Non solo Romania e Georgia: la Spagna è la “next big thing”? Oggi no, ma con quei numeri…

Dalla pagina facebook dell’El Salvador Rugby

Qualche settimana fa l’EPCR ha annunciato che le finali delle coppe europee 2018 si terranno a Bilbao. Poi ci sono i 100mila del Camp Nou per Tolone-Racing92. Ma soprattutto c’è la localissima Copa del Rey, che un anno fa ha fatto un sold out da 25mila tifosi e che quest’anno, 10 giorni prima del kick-off, può già vantare 21mila tagliandi venduti. Alle nostre spalle la concorrenza è sempre più numerosa

La Spagna oggi occupa la posizione numero 18 del ranking mondiale, subito dopo gli Stati Uniti e prima di Namibia, Russia, Uruguay e Canada. Come è messa nel panorama internazionale? E’ sicuramente un movimento in crescita, anche se dargli una collocazione precisa non è facile: è meno “pronto” a un salto di qualità rispetto a quello romeno o georgiano? Sì, ma ha alle spalle una economia più forte, dinamica e un bacino potenziale di quasi 50 milioni di persone. Tutti argomenti che nel rugby professionistico di oggi hanno un gran peso.
E ha già dato dimostrazione di essere aperta alla palla ovale con i 100mila che hanno affollato il Camp Nou di Barcellona per la finale del Top 14 2015-2016, ma prima ancora ad andare sold out (56mila posti) era stato lo stadio Olimpico del Montjuic per una “normale” partita di regular season del massimo campionato francese, ovvero Perpignan-Tolone. Ok, è vero, si è sempre giocato in aree vicina alla ben più ovale Francia, dove le trasferte erano semplici (e piacevoli) però rimangono decine di migliaia di persone e il Camp Nou è gigantesco. Non è un caso che l’EPCR abbia designato la basca Bilbao quale sede delle finali di Champions e Challenge Cup del 2018, argomento già affrontato recentemente da queste parti.

E comunque non ci sono solo quegli exploit endogeni, diciamo così, ovvero dovuti al grande rugby straniero che fa a fare una gita al di là dei Pirenei. Il 17 aprile 2016 allo stadio José Zorrilla di Valladolid si è giocata la finale di Copa del Rey davanti a 26.512 spettatori paganti. Struttura esaurita in ogni settore e che vedeva sugli spalti anche la presenza di Felipe VI, re di Spagna. 26mila spettatori sono un quarto dei tifosi che il complessivo delle squadre della nostra Eccellenza riescono a richiamare nell’arco di una intera stagione. Anzi, probabilmente la proporzione è ancora maggiore. 26mila spettatori a volte non li richiama nemmeno la nostra nazionale. Tanto per dire: la recentissima finale del Trofeo Eccellenza – il corrispettivo italico della Copa del Rey – ha registrato un pubblico da 800 persone, dato ufficiale FIR.
Un exploit isolato? No. Perché le notizie che arrivano dalla Spagna in queste ore dicono che per la finale della Copa del Rey 2017, che si giocherà il 30 aprile ancora una volta allo stadio José Zorrilla sono già stati venduti 21mila tagliandi. Si va verso un altro sold-out. In campo come un anno fa l’El Salvador e poi il Santoboiana. Pare che stavolta il re non possa venire, ma chi lo sa.

Sono numeri che devono farci in qualche modo preoccupare? Difficile dirlo. A livello tecnico il nostro movimento è ancora di un altro livello, perché se è vero da un lato che nel 2012 il Rovigo a Guernica venne clamorosamente sconfitto in Challenge Cup, dall’altro le squadre spagnole in queste anni sono state regolarmente sconfitte dai nostri club, anche con risultati pesanti. A livello di nazionale maschile oggi non c’è gara ma già il discorso cambia per quanto riguarda le ragazze e nel seven. E nel rugby femminile Italia e Spagna sono inserite nello stesso girone al Mondiale del prossimo agosto mentre nel 2014 le iberiche in Francia c’erano per il torneo iridato, le azzurre no.
Poi c’è quello che succede fuori dal campo, e lì il gap a nostro vantaggio si riduce parecchio. Davvero non so quantificarlo, ma probabilmente non siamo poi molto lontani. Noi possiamo contare su una struttura che pur con tutte le sue magagne e criticità è più “formata” e professionale, a Madrid e Barcellona ne sono (ancora) sprovvisti ma quei 26mila paganti per una gara di club… beh, noi oggi non possiamo nemmeno sognarceli. Nemmeno per un singolo exploit.

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