I due fratelli più bravi e famosi del rugby italiano hanno rilasciato una intervista a Chi. Domade e risposte che fanno emergere un quadro… inconsueto. Eccola:
Con indosso la tuta da lavoro, armati cesoie e innaffiatoio per curare i fiorellini nessuno li aveva visti mai. Mirco e Mauro Bergamasco, i fratelli d’Italia del rugby, stupiscono ancora e dai verdi campi della palla ovale, sono passati (per una volta) agli orticelli. Ci dispiace, ma questa volta non assisterete a un’esibizione di muscoli, come nel celebre calendario dei rugbisti Dieux du stade, per il quale sono stati fotografati in pose statuarie. Mirco e Mauro interpretano due tranquilli giardinieri, forse un po’ sentimentali, alle prese con rose, peonie e amarilli. Certo, fa un po’ effetto vedere due colossi di 90 chili di peso, maneggiare con cura fragili piantine. Invece ci sanno fare per davvero, come svelano a Chi per la serie “Se non fossi…”.
Domanda. Se non foste stati giocatori professionisti, avreste dunque fatto i giardinieri? A voi la palla. Mirco: «Il giardinaggio è sempre stato un hobby, un piacevole passatempo per rilassare la mente. Ma certo la passione per il rugby è sempre stata predominante, arriva da nostro padre Arturo, che è stato prima un campione e poi un tecnico federale».
D. A casa vostra avete piante particolari? Mauro. «Abitiamo a Parigi, Mauro gioca nello Stade Francais, mentre Mirco milita nel Racing Metro 92 e abbiamo un terrazzo con tante piante grasse. Durano di più e non hanno bisogno di particolare manutenzione».
D. Chi dei due ha più il “pollice verde”? Mirco. «Sicuramente Mauro».
D. Da bambini avevate una casa sull’albero? Giocavate nei boschi? Mauro. «Si, insieme ci divertivamo molto. Di solito ci arrampicavamo sugli alberi per poi catapultarci giù. Spesso giocavamo a nasconderci e una volta per trovare più in fretta mio fratello Mirco stavo per combinare un guaio. Si era nascosto dietro un cespuglio e, per scovarlo, ho sfoltito le foglie con una cesoia, portandogli via anche una ciocca di capelli. Per fortuna li aveva lunghi e non si è notata troppo la nuova “sfumatura”».
D. L’uomo forte e muscoloso che cura i fiori, secondo voi è un’immagine che intenerisce oppure che conquista le donne? Mirco. «Può intenerire, ma anche affascinare, se si sa scegliere il fiore giusto al momento giusto».
D. Avete mai curato un giardino come due giardinieri? Mirco. «No. non ci hanno ancora ingaggiato per questo. Ma non si sa mai».
Mai regalato fiori per amore? Mauro. «Per un compleanno, per la festa della mamma… Eh sì, anche per amore»
D. Il giardiniere “attraente” è un’icona di seduzione nell’immaginario femminile. C’è chi dice che vi trova sexy anche con la tutina da lavoro e le cesoie. Mauro. «Se riusciamo a essere seducenti e sexy in quelle condizioni, possiamo dire di avere un futuro».
D. Qual è il giardino più bello che avete mai visto? In Italia oppure all’estero? In Francia ne esistono di stupendi. Mirco. «Conosciamo meglio quelli francesi, come il Jardin du Luxembourg, il Parc des Butles Chaumont o il Parc Montsouris. A Roma abbiamo visitato i Giardini Vaticani: bellissimi!».
D. In fondo il vostro lavoro quotidiano ha a che fare con i prati. Che cosa sarebbe il rugbv senza un bel prato? Perderebbe il suo fascino? Mirco. «È fondamentale avere un campo da gioco perfetto senza buche, senza zolle rialzate. Grazie ai giardinieri delle società per le quali giochiamo abbiamo sempre dei campi impeccabili. Al contrario sarebbero bruttissimi e pericolosi campi da rugby in terra battuta. Sì, il campo da rugby ha un bel fascino, specialmente durante le partite».
D. Tra una gita romantica in una città oppure in campagna, che cosa scegliereste? Mauro. «Aria aperta e poi uno chalet romantico”.
D. Se a uno dei due nascesse una figlia la chiamereste con il nome di un fiore? Mirco. «Perché no? Ci sono tanti nomi di fiori da donna bellissimi: Jasmine, Viola, Margherita…».
D. A proposito delle prossime partite in azzurro, avete buone chance di vittoria, incrociando le dita? Mauro. «Questa è una bella domanda: non facciamo mai pronostici. Già. incrociamo le
dita e anche i pollici verdi!»
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