Alvise De Vidi, il capitano ovale che corre come una freccia alle Paralimpiadi

Alvise De Vidi è il capitano della squadra azzurra di wheelchair rugby. Ma Alvise De Vidi è molto di più e lo ha dimostrato per l’ennesima volta alle Paralimpiadi in corso di svolgimento a Londra.
L’articolo è di Maria Claudia Cavaliere

E ora che abbiamo un capitano rugbista medaglia d’argento olimpica alle Paralimpiadi di Londra 2012? Non possiamo che pensare che, come ha detto nell’intervista Alvise a Rio ci sarà, e con lui la nazionale di weelchair rugby.
Per chi si fosse perso una serata di sport di altissimo livello dobbiamo dire che il Capitano Alvise De Vidi, nella gara dei 100 metri in carrozzina ci ha regalato una medaglia d’argento di un valore inestimabile, un argento che vale più dell’oro. Alvise De Vidi è Il Campione, non “un” campione.

Davvero anomalo per la squadra azzurra di weelchair rugby avere un Capitano sprinter. Per chi si fosse perso lo spettacolo consiglio di vedere la registrazione. Un Alvise De Vidi straordinario, strepitoso, impeccabile. Una lezione di sport indimenticabile. Centometrista perfetto… lui, che i 100 metri proprio non sono la sua gara. Pardon, non erano la sua gara. Non riesce proprio ad essere banale questo ragazzo, si perché anche se lui a questa olimpiade si è definito un “vecchio esordiente” ha la gioventù di un ragazzo e la forza di volontà di un saggio. Già, non riesce ad essere banale Alvise: se gli atleti fanno gli sprinter da giovani e allungano le distanze
con il passare degli anni lui ha fatto il contrario e ha pensato bene di sorprendere vincendo l’argento a Londra dopo aver vinto la maratona ad Atene nella sua precedente partecipazione olimpica.
Non ha sorpreso chi lo conosce Alvise dimostrando che è con il lavoro e non solo con il talento che si vince, dimostrando che i grandi uomini non hanno limite alcuno. E’ la sua quattordicesima medaglia paralimpica. In televisione si è parlato, grazie a lui, anche di
weelchair rugby e se dev’esserci un volto famoso a fare da testimonial non c’è davvero nessuno meglio di lui. Oltre ad avere tutte le doti del rugbista ora lo scopriamo anche velocista olimpico!
Lezione di intelligenza e qualità umane. Indiscutibile. Non si può essere un campione così grande senza essere un grande uomo, ma non sottovalutiamo il gesto atletico! E’ schizzato via come una freccia Alvise, sembrava non facesse neanche fatica nella sua impressionante corsa verso quella medaglia.
E ora che succederà quando gli avversari se lo troveranno sul campo da rugby? Già non era facile prima avere a che fare con lui, immaginiamoci adesso che ha al collo una
medaglia d’argento da centometrista.
Complimenti Capitano! E ora via verso Rio 2016!!!!!

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3 pensieri su “Alvise De Vidi, il capitano ovale che corre come una freccia alle Paralimpiadi”

  1. Bravo Paolo, sono felicissimo che ne parli.

    le paralimpiadi sono uno spettacolo eccezionale. danno piu’ ispirazione delle olimpiadi e mettono a nudo il significato dello sport, come il fatto di volersi migliorare sempre qualsiasi cosa si faccia, ed in qualsiasi cosa si competa e contro ogni aversita’. sono tutt’altro che sport minori, sono maggiori perche’ Bolt e’ un fenomeno, ma non ti ispira a correre. Alvise si. Lui ti insegna che puoi fare bene qualsiasi cosa vuoi fare, basta lavorarci sodo.

    nel programma di domenica dell’atletica alle paralimpiadi non c’era un singolo italiano/a in gara. non parlo di podii e vittorie, ma essere in gara. come se ci mancassero le protesi per gli amputati, o le carrozelle come quelle di alvise, o lanciatori di peso ciechi, o soldati che tornano a casa mutilati. che ti fa pensare e chiedere in italia che facciano i disabili e come li trattiamo. e’ soprattutto triste vedere come Cina, brasile, Russia, GB, USA pensano che sia importante. ma anche Francia, Ger, Ukr, jap e Kore ci credono. e’ tutto scritto nel medagliere. proprio per questo i nostri paratleti meritano ancora piu’ rispetto ed ammirazione.

    mancano soldi e strutture i tutti gli sport immaginarsi per gli sport paralimpici. ma anche imparare a trattare i disabili come persone normali con sogni ed aspirazioni non sarebbe male e ci farebbe bene come societa’.nel lungo periodo costa meno ed e’ piu’ civile che chiuderli in casa e piangersi addosso.

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