L’annus horribilis delle Zebre, una franchigia ancora in cerca di una identità

“Annus Horribilis in decade malefica”, cantava qualcuno… Un anno fa la stagione della formazione di Parma si era chiusa con qualche buona speranza per il futuro, ma il 2018/2019 non ha fatto registrare nessun passo avanti. E rimane un equivoco di fondo, una specie di peccato originale, che se non viene risolto impedirà ogni progresso davvero significativo

C’è Treviso che sabato si gioca la partita più importante dei suoi ultimi 10 anni (almeno) con la tranquillità mentale di chi sa di aver già ottenuto un grande risultato. Ci sono le prime convocazioni del ct azzuro Conor O’Shea in vista della preparazione al Mondiale che scatta in settembre in Giappone.
Cose abbastanza grosse insomma, ma a me in questi giorni ha colpito un lungo post pubblicato su Facebook dalla pagina “Rugby Bet – Pronostici ovali”. E’ un vero e proprio articolo in realtà, si intitola “Il rovescio della medaglia” e parla di Zebre.
Perché le due notizie di cui sopra, soprattutto quella di Treviso, hanno fatto passare in secondo piano il fatto che quella appena conclusa è stata un’annata estremamente deludente per la franchigia di Parma. Intanto un ampio stralcio del post in questione, ricco di dati sulle Zebre:

“(…)- è stata la peggiore della sua conference e dell’intero campionato;
– ha avuto di gran lunga il peggior attacco (12,4pt a partita) e la peggior differenza punti (-18,1pt di scarto a partita) del torneo;
– è stata la peggiore squadra professionistica europea in trasferta, avendo raccolto solo un punto in classifica e avendo incassato uno scarto di -29,7pt in media lontano dal Lanfranchi;
– al termine della regular season è arrivata a una serie negativa di quattordici sconfitte consecutive, risalendo l’ultima vittoria in campionato al 26 ottobre 2018.
Una stagione storta può capitare: nessuno si sognerebbe di attaccare una squadra che incappa in una stagione fallimentare. Il problema è che questa che si è appena conclusa è l’ennesima stagione fallimentare. Per la seconda volta su due, da quando esiste il sistema delle Conference, si è piazzata ultima nella sua; per la quinta volta sulle sette partecipazioni totali si è piazzata ultima in classifica generale. Segnali di una svolta non ce ne sono (…)

A mio avviso il più clamoroso problema è da ravvisare nel mercato. Imbarazzante è dir poco. Come messo in luce in un vecchio post, si contano sulle dita di una mano gli acquisti riusciti di giocatori stranieri; la maggior parte sono stati elementi mediocri o che hanno comunque deluso le aspettative. (…) le Zebre e soprattutto il rugby italiano ne avrebbe potuto e dovuto far benissimo a meno.
(…) A cosa servono le Zebre? Se sono la franchigia di sviluppo del movimento, perché sono imbottite di stranieri? E perché questi stranieri sono scarsi per giunta? Di solito alla prima domanda si risponde che i tanti stranieri servono perché mancano i giocatori italiani di livello, alla seconda che il budget non consente firme di grido. Personalmente mi sembra evidente il cortocircuito. È grave che non ci siano abbastanza elementi italiani validi ma, assodato ciò, non capisco a che pro andare avanti acquistando stranieri mediocri presi a caso e senza alcun progetto. (…) Se questa è la situazione, forse l’esistenza stessa di questa franchigia è da riconsiderare; contando anche quanti soldi vi vengono investiti, purtroppo male, dalla federazione”.

A mio pare sono due le cose su cui ragionare circa la situazione delle Zebre. La prima, la più contingente, è che la stagione si sia conclusa con una sorta di nulla di fatto. Non c’è stata crescita sotto nessun aspetto. Non parlo dei risultati del campo, parlo proprio di quello che si è cercato di costruire e come è stato “tradotto”. I problemi del gruppo allenato da Michael Bradley sono rimasti gli stessi di 12 mesi fa, identici. Certo qualche alibi c’è, come i non pochi infortuni, ma non basta a spiegare tutto. Si è partiti bene per poi peggiorare sempre più con il passare delle settimane, con i risultati e con le prestazioni.
La seconda, che arriva da lontano ma che è all’origine di tutti gli altri mali: qual è l’identità delle Zebre? E soprattutto: ne hanno hanno una o chi le deve gestire (in maniera operativa) si barcamena tra una idea iniziale che è solo uno slogan o poco più e una realtà quotidiana che invece sembra andare da un’altra parte? Sono una franchigia di sviluppo o una selezione che cerca di essere quello che non è per mancanza di giocatori, progettualità e struttura? Se in FIR non si decidono su questa cosa le Zebre continueranno inevitabilmente a fare poco (nel migliore dei casi) o nulla. E continueranno a far male sia l’una che l’altra cosa.

6 pensieri su “L’annus horribilis delle Zebre, una franchigia ancora in cerca di una identità”

  1. “Rugby Bet – Pronostici ovali” è una bella pagina, i ragazzi sono in gamba e fanno delle belle analisi, a mio parere le migliori dello stivale. Su certe cose sono d accordo con loro, su altre meno, ma sempre meglio di leggere certe veline.
    Sulla questione Zebre nulla da aggiungere, fu la federazione anni fa ad avere l impellente necessità di statalizzare la squadra e prendere in mano la situazione.
    Per cui abbiamo da una parte dei privati che gestiscono soldi pubblici in una certa maniera, dall altra un entità pubblica che gestisce i propri soldi, che forse ad oggi non sappiamo di preciso quanti sono.
    E’ vero che le Zebre sono la risultante di tutte le cose che non funzionano in federazione in termini di sistema rugby, ogni tanto ci azzeccano, vedi Alongi, arrivato alle Zebre per caso, o perchè nessuna società di top12 voleva cedere un pilone. Molte volte invece fanno buchi nell acqua, capitolo acquisti..
    speriamo che anche loro possano migliorare col tempo.

  2. personalissima opinione, le zebre hanno un progetto ed una struttura scarsi, da qui i primi problemi, quindi la dirigenza vivacchia e corre dietro all’attimo, mentre lo saff si barcamena con pochi elementi, da ciò, a cascata, ci si trova con un parco giocatori scarso di numero e, troppo spesso, male selezionato, formando, di fatto, un cratere tra i “titolari” ed i sostituti, bloccando anche lo sviluppo dei giocatori potenzialmente validi. certo che più soldi aiuterebbero, soprattutto a livello di staff, ma che non si trovino ragazzi, almeno, potenzialmente più forti di quello che si vede ogni tanto, mi pare impossibile.
    la soluzione sarebbe, a questo punto, affiancargli lo staff della nazionale (solo perché è già a libro paga e potenzierebbe lo staff a costo 0) e puntare brutalmente su una squadra praticamente solo italica, andando a pescare dalle prime 4/6 del top 12, dove di profili testabili ce ne sono diversi, fregandosene dell’età e facendo contratti di 1+1, credo che molti ragazzi ci starebbero; se partiamo da una base di una ventina di elementi tenibili alle zebre, aggiungendoci altri 20 domestici, fatto salvo che ogni anno ne trovi 5 validi, 5 da riprovare e il resto li rimandi a casa (consideriamo che ci sono anche una decina di permit da tenere in caldo), in 3/4 anni avrai una squadra povera,da mezza classifica, ma che avrà prospettive ben diverse di adesso, creando anche bei giocatori.

    1. la tua sarebbe un’idea troppo sensata per essere presa in considerazione dalla federazione. Certo non è che lo staff della nazionale migliorerebbe la situazione…oltretutto mi sembra che i due staff comincino ad identficarsi comunque.

      1. gli staff sempre a libro paga FIR sono, ci stà che siano connessi ed interscambiabili, per quanto riguarda la qualità posso anche essere d’accordo, ma bortolami, in un’intervista di questi giorni, parlava di staff di una cinquantina di persone, e per me altri 4/5 ci starebbero, quanti sono alle zebre? ho miei dubbi che sommando nazionale e zebre si arrivi a tale cifra, ma magari un tecnico medio per una nazionale, concentrandosi in un solo aspetto del gioco in una franchigia, può, oltre a crescere anch’esso, fare meglio di quanto possa sembrare. il problema maggiore mi pare sia, comunque, al piano intermedio, dove la dirigenza fa un lavoro e la squadra un’altro, senza, sembra da esterno, interloquire a livello puramente sportivo; da qui le scelte opinabili sui giocatori. una dirigenza più “sportiva” avrebbe già sbattuto i pugni sul tavolo, ritengo, viste certe cose

  3. Le zebre sono la fotografia del modus operandi della FIR, non serve aggiungere altro. I meno colpevoli sono staff (parte) e i giocatori.

  4. Ma veramente? Cioè, nella settimana storica per il rugby italiano, anzi il giorno prima, dove un club (o franchigia) che disputerà i playoff stiamo a pensare alle Zebre? Su dai facciamolo dalla settimana prossima o quella dopo cazzarola, sempre pessimisti e tristi qua!

    ps comunque il vero problema delle zebre sono stati i molteplici infortuni (subiti dai più forti) accomunati dalla poca profondità della rosa. Il futuro lo vedo più roseo, primo perché non penso che si avrà un altra stagione del genere e secondo perché i giovani che sono dietro stanno arrivando ed hanno molte più qualità dei predecessori…e credo proprio che crederanno in loro vedendo la lista di chi partirà!

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