Un articolo di Pasquale Giordano pubblicato su Giornalettismo. Un momento da “piccoli fan”? Forse. Un momento che condivido al 150%
Ha le fattezze tipiche del guascone dello spassoso romanzo “Teniamo duro Jeeves” di Wodehouse. Il suo volto potrebbe essere benissimo quello diHarold ‘Stinker’ Pinker, amico d’infanzia del protagonista, curato di campagna che inciampa rovesciando spesso il mobilio, ma che non si sa come riesce a giocare bene a rugby. Castro è così: ha lo sguardo di chi combina sempre guai, ma ha il candore di non sentirsene responsabile. Se non fosse per quei capelli e per quella barba che lo fanno sembrare così cattivo, potrebbe essere il perfetto testimonial sorridente della versione inglese (se mai esiste) dello spot del Mulino Bianco. Non siamo sicuri che incrementerebbe le vendite, ma di sicuro porterebbe l’allegria e il sorriso nelle case di tutto il Regno Unito.
LO SFIZIO – Martin Leandro Castrogiovanni, pilone della nazionale italiana di rugby, è ormai parte integrante della città di Leicester, in Inghilterra, con il suo bel ristorante “Timo Italian”, ma soprattutto con quella sua andatura farraginosa al momento della sostituzione, quando, con fare contrariato, deve abbandonare il campo per fare spazio a Dan Cole, come è successo sabato 8 gennaio. E’ arrivato nel Leicestershire nel 2006 ed è scoccata subito la scintilla. Il Leicester Tigers è uno dei club di rugby union più prestigiosi al mondo, nonché il più titolato d’Inghilterra dell’era del professionismo. Il club inglese veste la maglia tricolore: verde bianco e rosso (non rigorosamente in quest’ordine); un motivo in più per sentirsi a casa. La prima stagione a Leicester, si è tolto lo sfizio di vincere il Guinness Premiership player of the season, il premio che di solito spetta al miglior rugbista della Guinness Premiership (oggi Aviva Premiership), diventando il primo ed unico italiano ad averlo vinto. Un campione a tutto tondo che i tifosi amano e ai quali, per ricambiare, lui regala prestazioni maiuscole, tanta grinta e qualche meta (poche) che rimane nella storia, se non altro perché a segnarla è lui, che di mestiere fa il pilone destro.
VERSO LA FRANCIA? – L’Inghilterra, oltre ad essere la patria del rugby football, è un posto dove badano che i conti siano in ordine e per questo hanno introdotto il salary cap, ovvero la somma massima che ogni squadra può spendere per pagare i salari ai propri tesserati. E’ qui il rapporto tra Castro e Leicester comincia ad incrinarsi. Lui è un campione, è fuori discussione, ma il suo club è una scuderia di campioni che deve sottostare alle regole della Rfu, la federazione inglese. Il suo contratto è in scadenza e il Leicester sembra poter fare a meno dei servigi del ragazzone di Paranà. Castrogiovanni a malincuore parrebbe destinato ad abbandonare l’Inghilterra, magari ammaliato dalle sirene parigine dello Stade Français dove troverebbe capitan Parisse. Lo farebbe a malincuore, come va dicendo un po’ a tutti e come riporta ilLeicester Mercury: “Sono in scadenza di contratto e molte voci mi darebbero in partenza, ma questa è la mia casa e io mi trovo bene qui. Vorrei giocare dieci anni e concludere la mia carriera indossando questa maglia.” Tuttavia la partenza è un’eventualità che nessuno può scartare a priori. I più preoccupati sembrano essere i tifosi delle tigri, tanto che in molti (adulti e bambini, ladies and gentleman) si sono presentati all’ultimo match casalingo con il volto dipinto con la barba di Castro, nell’estremo tentativo di scongiurare l’addio. Le tribune di Welford Road hanno conosciuto così un pubblico insolitamente barbuto, giunto in massa a sostenere uno di loro. “I love Castro” recitava uno striscione. Speriamo sia una di quelle storie dove l’amore vince sul vil denaro.