Ieri Rugby1823 ha diffuso la notizia che i primi turni di Champions e Challenge Cup in Italia non saranno trasmessi da nessuna tv. Sempre ieri la Gazzetta dello Sport ha pubblicato un allegato di 63 pagine (63!) sul golf. Spunti, soprattutto il secondo, su cui riflettere
Il titolo, bello grosso, è “Provaci ancora Chicco”. La foto, a tutta pagina, immortala Francesco Molinari nella parte conclusiva del suo swing, illuminato dal sole. Francesco Molinari è “quel” Francesco Molinari, ovvero il nostro golfista più famoso. E che c’entra con un blog che si occupa di rugby? Forse un po’ più di quanto non si immagini.
L’oggetto in questione è un magazine “one shot” pubblicato ieri da La Gazzetta dello Sport in allegato al quotidiano. Uno scherzetto di 63 (ripeto: 63, sessantatre) pagine interamente dedicate al golf. Articoli, interviste, approfondimenti e curiosità in contemporanea al via agli Open d’Italia che si tengono a partire da oggi al Parco di Monza.
Sessantatre pagine dedicate al rugby tutte assieme la Gazzetta dello Sport non le ha mai fatte (e chissà quanto ci mette a collezionare un simile numero anche nel corso del tempo). E quello pubblicato ieri dal quotidiano rosa non è un prodotto voluto e finanziato dalla FederGolf, ma un qualcosa di autonomo nato, progettato e realizzato nelle redazioni del più importante e prestigioso media sportivo italiano. Dove evidentemente si è creduto nell’appeal di quella disciplina, indiscutibilmente in forte crescita.
I tesserati al 31 dicembre 2016, dati ufficiali della federazione golfistica, erano 90.259. Più o meno come il rugby. Ma quello dei caddy è uno sport che ha subito un forte incremento nella percezione presso il pubblico e nella presenza sui media, molto più consistente e continua.
Certo, oggi il golf sarà un po’ meno elitario che non solo 10 anni fa, ma ha parecchi sponsor molto ricchi che evidentemente fanno gola anche a chi i giornali li fa. Il pubblico negli eventi principali non manca e ora ha anche qualche campione italiano da usare a mo’ di vessillo e che fa da attrazione per il nostro pubblico.
Beh, dirà qualcuno, sponsor ricchi girano anche nel rugby, a vedere le partite della nazionale ci vanno 70mila persone e campioni riconosciuti e riconoscibili li ha pure la nostra palla ovale, basti pensare a quello che è stato Castrogiovanni o che è tuttora – in misura minore – Sergio Parisse. Vero, però un allegato da 63 pagine per l’inizio del Sei Nazioni io non l’ho mai visto. E questo qualcosa significa.
Il nostro movimento non sa o non riesce a vendersi come meglio potrebbe, oltre alla filastrocca del terzo tempo e dei valori ha diffcoltà ad andare. E quella è un’esca (perdonatemi il paragone poco “nobile”) vera ma che alla lunga mostra un po’ il fianco e diventa pure un po’ snob. Che la storiella dei rugbisti che se la menano l’abbiamo sentita tutti almeno una volta… E’ una difficoltà generalizzata, intendiamoci, che interessa vertice e base.
Cosa c’è che non va? Che vinciamo poco, pochissimo. E in un paese che abbonda di molte cose ma certo di non una vera cultura sportiva questo è un limite enorme. E’ vero – verissimo! – che la nostra nazionale (la locomotiva assoluta e imprescindibile del nostro movimento) gioca sempre con i migliori, che chissà cosa combinerebbe la nazionale di calcio se dovesse giocare sempre contro Germania, Francia, Spagna, Brasile e Argentina, ma provatelo a spiegare a uno che non segue il rugby… Rimarremo sempre quegli strani soggetti che si divertono ad andare a vedere una squadra che perde quasi sempre.
Vincere, bisogna iniziare a vincere e bisogna farlo in maniera continuativa. Vedi mai che una volta o l’altra l’inserto da 63 pagine lo facciano pure parlando di mete, drop e mischie. L’inizio di questa stagione è confortante, ma va confermato e reso solido. Nel tempo anche allargato. Alternative non ne abbiamo.
Il golf é uno sport in notevole incremento. Soprattutto é lo sport principe per gli over 50, per gli ex atleti ( Vialli, Del Piero) ed ha un standard di praticanti che hanno capacità di spesa. Tutti ingredienti che fanno sí che media e aziende se ne interessino. Con molta lungimiranza Chimenti ha operato per portare la Ryder Cup in Italia. Riuscendoci nonostante i 5S, si siano messi di traverso anche lí, come per le Olimpiadi.
Non credo ci sia, peró , alcuna analogia , né possibilitá di confronto con il rugby. Salvo evidenziare che i successi delle Italiane in Pro14, hanno fatto triplicare in settembre i cmq di spazio rugbistico sulla Gazzetta.
e io che ho scritto?
Il triplo di un boxino – o poco più – rimane però davvero molto poco. E al momento stiamo 63 a 0 per loro (e da quello che mi è stato detto sarà così per un bel po’).
Come possono non avere alcuna analogia quando hanno lo stesso numero di tesserati? Sono entrambi affiliate al CONI oppure il golf fa capo a confindustria? Hanno diversa diffusione per territorio, ed età degli atleti? Certo come anche il tiro a volo, la scherma, l’equitazione etc.
O vogliamo poterlo solo paragonare ad altri sport di contatto, in cui gli atleti hanno tra i 20 e i 35 anni, e che hanno diffusione territoriale sopratutto in Veneto e in parti di Emilia Romagna e Lombardia?
Ero convinto che sky avrebbe trasmesso la champions invece nada, altra brutta notizia. Comunque serve poco girarci attorno, a mio modo di vedere il rugby è uno sport poco televisivo nel senso che è difficile avvicinare nuovi appassionati solo tramite la televisione. L’impatto per il neofita è “cosa diavolo sta succedendo in campo?” a differenza, per restare sul tema, del golf dove è tutto molto più chiaro da subito. In casa nostra ci siamo appassionati al golf con l’ultima Ryder cup e abbiamo iniziato a seguirlo e anche a provare a giocarlo; tolto i Sei nazioni il resto del rugby purtroppo non ha un impatto magnetico sul pubblico generale.
scusa ma il golf dal punto di vista televisivo? va bene che è semplice ma è pur sempre gente che deve mettere una palla in buca, non dico che il fascino televisivo è lo stesso del biliardo ma poco ci manca
ti parlo della mia esperienza, la Ryder Cup, visto il formato particolare con incontri 1vs1 o 2vs2 sulle 18 buche, è molto spettacolare anche per chi non ha mai visto il golf. Poi vedendo il palinsesto sky, ogni settimana trasmettono un evento di golf, questo vuol dire che fa ascolti.
Io penso tutto questo clamore che c’è ora intorno a questo sport lo si deve alla mole di miliardi che il nostro governo ha deciso di elargire alla Ryder Cup. Non sono molto ferrato in materia, ma forse qualche eurino di questi c’è finito nelle tasche della Gazzetta del ( unico) Sport”. E’ un po’ come quando ci eravamo scoperti tutti marinai con Cino Ricci e Azzurra ai tempi dell’America’s Cup, con la conseguente e divertente nascita di tante belle bambine Azzurre!
Per quanto riguarda l’allegato di ieri di euro la FederGold ne ha versati zero.
Poi magari hai ragione, però rimane il fatto che quell’inserto è stato fatto ma per il Sei Nazioni mai. Ah, pare lo rifaranno anche per la vela, ma per la palla ovale al momento non c’è in programma nulla.
Come spesso abbiamo detto, è solo un questione di visibilità soldi sponsor. In Italia è uno sport di super nicchia ma decisamente affascinante, perchè i green sappiamo tutti che sono in posti molto rinomati e chic, in cui va quasi tutta gente che ha alta disponibilità economica, che forse cui va solo per stare nel giro della gente che conta.
C’è addirittura la Rolex che sponsorizza mi sembra.
Tra le altre cose, quest’estate, durante le mie vacanze in Scozia mi sono stupito molto (ma non troppo), di aver trovato campi da golf in ogni dove, quando invece ho faticato più a vedere campi da rugby.
Parliamoci chiaro Paolo: il rugby è uno sport duro, ci si fa male, in più i campi dove ci si allena spesso sono pietosi e un bimbo dai 5 ai 12 anni torna dalla mamma infangato dalla testa ai piedi.
Non è uno sport per tutti, specialmente in un Paese di mammoni come l’Italia.
io veramnente sottolineavo lo spazio sui media, non tanto la pratica della disciplina.
Paolo è vero.
Ma se anziché 90000 tesserati ne avessimo il doppio, il triplo, si potrebbe contare su un movimento con una base più ampia, più diffuso, e probabilmente con anche più vittorie e risonanza mediatica.
Ma finché il rugby resterà uno sport per pochi (in Italia), ci vorrà molto più tempo per raggiungere quella competitività che (forse) può portare anche più interesse dei media.
Si tratta principalmente di un problema culturale. Vincere può aiutare, ma solo fino ad un certo punto.
Guarda, te lo dico da uno che si occupa di comunicazione ovale sul web ormai da tempo: la differenza tra quando si vince e quando si perde in termini di pagine viste, lettori e utenti unici è ENORME. Anche nel nostro piccolo.
Paolo sicuramente hai ragione.
Io nel mio piccolo, da educatore di Minirugby, a volte avevo la sensazione di lottare contro i mulini a vento avendo a che fare con certi genitori 😉
I media si muovono quando l’interesse della gente risponde alle sollecitazioni degli stessi. Ma mi sembra di dire cose ovvie, note. Il mio, medico modestissimo trequarti ai tempi del liceo, non guarda piú il rugby, ma ogni weekend é a Bogliaco sul green.
Perdona a.d.g., ma la prima parte del tuo ragionamento fa un po’ acqua (la parte del tuo medico la do per buona 😉 ). I media e il pubblico sono sicuramente due attori determinanti del processo, ma l’attore centrale è anche il “brand” rugby o meglio chi lo gestisce. Parlando di strategie di marketing, se tu vendi un prodotto (quale che sia) utilizzi i media come strumento necessario e lo stesso pubblico, o una parte di esso, può diventare un medium per attirarne altro. Esempio di quest’ultimo caso: rugby nei parchi. La Gazzetta dello Sport intercetta uno sport di interesse per una fascia di pubblico ben precisa, il golf, che ha un numero di praticanti pari a quello del rugby, ma (nella mia ignoranza) credo non abbia nemmeno lontanamente lo stesso numero di spettatori o gente che comunque se ne interessa.
Chiaro che, come giustamente dice Paolo che è un operatore della comunicazione digitale, le views, i click-through e tutto il cucuzzaro aumentano notevolmente quando da “belli ma perdenti” si passa a vincenti, ma allo stesso tempo chi è chiamato a commercializzare il prodotto rugby (federazione in primis, ma anche società) dovrebbe lavorare per espandere il pubblico anche con campagne di comunicazione innovative che non si limitino alle chiamate alle armi pre-partita “tutti allo stadio!”
“campagne di comunicazione innovative”, ahahahah…anni ed anni di 6N, prima al Flaminio e poi all’Olimpico, ed avessi visto un solo stand di un club di eccellenza (a parte le FFOO). Avessi visto una sola hostess fare volantinaggio con elenco di club, tornei e partite. A chiunque, italiano o straniero, chiedessi se erano a conoscenza dell’ingresso libero ai musei di Roma (iniziativa lodevolissima), cascava dalla nuvole: fai un’accordo col ministero dei beni culturali e manco ti preoccupi di sapere se e come la cosa venga propagandata…
esatto @Giovanni…ma non solo alle partite, che alla fine per un motivo o per l’altro uno magari non può andare…altro esempio: se vai sui social dei Saracens prima di ogni partita per la formazione ufficiale fanno un video con uno spezzone di ogni giocatore che in allenamento fa cose, durante a settimana brevi pillole video in cui si intervistano i giovani/il capitano/il giocatore che realizzerà dei cap significativi/l’allenatore/la suocera dell’allenatore che fa le torte ecc. ecc. ogni partita ha il suo album fotografico; per il giorno della partita c’è la Saracens Game Day Map con dove parcheggiare/i bagni/trasporti/dove bere/dove mangiare che se sono un tifoso occasionale mi può servire tantissimo…uno può dire sono i Saracens, però ci si può ispirare…ci può stare che O’Shea non debba anche essere competente in comunicazione o no? 🙂
D’accordissimo con te @baobao: ci vorrebbe un bel po’ di spirito d’iniziativa in più. Invece sul lato comunicazione&propaganda vige una passività sconcertante. Sembra quasi che siano talmente presi, club e federazione, nel ripetersi quanto il rugby sia lo sport più bello del mondo, che si son convinti che i nuovi tifosi gli pioveranno tra le braccia dal cielo, per grazia ricevuta. Eppure, mai come in questa epoca le persone hanno la possilità di scegliere tra millemila differenti attività, non solo sportive. Pensiamo ad esempio ai corsi di danza: ce ne è dapertutto per ogni gusto ed ogni età. Per non parlare di attività ludico-culturali. Se vuoi accrescere l’interesse verso il tuo sport ti devi fare il mazzo quadrato, non basta ripetere continuamente dei “valori del rugby”, del “terzo tempo” e così via.
Tanto per dirne una: qual’è la difficoltà maggiore che hanno i neofiti nell’avvicinarsi al rugby? Comprendere le regole ed il gioco. Ebbene, a parte OnRugby che da anni cura un pdf scaricabile, nessun club nè la federazione si sono mai presi la briga di spiegare, anche visivamente, come funziona il rugby. Alcuni giorni fa, a seguito della modifica della regola sui passi, la federbasket ha messo in rete un video che spiega come cambia il gioco secondo la nuova disposizione:
Dico io: ci vuole molto a fare una cosa del genere? Prendi una dozzina di giocatori, magari durante la off season, chiedi ad un club di ospitarti per qualche ora, coinvolgi Scialpi e quelli di The Rugby Channel e poi metti in rete il video con le sequenze di tutte le azioni più importanti (mischia, touche, ruck, ecc.). Poi in occasione di TM e 6N chiedi di farlo mettere online anche da Gazzetta, Corriere, Repubblica e così via, oltre che dalle testate specialistiche online (qui, OR, Fumero, RugbyMeet, ecc.).
È strapieno di video con le nuove regole, di world rugby (con Alain Rolland) e della FIR stessa..
Succede sempre, ogni volta che cambiano..
La FIR nei club ha mandato gli arbitri per gli aggiornamenti, con tutte le categorie..
Ma Anche per i tifosi e gli appassionati è facile reperire materiale, anche direttamente dai club..
Per gli appassionati che già conoscono e frequentano i club. Io parlavo di chi ci si avvicina per la prima volta al rugby. Ne ho portati di neofiti al 6N e posso assicurare che era un continuo “cosa è successo?”, “perchè l’arbitro ha fischiato?”, “e questo cosa comporta?” e così via.
Io parlavo di YouTube
Che delusione signor P.W. da lei mi sarei aspettato un vero articolo , che puntualizzasse certi ” particolari ” , ed invece anche lei mistifica la realtà , mia opinione personale .
occhei
idoli quelli che quando non dici quello che pensano loro sei “una delusione”.
Ho riletto l’articolo ma proprio non vedo la mistificazione…boh
I risultati sono la prima cosa ma poi da soli non bastano, l’Italia della doppia vittoria al 6 nazioni del baffetto un pò di entusiasmo l’aveva creato e attirato molti “curiosi”.
Poi però ? come si poteva fidelizzarli ?
Io non so per voi giocatori o ex giocatori di rugby, ma vi assicuro che per uno che non ci ha mai giocato come me le regole del rugby ( tra l’altro in continua evoluzione ) sono state veramente complicate d’apprendere ( e devo ringraziare più le telecronache su Nuvolari che il duo munari/raimondi ).
Per me ( sono di parte ) il top era stato fatto con la7 e le spiegazioni un pò serie un pò goliardiche di Marco Paolini ma purtroppo, forse per la mancanza di risultati poi sul campo o per altri motivi il tutto è finito lì e anche quella televisione ha mollato.
Idem al principio con DMAX, ottimo il cacciatore di tifosi di chef Rubio , ma poi…
Una piccola cosa, una goccia in un oceano, so che non è compito loro però mi piacerebbe tanto chiedere ( e appena riesco lo farò ) ai due telecronisti di DMAX/Eurosport citati sopra se durante le telecronache del 6 nazioni informino un poco i telespettatori di quello che c’è dietro alla nazionale ( zebre, benetton e eccellenza ) .
Mi capita spesso di vedere il 6 nazioni con amici ( cerco sempre di fare proselitismo ) che ogni volta si vedono giocatori nuovi in campo che non c’erano l’anno prima e sono io che devo spiegargli “da che parte sono saltati fuori” .
Bando alle ciance et alle pudiche ipocrisie.
A mali estremi, estremi rimedi.
Cominciamo a far trovare, su tutti gli stadi del rugby italico ( Pro14-Eccellenza etc ) un bel po’ di giovani gnocche, che girano per le tribune/gradinate vendendo gadget e quant’altro…
Il carro di buoi tira molto, ma molto di meno…
eh, hai messo il dito nella piaga. Sono davvero troppo poche. :-p
Denaro. E’ l’unica cosa che conta. La FederGolf ha messo nelle mani di Gian paolo Montali l’organizzazione della Ryder Cup… Pensate che Montali si muova per bruscolini? Guardate che cosa ha saputo fare: http://www.federgolf.it/news/in-primo-piano/gian-paolo-montali-sul-monte-bianco-il-secondo-tee-shot-verso-la-ryder-cup-2022/
E poi, non facciamo gli ingenui: per produrre (avrei messo un altro verbo, più volgare, che si usava una ventina d’anni fa nei giornali di provincia) quelle 63 pagine, la Gazzetta non le ha fatte perché tira l’argomento, ma perché qualcuno ha presentato un congruo assegno. Anche le vicende della politica inerenti alla Ryder Cup sono in questa ottica: ci sono sponsor che spingono e chiaramente si aprono le porte. Nulla di scandaloso (per quanto riguarda il lato sportivo).
Quanto al rugby… beh, non credo che neppure noi avremmo apprezzato certi bombardamenti come quelli fatti ora per il golf. E non sono sicuro che alla fine portino concretamente dei risultati (ma parlo di un mondo che non conosco). Certo che, almeno da noi, la promozione degli eventi è sempre stata un po’ legata ad un’idea di un rugby da luogo comune per un italiano che capisce solo il calcio. Per i mondiali 2015 la Land Rover aveva fatto degli spot per il mercato anglofono in cui si mostrava un rugby altamente credibile praticato “dal basso” (mi pare ci fossero anche delle immagini del Rugby Siena che giocava sulle pietraie). La Guinness ha fatto capolavori in 3 minuti perfino su di un commentatore, oltre che due giocatori ed una squadra. Mondi diversi?
Ma io ricordo che fino a qualche anno fa il Rugby nei media-nelle edicole-nelle librerie era assolutamente più visibile (probabilmente anche senza meritarlo).
Ci sono stati periodi in cui nelle edicole vi erano due mensili ed un settimanale che si dedicavano alla palla ovale.
La gazzetta di cui si parla nel servizio nel giro di pochi anni ha dato vita a tre raccolte di dvd sulla palla ovale ed in corrispondenza del 6 nazioni lo spazio su Sport Week era veramente ampio… (addirittura un tempo anche per il fu Super10)
Il rugby lo si vedeva in parecchie pubblicità e se si passeggiava da via Torino a San Babila si trovavano maglie di rugby in ben quattro negozi di abbigliamento sportivo e non.
L’interesse verso il nostro mondo è scemato per una lunga serie di motivi primo di tutti i risultati (secondo me)
Sono convinto che se a marzo vinciamo il 6 Nazioni anche il Tv Sorrisi e Canzoni e famiglia cristiana ci dedicano spazio e copertine…
Ciao Paolo,
penso che il golf come qualcuno ha scritto è facile da praticare e molto probabilmente in redazione lo praticano e lo seguono in molti. Per il rugby sinceramente e la vengo con te non è visto come sport in Italia per tutti e in redazione non lo seguono o meglio lo seguono poco. Se ti assumono secondo me di pagine ne facciamo 63 ogni lunedì. PS mio Papà diceva “Non semo fatti par sogare a rugby noialtri italiani” ……. Ecco la mentalità che gira in Italia a causa di certe persone che gestiscono il Rugby in Italia
Matteo mi dai il destro per un paio di ricordi. Ben prima dell’inizio del circuito del Rugby Sevens, per due anni l’Italia fu invitata all’Hong Kong Sevens. Il primo anno si approdò ai quarti, poi sconfitti dall’Australia in cui giocava anche Campese; l’anno dopo, catastrofe, con sconfitta anche da Taiwan o qualcosa del genere (non voglio essere razzista in alcun modo, massimo rispetto per gli asiatici). La Gazzetta aveva in prima pagina uno spazio tipo quello oggi riservato a gene Gnocchi, in cui si riportavano le parole di non so chi (poteva anche essere il presidente del tempo): “Evidentemente non siamo fatti per il rugby a 7”. Commento aggiunto dalla Gazzetta: visti i risultati, neppure per quello a 15. Facile ridere…ma di che altro sport si sono mai permessi di prendere per il culo? Altro ricordo, letto da qualche parte a Rovigo. I bersaglieri giocano contro l’università di Stellenbosch e si mette subito male; dietro la porta per una trasformazione avversaria Maci Battaglini arringa i suoi con un “xe più forti, ma se zoghemo come semo boni, i ciavemo”. E vinse Rovigo. Anche noi abbiamo le nostre tradizioni. Orgoglio!
Ho saputo, dunque, che il board del Sei Nazioni ha problemi con la sponsorizzazione principale. E’ stata rifiutata una sponsorizzazione non da poco con l’abituale RBS per guardare ad altro, ma adesso i tempi stringono e non ci sono ancora segnali significativi che l’azzardo di Feehan, CEO del Sei Nazioni, vada a buon fine. Tempo fa, quando venne rifiutata la proposta commerciale di Dmax Italia dal board del Sei Nazioni, qualcuno scrisse che qualche colpa ce l’aveva anche la federazione, perchè al momento della decisione non c’era nessuno della FIR a sostenere quell’offerta. Venne rifiutata una proposta DMAX che conteneva un aumento più che decoroso rispetto al contratto che stava per esaurirsi e alcuni dettero la colpa alla FIR. Si sa, poi, com’è andata a finire: Dmax rifece un’offerta molto minore e a quel punto il CEO dovette accettare. Ora mi chiedo: possibile che i dirigenti del torneo non conoscano le potenzialità del mercato italiano dopo 18 Sei Nazioni a cui partecipiamo? E soprattutto, in mancanza di un main sponsor accertato, rifiuti un’offerta commerciale migliorativa da parte dell’anello debole del Sei Nazioni? Dobbiamo anche prendere coscienza di questo: qualche abelinato c’è anche oltremanica, non è che siano accampati tutti in FIR.
Indubbiamente i risultati aiutano e non poco ad attirare l’interesse , soprattutto nel nostro paese. Detto ciò non mi pare che nel golf siamo dei fenomeni … magari sbaglio perché non lo seguo priorio per niente .. ma apparte aver sentito di sfuggita il nome di Molinari per il resto non si sente dire molto altro. Quindi mi viene da pensare che questo interesse sia più dovuto a un mix di (ipotizzo) sponsor che pagano , organizzazione della Ryder Cup (qualche telefonata giunta in redazione dalle sale comandi del paese) e le due cose non sono scollegate. Poi secondo me queste iniziative estemporanee lasciano il tempo che trovano perché adesso di Luna Rossa non frega più niente a nessuno e tempo fa al bar sembravano tutti skipper. Penso che a lungo termine avrebbe più appeal la strategia del saggio Gianni Berton ! 😜
sicuramente adesso il golf tira e la ryder cup ci mette il carico da 11 per la visibilità, c’è molta più gente che gioca a golf che è diventato uno sport un po’ meno elitario di un tempo, quindi la comunicazione attecchisce e si ottengono questi risultati, il rugby dovrebbe essere veicolato molto meglio e in maniera più ampia, ma…ma…ma mi dovete raccontare bene dove siamo vincenti e quale sport viene seguito fin dalla base, perchè a me non pare ce ne siano…
parliamo dei maggiori: calcio, fino alla serie c co sono spettatori allo stadio della città, ma io conosco una marea di “tifosi” che guardano lo squadrone di un’altra città e non sono mai andati al proprio stadio, ci saranno anche una marea di squadrette, ma a livello giovanile vista più gente a guardare rugby, a proposito, vittorie 1 ogni 15/20 anni e tante speranze buttate (PO mondiali raggiunti sul filo di lana ad es); basket, ultimo bel risultato una finale olimpica 15 anni fà, tanti amanti, misteriosamente uno dei pochi sport che ha uno spazio degno sull’informazione; volley, altro sport che ha fatto il boom con la grande italia, anni che non ottiene nulla, meno spazio del basket, ma almeno il suo angolino lo ha, sport in crisi, ma prova a rinnovarsi e i palazzetti li riempie anche grazie al fatto di essere giocato anche da pippe a bassissimi livelli, alla scuola che quello ti fa fare ed al fatto che penso sia lo sport di squadra femminile più frequentato.
parlando degli sport individuali dipende dal fenomeno del momento, per poi tornare nel limbo, siamo stati un paese di sciatori, nuotatori, tennisti, golfisti, bobbisti, pattinatori etc etc almeno una volta fino a quando il mister X della situazione vince poi in purgatorio.
il vero problema è che non abbiamo una vera cultura sportiva ne noi, popolo bue, ne i giornalisti che sempre pensano a seguire l’onda di dove si ottiene pubblicità maggiore (ricordo buoni commentatori di uno o l’altro sport, compreso il rugby, che alla fine della fiera finiscono nel calderone del pallone, dove la pagnottona si porta a casa sempre).
quindi sì, vergogna, anatema ed anacoluto a chi non vince mai e a chi non sa vendere il proprio prodotto, che potrebbe giocarsi mezza pagina con volley e basket, ma guai a pensare che il vero problema sia quello
Buongiorno, dopo questo sgarbo la rosa non la compro più 🙂 🙂
Comunque lo spunto di riflessione che riporta PW è importante per misurare l’appeal del nostro sport.
Io ho iniziato a seguirlo nel 2002 grazie a La7 e da li non ho più smesso, nonostante alti e bassi dei risultati, ma perchè mi sono appassionato. Anzi gli corro pure dietro
quando si divertono a spostare le partite all’ultimo, a cancellare le dirette, ad affidare la copertura televisiva alla 4° giornata….
Da allora ad oggi sono passati 15 anni e dalle tv a tubo catodico con i soliti canali televisivi ora abbiamo a disposizione le Smart TV, gli SmarPhone, le Internet TV, le dirette streaming, la banda a 7mega, a 20 mega e la fibra. Ci sono come allora abbonamenti a pay tv come sky ma oggi ci sono i Blog su internet, le testate sportive web, i Forum…
Voglio dire chi deve lavorare per promuovere il rugby ha molti strumenti a disposizione in più di 15 anni fa.
Non pretendo che ci sia la fila di media che milioni alla mano chiedano di trasmettere il rugby, ma nemmeno avere una programmazione sempre da zona cesarini, se non da tempi di recupero… Scoprire alla vigilia che le coppe non saranno trasmesse è un vero peccato, ma me ne farò una ragione.
Mi dispiace di più pagare sky, vedere eurosport, e poi dover pagare per il player e scoprire che le partite non sono nemmeno prodotte…. poi altro che golf… la prossima settimana mi aspetto uno speciale sui mondiali di freccette che quest’estate sono andati forte…
Io penso che la cosa sia abbastanza semplice.
Lo scarso interesse nei riguardi dello sport che noi amiamo e’ dovuto in larga parte ai risultati modesti che esso e’ riuscito a conseguire in campo internazionale .
Ricordiamo tutti certi commenti imbarazzati sulle prestazioni dei NS.a prescindere da chi era al microfono,alla fine di molte partite del 6N.
E’ chiaro poi ,almeno io la penso cosi,che come azienda non sei invogliato ad investire in uno sport /squadra tante volte in sofferenza…diciamo…
Poi ,già sottolineato sopra,il rugby e’ uno sport bello , spettacolare ma duro ed anche un po complicato ,con il pugilato e’ uno dei pochi dove c’e’ il contatto fisico voluto ,ricercato ,insomma a non tutti piace di primo impatto .
Se poi ,secondo me, non c’è una classe dirigente sportiva all’ altezza la frittata e’ completa.
Il paragone con golf non si ha da fare.
Chi pratica il golf o chi lo segue perche gli piace e o per moda ,in genere ha disponibilità economica ,molto molto appetita dalle aziende anche importanti.
Già ricordato sopra il periodo di Azzurra e Il moro di Venezia e Luna rossa..
Io credo che il problema sia più complessivo e riguardi un po’ tutte le federazioni, dove abbondano i politici e scarseggiano i manager professionisti. Fa, forse, eccezione il calcio perché genera un giro d’affari imponente.
La questione è il vedere lo sport come un prodotto che va venduto: alle famiglie come parte importante di un percorso educativo (in quanto “gestori” di potenziali praticanti minori) e come elemento ludico (in quanto spettatori), due cose che si alimentano reciprocamente. Va venduto a tutto un bacino di potenziali “acquirenti”: ai praticanti come divertimento, ai professionisti, come investimento di carriera, agli spettatori come spettacolo, agli investitori, come efficace veicolo pubblicitario. Mi fermo qui per non dilungarmi troppo, ma ci sono ancora molte categorie di possibili “acquirenti”, media, loro utenti, ecc. Se non ci si pone in quest’ottica, se la politica non mette al proprio servizio una struttura marketing efficiente ed efficace, se lei stessa non si mette al servizio dello sport in questo modo, non caverà mai un ragno dal buco e continueremo ad arrabattarci con alterne fortune tra gli sport di nicchia. La legge del capitalismo, che permea la società in cui viviamo, piaccia o no, vuole l’espansione continua delle aziende, pena il collasso o l’acquisizione da parte di altri. Lo sport, secondo me non fa eccezione, anche se l’azienda non può essere acquisita, ma la sua fetta di mercato, si.
Comunque il golf è uno sport straordinariamente avvantaggiato rispetto al rugby. E’ diffuso da sempre in molti più paesi e quindi ha un bacino di potenziale pubblico molto più vasto, si pratica anche in età avanzata, si gioca anche da soli, è una pratica da vacanza, porta con sé riti sociali (la partita col capo dei film americani…) ed è soprattuto, straordinariamente più ricco, praticato da molta gente disposta a spendere soldi! Facile per la gazzetta pensare a 63 pagine sul golf…..
Fino a che a nessuno dei nostri super managers viene in mente di andare dal signor Linus di Radio DeeJay, con assegno in mano, per creare una sinergia che pubblicizzi il rugby su quella radio di marketing non iniziamo nemmeno a parlare…
A Linus interessa solo la maratona..
Ma Molinari cosa ha vinto???
Ryder Cup è un evento mondiale, paragonabile a un campionato del mondo, bravi ad aggiudicarsela, nonostante i 5 stalle, bravissimi a creare “l’attesa dell’evento” con un incredibile battage pubblicitario su tutti i media in crescita esponenziale..
perciò i paragoni piuttosto che col 6 nazioni lo farei con la coppa del mondo di rugby, terzo evento mondiale dopo Olimpiadi e mondiali di calcio..
Proprio un paio di giorni fa mi stavo chiedendo com’era possibile che sky non facesse vedere la champions e poi facesse vedere praticamente tutti il tour europeo e gran parte di quello usa di golf. Premetto che io sono un, purtroppo, ex rugbista ed ex golfista e sono uno di quei “cretini” che passa interi pomeriggi a guardare l’open di turno, perché mi appassiona tantissimo. Tuttavia non penso che siamo un tanti e di sicuro non siamo di più di quelli che guardano una partita qualsiasi di champions. Evidentemente i costi sono inferiori, ma più probabilmente ho paura che si sia persa la fiducia di chi investe che non vede più, come faceva 15 anni fa, il rugby come uno sport si cui vale la pena di investire. La cosa è forse più grave ancora dello stato reale in cui è il nostro sport. O forse ne è solo la naturale conseguenza…