Metti una fine estate milanese un po’ All Blacks: l’Asr organizza un Clinic da non perdere

A fine agosto l’Asr Milano organizza nel capoluogo lombardo un evento ovale a cui partecipano tecnici inviati dalla federazione neozelandese (compresi alcuni ex tuttineri), aperto a 100 ragazzi e ragazze di età compresa tra i 14 e i 18 anni. Iscrizioni aperte, qui tutte le info necessarie

Nelle stesse ore in cui va in scena l’ennesima dimostrazione di pressapochismo della comunicazione ovale italiana (che la passione è bella e va bene, ma se si vuole fare un salto di qualità bisognerebbe affidarsi a dei professionisti. Almeno i club del massimo campionato italiano. Che per carità, non ci si mette al riparo al 100% da scivoloni, però cose del genere difficilmente succederebbero. O non verrebbero diffusi comunicati – poi fatti prontamente sparire dal web – in cui ci tocca leggere che se su una data partita si hanno idee diverse dall’estensore della nota è perché non si capisce nulla di questo sport. Era scritto proprio così) viene diffuso un comunicato che annuncia una bella iniziativa che avrà luogo a Milano nella seconda metà di agosto.

Di cosa stiamo parlando? Dell’All Blacks Clinic organizzato dalla Asr Milano e che prevede 5 giorni di allenamento intensivo (12 sessioni in campo e 10 in aula) curato da 4 allenatori della federazione neozelandese (due dei quali sono ex All Blacks) e a cui si affiancano allenatori FIR. In tutto uno staff di 25 persone per garantire assistenza 24 ore su 24 ai ragazzi. A disposizione uno staff medico e di fisioterapisti.
Per i non milanesi: l’Asr, qui all’ombra della Madonnina, a torto o ragione, è la società considerata un po’ snob da tutte le altre realtà ovali meneghine. Quella che si fa gli affari suoi e che risulta sempre difficile coinvolgere in manifestazioni collegiali. Cosa abbastanza difficile da smentire, ma è altrettanto vero che il club biancorosso è superorganizzato e capace di organizzare eventi davvero belli e importanti. Come questo clinic, le cui iscrizioni sono ora ufficialmente aperte. Se potete non fatevelo scappare…

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Le Zebre a Milano? Uno stadio potevano già averlo… Piccola storia ottusa meneghina

Una struttura inutilizzata e lasciata decadere per la quale 4 anni fa era stata trovata una nuova vita al servizio di più discipline, ma qualcuno ha deciso che non andava bene. E il Vigorelli è tornato nel dimenticatoio. 

Le Zebre a Milano. Già, ma dove? Posto che la squadra secondo alcune indiscrezioni potrebbe prepararsi e allenarsi tra Parma, Calvisano e la nuova struttura dell’ASR rimane il problema campo da gioco. I criteri-base perché un qualsiasi stadio possa ospitare una partita del torneo sono principalmente due: un’adeguata illuminazione e un minimo di 5mila posti a sedere. Milano non ha una struttura così. Quella che su due piedi è la soluzione più semplice (l’Arena) non consente un campo di dimensioni regolamentari. In questi giorni in merito all’ipotesi-Zebre si parla del Saini e di un’area dell’aeronautica militare, entrambe nei pressi dell’Idroscalo e di Linate, dove (guardacaso) si trova anche l’ASR.

Eppure Milano qualche anno fa una soluzione l’aveva trovata. Nella primavera del 2013 si parlò per la prima volta di portare nel capoluogo lombardo la franchigia bianconera e il Comune individuò il Vigorelli, storico impianto ciclistico, per un progetto polifunzionale che lo rilanciasse: uno stadio moderno con 5.500 posti a sedere coperti che poteva ospitare rugby, football americano, eventi oltre – ovviamente – al ciclismo. La pista utilizzata per le manifestazioni con le due ruote sarebbe stata removibile, cosa che avrebbe reso possibile l’utilizzo di un campo da rugby omologato.
Ma ovviamente c’è un “ma”, perché l’allora giunta Pisapia si trovò a dover combattere con un ricorso presentato da alcune associazioni ciclistiche al Ministero dei Beni Culturali, una guerra di carte bollate vinta da queste ultime che di fatto hanno bloccato il progetto dello studio dell’Architetto Vittorio Grassi (gente che lavori del genere ne ha fatti in mezzo mondo) che aveva vinto il concorso per il restauro/rifacimento. Invece non se ne fece nulla, con il Comune di Milano che dovette accettare di buon grado la decisione del Consiglio di Stato che bocciò il progetto perché il Vigorelli è considerato “patrimonio storico” e quindi si può ritoccare ma non più di tanto. Una specie di Colosseo.

Magari i non milanesi pensano che il Vigorelli sia comunque una struttura attivissima, dove si fanno un sacco di eventi con tantissime gare ciclistiche nazionali e internazionali. Diamine, qui ci hanno pure suonato i Beatles nel giugno 1965! Invece no. L‘ultima manifestazione internazionale su due ruote risale al 1998. Ne era stata organizzata un’altra per il 2001 ma poi ci fu l’attacco alle Twin Towers e il tutto saltò. E poi? E poi basta, un po’ di partite di football americano ma l’utilizzo del Vigorelli finisce qui. Struttura che poi diventa inutilizzabile per l’incuria, una classica storia italiana.
Dice: ma dopo la guerra di carte bollate il ciclismo è ritornato ai suoi antichi fasti. No. Se non sbaglio da allora sono stati organizzati tre eventi nel corso del 2016, ma nulla di più. Nell’anno in corso siamo ancora fermi a quota zero e non c’è al momento in programma niente.
Chiaramente c’è il gioco delle parti: i comitati di ciclisti che hanno fatto bocciare il progetto iniziale dicono che la colpa e del Comune, a Palazzo Marino probabilmente hanno altre priorità, eccetera eccetera. Una classica storia italiana, appunto. A me sinceramente di distribuire responsabilità frega meno di zero, ma nel 2013/2014 si è persa una grandissima occasione per colpa di una guerra tra poveri che continua a fare vittime anche nel 2017, sia tra chi corre con una palla ovale in mano che tra chi va in giro in bicicletta. Potevano starci entrambe, e altri con loro, ma qualcuno ha deciso che no, non andava bene. In Inghilterra buttano giù un pezzo di storia come Wembley per rifarlo totalmente ( e cazzo, scusate il francesismo, quanto è bello… Una meraviglia vera), da noi una struttura inutilizzata viene lasciata come un vuoto a perdere per fondamentalismi di maniera. Una classica storia italiana.

Milano riparte: fusione tra CUS e ASR per fare da apripista alle Zebre

Milano

Cozze, frutti di mare e pesce spada per dare il via libera finale a una fusione che per chi conosce le cose milanesi era semplicemente fantascientifica. Invece.
La notizia, in esclusiva dal Grillotalpa: CUS Milano e ASR dalla prossima stagione avranno una sola “testa” e una sola prima squadra. Le giovanili invece, almeno in questa prima fase intermedia, continueranno ad avere le due maglie, poi si vedrà. Il via libera definitivo, dopo settimane di trattative tenute segrete, è arrivato in settimana dopo una cena all’Osteria Delizie del Mare in zona Porta Romana, a Milano. Le firme attese nei prossimi giorni, ma ormai paiono solo una formalità.

Una notizia destinata a far rumore in una città tanto importante ma che da troppi anni non respira l’aria del rugby di vertice: l’ASR milita quest’anno in Serie A, una categoria più sotto il CUS. Una fusione che non può essere scollegata dalle voci che vogliono le Zebre in probabile (probabilissimo ormai?) arrivo a Milano dopo una stagione di transizione in quel di Parma. Una stagione in cui nel capoluogo lombardo si lavorerà per la costruzione di una struttura che risponda ai requisiti richiesta dal board celtico e di cui la nuova realtà rugbistica Cus/ASR farà da fondamenta territoriale.

Una fusione che farà discutere all’ombra della Madonnina, vista soprattutto l’ormai proverbiale ritrosia dell’ASR a mischiarsi con le altre realtà locali, ma siamo davanti a un passo davvero importante per rilanciare una città che merita un rugby di livello.
Un’ultima indiscrezione: il logo della nuova società dovrebbe essere la scrofa semilanuta, che molti non sanno essere il simbolo della città di Milano (se non ci credete leggete qui oppure qui).