Francia-Italia, letture di un sconfitta che fa crescere

Stralci della rubrica “Mischia aperta” di Antonio Liviero su Il Gazzettino

Jacques Brunel e Philippe Saint-André hanno diversi punti in comune. Sono francesi, hanno debuttato con le rispettive nazionali, appoggiandosi per il momento al gruppo di giocatori preesistente. Soprattutto condividono una visione del rugby pragmatica. Ma, aggiunta la propensione a tenere conto del lavoro dei club, le analogie finiscono qui.
Perché mentre l’allenatore della Francia è impegnato a semplificare la filosofia offensiva del suo predecessore Lievremont, il tecnico azzurro è chiamato, al contrario, ad aggiungere volume al rugby eccessivamente restrittivo, e troppo prevedibile, dell’ultimo periodo di Mallett. E non ha perso tempo: si è impegnato subito a riportare l’azione in più zone del campo nel tentativo di creare almeno le premesse per rendere le difese vulnerabili.
(…) Risultati incoraggianti per la conservazione, meno in termini realizzativi. La linea del vantaggio veniva spostata ma raramente superata.
Nella ripresa è stata sperimentata una soluzione diversa, con movimento direttamente al
largo e successivo attacco dell’asse profondo. Si è guadagnato qualcosa in incisività perdendo forse in efficacia della conservazione. Un principio che vale anche per l’organizzazione difensiva, ma al contrario: mettere i rapidi di fronte ai rapidi. Cosa
che non è riuscita in occasione della meta di Rougerie, trovatosi ad accelerare tra Lo
Cicero e Ghiraldini. Il ripiazzamento difensivo ora è sicuramente la priorità dell’Italia. (…)
L’altra differenza con Philippe è che il tecnico della Francia può scegliere tra un gruppo di 60 giocatori di grande qualità, mentre Jacques tra 20 buoni, a volte ottimi, elementi con
rare punte di eccellenza internazionale. La strada del gioco è dunque lunga e difficile. Tuttavia il nuovo citi è un tipo ambizioso e scaltro. E sembra aver saggiamente deciso di appoggiarsi al sistema del Benetton, di gran lunga il migliore oggi proposto in Italia.

7 pensieri su “Francia-Italia, letture di un sconfitta che fa crescere”

  1. fin quando il rugby sarà in Italia uno sport di nicchia non ci saranno immensi miglioramenti.. molti dei nostri giocatori sono “naturalizzati” italiani e anche i nostri tecnici sono tutt’altro che connazionali.
    Io credo che il sistema debba cambiare dalla base fino alla cima.. ma bisogna fare scelte coraggiose, anche la F.I.R deve rendersene conto altrimenti saremo sempre in svantaggio rispetto alle altre nazioni.
    Come è possibile che l’Italia brilli nella pallavolo,nella scherma e nel nuoto e non nel rugby? io credo che vi sia un approccio diverso a queste discipline e di conseguenza anche qui vanno cambiate le carte in tavola.
    C’è un detto che dice “cavallo vincente non si cambia” visto che il nostro è perdente perchè non cambiarlo?

  2. non so, ma non mi sembra per niente che lo schema di questa nazionale sia simile a quello della Benetton. Anzi i piani d’attacco benetton sono standardizzati, proprio per far fronte a limiti in ruoli chiave, e ci si affida molto all’estro di Williams, che purtroppo in nazionale non c’e’. Poi ce lo vogliamo buttare dentro ad ogni costa e va benissimo, ma diventa un po’ noioso.

    Lo schema di Mallett era anche tarato ai giocatori limitati che aveva prima della CL, e non poteva essere rivoluzionato all’ultimo anno.

  3. Alcuni miglioramenti sono evidenti, com’è scritto nell’articolo la difesa avanzante e il tentativo di eplorare più spazi alla mano rispetto al passato. Il problema sta nel livello altissimo dei giocatori delle altre squadre. Bisogna sperare che il PRO12 dia qualcosa in più ai nostri, cosa che mi pare di aver intravisto sabato.

  4. “Sembra aver saggiamente deciso di appoggiarsi al sistema del Benetton, di gran lunga il migliore oggi proposto in Italia”, io direi piuttosto, l’UNICO: gli Aironi rischiano di diventare il cimitero degli elefanti (affermazione cattivella, lo so…), delle altre meglio non parlare (vedi Challenge Cup disastrosa). Per quanto riguarda sabato, siamo sicuri che la mediana Gori-Burton, agile e veloce, non sia costata qualcosa in termini di leggerezza difensiva? Per capirci: un Semenzato non avrebbe garantito qualcosa in più in termini di placcaggi?

  5. Quoto Gio in toto, ance secondo me “mozzarella” sarebbe stato forse piu consistente in difesa anche se non conosco abbastanza botes e Burton per il discorso difensivo.

  6. Il rugby in italia non brilla come tanti sport solamente perchè da molto tempo non ha fatto altro che copiare e falsare la propria realtà con tanti stranieri non sempre bravi cambiando continuamente indirizzi tecnici.Troppe squadre sono allenate da stranieridi scuole diverse che in genere non lasciano niente e ci confondono sempre di più le idee.Ma ritengo che la cosa più grave ,da un poco di tempo ,è che molte società che hanno una grande tradizione nelle attività giovanile non lavorano più in questa direzione formando e valorizzando i propri tecnici.Ci sarebbero tante altre verità ma non ne voglio parlare perchè amo il nostro sport che ho conosciuto nel 1953 con i primi campionati studenteschi a Napoli con la Partenope e non ho più abbandonato

  7. Io ricordo che stiamo crescendo SEMPRE . il basket,la pallavvolo ed altri sport erano al nostro livello. Cresciamo come nelle altre nazioni. Qundi sempre la stessa distanza. Come dire: 2012 Francia Italia 3 a 0.

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