Simone Battaggia, La Gazzetta dello Sport
Per gli inglesi non è facile da digerire. Tra oggi e domani Twickenham ospiterà le finali
delle coppe europee: quella di Challenge, stasera alle 21 italiane (dir. Sky Sport Extra) nel piccolo «Stoop» casa degli Harlequins, vedrà di fronte due francesi, il Tolone di Wilkinson e il Biarritz. Quella di Heineken, domani alle 18 nel grande «Headquarter» del rugby mondiale, opporrà due irlandesi, il Leinster e l’Ulster. Comunque vada, per la quinta volta nelle ultime sette stagioni il più importante trofeo di club in Europa finirà sull’altra sponda del mare d’Irlanda.
Negli ultimi sette anni il Trifoglio ha vinto un solo Grande Slam, e in Coppa del Mondo è uscito una volta in poule (2007) e una volta ai quarti (2011). I successi delle province,
quindi, non si riflettono automaticamente sul destino della Nazionale. Certo, di base c’è la
qualità dei vivai. Pur da un serbatoio ristretto, Leinster e Munster sfornano talenti in continuazione, e dopo anni di difficoltà si è riagganciato anche l’Ulster (…)
Se le province fanno meglio dell’Irlanda, i motivi sono anche altri. «A differenza di altre nazioni in cui il sistema delle franchigie è stato adottato recentemente — spiega il direttore generale di Treviso Vittorio Munari, che incrocia le irlandesi in Celtic League e in Heineken —, in Irlanda le province sono da sempre la struttura portante del movimento. Il passaggio dei giocatori dai club alle province e la loro gestione avvengono in modo naturale». Scozia, Galles e Italia si sono trovate quindi a rincorrere un modello che l’Irlanda vanta da sempre, e che le permette di dare spazio ai talenti e di preservare i campioni. (…)

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