Treviso, un braccio rotto e un torneo di minirugby: una storiaccia finita in azzeccagarbugli

Elisa Adamo per La Tribuna

Si conclude con una causa di risarcimento darmi alla Benetton Rugby di Treviso un torneo di ragazzini, tutti di età compresa tra gli 8 e i 10 anni. A rivolgersi al giudice contro la
direzione della società è la famiglia di un bambino rimasto invalido dopo essere stato
spinto violentemente da un compagno di squadra, fuori dal campo di gioco. Questa,
perlomeno, la ricostruzione fatta dai familiari. I fatti risalgono al 26 settembre del 2010 quando F.G., rugbista di 8 anni, partecipa con la propria squadra a un torneo organizzato negli impianti sportivi di Casale sul Sile. I bambini non sono soli: sono tutti minorenni e vengono accompagnati dai genitori ai campi sportivi e affidati alla sorveglianza degli allenatori e di un accompagnatore, nominato dalla società sportiva Benetton Rugby.
La giornata di festa procede per il meglio fino allo spiacevole episodio: mentre la squadra del piccolo atleta si trova a bordo campo e aspetta il proprio turno di gioco, un altro
rugbista- stando almeno alla ricostruzione dei ricorrenti – spinge F.G.. Normali scherzi
tra compagni di squadra, se non fosse che F.G. cade e si fa molto male al braccio. Intorno al bambino, sostengono i familiari, non ci sono gli allenatori e nemmeno l’accompagnatore: l’atleta si alza e raggiunge da solo il padre che segue il torneo dagli spalti. Padre e figlio si recano all’ospedale dove viene diagnosticato al rugbista la frattura biossea dell’avambraccio sinistro: in altre parole il bambino si è procurato una brutta frattura in due punti dell’osso che collega bicipite e polso . La madre del ragazzino chiede alla Benetton rugby il risarcimento per l’infortunio del figlio senza però intraprendere subito un’azione legale. «Da qui è iniziato il calvario della madre di un bambino di 8 anni per avere il risarcimento dell’infortunio – fa sapere Michela Sabatini, avvocato di Treviso che rappresenta la famiglia
dell’infortunato- Inizialmente, confidando delle serietà della società, la madre dell’atleta non ha voluto un avvocato». La madre fa tutto quello che può per ricevere dalla società di rugby i soldi dell’incidente: porta la documentazione medica, dove è sottolineata l’invalidità del figlio pari al 5%, e tutte le carte che dimostrano la spesa di 1.500 euro, sostenuta dai genitori per le cure. La società sportiva rimborsa il danno al braccio con 300 euro. Una somma ritenuta dai genitori vergognosa a fronte dell’invalidità diagnosticata. «La madre chiede la copia della polizza di assicurazione fatta dagli atleti – ricostruisce il legale – dopo sei mesi le viene risposto dalla società che se lei vuole la copia della polizza deve restituire l’assegno di 300 euro». A questo punto la famiglia chiede l’Intervento di un legale: «La società sportiva fornisce agli altri genitori informazioni fuorvianti – continua l’avvocato Sabatini- la società si preoccupa solo di fare una riunione con gli altri genitori per far firmare loro una specie di liberatoria per evitare alla società altri casi simili». La famiglia dello sfortunato giocatore ha deciso pertanto di procedere con una causa civile di risarcimento danni nei confronti della Benetton rugby Treviso. (…) La prima udienza della
causa civile di risarcimento danni nei confronti della Benetton rugby si terrà il 5 luglio
al tribunale di Treviso.

22 pensieri riguardo “Treviso, un braccio rotto e un torneo di minirugby: una storiaccia finita in azzeccagarbugli”

  1. Io, da minorenne, mi sono rotto 2 polsi facendo attività sportiva (tennis) e la mia famiglia non ha mai minimamente pensato di fare causa alla squadra, o addirittura di richiedere un risarcimento danni. Se tutti andassero per assicurazioni ogni volta che si può possiamo anche chiudere baracca e burattini… (PS: Se per un braccio rotto hanno chiesto 1500 euro, se si rompeva una gamba chiedevano Brendan Williams come maggiordomo???)

    1. non credo che la famiglia del minorenne pensasse di fare le vacanze ai Tropici con quanto chiesto di risarcimento.
      E’ quanto meno miope la Benetton nel non capire il caso

  2. Io proprio non capisco.
    Può capitare, in qualsiasi attività sportiva, agonistica o ludica, un infortunio per “colpa” o “fortuito”.
    Tutte le società sportive regolari hanno una copertura assicurativa per i propri iscritti.
    Basta denunciare il sinistro in tempo utile e poi ci pensa l’assicurazione.
    Perchè non si agisce mai così ???

    1. per 1500 euro ?????
      Crisi è crisi ma tentare il colpaccio per questa cifra…….siamo proprio messi male !

  3. Io dico la mia….
    Purtroppo i tempi stanno cambiando e le società sportive da una parte sono vincolate al fatto che se ci sono quote troppo alte i genitori non iscrivono i bambini e quindi non si possono garantire rimborsi adeguati, dall’altra hanno una polizza della FIR con Reale Mutua, che paga solo in casi di grosso infortunio. Generalmente viene attivata una polizza per importi minori (250/500€) per ripagare i piccoli traumi.
    In questo caso poi la polizza della FIR non può certo pagare per una cosa che non è avvenuta sul campo di gioco.. Per esperienza diretta anche consigliando a tutti di fare l’assicurazione dell’AIR che COPRE TUTTO a prezzi ridicoli, visti i rischi che si assume di coprire, solo pochissimi la fanno.. Salvo poi far mandare una letterina dall’avvocato (non è questo il caso se la lettera dell’avvocato è arrivata solo successivamente) non appena qualcuno si fa male e scopre che non riavrà tutti i soldi necessari per la riabilitazione che è sempre più costosa, anni fa si spendevano 250€ per un ciclo completo che adesso arriva anche a € 1250. Purtroppo credo che questo tipo di notizie in futuro saranno all’ordine del giorno, visto la sempre crescente crisi dei bilanci familiari…

  4. “Intorno al bambino, sostengono i familiari, non ci sono gli allenatori e nemmeno l’accompagnatore: l’atleta si alza e raggiunge da solo il padre che segue il torneo dagli spalti.”
    Legalmente il probema è tutto li, in quanto sono minorenni, e se è vero è grave e il risarcimento ci sta tutto…

    1. se è vero che non erano presenti allenatori o accompagnatori si configura un fatto di rilevanza penale!! questo lo sapete? e comunque sarebbe molto più grave di un semplice risarcimento

  5. Tipico esempio di giornalismo su COMMISSIONE, da parte di Tribuna e Gazzettino si pubblica una versione unilaterale dei fatti dandola per buona, senza una verifica del contraddittorio con la controparte.
    In tal modo come può il lettore farsi una propria idea dei fatti ?

  6. Pazzesco, io da piccolo giocavo portiere durante un primo tempo di una partita mi sono rotto il braccio e ho fatto anche metà del secondo perchè l’allenatore non pensava fosse niente.. si è risolto tutto parlando.. un po’ di attrito certo, ma chiedere soldi?? Pazzesco..

  7. Lorenzo non centra niente, da sempre tra bambini ci si spinge e ci stuzzica, solo che questa volta uno è caduto male e si è rotto un braccio. Anche se per un secondo un allenatore allontana lo sguardo è giusto chiedere i soldi alla società?? Buon senso ci vuole.. non è una scazzottata violenta tra uomini..

  8. Ho un figlio che gioca a mini rugby quindi la questione mi interessa. Non voglio entrare nel merito perchè non conosco i fatti ma su un paio di cose proprio non riesco a rimanere indifferente, vorrei capire perchè dopo quello che è successo i genitori del bambino continuino a mandare il proprio figlio a giocare a rugby presso quella società rea,secondo loro, di averglielo “rovinato”. In secondo luogo trovo che pubblicizzare la cosa sui giornali sia una mossa che non può di certo far bene al bambino.

  9. Trovo che l’insegnamento che i genitori danno al proprio figlio sia veramente poca cosa.
    Oltre che non c’entrare nulla con lo sport.
    C’era una volta il Rugby, che ti insegnava fin da piccolo a vedertela da solo col dolore.
    Che ti insegnava a rispettare tutti e non temere nessuno, che ti accompagnava a casa con i lividi e ti faceva crescere come uomo.
    Noi da piccoli si andava al campo da soli, magari in bicicletta, oggi ci vanno solo se li accompagna la mamma col suv.
    Peccato…

  10. primo,c’erano 2 allenatori e 2 accompagnatori presenti all’accaduto.
    secondo,il bambino non si è potuto recare da solo sugli spalti perchè gli spalti su quel campo non ci sono.
    terzo,bimbo e papà sono andati insieme con 1 allenatore all’ambulanza presente sul campo.

  11. poichè sono molti anni,per l’esattezza 33 che sto sui campi di gioco, questo che viene riportato è un episodio che è simile a quello che avviene almeno una volta all’anno a società che hanno per loro fortuna grossi numeri di bambini.raramente, quasi mai, avvengono infortuni durante le partite tali da richiedere ricoveri, gessi e quant’altro.spesso invece i ragazzini si fanno male ” a bordo campo” , prima e dopo gli allenamenti.è nella loro natura, nella vivacità tipica dei bambini che fino all’età di 16 anni si fà veramente fatica a contenere.probabilmente la cosa è stata gestita male, ma accusare una società perchè magari qualcuno è scivolato su una buccia di banana è un pò sul limite del buonsenso.se poi una storia del genere finisce sui giornali, da un semplice incidente si partorisce una montagna che non giova a nessuno. il problema grosso è che i ragazzini sono sempre più maleducati e indisciplinati.imputare questo fatto alle 6/8 ore che passano con la propria squadra è abbastanza esagerato.accusare quelle 4 persone, tra allenatori e accompagnatori, di negligenza è un pò gratuito, considerato il fatto che nell’arco dell’anno probabilmente avranno gestito un gruppo di 40/50 ragazzi per un centinaio di appuntamenti tra allenamenti e partite.

    1. analisi perfetta,come tu ben sai e farai,noi allenatori(educatori) di rugby cerchiamo e al 90 % ci riusciamo, di trasmettere l’amore e la passione che abbiamo per questo fantastico sport ai nostri….. bambini,anzi a volte ci vediamo accusati dalle proprie mogli di trattare meglio questi bambini dei nostri figli,tutto questo a titolo quasi di volontariato.
      purtroppo quello che è stato scritto credo che sia solo un grande trovata del legale per far parlare di se. vorrei vedere se il bambino pensa le stesse cose.

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