La FIR ha stabilito che i ragazzi che usciranno dalle accademie rimarranno di fatto di sua proprietà per due anni dopo l’uscita dalle stesse. Una decisione che mette nelle mani della federazione quello che in teoria dovrebbe essere il “materiale” umano migliore, più interessante e potenzialmente con più prospettive.
Il punto non è discutere la decisione federale in sé, a meno di non farne una guerra di religione. Non voglio nemmeno infilarmi in discussioni sui massimi sistemi tipo la “libertà di scelta” dei singoli giocatori, che pure esiste.
Il punto in realtà è un altro. Il sistema introdotto dalla FIR, pur con tutte le differenze del caso, non è poi così dissimile da quanto avviene ad esempio in Nuova Zelanda o Australia. O, per stare più vicini a noi, Scozia e Irlanda. Tutti paesi dove vige un sistema molto accentrato intorno alla relativa federazione. Anzi, in Nuova Zelanda anche gli All Blacks e i big concordano con la NZRU la maglia che andranno ad indossare.
Il fatto è che in quei paesi citati esistono una serie di bilanciamenti all’evidente strapotere federale. E’ un sistema verticistico che però tiene in grande conto quelle che sono le esigenze e le particolarità locali. Un sistema dove in maniera sistematica e continua avvengono incontri a tutti i livelli per capire i problemi che possono sorgere, dove si trovano compromessi e soluzioni.
Ecco, una decisione del genere calata nella nostra realtà attuale ha purtroppo tutto un altro sapore. Ha il sapore di un controllo pressoché totale e senza controbilanciamenti, di un brutale “sono il più forte e decido io”. Perché? Perché gli Aironi/Viadana sono praticamente ormai una franchigia federale e l’introduzione della nuova regolamentazione dei “giocatori di interesse nazionale” diventa una potente arma nei confronti dell’altra franchigia. Perché, lo ricordo, il vero vulnus del movimento ovale italiano non è il caso-Aironi, ma la guerra tutta politica tra FIR e Treviso. E noi siamo in una situazione in cui la federazione avrà anche la possibilità di far giocare potenziale azzurri nella “sua” franchigia (tra l’altro con contratti calmierati) a dispetto dell’altra. Intendiamoci, non mi piacerebbe nemmeno la situazione inversa, con una franchigia ricca e potente capace di indirizzare le sorti di una federazione.
Mi tocca registrare che si è scelta la strada dell’ennesimo atto di forza, piuttosto che sedersi attorno a un tavolo e parlare. Pare che l’ipotesi non sia passato per la testa a nessuno a Roma e dintorni nemmeno questa volta. E invece sarebbe stata una splendida occasione per farlo.
ps: dice, sì ma i giocatori potranno recedere da questo sistema. Vero. Però mi riesce difficile immaginare un ragazzino – che di questo stiamo parlando – che deciderà di fare una scelta simile: quanto potrebbe pesare la paura di uscire dal giro giusto?

😦
…la tratta de..gli azzurri….ma lo schiavismo non è finito????
Basta vedere come sta funzionando il sistema delle accademie, come è stato cacciato dall’U20 un allenatore che ha lavorato bene. Vorrei davvero confrontarmi con qualcuno che ha ancora fiducia negli attuali vertici della FIR…