Buon Natale, buone feste e buon anno. E buon rugby

Sì, lo so, è un po’ che non mi faccio sentire. Si sono giocate partite, sono accadute cose… insomma, potevo scrivere qualcosa. Potrei raccontarvi che ho avuto da lavorare più del solito, che sono stato malato, che c’è stata l’invasione delle cavallette o cose così, ma non sarebbe vero. La verità è che non avevo voglia di scrivere. Zero. Succede.
Però oggi è il 24 dicembre e non posso non farvi gli auguri, d’altronde avete la pazienza di sopportarmi, lo meritate.
Quindi auguri (A TE E FAMIGLIA!) a voi, alle persone a cui volete bene e che vi vogliono bene. Passate delle buone feste, mangiate e bevete come se non ci fosse un domani. Non credo che scriverò nulla fino ai primi giorni del 2020, quindi passate un ottimo fine anno e iniziate nella migliore dei modi quello nuovo.
Vi lascio con tre canzoni natalizie: nell’ordine una diventata ormai tradizionale (che non mi piace. Anzi, mi fa venire l’orticaria, ma va per la maggiore), quella del mio cuore e la mia preferita di quest’anno. Ascoltate quella che vi pare.
Buon Natale e buone feste. Vi prometto che ci sentiamo al più presto.

Il Grillotalpa va in vacanza: si riaprono i battenti a inizio settembre

Vado in ferie, quelle vere: per tre settimane, più o meno, il blog non verrà aggiornato. Poi magari succede qualcosa e/o mi gira la mosca al naso e cambio idea, ma è più facile che no. Quasi sicuro, anzi. Anche perché tra noi metterò pure parecchie ore di fuso.
Lo so, in mezzo c’è il Rugby Championship e l’inizio del Pro14 e altro ancora, ma come cantava un tipo che ha un po’ perso la trebisonda ma a cui voglio ancora molto bene “così vanno le cose, così devono andare”.
Ci si ribecca, fate i bravi. Ciao neh

Rugby e salute: dal Texas una nuova ricerca sulle concussion. E le notizie non sono buone

La ricerca non è specifica sul rugby ma questo aspetto alla fine è solo un dettaglio. Il tema è quello delle concussion, sempre più al centro della scena di Ovalia con tutto il suo bagaglio di preoccupazioni, studi, ricerche e protocolli per scongiurare qualsiasi problema e salvaguardare la salute dei giocatori di una disciplina in cui lo scontro fisico è dominante.
“Traumi alla testa, a volte provocati anche da sport come calcio o rugby, anticipano in media di due anni e mezzo la comparsa dell’Alzheimer”: inizia così un lancio d’agenzia dell’ANSA di martedì pomeriggio.
Ad annunciarlo è una ricerca della University of Texas Southwestern di Dallas, Stati Uniti. I ricercatori hanno studiato ben 2.133 casi di soggetti a cui il morbo di Alzheimer è stato diagnostico dopo la morte in seguito ad una autopsia, una novità in questo particolare ambito scientifico dove fino ad oggi ci si era affidati allo studio di casi riferiti a soggetti in vita.

Uno stralcio dell’agenzia: “Un nuovo studio, pubblicato sulla rivista Neuropsychology, esamina le lesioni cerebrali avute da giovani in relazione a un deterioramento della salute del cervello una volta diventati anziani. I traumi alla testa dovuti allo sport o al gioco sono molto frequenti, tanto che tra gli americani di età pari o superiore a 5 anni se ne verificano circa 8,6 milioni di episodi all’anno. (i ricercatori, ndr) hanno scoperto che le persone che hanno subito un trauma accompagnato da perdita di conoscenza per più di 5 minuti si sono viste diagnosticare il morbo di Alzheimer in media 2,5 anni prima rispetto ai coetanei che non avevano subito tali lesioni alla testa”.

Numeri e dati preoccupanti, così come sono preoccupanti le parole del neuropsicologo responsabile della ricerca, Munro Cullum: “Non sappiamo come e in quali casi le lesioni alla testa aumentino il rischio di problemi neurodegenerativi più avanti nella vita”. Poi sottolinea che la conferma delle varie ipotesi sul tavolo richiederà anni perché le cartelle cliniche oggi disponibili spesso non includono una storia completa di traumi cerebrali. “Dobbiamo aspettare dai 40 ai 50 anni – ribadisce Cullum – ovvero quando gli atleti di oggi avranno 60 e 70 anni per poterli studiare”. Decenni, un tempo lunghissimo che può lasciare dietro di sé grossi problemi tra gli atleti in attività.
World Rugby e le varie federazioni non si stanno comportando come ha purtroppo invece fatto la NFL in passato (pagandone pesantemente le conseguenze) e questo è sicuramente un bene. Il percorso corretto è stato preso ma non bisogna abbassare la guardia nemmeno per un minuto.

Rientro dal pit-stop numero 2 e partenza per il numero 3. L’ultimo.

Castro

Sì, lo so, ci sono i Mondiali femminili, il Pro14, la vicenda Zebre e quella Padovani, il Rugby Championship incombente e un tot di altre cose.
Però io sono in balia del jet lag, sto lavorando e tra tre giorni stacco nuovamente andandomi ancora a infilare nel buco spazio-temporale che vedete qui sopra dove la connessione internet è una sorta di ipotesi che funziona malissimo e a tratti. Succede ancora nell’Italia del 2017, che ci posso fare… E poi domani sera al Magnolia suonano gli Shellac, che diamine.
Quindi ho deciso che la saracinesca la riaprirò a fine mese. Teaser: ci saranno novità, anche per voi.

Quannu lu diàulu te ncarizza l‘anima nne ole

Ciao

 

Pit-stop numero 2: il Grillotalpa deve attraversare un oceano

Dopo quello di inizio luglio eccomi arrivato al secondo pit-stop estivo. Stavolta c’è da prendere un aereo, attraversare un oceano e superare un po’ di fusi orari. Difficile perciò che il blog venga aggiornato, stavolta sul serio. Però vedi mai… Io, per non sbagliarmi, lascio il pc a casa.
Un po’ prima di ferragosto ci sarà una breve ripresa prima del terzo e ultimo momento di riposo. Sempre che non decida altrimenti, cosa che non posso e non voglio escludere a priori.
See you.