Un milione al “Battaglini” per rifarsi il look

Il celebre impianto verrà rimesso a nuovo. Una bella notizia per Rovigo: articolo di Paolo Romagnolo per la Voce di Rovigo

Un milione di euro per dare una nuova veste al tempio del rugby rodigino. Sembra ormai in dirittura d’arrivo il lungo iter burocratico finalizzato all’erogazione di un contributo
destinato ad opere di ristrutturazione, ampliamento e messa a norma dello stadio “Mario Battaglini”. Un milione di euro, questa la somma complessiva che sarà utilizzata per concretizzare un progetto elaborato da un “raggruppamento di professionisti” formato dagli
architetti Franco Navarrini, Roberto Navarrini, Elena Lavezzo, Marco Nonveiller, Gianluca Trentini e dall’ingegnere Massimo Bordin. Un piano prodotto in via definitiva il 28 dicembre scorso ed approvato dalla Giunta comunale qualche giorno più tardi.
La fonte dei finanziamenti non è comunque unitaria. In base a quanto risulta iscritto a bilancio, quasi la metà del contributo complessivo proviene dalla Regione Veneto: 469.063 euro stanziati con la legge 2 (articolo 28) del 3 febbraio 2006, intitolata “Interventi a favore
di impianti sportivi di eccellenza”. Altra consistente somma proviene dalla Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo: 30omila euro, inseriti nel bilancio 2010, che confermano la generosità di un ente dimostratosi sempre attento alla eccellenze sportive
della città. 181.787,81 euro sono stati ricavati dall’alienazione di immobili di proprietà dell’amministrazione, come deliberato dalla Giunta comunale in data 28 dicembre 2009.
I rimanenti 49.149,19 euro sono stati reperiti attingendo da “fondi del bilancio destinati ad incarichi vari derivanti da Premialità Urbana” (relativi all’esercizio 2009). La delibera della Giunta comunale, che dà il definitivo ok al progetto, spiega anche come saranno utilizzati nel dettaglio i fondi erogati.
Il totale dei lavori, da assoggettare a ribasso d’asta, porterà ad una spesa di 782mila euro, che saranno utilizzati per interventi riguardanti strutture di nuova realizzazione, recupero della tribuna ovest con nuova distribuzione dei locali interni con destinazione a nuovi usi (viproom e sala stampa), messa a norma delle parti dedicate al pubblico spettatore,
riqualificazione estetica delle facciate, adeguamento degli impianti meccanici e manutenzione del manto erboso del campo principale.
Nel rispetto del decreto legislativo 81 del 2008, 16mila euro saranno spesi per garantire
la sicurezza nei cantieri che verranno aperti, mentre i rimanenti 202mila euro saranno a disposizione dell’amministrazione comunale che con essi dovrà provvedere a coprire le spese tecniche per il progetto definitivo, quelle per la contabilità e i collaudi, quelle per
l’Iva e molte altre voci in capitolo.
Comprensibile la soddisfazione del presidente della Rugby Rovigo Delta, Renzo Bullo, nell’apprendere la notizia della delibera: “Il Battaglini è forse lo stadio più ammirato nel panorama rugbystico nazionale. Logico che tale provvedimento mi faccia molto piacere. C’è bisogno di un restyling e di interventi quali l’installazione di un adeguato impianto di illuminazione. Lavori che miglioreranno l’intera struttura anche in vista di un appuntamento prestigioso come i mondiali Under 20. Ringrazio per questo tutti gli amministratori rodigini che hanno deciso questo stanziamento”, conclude il numero uno rossoblu.

In ricordo di “Maci” Battaglini, a 40 anni dalla sua scomparsa

Il ricordo di un personaggio indimenticabile su Rugbypeople

Quaranta anni fa, alle 6,45 del 1° gennaio 1971, moriva all’ospedale di Padova Mario Battaglini, il più grande protagonista della prima stagione del rugby italiano nel dopoguerra. Il rodigino “Maci” era stato vittima qualche settimana prima di una banale caduta dalla bicicletta (mezzo da cui non si separava mai, poichè non aveva la patente), derivando un trauma che l’avrebbe portato al coma e quindi alla tragica fine.
Alla funzione funebre Don Mario Bisaglia cita la parabola di Sansone: «Tu sei stato questo, Maci, un forte e un dolce, tutti ti ricorderanno così». Ad assistere alla cerimonia ci sono migliaia di cittadini, perchè di Rovigo Battaglini è stato uno dei figli più amati. «In fondo al suo cuore durava l’immagine della piccola città di nebbie spinose e di soli cocenti, dove anche lontano dallo stadio teatro delle sue gesta, continuava ad essere protagonista», ha scritto Gian Antonio Cibotto.
Gli ultimi anni di vita di Maci sono intrisi di dolore e nostalgia: resta vedovo della moglie Gabriella nel ’66, dopo una lunga malattia, e nel ‘70 viene allontanato dalla panchina del Rovigo, rimanendo orfano del rugby, sinonimo di una passione assoluta. Dedicati a Battaglini restano oggi uno stadio ed un monumento, ma soprattutto gli affettuosi ricordi che ancora si rincorrono in città. Come quando Maci fece uno stringato ma efficacissimo discorso alla squadra, prima della sfida fra una selezione veneta e i temibili sudafricani della Stellenbosch University. «Loro sono fortissimi, ma se giochiamo come sappiamo li ciavemo». E infatti i sudafricani, reduci da una trionfale tournèe in Francia, persero quella partita 15-8.
Era il 1955 e per la prima volta gli italiani si imponevano ad una squadra di una nazione rugbisticamente avanzata. Pioniere, per il rugby azzurro, Battaglini lo era stato da sempre. Prima della guerra – dopo avere fatto nascere il Rovigo, col fratello Checco, e averlo condotto al titolo nazionale della Gil – Maci era stato il primo “professionista” di uno sport allora ancora ai primissimi passi, ottenendo un ingaggio dall’Amatori Milano (subito uno scudetto nel ‘39-’40). Classe 1919, di umilissime origini, viene arruolato nel Genio e spedito prima in Yugoslavia e quindi sul fronte russo.
Dopo la guerra è il primo rugbista italiano a giocare ed affermarsi in Francia, dove diventa un popolare eroe sportivo grazie soprattutto ai suoi calci da lunghissima distanza e  alle sue straordinarie doti fisiche, da cui deriva il soprannome “Maciste” e per apocope “Maci”. Tre stagioni fra Vienne e Toulon fino a che “le mal du pays”, irresistibile, lo riporta a Rovigo. Giusto in tempo per la drammatica alluvione del novembre 1951 ma anche per l’esaltante ciclo di quattro scudetti dei bersaglieri rossoblù, nei quali una terra povera come il Polesine trova identificazione e riscatto. Di quella squadra Maci è giocatore, allenatore, simbolo.
Di carattere effervescente, non va molto d’accordo con arbitri, giornalisti, dirigenti di club e di Federazione: saranno molti i “casi Battaglini” negli anni della sua carriera, spesa anche a Treviso, Padova e Bologna. Battaglini è l’interprete più rappresentativo della prima stagione del rugby in Italia, di uno sport che nasce aristocratico ed universitario per scoprirsi poi contadino e popolano, radicandosi in provincia e dove antichi sono i legami con la terra, la fatica, il sacrificio; un rugby che non conosceva mode e retoriche del terzo tempo ma parlava la lingua vivacissima e autentica del campanile. Gli ultimi successi per Battaglini (tre scudetti dal ’57 al ’60) giunsero da allenatore delle Fiamme Oro, la polisportiva della Polizia di Stato che è quasi una Nazionale grazie al reclutamento dei migliori atleti nel reparto padovano della Celere.
Escluso da un rugby che cambiava velocemente quanto la società italiana, alla fine degli anni Sessanta Maci accetterà un lavoro di bidello ed un posto nella memoria di tutti i bambini di quella generazione. Nella stagione seguente al divorzio con Battaglini, il Rovigo avrà il primo sponsor di maglia – Tosimobili – ed uno straordinario straniero, Alex Penciu. Era già tutto un altro rugby.