francese…
Mancava la faccina 🙂
Ah ok. E la sede nuova a Roma?
Buongiorno, d’accordissimo… Nel rugby non si costruisce niente dall’oggi al domani, e nel rugby un’altra eccellenza che negli ultimi 10 anni ha cambiato marcia e organizzazione è l’Argentina (latini… Molto simili a noi!). Purtroppo la chiave di volta, secondo me, è più difficile:le nostre istituzioni devono sentire la responsabilità (fosse vero solo per il rugby.. ), sapere che chi sbaglia paga, che le parole, almeno ad alti livelli, devono avere un seguito nei fatti e le competenze devono essere valorizzate (Scozia…. Cutitta che fine ha fatto?). Detto questo COS e soci secondo me stanno lavorando bene…. Speriamo che li lascino fare!
Cutitta è in Romania….. e si vede direi!!!
Ieri si copiava il Giappone,oggi invece si copia la Scozia.
Sempre per dare a Cesare quell che è di Cesare tra I 23 “Scozzesi” che hanno battuto l’Australia c’erano:
Marfo (Engl)
Berghan (New Z.)
Watson (Engl)
Barclay (H.K.)
Wilson (Engl)
Price (Engl)
McGuigan (Nam)
Seymour (Usa)
Maitland (New Z.)
Tools (Aus)
Du Preez (Saf)
Pyrgos (Engl)
Burleigh(New Z.)
Jackson (Engl)
14 su 23, mica cotiche
un intero XV con un giocatore espulso con cartellino rosso ! 🙂
discorso fuorviante quello degli stranieri in Scozia, detto poi da noi in Italia..almeno loro li pigliano buoni…
Quanto al tema di oggi, si può fare qualsiasi progetto si voglia, ma se prima non si rema tutti verso la stessa direzione c’è poco da fare
e manca pure l’olandese… 🙂
perchè mancava wp nel 🙂
Comunque articolo condivisibile, qualcosa d’interessante ultimamente si sta muovendo ( non importa se per necessità o per virtù ) , manca sicuramente ancora il “lungo periodo” … ma è una mancanza non solo del rugby in Italia, purtroppo.
Anche noi negli anni meno bui eravamo imbottiti di oriundi ed equiparati
Scusa @Camerlengo, verissimo, la Scozia equipara alla grande, giusto per fare dei distinguo, un conto sono Maitland o Toolis o McGuigan (o Seymour o Marfo o anche Strauss o Nel o Grigg) che sono nati e cresciuti all’estero, e si sono qualificati per residenza o parenti, un conto gente come Barclay e Jackson che sono di fatto solo nati all’estero ma hanno studiato e sono cresciuti in Scozia. Per dire nel primo gruppo stanno i vari Budd, Hayward, McKinley (ma anche Chistolini, Negri e dovremmo metterci pure Parisse in quanto nato e cresciuto in Argentina da genitori italiani), nel secondo uno come Furno.
Ma alla fine essere 15mi nel ranking o 20 che ci frega?
Il campionato di eccellenza si è accorto che siamo passati da 10mo al 15mo posto? La serie A, La serie B? I piccoli club di provincia?
Giochiamo fini a noi stessi. Non c’è una spinta propulsiva del movimento che confluisca nell’espressione massima che è la nazionale.
E questo è il risultato. La FIR e le Nazionali sono un universo parallelo scollegato dalla realtà del nostro tessuto sociale e sportivo.
E a me sinceramente non frega più un tubo. 17 anni di schiaffi e una manciata di soddisfazioni che a contarle sulle dita delle mani di dita ne avanzano pure.
Amen.
l’anno scorso durante i test match di novembre parlavo con un giocatore di Eccellenza, aveva appena scoperto che l’Italia aveva cambiato allenatore…
siamo troppo diversi da tutti -soprattutto area anglosassone- per poter pensare di copiare qualcosa, fermo restando che qualcosa di drastico bisogna fare.
io da sempre son un sostenitore di Munari e quindi sono convinto che Gavazzi o chi per lui, dovrebbe avere l’umiltà( e buonsenso) di indire gli Stati Generali.
per fare cosa? per decidere dove vogliamo andare da grandi ( o da giovini attempati)
Nelle mie conoscenze sempre di più sento il desiderio di mollare la via intrapresa e tornare al rugby che più si confà al ns spirito italico, in sintesi : restiamo nel 6 nations finchè ci tengono (2020?) poi vadano a fare in culo tutti ritorniamo alla vecchia coppa Europa con Spagna,Portogallo ecc, al posto ns si prendano pure Giorgia Romania o meglio ancora, si rientri nella vecchia formula delle 5 nazioni. stessa cosa per pro14 e, cerchiamo di fare un buon campionato autoctono e viva le salamelle.
naturalmente, tutti fanno finta di non sapere che i soldini vengono(quasi) tutti dai diritti tv del 6N e finiti quelli, in giro ci sono meno risorse degli anni ’70 quando giocavo io.
non mi ricordo, nei miei quasi 50 anni ovali, uno scoramento così diffuso..
Signori guardate all’Italia come Nazione-sistema, e ditemi come si può pensare di “indire gli Stati Generali” del rebbi italico.
completamente d’accordo!
il problema dell’andazzo italico è generale.
Per gli smemorati, in buona fede:
8 novembre 1997 ( esattamente 20 anni fa) ITALIA-SUD AFRICA 31-62 (20-22)- La migliore Italia di sempre ( Domingues, Francescato, Vaccari, Giovannelli, ecc.), quella appena ammessa al 6 nazioni, prendeva a Bologna 62 punti dal Sudafrica.
E poi:
Il sistema sportivo scozzese ( e di tutti i paesi anglosassoni) si basa sullo sport insegnato e praticato a scuola. Come possa essere minimamente paragonato a quello italiano che si basa invece esclusivamente sul volontariato al di fuori di ogni contatto con qualunque struttura ufficiale pubblica o scolastica, non lo so proprio.
Forse perchè tra coloro che scrivono e commentano, che fanno volontariato sportivo ce ne sono pochi?
La seconda parte è sacrosanta , vale lo stesso per il Giappone e credo anche nell’ Est Europa sia rimasto qualcosa di simile di ”socialista memoria”.
Sulla prima però c’è da dire che quel Sud Africa era campione in carica e gli rifilarono 31 punti…casomai il paragone col disastroso ”1999” ma li c’erano anche altri fattori.
Non si può copiare tutto ,realtà diverse tra loro,ma bisognerebbe fare come gli antichi Romani: prendere dagli altri ciò che può servire alla propria crescita e adattarlo ,senza sminuirlo .
Vabbè quelli erano dei marziani scesi sulla terra… Ma il principio rimane
Io credo che una strada stiamo cercando di intraprenderla,resistenze varie ci sono da tutte le parti.
Forse gioverebbe di più all’intero movimento?,che la Fir ( presidente ,Cos,staff dirigenziale, ) spiegassero o facessero il punto della situazione con interventi pubblici,in modo da chiarire le cose e mettere le carte in tavola con tutto il movimento
Frega un cazzo, sprofondi l’ Italia e il suo rugby da strapazzo.
Siii tutti al Mondiale di Calcio che in Russia vinciamo!!!!
La terza franchigia è in arrivo?
al binario 2
Ottimo sto ricapitolando tutte le promesse elettorali non mantenute.
Sì, abbiamo capito. Non c’entra un granché eh
@Paolo come si può pretendere una buona pianificazione a lungo termine da un management messo e/o confermato per tutelare esclusivamente interessi particolari?
Qua tutto c’entra: il pesce puzza dalla testa, e in questo caso da un bel po’.
Gavazzi è inadeguato a gestire il movimento, come si può aspettare da lui qualcosa di così logico e razionale come descritto nel tuo post?
sono opinioni
Chiaro. Ma supportate quantomeno da anni di insuccessi.
Non sono daccordo, oggi il progetto in Italia c’e’ da 18 mesi ed ha obbiettivi a lungo termine. ed anche a breve termine. e si inizia a vedere qualcosa.
quello che invece che sarebbe da chiarire e’ quanto tempo c’ha messo la Scozia ad arrivare dov’e’. darebbe una idea chiara a molti dei tempi fisiologici e come il percorso avanzi anche imparando dagli errori.
sul pubblico, fino a 18 mesi fa, a livello di pubblico non siamo molto lontani dall’Italia. Vediamo quando l’Italia sara’a a livello di potersela giocare con NZ, con quell’entusiasmo, e vediamo se non si riempie S. Siro o l’Olimpico.
Detto questo, ammirazione totale per quello che ha fatto e fa oggi la scozia, anche in pro14, e copierei tutto. passo passo. incluso import di giocatori da qualsiasi posto.
Tanto per rimanere in tema di oriundi, la Scozia ne ha fatto man bassa ma vorrei porre l’attenzione anche quando di buono è stato prodotto in patria.
Questo è un XV di soli atleti nati in quel paese:
1. Reed
2. Ford
3. Fagerson
4. R. Gray
5. Jonny Gray
6. Jamie Ritchie
7. Magnus Bradbury
8. Adam Ashe
9. Greig Laidlaw
10. Finn Russell
11. Reece Jones
12. Matt Scott
13. Alex Dunbar
14. Damien Hoyland
15. Stuart Hogg
16. McInally
17. Bhatti
18. Welsh
19. Gilchrist
20. Harley
21. Hidalgo-Clyne
22. Peter Horne
23. Kinghorn
Non è una brutta formazione ed ho lasciato fuori giocatori come Fife, Fusaro o Weir che non saranno fenomeni ma garantirebbero dei ricambi.
Ci sono altri giocatori nati in Scozia molto promettenti come Wynnie, Cummings o Hunter-Hill, sinonimo che quanto prodotto negli ultimi anni attraverso gli investimenti fatti nel Rugby di base da i suoi frutti. Loro dovranno fare sempre più fatica per produrre atleti di livello ma hanno intrapreso un percorso molto positivo che servirà alla nazionale per crescere.
e’ un non-problema Hastings, nel senso che il problema non se lo pongono loro e non dovremmo porcelo nemmeno noi.
Un elemento fondamentale della qualita’ scozzese e di Glasgow e della Scozia e di ogni squadra di quel livello, e’ alzare il livello complessivo della rosa e del parco giocatori usando tutte le risorse possibili, interne ed esterne.
CHi non riconosce il lavoro fatto sulla formazione non ci vede benissimo. ma non vedo perche’ mettere le cose due in relazione. come se il fatto che siano migliorati nella formazione cambi l’atteggiamento sul fatto che sia un bene (o un male) prendere tutti i giocatori eleggibili in giro.
Allora, già dire di seguire un modello, presuppone una pianificazione a medio/lungo termine, quindi la prima parte del pezzo, già per questo perde il suo “perchè”.
Non so se, adesso, in molti sostengano che il modello da copiare sia quello scozzese perchè la Scozia sta ottenendo risultati eclatanti, io, da parte mia, lo sostengo da anni perchè la Scozia è quella con la situazione più prossima alla nostra: un numero di praticanti numericamente non imponente, disomogeneità territoriale (il quasi disabitato Nord è quasi, Rugbysticamente, paragonabile al nostro centro/sud), concorrenza spietata del calciopalla (ricordatevi che il Football è nato i Scozia ed è lo sport nazionale), pochezza di risorse e di praticanti per avere un campionato nazionale adeguato agli standard dei movimenti più evoluti e perchè è il modello più facilmente attuabile in Italia, almeno per quanto riguarda l’ organizzazione piramidale del movimento, in funzione franchigie/nazionale, perchè lo so bene che copiarlo in toto è semplicemente….impossibile, ci sarebbe da cambiare il rapporto che il mondo dell’ istruzione (a partire dalle scuole primarie, passando per quelle secondarie, per finire con le Università) ha con la pratica sportiva!!!
Bello però giocare a Inverness! 😉
Noi, campanilisti per natura, viviamo degli orticelli che ogni società sportiva si cura in proprio.
Nessun presidente vuol rinunciare al proprio “giocattolo” e nessuno si cura di consorziarsi per non sparire.
A scuola, ai bambini, fanno suonare il piffero alle recite, ma attività sportive nisba.
Lo Stato se n’è sempre fregato le mani, al punto che, sotto quest’aspetto, ti fa ricredere persino sui campi Dux…
In tutti gli stati Usa, nei colleges, oltre a 4 ore settimanali di sport obbligatorio, hanno una materia scolastica che, qui in Italia, farebbe rabbrividire tutti, dal ministro Fedeli in giù : pesistica !!
Teniamoci stretto O’Scena e la sua truppa, che per noi sono un lusso e facciamo quadrato, invece di dar sempre addosso ed essere negativi.
Meglio essere ottimisti ed aver torto, che essere pessimisti ed aver ragione.
Sempre viva le Tette !
Bravo pres!
………..ritengo che bisognerebbe fare un passo ancora più indietro e capire una cosa: in Irlanda, in Galles o in Scozia a un certo punto si sono seduti a un tavolino e hanno stabilito un piano, un progetto operativo a media-lunga scadenza. Noi no.
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Chi l’ha detto? Cos è qui per cosa ?
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Possiamo star qui a discutere fino allo sfinimento se il sistema del draft da noi può funzionare o meno ma ci sfugge sempre questo dettaglio: noi un piano a lunga scadenza non lo abbiamo mai fatto.
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Portami le prove…… ma non opinioni o ……l’ascensore .
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In Scozia sì (ma anche altrove) e una volta stabilito si sono messi al lavoro per concretizzarlo. Il draft è solo un aspetto di quel progetto.
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Appunto. … hanno, finalmente e giustamente spezzato le reni al domestic!! E hanno lavorato in un’unica direzione. Poi se Munari e Innocenti vinceranno le elezioni e preferiranno dare 1M ad ogni società di eccellenza coi propri 83.000 spettatori annuali. ….. Pace e bene, Bon, Rip etc etc……
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Da noi si va avanti da tanti anni a spanne, a tentativi spesso poco convinti, si fanno due passi avanti poi uno a destra, uno indietro, tre a sinistra e due in diagonale. Si annuncia una cosa e poi alla fine se ne fa un’altra. ………….
A parte l’ascensore. ….sono 19 mesi che si sta facendo una cosa sola. ….. piaccia o non piaccia.
Già, tipo le Accademie. Che fino a un anno fa erano intoccabili e andavano anzi aumentate e poi è successo l’esatto contrario.
Appunto !
Quello che dice il preside è una cosa, i fatti sono altri.
E grazie per avermi fatto ricordare di un certo Aboud. …. se diamo anni al Giappone possiamo dare un po di tempo ad un uomo che è arrivato il 1 agosto 2016 ?
Il problema non è riconoscere che G. sia il peggior presidente di ogni federazione da 194 anni a questa parte.
Ma è quello di riconoscere che per fortuna,culo,abilità ,unzioni varie o mani sulla testa l’ha imboccata cmq giusta…… e Barca, in genere uno bene informato, ha scritto che la fir ha già proposto a Cos il rinnovo fino al 23 e sembra che abbia intenzione di accettare.
Bè anche il fatto che si sta seguendo il piano di O Shea è tutto suo dire…ma qual è il piano? Quando è stato presentato? Ed in giro anche tra gli addetti ai lavori non è che tutti hanno poi molto chiare le cose…
Il nostro modello che funzionava erano le accademie, magari riviste come si diceva, ma non si doveva lasciare quella strada
Sarà un caso/culo. … ma per la prima volta abbiamo lasciato a casa dei giocatori sani.
Le accademie restano….. ridotte,ma restano.
Ti ricordi. ….. no….. troppo giovane…… 11 squadre gallesi in CL ? In un movimento come il Galles 4 franchigie sono (quasi) troppe. …. e si continua con l’eccellenza?
No, memoria selettiva, non ricorda..anche perché criticava il sistema accademie a ogni post!
trovami un post dove criticavo le accademie….semmai una diversa distribuzione per aree geografiche. Se vuoi discutere pacatamente su di un argomento, sono sempre disposto al dialogo, ammettendo anche gli errori. Se invece deve essere un continuo provocare, possiamo fare a meno di discutere su tutto..e sai che ti stimo Mez
Non ho provocato, casomai tu contesti ogni cosa che scrivo, sotto le righe..
anche ieri sulla via italiana, ti ho scritto che mica lo dico io, l’han detto molto prima di me George Coste e Pierre Villepreux, del quale mi onoro di essere allievo; e sono completamente d’accordo!
Nessuna polemica però, davvero..normale non esser sempre in sintonia..
E comunque non le han chiuse, hanno ottimizzato le risorse, domenica scorsa ero all’ Asa U16 e U18 per la selezione sarda, ieri son venuti i tecnici al campo da noi; fortunatamente aggiungo! Prima dovevamo andare noi fino a capoterra con tutti i ragazzi..oltre 600km, rimborsi FIR..perciò ora è molto meglio, almeno per quel che riguarda la 16 che seguo direttamente..
lo staff tecnico capeggiato da Aboud segue direttamente i lavori, sono molto più presenti sui campi..
guarda, con tutta sincerità nessuna vena polemica nei tuoi confronti, se rispondo ai tuoi messaggi e perchè so che sei competente e si può ragionare….
Riguardo le selezioni, si ho letto che è stato una sorta di selezione day un pò in tutta Italia…sulla presenza dei tecnici sul campo, confermo quello che dici, anche se gli anni passati era simile, gli allenatori regionali non hanno mai fatto mancare il loro appoggio.
Sul discorso accademie non siamo d accordo..
Manca semplicemente un progetto globale con tappe a breve, medio e lungo termine.
Un suggerimento per Paolo : prova a verificare se nelle altre del 6N o davanti a noi nel ranking la direzione tecnica è composta e diretta dalle stesse persone da oltre 10 anni.
L’altra differenza fondamentale fra noi e gli altri, oltre a non aver una strategia, è il rifiuto di sottoporre la dirigenza ad una valutazione obiettiva dell’ottenimento o meno dei risultati.
Si, 4 su 6..e anche la girano le cariche..più che le persone dovrebbero contare i programmi! quelli seri, non quelli con la migliore haka italiana!
Noi siamo specialisti a navigare a vista… é per questo chs sono passati cosí tanti anni dall’ultima volta che abbiamo scoperto un nuovo continente…