Bilbao e le finali delle coppe europee: un cruccio che per noi deve diventare un nodo al fazzoletto

La città spagnola (e basca) questo fine settimana farà da palcoscenico agli atti conclusivi di Challenge e Champions Cup. E’ la prima volta che questo genere di gare si giocano al di fuori dei paesi del Sei Nazioni. Escludendo l’Italia, purtroppo

Ma cosa porta ospitare le finali di Challenge e Champions Cup? Circa 32 milioni di euro. A dircelo, qualche giorno fa, è stato Il Sole 24 Ore con un articolo a firma di Giacomo Bagnasco. Quella cifra è “il bottino ottenuto nel 2017 da Edimburgo, che Bilbao conta di imitare quest’anno”, come si legge sul quotidiano economico. Un centinaio circa le tv di ogni dove che saranno presenti e poi ci sono i tifosi: quelli che si siederanno al San Mames della città spagnola saranno almeno 80mila, i 53mila per la finale di Champions Cup di sabato 12 (stadio sold out) più i circa 30mila della sera prima, quando si sfideranno le due squadre che si contenderanno la Challenge Cup.

Già, le squadre. Eccole: Leinster e Racing92 per il trofeo più importante, Gloucester e Cardiff Blues per la Challenge. Irlanda, Francia, Galles e Inghilterra, ovvero bacini e movimenti importanti per storia e tradizione e che garantiranno una presenza importante di tifosi.
Leggiamo ancora Giacomo Bagnasco: “Un successo notevole, quello ottenuto dalla città basca grazie a un gioco di squadra che ha coinvolto il ministero spagnolo dello Sport, le federazioni di calcio e rugby, la Liga calcistica, l’Athletic Bilbao (club icona del territorio, che nel 1977 al “vecchio” San Mames perse la Coppa Uefa contro la Juventus) e tutte le istituzioni locali”.
Un altro stralcio: “Per la prima volta l’ultimo atto delle Coppe ovali si gioca al di fuori del perimetro dell’aristocrazia del rugby europeo,costituita da Irlanda, Galles, Scozia, Francia e Inghilterra. Ma d’altronde la Spagna aveva già saputo rendersi disponibile nei confronti di grandi eventi di questo sport. Per esempio il Camp Nou di Barcellona aveva ospitato nel 2016 la finale del campionato francese (…) e si trovò sugli spalti 99mila persone, record mondiale per un confronto tra club di rugby. (…) Così come accade per il Sei Nazioni sono i diritti televisivi a garantire le cifre più rilevanti, in massima parte grazie alle somme sborsate dalle emittenti che trasmettono le partite nel Regno Unito e in Francia. Di fatto arriva dalle tv ben più della metà dei proventi conseguiti da Epcr”.

Questo l’aspetto economico di un fine settimana atteso e affascinante e che un po’ di rabbia non può non farcela. Perché è vero che la Spagna ha già ospitato eventi rugbistici importantissimi, è vero che pur giocando in un paese che non ha una grande tradizione ovale è stata scelta una città basca, area dove il gioco del rugby non è certo sconosciuto, anzi.
Però rimane il fatto che le finali delle due massime competizioni europee dopo aver girovagato per Inghilterra, Galles, Scozia, Francia e Irlanda vanno a disputarsi in Spagna mentre l’Italia, che pure fa parte dell’élite del Sei Nazioni, continua a far da spettatrice.
Il 2015, lo ricordiamo, sembrava essere l’anno buono, con le finalissime dell’allora Heineken Cup e Challenge Cup che dovevano disputarsi a Milano, a San Siro. Mancava giusto l’annuncio ufficiale che però non è mai arrivato.
Se il capoluogo lombardo non ospitò quel duplice evento non fu per una qualche “mancanza” del dossier curato dalla FIR, che era completo ed era stato accettato: non si giocò all’ombra della Madonnina perché l’ERC, l’organizzazione continentale che gestiva quei due trofei, implose per le tensioni interne e dalle sue ceneri nacque l’EPCR che decise che Twickenham avrebbe dato più garanzie di successo rispetto a San Siro, con il risultato di giocare quelle finali in uno stadio mezzo vuoto.

Un insuccesso di pubblico che certo non vide nessuno dalle nostre parti strapparsi i capelli ma da lì l’EPCR è comunque ripartita e ha rimesso le cose nei tradizionali binari mentre noi siamo rimasti fermi al palo e la scelta di Bilbao non può non essere vissuta come una sconfitta dal nostro movimento. E tutto sommato anche la scelta di Newcastle per le finali 2019 deve farci pensare, anche se immaginare due finali consecutive in sedi “anomale” era davvero troppo. Perché è vero che si giocherà in Inghilterra, paese che ha dato i natali al rugby, ma in un’area e in una città che hanno nel calcio una passione quasi unica e totalizzante.
Qualche anno fa ho pubblicato assieme a Marco Turchetto una guida ovale delle 11 città inglesi che hanno ospitato le gare della RWC 2015 (“Rugby Life”, se non l’avete comprata non vi parlo più, ecco) e quando siamo capitati a Newcastle un geordie di settima generazione – geordie è il nomignolo con cui sono chiamati in Inghilterra gli abitanti di Newcastle, ndr – ci disse che quando Wilko giocava con i Falcons a vedere le partite ci andavano in media sì e no 5mila persone mentre alle gare del Newcastle calcio lo stadio era (ed è) praticamente sempre sold out: oltre 50mila spettatori per una squadra che non vince un campionato inglese dal 1927 e una Coppa d’Inghilterra dalla metà degli anni ’50.
“Newcastle and north of England loves football” ci disse quel tizio (che possiede un bellissimo negozio di memorabilia sportiva, proprio a due passi dal St James’ Park), e il rugby da quello parti è soprattutto quello a 13.
Abbiamo tanti alibi e tante giustificazioni ma la ciccia è che dobbiamo muoverci, anche sotto questo aspetto. Un’altra Bilbao non sarebbe tollerabile.

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13 pensieri su “Bilbao e le finali delle coppe europee: un cruccio che per noi deve diventare un nodo al fazzoletto”

  1. Domanda, abbiamo in Italia uno stadio adeguato a una manifestazione simile? Un impianto da circa 50000 posti, moderno, senza la pista di atletica, facile da raggiungere

    1. Il Ferraris di Genova sarebbe perfetto. Si può pensare anche allo stadio di Udine o allo stesso Juventus Stadium. San Siro anche ha una visibilità ottima, ma, certo, potrebbe essere più difficile riempirlo.

  2. Forse siamo già in ritardo per quanto riguarda il Pro14, voci insistenti danno la finale del prossimo anno in Scozia nello stadio dei Celtic di Glasgow.

  3. Trovo osservazione di BigPaci pertinente, manca una struttura adeguata……ma oltre a questo mi immagino che un sistema come descritto da S.24, e messo in pratica per candidare Bilbao, in Italia sia una pia illusione .
    Il catalizzatore poi dovrebbe essere la Fir,….la stessa che l’altro ieri ha annullato, a campionato praticamente finito i play off della serie b, quella che precedentemente annullato la decisione ( prima resa pubblica ) di una under collegata a Treviso, la stessa che al vertice di un movimento che nel sei N. non vince da 2 ( ?)anni , che pone tutte le due aspettative in un ” spezzeremo le reni” al Giappone…..qui è opportuno fermarsi ma se si va indietro solo di pochi mesi ….
    Insomma credo che si possa ( eventualmente )pretendere molto poco….

  4. tristemente il rugby, in italia, è l’ultimo ad avere problemi di organizzazione, noi siamo indietro in tutta l’idea di organizzare qualcosa di grande; qualche manifestazione spot ci riesce e anche bene, ma un idea di investimento su eventi sportivi “limitati” non siamo in grado di immaginarla

  5. Ottimo pezzo di Giacomo Bagnasco e ottimo spunto di PW. E ha ragione Gian quando dice che il rugby è l’ultimo ad avere problemi di organizzazione: dalla pubblica amministrazione ai possibili investitori, in Italia siamo indietro anni luce. A parte il calcio, San Siro è disponibile per un numero limitato di serate per eventi tra fine primavera ed estate; e stadi idonei per l’evento non sono tantissimi. E poi, pensa la fatica a spiegare ad un Comune l’evento… senza contare che, per la questione dei diritti, non si può andare a bussare a quattrini ad eventuali sponsor, in quanto EPC ha ceduto tutti i diritti relativi in esclusiva.

  6. Credo che la Fir da questo punto di vista abbia poche colpe. Quali sono in Italia le strutture adatte ad ospitare simili eventi? La risposta è semplice: non esistono. L’unico è San Siro a Milano che, come è noto, può ospitare solo tot eventi l’anno. Sulle strutture sportive in Italia siamo indietro anni luce, e non solo nel rugby ma anche nel calcio, basket, nuoto, ecc… basta vedere in città come Roma o Firenze, dove sono anni che si prova a costruire uno stadio di calcio ed è ancora tutto fermo, figuriamoci tentare con una struttura adatta al rugby, che nel nostro paese muove molti meno interessi economici.
    Davvero, capisco che sparare su Gavazzi sia diventato il nostro nuovo passatempo preferito (e non senza motivi, sia chiaro), ma stavolta direi che l’avete fatta fuori dal vaso perchè qua se c’è qualcuno che ha davvero poche colpe quella è la Fir.

  7. In federazione fanno fatica a implementare in maniera seria il protocollo delle concussion.. figuriamoci organizzzare un evento di tale portata.. rischi di partire da San Siro e ritrovarti a Calvisano caput mundi.. l’unico stadio con cui la FIR probabilmente non avrebbe le mani legate, dovrebbe essere l’Olimpico di Roma.. ma secondo me vista la loro incapacità organizzativa meglio lasciar perdere.. qualcosa di diverso potrebbe accadere se juve o milan/inter con i rispettivi comuni si facessero avanti nell’organizzare il tutto..

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