Dov’è finita la Francia spettacolare vista nel Sei Nazioni 2010? I test-match di giugno e novembre hanno riconsegnato una squadra ridimensionata nel gioco e nei risultati. L’analisi di Rugby 1823
Sembra lontanissimo il successo nell’ultimo Sei Nazioni per Marc Lievremont e la sua Francia. Le sconfitte estive con Sud Africa e, soprattutto, Argentina e un novembre in cui la “vendetta” sui Pumas non è bastata a convincere tifosi e stampa hanno lasciato il segno e il coach transalpino è sulla graticola a pochi mesi dai Mondiali. Ecco perché, ora, Lievremont parte al contrattacco, difendendo le sue scelte e, soprattutto, assumendo il comando totale delle operazioni.
Un passo indietro importante chiesto ai suoi assistenti, Emile Ntamack e Didier Retière, e la volontà di curare nei minimi particolari ogni aspetto della squadra, affinché si vada tutti nella stessa direzione. Ex uomo di mischia, Lievremont ha dato in passato ampi poteri a Ntamack nella gestione dei trequarti, ma i risultati non sono quelli che l’allenatore si aspettava. “Ho delegato il lavoro sui trequarti a Milou (Ntamack), ma l’ho lasciato troppo solo. Ho provato a risolvere la soluzione affiancandogli Gonzalo Quesada, coach dei calciatori, ma non ha funzionato e io ci ho messo troppo tempo a capirlo” le parole di Lievremont. Ma sono tante le novità che aspetteranno i Bleus in vista del prossimo RBS Six Nations e dell’RWC in Nuova Zelanda.
A partire dai rapporti con la stampa, che diveranno di responsabilità unica di Lievremont, evitando così che altre voci confondano idee e pensieri di una squadre che, invece, deve mostrarsi compatta al suo interno e verso l’esterno. Inoltre, gli aspetti tattici e tecnici in vista dei match verranno discussi e chiariti il lunedì prima dell’incontro e non, invece, nell’arco della settimana, una prassi che ha portato confusione e incertezza tra i giocatori.
Ma anche il rapporto con il capitano, Thierry Dusautoir, dovrà cambiare. “Sono stato molto duro con Dusautoir dopo il match con l’Australia, ma non ho mai messo in dubbio il suo ruolo di capitano – dice Lievremont –. L’ho scelto io e non si cambia, anche se avevo sperato in un rapporto più stretto, non tra lui e lo staff, ma tra lui e me. Gli ho chiesto di concentrarsi di più sul suo gioco, perché come capitano ha sofferto troppo il rapporto con la stampa”.
Insomma, dopo la gloria del Grande Slam per Marc Lievremont sono arrivati mesi difficili. Ora ha un Sei Nazioni e un Mondiale per dimostrare che lui non è solo “il bravo ragazzo, ma inesperto e incompetente” come qualcuno (anche nella Federazione Francese) ha voluto dipingerlo.
