Elezioni FIR: e se Dondi non si ricandidasse?

La cosa viene sussurrata a mezza voce anche nei corridoi della FIR. Nessuno ne parla apertamente e non c’è – per il momento – nemmeno la più vaga ombra dell’ufficialità, ma la voce gira e il volume aumenta: e se Dondi non si ricandida?
Che l’attuale presidente FIR si ripresentasse alle prossime elezioni era un qualcosa che tutti davano per scontato, probabilmente anche il diretto interessato, almeno fino a qualche mese fa. Poi qualcosa è cambiato. Forse solo nella percezione, ma è una sensazione importante, perché per quanto non ancorata a nessun segno tangibile è una assoluta novità.
In Italia le federazioni sportive, tutte le federazioni sportive, sono dei luoghi che si possono tranquillamente definire parastatali. Non sto dando una valore negativo alla parola, però è un dato di fatto. La managerialità e una professionalizzazione vera sono entrate in questi anni a spizzichi e bocconi, in maniera disordinata e legati a singoli soggetti. E’ vero nei livelli più bassi ma è anche più vero per quanto riguarda i quadri e i vertici. Accanto a esempi di meritata responsabilità ce ne sono altri in posizioni anche molto importanti “premiati” per la fedeltà a una parte.
Intendiamoci, non vivo su una pianta e so benissimo che tutto il mondo è paese e che anche nella tanto decantata RFU (faccio un esempio tra altri) ci sono ruoli assegnati per riconoscenza. Certo, all’estero, anche in quei casi c’è sempre un tot di meritocrazia che nei paesi latini tende ad assottigliarsi, e non solo nel rugby. Premio cioè un uomo a me fedele ma che ha pure delle qualità e le skills giuste per sedersi su quella poltrona, questo un po’ il senso, solo che la seconda parte della frase al di qua delle Alpi tende a sparire.

Il presidente Dondi è un po’ vittime di questo sistema, che non ha creato o inventato, ma che ha contribuito a mantenere. Al pari di altre situazioni simili non ha avuto la capacità – o forse la voglia – di costruire una sua naturale “prosecuzione”. Attorno a un pugno di fedelissimi ha costruito un vertice che è estremamente accentratore ma che alla lunga diventa autarchico e asfittico. Di yes man è pieno il mondo, a qualsiasi livello e latitudine, l’importante è non metterne troppi nella stanza dei bottoni, che non avranno mai il coraggio di dire al conducente che una manovra è sbagliata: non sono lì dentro per capacità, ma per opportunismo. Il loro unico interesse è l’autoconservazione.
E a un certo punto succede che la ruota smette di girare nel senso in cui l’hai sempre spinta, l’unico che conosci. Non c’è un perché, o forse ce ne sono tanti, però le cose iniziano ad andare male e le risposte che hai sempre dato/usato non funzionano più. Forse per saturazione.
E così succede che nel giro di pochi mesi ti ritrovi a dover fare i conti con un caso-Aironi probabilmente non gestito al meglio (fonti qualificate mi hanno più volte detto che a spingere in maniera decisa verso la soluzione franchigia federale non è stato Dondi, ma i due uomini a lui più vicini) che ha dato il via a una vera e propria cascata: la reazione di Treviso, certo, che forse sarebbe arrivata comunque a quel comunicato ma non ne abbiamo certezza. Probabilmente a fare più male è stata però Rovigo, piazza tanto riottosa nella base ma quanto fedele nelle stanze che contano. Quel comunicato di un mesetto fa sull’invadenza della nuova franchigia è stato molto più di un campanello d’allarme: se i rossoblu si sono esposti in quella maniera è perché quel blocco di potere ormai ha iniziato a sfaldarsi. Quanto però non è dato saperlo.
La cosa tragica è che questi sono colpi che arrivano per quanto c’è in superficie e non per i mali più profondi del nostro movimento: non per le difficoltà economiche e infrastrutturali in cui versa il rugby di base e non solo, non per gli scarsi risultati agonistici o per una mancanza di progetti ad ampio e lungo respiro. Cose di cui in realtà non si è mai dibattuto un granché. E’ questa è una colpa del movimento TUTTO.
Se gli stessi problemi che oggi stanno causando un mezzo sconquasso fossero comparsi tre o quattro anni fa probabilmente tutto sarebbe in qualche modo rientrato. Oggi no. Anche se Dondi dovesse presentarsi e vincere si troverebbe a gestire un movimento in debito d’ossigeno e profondamente spaccato, cosa che dopo 16 anni di gestione non può non essere considerata un fallimento.
Dondi è una persona che nel corso degli anni ha attirato diverse critiche, alcune anche molto pesanti. La cosa non stupisce, credo sia nell’ordine naturale delle cose se si tiene a lungo in mano la leva del comando,se in qualche modo si finisce per far coincidere la carica alla persona e non le si tiene ben separate.
In tanti ne parlano male, ma l’uomo è dotato di innegabili qualità politiche: non si rimane alla guida di quella che è una delle federazioni sportive più importanti d’Italia per un periodo così lungo se non se ne hanno. La domanda è se oggi il presidente Dondi è capace di un colpo di reni che ribalti totalmente o quasi le linee-guida della sua gestione. Se è in grado di rimettersi completamente in discussione a una età in cui generalmente è difficilissimo farlo. Nei corridoi FIR questo clima di incertezza è stato subodorato da tanti, da qui i rumors e le voci. Si candiderà? Preferirà farsi da parte ed evitare una possibile (attenzione: possibile, non probabile o certa) sconfitta contro “l’odiata” Treviso? Passerà la mano a uno dei suoi eterni delfini e in quel caso che speranze di vittoria possono avere?

17 pensieri riguardo “Elezioni FIR: e se Dondi non si ricandidasse?”

  1. Complimenti Paolo, bel pezzo: in un momento in cui è facile “dare addosso all’untore” Dondi, hai saputo mantenere equilIbrio, pacatezza, e senso della misura. Pienamente d’accordo con le tue tesi.

  2. Il CONI pone precisi limiti alle ricandidature, e tali limitazioni dovevano essere recepite nello Statuto FIR già da alcuni anni (la FIS scherma lo ha fatto nel 2009 PRIMA di procedere al rinnovo del Consiglio e del Presidente – che sempre per il CONI devono avere due votazioni separate).
    Ne consegue che qualsiasi ricandidatura senza che la FIR abbia prima recepito le modifiche allo statuto IMPOSTE dal Coni risulterebbe quantomeno illegittima.

  3. Soprattutto c’e’ da vedere se a quell’eta’ ha ancora la rersistenza, la dedizione e la voglia per una campagna elettorale lunga, polemica e sanguinosa.

    Il movimento e’ spaccato, per mancanza di dialogo tra le parti, ma anche perche’ alcune delle parti non capiscono che certi decisioni vanno rispettate e basta. e’ spaccato anche per le bugie che girano, in entrambi i campi, ed anche perche’ di recente molti problemi sembrano avere delle soluzioni semplici ed a portata di mano, dagli aiuti economici ai club, al ravvivare l’eccellenza, alla formazione.

    Forse che Dondi si faccia da parte e’ la cosa migliore, non tanto per lui che oltre a politico e’ anche amministratore abile, ed un presidente che entrera’ nella storia, ma perche’ si spera scompaiono un sacco di gente che occupa posti che non competono e per i quali non hanno ne’ la capacita’ ne’ volgia di imparare.

    Ma anche a Dondi sembra che il concetto di programmazione e fare le cose per tempo, sembra un alieno. e facendo cosi’ espone il fianco alle critiche. la situazione AIroni andava risolta a gennaio e nessuno avrebbe avuto niente da ridire.

    E magari senza di lui finalmente chi votera’ potra’ decidere sui programmi. senza infastidire Munari col confronto rispetto di quelli di prima. Vogliamo vedere i programmi e le candidature, perche’ cosi’ si fa.

  4. Attenzione che Dondi ha gestito per 16 anni senza troppe preoccupazioni perché il potere finanziario federale si e’ costruito oserei dire quasi da solo,per cui tanto rumore ma dove non gira denaro ,delfini,trote,arrampicatori berlusconiani, non ne sono attratti.Solo mazzate internazionali,sfotto’ anche di dubbio gusto dagli uomini suoi,come Troncon che lo sputtano’ pubblicamente,per poi farsi inquadrare mentre si ripuliva il naso con un dito,Giovannelli che prima di Italia-Francia di alcuni anni fa’ lo ridicolizzo'(mai in prima persona sia chiaro) sulla rosa,per poi farsi salvare anche nella vita privata.Sacca’? Gavazzi?Checchinato che lui stesso definì in modo irripetibile? Questi non andranno mai alla guida della federazione nonostante siano a sbavare da anni,proprio per quel motivo,perché sono degli striscianti.Allora ben venga nel momento in cui la FIR ha 40m di budget ed almeno una disponibilità di 6-7m in banca,una gestione di un presidente diverso da tutti questi,che si circondi di un pool di uomini onesti prima di tutto, competenti,conoscitori del rugby italiano,europeo,e mondiale,manager rodati,abituati alla programmazione e che abbiano una comprovata capacita’.Ci sono? Si ci sono.

  5. Non sono un fan di Dondi. Dondi è un uomo di una certa età da 16 anni al comando. È un uomo dotato di abilità politiche, ma ha dato in mano la responsabilità della programmazione del rugby italiano a una manica di imbelli che si sono ritagliati il loro posticino al sole, facendo dei danni notevoli.
    L’unica cosa peggiore di una ricandidatura di Dondi sarebbe la candidatura di uno dei personaggi della sua corte. E nel caso in cui vincesse la situazione sarebbe tragica, un movimento già spaccato, molto spesso in difficoltà, potrebbe disintegrarsi e il giocattolo più bello, la nazionale, non potrebbe che risentirne.

  6. sarebbe un bel segnale se il gargamella non si ricandidasse,ma non cambierebbe niente o forse in peggio se si candidasse e vincesse una sua trota o,visto che sono vicini al po,una sua nutria,mi è bastato sentire Saccà per capire in che mani siamo!ci saranno anche persone capaci in federazione ma se non sono riusciti ad imporsi ‘contro’ i capi sono da considereare complici della strategia centralista adottata e quindi da non ricandidare!azzeramento totale e ricominciamo ben sapendo che i frutti non saranno immediati poichè sara dura far riavvicinare grandi sponsor in questo momento!

    1. @maa, concordo con molte cose che hai scritto.

      di nuovo, va fatta una precisazione. I grandi sponsor sono vicino alla nazionale ed ai giocatori della nazionale piu’ di quanto non lo siano mai stati, ed e’ un successo anche di Dondi, e forse c’e’ quasi la fila.

      Il problema e’ portare gli sponsor in eccellenza. si sentono dichiarazioni su tutti i blog sul fatto che l’eccellenza va rilanciata, ma come?

      1. Il rugby italiano è un gigante con i piedi d’argilla. Ci sono problemi gravi ben sotto l’Eccellenza. Mancano allenatori ben formati per le giovanili, mancano arbitri. Bene che la nazionale abbia sponsor e seguito, ma se tutto, o quasi, finisce lì è un gran bel problema.

      2. Gsp va fatta anche un’altra precisazione pero’, che il boom della Nazionale Italiana di rugby coincide con il boom che in generale tutto il rugby internazionale (cioe’ delle NAzionali maggiori e non vedi l’aumento di anno in anno di visibilita’ della JWC per esempio) ha avuto in tutto il mondo. Laddove la Fir avrebbe dovuto lavorare da sola (senza sfruttare il traino offerto da altri) per far crescere lo sport e l’interesse sia di media che di sponsor che di pubblico ha fallito ed anche abbastanza malamente come la scomparsa del rugby che conta a Milano, i problemi negli anni di societa’ storiche del rugby in Italia come L’Aquila, Catania, Rovigo stanno li’ a sottolineare.

    2. @stefo, preciso sulla precisazione.

      La federazione ha fallito in tante cose, non solo in quella. e da un certo punto di vista mi auguro che dondi si faccia da parte, cosi’ possiamo tornare a discutere sui problemi, e meno sulla politica.

      la maggior parter degli introiti FIR viene da IRB ed HRC. i soldi si sono forse quintuplicati. in questo la Fir, elezioni internazionali a parte, davvero s’e’ vista cadere i soldi senza fare nulla.

      pero’ la promozione della nazionale, il seguito ed anche il coinvolgimento di sponsor nazionali grossi, ha solo relativamente a che fare col successo internazionale. quello l’ha fatto la federazione e la passione dei rugbisti, ed anche di quelli che non lo sono (per i quali c’e’ ancora troppo fastidio). e’ vero che il prodotto e’ buono e vendibile, ma quello fa parte dell’equazione.

      ma questo non era nemmeno il punto del mio intervento. Tutti i giorni leggo che dobbiamo rilanciare l’eccellenza, e sono daccordo anch’io in principio. continuo a fare una semplice domanda. come? la FIr gira soldi alle squadre d’eccellenza? quanti? le celtiche pagano di piu’ i giocatori all’eccellenza? quanto?

      io sto guardando oltre questa federazione, della quale non puo’ fregarmene di meno. parliamo di soluzioni.

  7. In un altro pezzo avevo commentato sul problema scuole e sulle ricadute che ha sul nostro movimento, se lo confrontiamo con l’Argentina. Ho letto anche il pezzo de Il Nero e, certo, sembra esserci molto malcontento, ma ho da porre un quesito a tutti quanti. Ad oggi la Federazione ha fatto sempre “calare dall’alto” tutte le decisioni, giuste o sbagliate che siano, con buone o cattive ricadute. Io penso che il progetto, che deve esserci in linea di massima e deve vertere su dei punti su cui evidentemente siamo in molti ad essere d’accordo, non può prescindere però dal confronto, dal sentire tutte le anime di questo sport in Italia, a partire almeno dalla Serie B, se non addirittura dalle Serie C. I problemi che affrontano i piccoli club, quelli medio-piccoli e quelli medio-grandi sono molto diversi e hanno bisogno di soluzioni differenziate, ma non è solo con l’attuazione del programma che si raggiunge un benessere più generale del movimento. A questo punto è chiaro che urgono i famosi “Stati Generali”, ma anche quelli, a mio modo di vedere, non saranno una soluzione. Se infatti ci si limita a questo, nel giro di due-tre anni, vecchi problemi o nuovi ancora affioreranno e staremo ancora a commentare in uno di questi blog che le cose non vanno. Quello che dovrebbe fare una Federazione è instaurare un dialogo continuo, che passa anche dalla visita – almeno una volta l’anno – delle regioni italiane per vedere lo stato del rugby lì e calibrare gli interventi. Questo per non parlare di formazione di giocatori, tecnici ed arbitri. Cosa succederebbe se, una volta l’anno, per esempio, un Carlo Damasco o un Alessandro Troncon facessero il giro delle regioni per fare dei corsi di aggiornamento? Soluzione difficile? Bene, allora prendiamo un allenatore di alto livello per regione d’Italia che si occupi dello sviluppo. Stessa cosa per gli arbitri. Il sistema-franchigie può funzionare a prescindere dall’istituzione delle stesse. Del resto abbiamo già delle regioni e dei comitati regionali che potrebbero organizzare la struttura in questi termini, prendendo il meglio dalle esperienze gestionali di tutto il mondo. E se necessario si farà ricorso a Warren Gatland, a Graham Henry, a Nick Mallett o a Berbizier per sistemare alcune cose. E poi ancora: potenziare il XIII e il Seven… se vogliamo almeno essere tra i primi dieci ci vuole tanta programmazione e un po’ di sano spirito democratico.
    Scusate per la lunghezza, spero che tutto sommato l’intervento risulti gradevole e interessante a dispetto della prolissità.

    1. Ho tendenzialmente le tue stesse idee, che peraltro hai espresso in modo chiaro e puntuale. Sulla questione del League e del Seven magari non sono del tutto d’accordo, forse per mia sensibilità. Il Seven può essere un buon “gate” d’ingresso per i ragazzini e per la diffusione nelle scuole: servono pochi giocatori, si semplificano le fasi più complicate (mischia, touche ecc.). A livello senior abbiamo perso molto terreno rispetto a tutti e l’unico modo per risalire sarebbe riuscire a entrare nelle World Series, cosa parecchio complicata. Nazioni più strutturate di noi, come l’Irlanda, mi pare abbiano messo in secondo piano il Seven.
      Sul League non saprei che dire, sono due mondi diversi. Già siamo in sofferenza di tesseramento col XV, non vedo quali benefici potrebbe portare una diffusione del League. Però ripeto, sono due discipline che mi appassionano poco, forse per abitudine al XV.

      1. Devo dire che anch’io non sono un grande appassionato né dell’una né dell’altra, ma cerco di vederne i benefici in ottica XV (sinceramente tanto una partita di XIII quanto una di Sette mi annoia non poco). Penso per esempio agli allenamenti per i trequarti e a quanto positivamente ne risentirebbe a livello di mobilità, rapidità e lettura del gioco, ma forse questo è un passo troppo avanzato per lo stato attuale del nostro movimento, effettivamente!

      2. A mio parere anche il touch va preso in considerazione.
        L’IRB ha di recente stabilito che il touch deve far parte delle federazioni. E’ uno sport diverso per molti punti, ma in fondo deriva dalla stessa idea. Palla (ovale!)indietro e corsa in avanti a fare meta. Chi gioca a touch non diventerà un campione di rugby a XV, ma una sua diffusione aiuterebbe e di molto il movimento tutto, come il calcetto aiuta il calcio vero.
        Dalla sua ha però il fatto che è uno sport misto, che non ha problemi di eta e che si può giocare anche su superfici dure, perché non si cade. Queste caratteristiche lo rendono perfetto per diffusioni nelle scuole, nei campi estivi, negli oratori, un po’ come accade a basket e pallavolo.
        E poi se giocato bene è divertenitissimo

  8. ricapitolando, oggi in corsa ci sono amore, realisticamente zatta, potrebbe rientrare lorigiola. se dondi non si candida chi potrebbe entrare nel segno della continuità? gavazzi?

    1. Gavazzi forse perchè ha sempre sognato quello, pensa te però Gavazzi a comandare Ascione…. Che dire poi di Saccà, metterà ad allenare le nazionali giovanili i propri parenti?

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