Il torneo che la Nuova Zelanda si è inventata per affrontare gli effetti della pandemia ci riporta a uno sport dove le regole sono più chiare ma che allo stesso non piace a tutti: troppi falli, troppe punizioni, Almeno secondo alcuni.
Vittorio Munari ci dice che invece gli effetti positivi superano di gran lunga quelli negativi, sotto tutti gli aspetti.
Accenno finale alla difficile situazione in Sudafrica, che potrebbe avvicinare ancora di più la Rainbow Nation al Pro14…
Anche a me sono molto piaciute le partite del SR Aotearoa: è vero che ci sono stati molti calci di punizione, ma certamente tuttti devono prendere le misure.
In ogni caso, il rugby che ne deriva, per quanto mi riguarda, è molto più interessante ed esteticamente bello da vedere.
Le due partite australiane non soo state altrettanto spettacolari, ma non so quanto sia dipeso dall’arbitraggio, quanto dal fatto che il livello tecnico dei giocatori (tutti) sembrerebbe di molto inferiore a quello della media neozelandese.
Ragazzi quest’anno di rugby non professionale ce ne sarà ben poco per me.
Rinnovo il mio DISINTERESSATO (ehm…) invito a prendere informazioni sul touch. Ricordo non “touch rugby”, ma solo touch o touch football. Non ve ne pentirete…
Ciao Paolo,
Quando torni con uno dei tuoi bei post ?
Lo so anche a me non ci vedo niente di bello in questo periodo ma penso che bisogna andare avanti e il tuo blog era un punto fermo del lunedì.
Spero che tu stia bene e che tutto veda per il meglio. Se non rispondi posso capire e non ne sei obbligato. Stammi bene un abbraccio.
Mi unisco al commento, e credo siamo in tanti
eh, lo so, ma devo ritrovare la voglia.
Non è mica facile
Ecco, appunto.