In una recente intervista il presidente federale Alfredo Gavazzi è tornato a definire il nostro massimo campionato italiano come “un passaggio di maturazione”. Tutto vero. Però poi ha glissato sulla domanda con cui gli si chiedeva di come rilanciarla: non un dettaglio
“Il campionato di Eccellenza è per me un passaggio di maturazione”.
“Verificare per 2 o 3 anni questi ragazzi in Eccellenza ti fanno vedere se qusti ragazzi hanno i numeri per poter fare un salto in più”.
“Gli altri posti sono altri posti, noi siamo italiani e abbiamo questo dna, questa costituzione e questo modo di essere”.
Questo è il Gavazzi-pensiero sulla formazione dei nostri giocatori più giovani esplicitato nell’intervista video realizzata da The Rugby Channel che trovate al termine di questo articolo e che è stata realizzata al termine di italia-Scozia, gara che ha chiuso il nostro Sei Nazioni 2018. Parole non nuove: in effetti vengono ripetute più o meno ad ogni cerimonia di presentazione del nostro massimo campionato nazionale. E nelle conferenze stampa che che precedono la finalissima del campionato. E sulle parole in sé avrei poco da dire (oddio su “Gli altri posti sono altri posti, noi siamo italiani e abbiamo questo dna”, si potrebbe discutere a lungo di quanto sia immutabile una simile affermazione), il problema è che rimangono tali: sono anni che le sentiamo e sono anni che le uniche modifiche al nostro domestic sono quelle che riguardano il numero delle squadre partecipanti, che cambia quasi a ogni stagione.
Il resto è non pervenuto, o quasi, a partire dagli accordi di broadcasting, annunciati sempre a ridosso del fischio d’inizio del torneo, se non a gare già iniziate. D’altronde in questa stessa intervista Gavazzi sorvola sulla domanda che gli viene posta circa il rilancio dello stesso torneo.
Eppure il presidente federale ha ragione, l’Eccellenza è la principale palestra dei nostri giocatori. Non solo: è la principale palestra dei nostri tecnici, dei nostri arbitri e dei nostri dirigenti. O dovrebbe esserlo. Perché se ormai non abbiamo un solo arbitro nel panel dei fischietti internazionali (e negli ultimi 10-15 anni ne abbiamo avuti giusto un paio… certo, oggi c’è la Benvenuti nel rugby femminile, ma rimane un risultato magrissimo), se il gap tra il nostro movimento e quello degli altri diventa voragine nei 2/3 anni successivi all’U20, se nonostante i proclami dello stesso Gavazzi – almeno fino a quelli di un paio di anni fa – non abbiamo un tecnico che possa non dico ambire alla guida della nostra nazionale ma neppure a una delle due franchigie, ecco, forse qualche domanda sullo stato di salute e sul livello della nostra Eccellenza bisognerebbe farsela. E agire di conseguenza, che magari mi sbaglio, ma difficilmente le cose miglioreranno se non si interviene.
L’annunciata (ri)nascita della lega dei club è un passo importante e darà sicuramente una bella mano, ma è cosa ancora da venire e finché non sarà economicamente indipendente (o quasi) dalla stessa FIR avrà una forza ridotta, anche se non va dimenticato il peso politico rappresentato dalle società che – alla fine – votano il presidente…
Come questo blog ha scritto già ieri in merito al tema dei permit players, la parola d’ordine è solo una: muoversi.
All’inizio dell’intervista dichiara che i PP sono sempre disponibili ad andare in celtic. Questo mi da pensare che per lui la questione è chiusa, per cui non aspettiamoci cambiamenti in tal senso.
il problema è che il nostro domestico è ad un livello troppo lontano dal pro per poter essere completamente formativo, và bene per testare i 19 20enni, poi o alziamo il livello di intensità (che formerebbe anche allenatori ed arbitri) del domestico, legandolo bene al pro, o ci inventiamo qualcosa di intermedio e lasciamo l’eccellenza dilettantistica.
il problema è che lo status quo stà bene alla fed, alle celtiche ed ai club che possono rimanere al vertice del movimento, senza doversi sforzare di diventare pro, e rimanendo al vertice di sistemi che lasciano certe realtà al centro di zone d’interesse
muoversi? CHI si vuole muovere? un presidente fir in pieno conflitto d’interessi -già, in italia è normale- o i presidenti delle società che da sempre si sentono sminuiti dalla Celtic? Un movimento dove iniziano ad infiltrarsi personaggi che puntano giusto alle quattro noccioline che riescono a portare a casa col minirugby? Una serie di dirigenti di stampo statale?CHI? e per quale motivo? Ormai il dio si chiama professionismo, il suo dogma è l’interesse e se di interesse per il rugby in Italia non ce n’è abbastanza da far girare il ghello, allora, di cosa stiamo parlando?
Buona giornata
Ricollegando l articolo di oggi a quello di ieri, visto anche che da fonti ufficiali non arriva nulla, a questo punto andrei a chiedere ai club cosa pensano dei P.P. e quali sarebbero per loro le condizioni ideali affinchè possano dare e ricevere dei giocatori dalle franchigie, sicuramente l aspetto economico legato allo stipendio, ma anche ad assicurazione e copertura degli infortuni è uno dei nodo da sciogliere al più presto…Fermo restando che per me il discorso Permit si dovrebbe estendere a tutte le categorie, preferirei che un club d Eccellenza prendesse un giocatore dalla serie A piuttosto che prendere uno straniero, soprattutto quando si è a metà stagione, di conseguenza a scendere per categoria.
Sul livello dell’eccellenza bisognerebbe molto ragionare. Se valutiamo gli scontri diretti con russi, tedeschi, portoghesi romeni ecc… ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli. Ma una partita come Petrarca S. Donà di sabato vale assolutamente molte partite di pro14. Credo che una svegliata se la debbano dare tutti, Società e allenatori in primis, perchè qualche potenzialità in più a mio umile parere c’è.
Comunque non capisco se la coppa viene sottovalutata, perchè qualificarsi e portare nei propri stadi squadre come gli Arlequinso chi per loro, dovrebbe valere di più di vincere un campionato…
A tratti Calvisano Rovigo andava a ritmo doppio di alcune partite delle nostre in Pro14… Quindi se vogliono le cose le sanno fare. Ma io sono uno di quelli da Eccellenza a 8 squadre e “ascensore” con le celtiche.
Mi sembra che per i pochi accaniti e indomiti appassionati quest’anno ci sia da apprezzare il più equilibrio,
non sono in grado di dire se assieme c è stata anche una crescita tecnica, ma sentendo qua e altrove sembra così così o quasi no…
E qua’ quindi bisogna fermarsi.
Sentendo i discorsi del presidente, poi non c’è da aspettarsi niente di nuovo, NON sentendo nessun discorso di vari vicepresidenti e consiglieri ( per contratto ?) altrettanto, quindi amen.
In questo momento dopo le ammaccature del 6N, dopo che la franchigia ( tutta ) federale sta nella abituale posizione nel suo girone in PRO 14, l’attenzione è tutta per l’eccellenza e relativa griglia finale per i play off.😉
Poi si vedrà.
“Forse qualche domanda sullo stato di salute e sul livello della nostra Eccellenza bisognerebbe farsela” scrive in grassetto il Grillotalpa. Perché mai visto che abbiamo la risposta? L’Eccellenza (uguale sarebbe il ritorno alla “Lega” se concepita con lo stesso embrione del campanile) ha portato esattamente qui! A parte Matteo Minozzi, chi in azzurro è pressoché “potabile” per il livello Internazionale” è di scuola non italiana. Sono d’accordo con i tanti che evidenziano che fra Eccellenza e livello sopra non c’è “il gradino” ma la cima dell’Everest…e noi siamo al campo base. Se oggi due franchigie nate dal meglio dell’Eccellenza giocassero in un campionato (ProD2) contro Perpignan, Montauban, Grenoble, Mont-de-Marsan, Biarritz, Béziers, Bayonne etc etc, senza andare chissà dove, i nostri diciannovenni sarebbero meglio o peggio “torniti e fresati”? Sembrava impossibile che accettassero gli italiani in un Torneo celtico e, ora, sono arrivati anche i sudafricani. PP o no PP non è il vero dilemma, quando tocchi il fondo o ti muovi e torni con il naso fuori dal pantano o …
I manager (ed i dirigenti della FIR lo sono per l’organizzazione che amministrano, sia sportivamente, sia contabilmente) hanno degli obbiettivi da raggiungere in determinato tempo. Non arrivano a risultato, grazie e a non rivederci se non sugli spalti o in Club House. Ma la regola vale nel “professionismo” mentre il nostro rugby è, dilettantistico nell’organizzazione (pacche sulle spalle e sarà per un’altra volta…andemo a farsi un’ombra) e professionistico negli emolumenti.
…è inutile ricordare chi ha sculacciato la prima della classe di Eccellenza in Continental Shield, il Calvisano, è seconda nel campionato teutonico? E’ utile sottolineare che i tedeschi hanno perso dai romeni del Timisoara Saracens? Vogliamo ancora riempirci la bocca e righe sulla qualità dell’Eccellenza? O Rivoluzione o morte!