Il tinello di Vittorio Munari. Voi domandate, Vittorio risponde: la prima puntata

Eccoci al primo appuntamento con le risposte di Vittorio Munari ai quesiti che mi avete mandato – sono tantissimi, grazie! – e che necessiteranno di altri appuntamenti per essere completamente evasi. Ma lo faremo, aumentando di un po’ la frequenza del “Tinello”.
Io passo subito la palla a Vittorio, e di conseguenza a tutti voi.

16 pensieri riguardo “Il tinello di Vittorio Munari. Voi domandate, Vittorio risponde: la prima puntata”

  1. Inserisco una domanda qui per comodità ma non voglio passare davanti a nessuno (sempre che venga letta da Paolo in questo thread) Vittorio cosa pensi delle proteste di Inglesi e Francesi riguardo alla HC? Io credo che abbiano ragione, le celtiche non solo non devono preoccuparsi di qualificazioni ma neanche di retrocessioni, budget più piccoli o meno è innegabile che hanno una situazione molto più facile. Cosa penseresti di una HC a 20 con le prime 6 dei tre campionati e le vincitrici di HC e Challenge dell’ultima stagione, con conseguente riorganizzazione della Challenge (non so come, troppo complicato pensarci)?

  2. Più fermi di noi c’è solo Maspes! Che immagine plastica e quanta verità. Bella la digressione sul rugby argentino.
    Sono d’accordissomo sullo spear tackle, intanto è un modo di placcare poco “tecnico” di per sé e poi ha un potenziale di pericolosità molto alto.
    Per la formazione dei “calciatori”, perché non fare dei periodi di allenamento con calciatori professionisti? Mi pare che qualche esperimento in questa direzione sia stato fatto.

    1. poco tecnico??????? riuscire a sollevare l’avversario sfruttando soprattutto la sua energia è poco “tecnico”????? è l’essenza del placcaggio!!! rovesciare a testa in giù è sbagliato ma per il resto è uno spettacolo farlo e vederlo fare!

      1. Dipende che tipo di placcaggio hai in mente, la tecnica del placcaggio prevede che tu accompagni a terra il placcato, ed è un momento del gesto. Se non lo fai sbagli. Se sollevi l’avversario e lo mandi indietro devi cadere con lui e non buttarlo come un sacco di patate. In ogni caso certi tipi di placcaggi non li insegnerei ai ragazzini per disciplina ed è giusto che lo spear tackle sia pesantemente sanzionato.

      2. in questo senso allora ti do ragione, bisogna sempre accompagnare a terra. Per l’insegnamento ai bambini nn credo che ci sia qualcuno che lo insegna, viene automaticamente quando un placcaggio è ben portato e il placcato entra in maniera un po’ allegra. Cmq di principio appoggio la spalla al basso ventre, stringo le braccia intorno alle gambe e tiro verso di me , se sommi la forza dell’avversario che ti viene addosso ecco un possibile placcaggio a ribaltare 🙂

    2. adesso non crocifiggermi perchè tiro fuori l’esemio pi banale e scontato ma tra giocatori di livello internazionale Carter si è allenato con un calciatore professionista al pari di Yatchvily

  3. ultima risposta di una chiarezza straordinaria. ma chi le deve fare queste cose? chi si espone e da battaglia assieme a munari? le società grandi e piccole perchè non parlano? hanno idee diverse e quali?giocatori, allenatori e quanti dedicano o hanno dedicato la vita al rugby non si sentono coinvolti?parlarsi, confrontarsi anche duramente,democrazia e trasparenza fanno crescere le persone e smascherano i furbi. non abbiamo bisogno di salvatori della patria, ma di persone che costruiscano un progetto che parta dalla realtà concreta e che lasci qualcosa a chi viene dopo. l’italia deve cambiare in tutti i suoi ambiti

  4. Grazie Paolo per aver scelto la mia domanda fra le tante, e grazie Vittorio per la risposta, speriamo che il personale dei comitati regionali si faccia vedere di più, soprattutto nelle zone meno dense, rugbysticamente parlando, c’è un patrimonio enorme ancora da scoprire. Bella davvero la parte riguardante l’Argentina, io conosco un ex giocatore che vive nel mio paese e parlandoci mi fa capire il divario che c’è fra il nostro rugby ed il loro. Soprattutto laggiù insegnano di più la tecnica ai loro juniores, invece di guardare alle vaccate del progetto statura.

  5. Godibilissima intervista, sia per i modi che per il contenuto. Notato un certo comprensibile rincrescimento nel tono della voce, riguardo a taluni argomenti. Quella di Maspes è una chicca degna del miglior Gianni Clerici in giornata di grazia. 🙂 Grazie ad entrambi.

  6. Caro Paolo e caro Vittorio
    Mi permetto un “tu” colloquiale 🙂
    Aggiungo anche una mia domanda.
    I Dogi, non intesi come partecipanti alla PRO12 in sostituzione (o come vestito) di Treviso, ma come selezione della Serenissima non possono trovare un posto diverso da quello a spot attuale -al scanso della detenzione giuridica del nome?
    Trovo infatti piuttosto privi di guadagno tecnico i tour estivi e personalmente penso che i test di novembre dovrebbero essere una volta a Nord e una a Sud.
    Trovo invece che selezioni a fine campionati che ingaggino match di spessore (un po’ più alto del XV della Serenissima “guidata” contro l’Italia A) possano creare dei circoli virtuosi e che possano rappresentare un agglomerante che a livello locale possa cementare in modo migliore in Rugby nelle zone dove esso è diffuso (o perchè no dove può trovare ancora terreno fertile).
    Sto pensando al modello League dello State of Origin ma non solo.
    Ovviamente mettete il tutto al netto del mio viscerale amore per la patria 🙂
    Saluti PR-WSM

  7. Io non mi stupirei se l’anno prossimo il Benetton arrivasse ai playoff della celtic… secondo lei sig. Munari sono completamente pazzo o è un obbiettivo alla vostra portata?

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