Elezioni FIR: Dondi lascia e attacca chi lo critica. Si vota a settembre/ottobre?

Andrea Buongiovanni per La Gazzetta dello Sport

Se non è un fulmine a ciel sereno, poco ci manca: Giancarlo Dondi, dopo quattro mandati, non si ricandiderà alla presidenza Fir. Il 77enne dirigente di Parma, trascorsi sedici anni
al timone, passerà la mano. Non si tratta di una decisione maturata in un minuto, non potrebbe esserlo. Ma lo schiaffone ricevuto venerdì dal Benetton Treviso, società dall’enorme peso specifico («Per le prossime elezioni federali cercheremo possibili alternative all’attuale dirigenza»), ha certo contribuito. Dondi, per ufficializzare la sua volontà, ha scelto i microfoni di RadioRai, quelli del Grl delle 13 di ieri in particolare, con un’intervista peraltro rilasciata martedì.
II presidentissimo, poco dopo la messa in onda, è amareggiato, ma sereno. «Non è più il mio mondo — dice —non mi ci riconosco più. A questo punto, a queste condizioni, meglio levarsi di torno. Va bene porgere la guancia, ma su certi valori ho impostato tutta la mia vita e non sono disposto a transigere. Ho gestito quattro mandati, spero onorevolmente. Ho dato tutto quel che ho potuto e, conti alla mano, lascio una federazione che gode di buona salute. Esco di scena tranquillo e a posto con la coscienza. Per una volta ho ragionato più con la testa che con il cuore. E poi, se sarà possibile, continuerò a dare una mano». Negli ultimi tempi, nonostante certi risultati gestionali siano alla luce del sole, la lista dei nemici s’è infoltita:
«Nei miei confronti — sostiene — c’è ingratitudine. Da parte di alcuni c’è in atto un tentativo di guerra contro la mia persona. E’ giusto e democratico che si propongano candidature alternative, ma perché nascono col solo intento di farmi fuori e non in senso propositivo? Sono una persona seria, mica un mascalzone. Appunto, il mondo è cambiato. Ma io, alla mia età, non sono disposto a farlo. Resto un innamorato del rugby, della Federazione e della Nazionale. Aiuterò ancora il movimento. E il calore e le prove di affetto ricevute in queste ore mi fanno un gran bene. Il futuro? In certi discorsi non voglio entrare: spero solo che il mio successore provenga dalla mia “corrente”».
(…) Resta che il rugby, in Italia, durante la sua era, ha cambiato pelle. In fatto di immagine, di budget, di numeri e, sebbene a un passo lento, anche di risultati sportivi. L’Italia, grazie a lui, è entrata nel Sei Nazioni, è arrivata a un passo dall’organizzare una Coppa del Mondo, ha portato oltre 80.000 spettatori a San Siro per la sfida agli All Blacks, ha acquisito credibilità internazionale, ha goduto di super sponsorizzazioni (a giorni quella di Adidas). Dondi ha portato l’intero movimento in Celtic League e a un’esposizione clamorosa. La sua Nazionale ha vinto in Irlanda e ha vissuto giornate come quelle di Grenoble 1997 ed Edimburgo 2007, prima vittoria azzurra in trasferta nel Torneo. Da ultimo, con due esauriti, è sbarcato all’Olimpico. La trasformazione è stata radicale. Certo: poi c’è il ranking Irb che pone la squadra ancora al 12° posto, ci sono i tanti problemi di organizzazione, soprattutto legati alla base e alla crescita dei giovani, la gestione delle Accademie, il recente pasticciaccio della franchigia federale e le accuse, non ingiustificate, di accentramento. (…)
Gli scenari Alle urne si andrà tra settembre e marzo, più facilmente in autunno. Dalla costola di Dondi, forte di un bel bottino di voti, esce Alfredo Gavazzi, da quarant’anni anima del Calvisano e consigliere federale, che ieri sera ha formalizzato la propria discesa in campo (…) C’è poi la candidatura annunciata del siciliano Gianni Amore e quella, eventuale e da individuare, dell’iniziativa Benetton (il presidente biancoverde Amerino Zatta potrebbe essere in pole-position, ci sono voci relative a Roberto Zanovello, presidente del Cus Padova e al petrarchino Fulvio Lorigiola). (…)

31 pensieri riguardo “Elezioni FIR: Dondi lascia e attacca chi lo critica. Si vota a settembre/ottobre?”

  1. Non ha mai preaentato un programma e c’ha pure la faccia tosta di dire “Non ė piu’ il mio mondo”!
    Ma per fortuna caro Presidente!!! Spero di non vedere piu’ tutta quell’orda di senatori Fir alla Ascione ,Donatiello che sono 30 anni che mangiano senza mai aver prodotto numeri e sostanza!!!!
    Fuori i progetti , ricominciamo a far valere il confronto tra club e nazionale , facciamo decollare i nostri giovani come in Argentina ,Galles ,,Irlanda!!!
    Adesso tremono le chiappe ai vari senatori vestiti di blu e cravatta Fir che sapevano solo fare i pranzi luculliani prima delle partita di cartello!!!

  2. come dice treviso, bisogna dare forza ai club … solo da club forti nasce un movimento forte … più soldi per i tecnici, per la promozione nelle scuole, per il reclutamento … se i club sono forti anche i campionati sono belli … però bisogna dare atto a dondi di avere guidato il rugby italiano fuori dalla palude carbonara in cui ha stagnato fino all’avvento del professionismo … è stato “anche” grazie alla sua azione diplomatica che siamo entrati nel 6 nazioni, primo passo per togliere il rugby italiano dalla ristretta casta di “addetti ai lavori” … però attenti se questo è stato possibile, lo è stato per i risultati della nazionale, a loro volta legati all’azione di due club storici ed indimenticabili, il mediolanum di berlusconi e il treviso dei benetton … questi sono fatti, il resto sono chiacchiere …

    1. @oliver63 concordo pienamente con Te , adesso però bisogna rafforzare in modo significativo quanto affermi nella prima parte, perchè senza bravi attori il film non può essere granchè.(attori/rugbysti chiaramente)

    2. Dondi ha traghettato l’Italia all’interno del 6N, il Presidente che aveva gettato le basi e che politicamente aveva messo insieme la cosa era Mondelli non Dondi…questi sono fatti che chi segue il rugby da decenni conosce perfettamente.
      Dondi nei suoi primi 2 mandati ha fatto senza dubbio cose buone ma in certi casi certe cose erano state preparate da chi l’ha preceduto che soprattutto durante il primo mandato di dondi era ancora fortemente coinvolto sia in Italia che internazionalmente dove sapeva abilmente lavorare di politica. .

      1. Senza considerare che il rugby era concentrato in alcune aeree di eccellenza che costituivano il motore del movimento. Senza quelle Dondi poco avrebbe potuto fare. Chi segue “la nazionale italiana di rugby” e non il rugby italiano pensa che il rugby in italia sia nato da 12 anni, mentre di tradizioni, da certe parti, ce n’è e parecchia. (Da ragazzino ho visto fior di partite dei Dogi contro squadrette tipo Stade Toulousain ecc. e quanto rispetto c’era all’estero per la maglia dei Dogi…).

      2. Si, Stefo, ma Dondi era il braccio destro di Mandelli, non e’ che sia arrivato all’ultimo a ritrovarsi per le mani, senza far nulla, un 6 Nazioni frutto degli sforzi di chi c’era prima: era anche lui nella stessa squadra e in primissima fila.

      3. No Hull chi fece il grosso lavoro politico fu Mondelli non Dondi (con anche cose tipiche da politico italiano il buon Mondelli come “ti do il voto ma poi te ne devi ricordare” per carita’), il resto lo fecero Coste ed i giocatori in campo.
        Voglio precisare che come ho scirtto in passato io penso che Dondi nei primi 6 forse anche 8 anni a capo del rugby italiano ha fatto parecchie buone cose, anche perche’ i suoi primi anni furono quelli del primo passaggio al professionismo quindi non facili come problemi di altre unions in quegli anni sottolineano. Il rpoblema e’ che le altre Unions hanno poi saputo rimodellarsi, ristrutturarsi e riprendere a correre l’Italia con Dondi Presidente no.

    3. C’e’ in atto una mistificazione enorme sul fatto che Dondi ci ha portato nel Sei Nazioni, puntualizzo , nel Torneo Europeo ci ha portato, politicamente , il predecessore Mandelli, e tecnicamente la Nazionale di Coste ; Dondi si e’ appropriato di cio’ indebitamente. Sulla Celtic , siamo entrati con due anni di ritardo perche’ proprio Dondi ha osteggiato il progetto , poi nulla potendo, e impreparato ha gestito nel modo che e’ alla luce di tutti, l’ingresso (caos Pretoriani/Treviso)n e la permanenza (caos regole programmazione ed epurazione Aironi). Se questo vuol dire aver governato bene ! Non so’ ma dalle mie parti si dice in altri modi.

      1. divino fangoria, anche a me non sono piaciute molte delle cose accadute durante la presidenza Dondi (ma proprio molte…), ma non esageriamo: al fianco di Mandelli c’era proprio Dondi (il suo delfino) e, oltre all’ingresso in Celtic League, devi considerare il fatto che e’ sempre riuscito a mantenere quattro squadre italiane in Challenge Cup (nonostante i risultati disastrosi), con annessi contributi che sono una vera boccata d’ossigeno per le nostre squadre di eccellenza. Quest’ultima e’ proprio una “magata” perche’ le nostre squadre nella stroia dei campionati europei hanno spessissimo fatto figure pessime e spesso hanno tenuto atteggiamenti indifendibili (come quello di schierare la seconda squadra in Europa, senza lottare rischiando infortuni dei migliori e solo per portarsi a casa il contributo economico… orsu’…

  3. Oltre a tutte le inesattezze ed alla scarsa conoscenza del mondo rugbystico del giornalista (che sennò non si sarebbe sperticato in tutte queste lodi), c’è scritto “La sua Nazionale ha vinto in Irlanda”. Ma non abbiamo sempre perso? Al massimo siam stati defraudati da una vittoria, a Belfast, in un tm pre-Mondiale.

    1. ” Pico

      confondi risultati 6N con risultati in generale, negli anni 90 con Dodni presidente l’Italia ha battuto due volte l’Irlanda in TM…ci sarebbe da dire che l’aveva gia’ battuta prima che Dondi diventasse Presidente nel 1995 se non ricordo male…il propblema e’ chiamarla @sua@ Italia…non era un giocatore, un capitano o l’allenatore di quella Nazionale…anzi l’alleantore era Coste scelto da chi lo precedeva quindi non so di @suo@ cosa avesse quell’Italia.

    2. Prima dell’inizio del Sei nazioni abbiamo vinto due volte con l’Irlanda.
      Dopo qualle sconfitte la Union irlandese si e’ ristrutturata (Province, Accademie, campionato nazionale “degradato”, ecc…) ed e’ tornata su “benino”, con la generazione di O’Driscoll e compagnia…

  4. Ma un giornalista che scrive di qualcosa dovrebbe almeno sè non conosce informarsi su quello che stà scrivendo? O viene bevuto per oro colato tutto quello che si dice? A un passo dall’organizzazione dei mondiali? Questo si è bevuto il cervello.

  5. Vediamo chi e’ il dandidato di Treviso. non penso Zatta, perche’ dovrebbe dimettersi da presidente di Treviso senza garanzie di poterci tornare. e se avesse garanzie di poterci tornare e’ una cosa che mi preoccurebbe perche’ il presidente della federazione, deve essere il presidente del movimento, ed avra’ differenze di vedute con treviso. che ci voglia dialogo e’ verissimo. ma questo non significa che tutte le decisioni vadano prese all’unanimita’.

    anzi da presidente della federazione uno si prende un sacco di rogne e delle decisioni che lasceranno molte persone scontente.

    ad esempio. daccordo con i progetti di 4,8,12 anni per costruire i giocatori. ma nel frattempo che facciamo, non presentiamo la squadra?

    e sulle zebre che si fa? le teniamo della federazione, apriamo il bando per i prossimi due anni? e se facciamo il bando Zatta presidente FIR valuta la candidatura del suo employer passato e futuro?

    1. Ma non c’è un candidato di Treviso.
      Certo probabilmente Treviso NON voterà Gavazzi, ma finora Benetton ha solo detto che sfiducia l’attuale gestione, non che ne propone un’altra.

      1. della serie lancio il sasso e nascondo la mano? Dunque non c’è nessuno che si espone a una sconfitta? Se così fosse, Ponzio Pilato era un dilettante al cospetto di Zatta, Munari e c….

  6. Olimpico pieno????? con i biglietti a 5 € e metà dei posti in omaggio lo si riempie pure con roccacannuccia contro vigevano

    1. @francesco, Olimpico (2 volte) e S.siro pieni sono successi organizzativi, di marketing e strategia (per federazione, partners e citta’ ospitanti). la strategia di prezzo va bene, e portare scolaresche e club di base e’ la strada giusta per un il rugby nostro che ha bisogno di attrarre piu’ gente ed aprirsi. infatti erano pieni anche i posti a 40euro e piu’, non solo le curve.

      fammi capire, suggerisci che si alzino i prezzi?

    2. francesco, non disciamo stupidaggini: in serie B e C (livello Roccacannuccia – Vigevano), con entrata libera, non ho mai visto queste migliaia di spettatori che spingono per entrare…

  7. ecco un altro nome interessante, Zanovello, non ci avevo pensato, in fondo è lui che ha guidato la quasi rivolta alla prima esclusione del benetton alla celtic, poi sui giornalisti dei mezzi di comunicazione più “istituzionali” fuori che di pallone non sanno mai neanche di cosa stanno parlando, se lo sanno sono dei pessimi critici e comunque sono sempre zerbinati nei confronti del potere o delle simpatie personali, poi se vogliamo parlare di successini dell’era dondi, la vittoria a roma nel 2000 all’esordio del 6N pare niente?!?! @oliver63, scusa se ti faccio una critica, ma i due club che hai definito storici prima dell’avvento del “professionismo” quando si sono creati i giocatori che poi hanno conquistato certi traguardi uno, milano, non esisteva più, l’altro, treviso, era si e no, il terzo incomodo tra le grandi venete padova e rovigo, berlusca e benetton ci hanno messo i dindi e come col basket e il volley (nonchè il calcio per il berlusca), avendone TANTI più degli altri, hanno creato delle corazzate con tantissimi giocatori già formati, infatti andato via berlusca milano è tornato ai sui standard, treviso ha ancora i benetton e con un’ottima gestione può permettersi la CL, guarda che fine hanno fatto basket e volley a treviso appena benetton ha detto bye bye!!! sono i risultati del professionismo chi ha i dindi vince, gli altri sopravvivono

    1. @torelmo io credo che @oliver63 si riferisse a un periodo successivo a quello cui Tu ti riferisci ,comunque è verissimo senza i ‘soldini’ Benetton anche a Treviso sparisce tutto,

      1. sempre col massimo rispetto ed ammirazione per quello fatto da queste squadre e poi da calvisano, viadana ed ora prato, anche perchè le regole sono uguali per tutti ed il professionismo funziona così, a qualsiasi periodo ci si riferisca, i migliori giocatori italiani sono sempre usciti, per la gran parte, da scuole diverse dei club top (esclusa in parte treviso e viadana, fin’ora) quali Padova (una nazionale italiana di non molto tempo fa ha avuto tra campo e panca 6/7 giocatori formati petrarca di cui solo uno ne vestiva la maglia), Rovigo, Tarvisium, Casale, l’Aquila, Catania, Livorno, Napoli; ricordo una golden age trevigiana (troncon ed ongaro, per dirne due), proprio in scia dei grandi campioni che si portavano a casa, ma poco più

  8. Inoltre, cosa di non poco conto, la sede della FIR sia a Roma non a Parma. Ma voi non siete schifati da questo fatto? Se vincesse Gavazzi la sede della FIR la sposterebbero a Calvisano?

  9. @torelmo e altri: la nazionale di coste che ha battuto fra le altre l’irlanda aveva dondi come team manager, questo è stato il suo ruolo in quegli anni … la nazionale è stata costruita sul blocco milano-treviso che hanno consentito ai giocatori di quella generazione di allenarsi in maniera professionale prima dell’avvento del professionismo … questo te lo possono confermare tutti i giocatori che facevano parte di quel gruppo … dondi si è assunto grandi meriti sull’ingresso nel 6 nazioni e questo ha costituito il principale motivo di frizione tra lui e giovannelli, che lo ha sempre accusato di essersi voluto attribuire meriti che non gli spettavano … però fatto sta che dondi è in carica dal 96 quindi qualche merito ce l’ha avuto anche lui nell’ingresso nel 6 nazioni …

    1. @oliver63 messa su questi termini sono assolutamente d’accordo con te, quello che eccepivo era sulla storicità delle squadre in questione, avessi detto rovigo o l’aquila non avrei avuto nulla da ridire, e sul fatto che avessero creato dei giocatori da una scuola loro, milano e treviso (in parte) hanno fatto solo il punto di arrivo, e anche di crescita professionale indubbiamente, del movimento di quell’epoca, ma le scuole che costruivano gli uomini erano altre

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