Italia Emergenti, l’Amleto con la palla ovale: essere qualcosa o non essere nulla?

La selezione azzurra è in questi giorni in Sudamerica per la Nations Cup, competizione che è in pratica la sua unica attività. Questa cosa ha davvero un senso?

“Si dice di chi comincia ad affermarsi in un settore, ad avere successo: cantante emergente; nuove opportunità per gli emergenti”. Oppure: “che comincia a imporsi, che va acquistando un particolare rilievo”. Queste la definizione che la Garzanti dà della parola “emergente”. Ma se dovessimo declinarla nel rugby? Che cosa è la nazionale Emergenti?
OnRugby in un articolo di qualche giorno fa ne parla così: “La funzione e lo scopo dell’Italia Emergenti sono ben chiari già dal nome, in teoria: permettere ad un gruppo di giovani promesse impegnate in Eccellenza, con età indicativamente compresa tra i 21 e i 25 anni, di emergere dalla base più grande rappresentata dal torneo italiano”.
Una fotografia corretta ma che non ne spiega del tutto la sua funzione. O meglio, la spiegherebbe se la selezione in questione desse segnali di vita almeno vagamente continui e non solo tra maggio e giugno come invece accade in maniera pressoché regolare da un po’ di anni.

Basta andare sul sito FIR, cercare la sezione “Italia Emergenti” e scorrere i comunicati che la riguardano. Lo schema è più o meno sempre questo: comunicato di World Rugby che annuncia in via ufficiale le date della Nations Cup, comunicato sui giocatori convocati per la Nations Cup, comunicato sul via al raduno del gruppo che andrà alla Nations Cup, comunicati su formazioni e partite della Nations Cup. Tutto nell’arco di due o tre mesi, poi, da metà giugno fino alla primavera successiva il nulla. Quindi si riprende il giro.
Qua è là ci sono delle variabili, diciamo così: nel 2015 la Tbilisi Cup al posto della Nations Cup (ma nelle stesse settimane) oppure nel novembre 2016 la partecipazione alla “Italian-Scottish Challenge”, che era interessante perché era quantomeno un impegno in più ma che non è più stata replicata.
Tirando le fila: l’Emergenti è quella selezione che raccoglie i prospetti migliori (o considerati tali) dell’Eccellenza che ancora non fanno parte del giro di U20 e nazionale maggiore e che nell’arco di un anno gioca due-tre partite alla Nations Cup, ora in Romania oppure in Uruguay. Non vorrei sembrare duro, soprattutto con gli atleti che non possono farci nulla e che questa situazione la subiscono, ma messa così l’impegno con l’Emergenti – vista la sua estemporaneità – da un punto di vista tecnico è praticamente nullo e sembra più un viaggio premio che altro. Oh, va bene anche quello, basta che non ci si racconti altro.

L’Emergenti ha bisogno di giocare più spesso, di fare più stage, di un programma continuo e ben equilibrato lungo tutti i 12 mesi dell’anno. Oppure semplicemente non è. Come dicevano i latini: tertium non datur.
Qualcuno potrebbe obiettare che pure i Saxons inglesi o i Wolfhounds irlandesi non è che abbiano chissà quale attività o programmazione. Cosa assolutamente vera, ma i giovani irlandesi e i giovani inglesi vivono una realtà fatta di club e franchigie che li portano a un livello di eccellenza (scritto minuscolo, ma qui la “e” meriterebbe davvero la maiuscola…) che i nostri ragazzi si sognano. Purtroppo. Il problema non è l’Emergenti, ma il movimento in cui è calata. O meglio, le tare e le criticità di quel movimento. Diamo un valore vero a quella selezione oppure risparmiamo un po’ di soldi da investire altrove. Oh, io tifo per la prima opzione, ma così com’è…

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20 pensieri su “Italia Emergenti, l’Amleto con la palla ovale: essere qualcosa o non essere nulla?”

  1. completamente d’accordo! So che è impossibile, ma sarebbe bello che ci fosse un 6Nazioni emergenti, che non potrà mai essere perché i campionati proseguono -quelli seri- con poche pause anche in quel periodo, e togliere altri 30 giocatori…e fermiamoli tutti, rendiamo febbraio/marzo la festa europea del rugby internazionale. Vabbè, parole in libertà…

    1. Il Sei Nazioni A c’é stato per qualche anno e poi é stato eliminato perché economicamente non stava in piedi (troppo poco interesse da parte del pubblico).
      Io sono andato a vedere qualche partita del 6N A, ai tempi, ed effettivamente non si vedevano partite molto interessanti (purtroppo). Considera peró che io sono andato a vedere le partite dell’Italia A.

      1. se non ricordo male era un sei nazioni incompleto, non tutte davano disponibilità di una seconda squadra. Se WR invece di andare a cercare sempre nuove modifiche alle regole spingesse per una soluzione del genere, che da la possibilità di far crescere un maggior numero di giocatori, forse sarebbe meglio.

      2. All’inizio del Sei Nazioni (ovvero subito dopo l’ingresso dell’Italia come sesta nazione) tutti mettevano in campo la nazionale A (e noi facevamo abbastanza figuracce… 😦 ), poi, un po’ alla volta, si sono ritirati tutti.

        WR va dalla parte dei soldi (a parte che non é WR che organizza il 6N, che é un torneo “privato”) e quindi non me li vedo ad obbligare partire con la nazionale A che non interessano a nessuno (che paghi diritti televisivi milionari).

  2. Solo un piccolo appunto sul titolo:” ESSERE QUALCOSA o NON ESSERE NULLA”.
    “Essere qualcosa” ha lo stesso significato di “Non essere nulla”.
    2 negatività (Non e Nulla)fanno una positivita.

  3. Dove dici “L’Emergenti ha bisogno di giocare più spesso, di fare più stage, di un programma continuo e ben equilibrato” aggiungerei che il programma dovrebbe cercare di ricalcare quello della nazionale maggiore, della serie “anche se non ne fai parli lavori come se lo fossi, perché se qualcuno si infortuna tu potresti essere il suo sostituto”.
    Magari è già così, ma non conosco i dettagli delle attività e dell’organizzazione della Emergenti, per cui lo dico per lo meno per evidenziarlo.
    Ciao. Paolo.

  4. Organizzare delle partite (magari nelle finestre dove l’Eccellenza non gioca, anche se ora si è pensato bene di allungare il calendario), invitando si altre selezioni, che siano Scozzesi, Rumeni, Georgiani, Argentini, fate voi, magari in giro per l’Italia (che ci sono regioni che il rugby lo vorrebbero vedere, ricordatevi Bari con l’U20). A questa selezione decisamente manca la capacità di giocare insieme e di giocare ad un livello un attimo più alto di quello a cui sono abituati. Si è visto chiaramente contro gli argentini (già più forti in partenza, e qui annosa questione del perchè noi ancora siamo n passi indietro), ci sono anche mancanze tecniche e “decisionali” evidenti, giocare non farebbe che bene.

  5. PW, tu hai ragione, ma… gli Emergenti sono un’incrostazione del passato, quanto le Unions anglosassoni distribuivano caps con estrema parsimonia, ma per far giocare un po’ di più le seconde linee, tenere i contatti con le federazioni dell’Europa continentale e altro ancora si erano inventati le nazionali A, B, XV del presidente. Noi altri, quando siamo entrati nel circolo “buono”, abbiamo scelto la formula “Emergenti”. Direi che il problema non riguarda l’Italia, ma World Rugby, che impone i tornei e le partite e le federazioni devono adattarsi. Sinceramente, la nostra Emergenti è sicuramente un ibrido né carne né pesce; però…una qualche utilità per me ce l’ha. Ho visto il secondo tempo della partita con l’Argentina, dove praticamente i nostri non hanno mai avuto la palla in mano, eppure hanno segnato una meta di rapina e in 73′ hanno concesso una meta agli avversari, prima di cedere (ma non di schianto). Quell’Argentina, come nomi, non era proprio da buttare: Cubelli, Macome, Brarda, Fortuny, Moroni, Cordero sono nella rosa dei Jaguares e qualcuno anche dei Pumas. Averli affrontati in Sud America è un bel passo. E non dimentico che gli sbarbati degli Emergenti diedero una bella lezione alla Georgia a casa loro nel 2015!

  6. sono d’accordo sulla necessità di far lavorare di più e meglio la emergenti (guardate l’argentina che alla fine della fiera inserisce 3 o 4 nazionali in millleuna competizione, buttarla via mi parrebbe uno spreco, si potrebbe valutare una sorta di torneo europeo durante la finestra di novembre, con il torneo di giugno sarebbe un’ottimo livello di lavoro, poi piacerebbe fare il 6nazioni b, ma i giocatori lì servono eccome

  7. La veritá é che qui parliamo e parliamo, ma se gli Italiani non vanno a vedere l’Italia A (o Emergenti) quando gioca in Italia, peró pretendono che si facciano dei programmi di lavoro faraonici a quel livello (con la FIR che ha grossi problemi di budget e lo sappiamo bene), é un po’ un controsenso: non ce lo possiamo permettere!

    Se ci fossero 40-50 mila spettatori sicuri per una partita degli Emergenti, puoi stare sicuro che giocherebbero una volta al mese con dei programmi di lavoro non da poco!

    A questo punto, concordo con te, tanto vale chiudere anche quel poco che si fa.
    Nel rugby professionistico (piaccia o no, ma questo é il professionismo, bellezza!) bisgogna fare in modo che i conti tornino SEMPRE!

    1. e si torna sempre al discorso che il rugby bisogna venderlo bene tutto, perché a fare i bulli con il 6N che faceva botte di ascolti anche 30 anni fa quando l’italia giocava in mezzo alla steppa contro l’URSS, ed il risultato si veniva a sapere tramite canali quasi illeciti che neanche in guerra, sono capaci tutti, a creare pubblico per le cose “normali” è un altro paio di maniche.
      poi bisogna vedere il progetto tecnico, se fosse interessante, meglio mettere soldi in questo che in altre cose con meno potenziale di sviluppo, il problema, temo, che anche la emergenti non sia ne’ carne ne’ pesce, quindi non abbia motivi validi ne’ per essere tenuta ne’ per essere affossata, di conseguenza vivacchi nel limbo tipicamente italico

      1. se aspettiamo iniziative propositive, innovative o importanti da parti di fir stiamo a posto…sono gli organi internazionali che dovrebbero capire quanto varrebbe un torneo secondario veramente ben organizzato, magari coinvolgendo le nazionali emergenti! Forse certi problemi italici, legati al riciclaggio di figure non all’altezza, esistono anche nei vertici mondiali, perché non è possibile che di idee nuove non ne escano mai!

      2. Siamo giá nel torneo con Uruguay, Fiji Warriors, Argentina A… guarda che splendore!
        Livello tennico bassissimo, pubblico pochissimo (soldi immagino altrettanto pochissimi), risultati da piangere… praticamente uno spoto contro nuove iniziative di questo tipo…

  8. Il problema secondo me è che, come ricorda onrugby, ci sono giocatori che di emergente hanno ben poco e che difficilmente saranno nel giro della nazionale (Trotta Conforti ecc).
    Diverso è se , come fanno gli inglesi, negli emergenti ci mando i giocatori giovani che se emergono trovano posto in nazionale.
    Tipo Makelara, Lazzaroni, Krumov, Sperandio ecc

  9. Questa selezione, così come attualmente è gestita, non ha alcun valore pratico. Avrebbe avuto molto più senso aggregare una decina di ‘emergenti’ alla nazionale vera e propria, e disputare un paio di test in più nella tournée asiatica. Non sarebbero stati male, in un’ottica di promuovere il brand ‘Italia Rugby’ nel mercato asiatico e non solo giapponese, affrontare ad esempio Hong Kong o Corea, con formazioni sperimentali dove introdurre gli emergenti.

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