Elezioni FIR: Gavazzi vuole Giovanelli, lui vuole il Veneto e la Lombardia uniti

Fabrizio Zupo per la Tribuna di Treviso

Non ha bisogno d’essere tirato per la giacchetta per dire la sua: generoso in campo come nei rapporti umani capitan Giovanelli va via dritto. C’è però una voce che lo vede indicato da Alfredo Gavazzi (candidato presidente Fir contro Amerino Zatta della Benetton e Gianni Amore) all’unico posto previsto in consiglio di rappresentanza dei tecnici (altri due dei giocatori e sette i consiglieri espressi dai club). Il “Giova” 45 anni, 37 volte capitano azzurro, nel 1997 guidò la Nazionale alla vittoria di Grenoble contro la Francia vincendo il Fira. Pochi lo ricordano, fu un record assoluto: per la prima volta in 70 anni un paese del Fira (una serie B europea) batteva in finale la Nazionale fresca vincitrice del 5 Nazioni con tanto di grande slam. Fu il capolavoro sul campo del gruppo di Coste che permise quello politico: entrare nell’elite.
Allora Giovanelli è solo una voce elettorale? «Ad oggi non ho avuto contatti di nessun genere, né da una né dall’altra parte». Nella tessitura della geografia elettorale il fronte Veneto con l’adesione di Rovigo (per nulla scontata) e quella più prevedibile ma che rosicchia il voto lombardo di Viadana (contro Dondi dopo la bocciatura degli Aironi), il mitico capitano sarebbe un bel colpo per la lista Gavazzi. Anche perché spesso antagonista (creò il Crri alle precedenti elezioni) alle scelte federali. È comunque una risorsa per il movimento azzurro.
Pur non schierato qual è il suo pensiero su questa estate elettorale che cambia gli orizzonti:
«Credo sia giunto il momento di fare un ragionamento sul rugby e sul momento difficile
che sta vivendo come tutto per la crisi – dice ricordando orgoglioso di aver appena formato
una rosa tutta italiana per i Crociati in Eccellenza – Dondi non c’è più e questo forse ha sparigliato i giochi. Ma io credo che sia arrivato il momento di un accordo fra Lombardia e Veneto: uniti per trainare il rugby azzurro. Bisogna creare percorsi di condivisione. C’è bisogno di mediazione, di riuscire a costruire; invece il rugby italiano ha sempre avuto una forte propensione a distruggere».
Ma in un momento di crisi, le franchigie per lei hanno un senso o sottraggono risorse al movimento, ai club che non ce la fanno: «Le franchigie dovrebbero potersi moltiplicare in futuro ma per farlo devono collegarsi con il territorio, con le società. Non possono essere delle nuvole sospese e isolate su una realtà che invece arranca. Forse per la fretta di entrare in Celtic non s’è partiti ben preparati. È il momento di mettersi a ragionare».

13 pensieri su “Elezioni FIR: Gavazzi vuole Giovanelli, lui vuole il Veneto e la Lombardia uniti”

  1. E’ una bella lotta senza esclusione di colpi. Giovannelli sicuramente ha appeal e portreà voti, certo è che, leggendolo, mi sembra di risentire Munari nel tinello. Quindi chi dice la verità ? A mio avviso il Giova è un generoso e come tutti i generosi non fanno calcoli. Esiste una certezza : il più delle volte i generosi, checchè se ne dica, la prendono in quel posto da chi lo è meno. Occhio Giova, ti sei cacciato in un ginepraio.

  2. dando per scontata l’onestà intellettuale (di tutti) se un potenziale candidato in area post-dondi dice le stesse cose, o simili, (relativamente al settore squisitamente tecnico) del suo antagonista di area trevigiana, ed (anche) grosso modo del terzo polo, non ci vedo niente di male o scandaloso… almeno su quel punto si è tutti d’accprdo e si potrebbe cominciare a lavorare seriamente… se invece si parte dal presupposto della malafede reciproca e generale, beh, si andrà poco lontano…

  3. Non dimentichiamo che a Milano il Giova è uno di quelli che ha contribuito allo sfascio Amatori e prima che la nave affondasse è pure scappato…

  4. A tutti quelli che non conoscono il percorso e parlano solo per sentito dire voglio dire che quella non era la nazionale di Giovannelli. era invece la nazionale di Mondelli, Coste e Mascioletti.. Con questo ragionamento avremmo anche poturto dire che era la nazionale di Dominguez! oppure dei fratelli Cuttitta. Quella, invece, era una nazionale che aveva al suo interno degli autentici fuoriclasse ….Properzi è stato uno dei più forti piloni dell’epoca, così come, per i rispettivi ruoli in campo, Gardner, Ivan Francescato, Vaccari, Pertile,Orlandi, Troncon. Per avvalorare la mia tesi vi voglio ricordare che quando l’Italia ha battuto per la prima, e unica, volta l’Irlanda a Lansdowne Road, Giovanelli non era in campo. Con questo non voglio dire che Giovanelli era una sega, tutt’altro! dico solo che quella era una Nazionale completa, con due allenatori veramente bravi che avevano a disposizione un bel gruppo di giocatori. Una nazionale costruita su un progetto. Un progetto voluto dall’allora presidente della federugby Maurizio Mondelli e dal manager, mi dispiace dirlo, Giancarlo Dondi! Molti non sanno che per quel progetto fu stanziata una somma pari ad un terzo del bilancio federale della FIR e che si prese le critiche dell’intero movimento. Poi la scelta risultò felice e le critiche scemarono e il proseguio della storia la conoscete tutti

    1. Questo e’ un intervento di grande qualità .Aggiungo che Giovannelli Massimo e’ stato un combattente all’epoca pagatissimo anche da Manzoni,agonisticamente perfetto,tecnicamente e atleticamente sottosog
      Ia,e capace al tempo di gestire la propria immagine.i Condottieri come e’ stato definito sono altra cosa,per cui mi auguro si schieri con Gavazzi e vedremo se oltre ad un poco di fumo ci sara’ anche arrosto.Ti prego Massimo schierati con Gavazzi……per il bene di Zatta.

  5. E’ incredibile,Giovannelli e la sua faccia tosta di volere sbandierare una rosa tutta italiana,quale simbolo di attaccamento alla causa tecnica italiana,quando tutti sanno che i Crociati si stanno svuotando,gli stranieri per 2 anni non hanno percepito,e non solo loro ,gli stupenti totali,che la tengono in piedi Dondi e soci per avere supporti politici per la cittadella a Parma,per avere una manciata di voti in più fra un me setto.Giovannelli quando e’ ora scappa da chi offre di più,e adesso si propone come il grande tessitore della pace Gavazzi – Zatta o meglio Lombardia- Veneto. Cerca di fare il tuo mestiere che non e’ sicuramente il manager di rugby,e da quello che dicono nemmeno l’architetto.Dopo Milano anche i Crociati alla frutta,che caso……

  6. Nel mio intervento di prima ho volutamente dimenticato di citare l’attuale Responsabile dell’Alto Livello della FIR perchè, come allora, ha dimostarto quello cheè nella realtà…..un poveraccio alla ricerca di un padrone che lo paghi profumatamente per vendere fumo! Invece mi sono dimenticato di citare uno tra i più bravi giocatori di quella squadra che era Alessandro Stoica, così come mi sono dimenticato di citare “Ciro” Sgoirlon e Valter Cristofoletto che a livello di cuore in campo erano, amio avviso i più generosi tra i 22 di Coste e Mascioletti.

  7. Chiedo a giovanelli, secondo lui il rugby in italia sta andando bene .
    rifletta prima di schierassi con il signor gavazzi…

  8. ” invece il rugby italiano ha sempre avuto una forte propensione a distruggere”, è vero, ma mi pare che Gavazzi si è dato molto da fare per distruggere. Giovanelli, non si può avere la botte piena e la mglie ubriaca…

  9. a mio avviso bisogna separare il vissuto di Giovannelli come giocatore e quello come “dirigente”. Come giocatore nulla dire grande personaggio grande cuore sia in nazionale che con i club. Non si può dimenticare che Giovannelli è stato uno dei primi Italiani a confrontarsi con il campionato francese lasciando a mio avviso un buon ricordo.
    Per quanto riguarda il vissuto come dirigente il caro Giovannelli è assolutamente disastroso. Primo tentativo di cordata anti Dondi assolutamente privo di contenuti. Come team manager dell’Amatori Milano non solo ha abbandonato la nave prima che affondasse ma ha attivamente contribuito ad affossarlo spendendo la sua faccia quale garanzia per i giocatori salvo poi uscire di scena senza alcuna giustificazione. Per l’Amatori certe situazioni le ho vissute in prima persona mentre per i crociati le cronache quotidiane circa la situazione in cui versano parlano da sole.

    In conclusione non capisco con che faccia e con che credibilità certe persone si presentino come l’innovazione e come garanzia per la crescita di un movimento che al di fuori di Treviso mostra segni di decadimento

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