Il tinello di Vittorio Munari: cucchiai di legno, Scozia, “ortolani” azzurri, Lions e Super Rugby…

Nuovo appuntamento con Vittorio Munari. Chiacchierata in cui si toccano vari argomenti, con partenza – ovviamente – dalla partita dell’Olimpico di sabato. Ma quello è solo l’inizio…

15 pensieri riguardo “Il tinello di Vittorio Munari: cucchiai di legno, Scozia, “ortolani” azzurri, Lions e Super Rugby…”

  1. Parole un po’ troppo ingenerose nei confronti della Scozia, che a differenza dell’Italia ha espresso gioco. Sterili? Sì, ma con bei giovani, una bella mediana e coraggio di giocare, bene a volte.
    Sono d’accordo sulla “scuola francese” e sui riflessi che ha avuto sul nostro rugby. Ho sempre compreso poco chi invocava allenatori francesi perché “latini” e più simili a noi. Mi ha dato spesso l’impressione di essere una considerazione da anni ’40 del secolo scorso. Nell’epoca della globalizzazione si deve guardare ai modelli più produttivi ed efficaci.

    1. Secondo me invece con allenatori francesi si è avuto costantemente un salto di qualità del gioco della nazionale forse perchè conoscono meglio i giocatori che hanno a disposizione, basti pensare a Coste e Berbizier. Con Kirwan e infine Mallet i progressi sul gioco non mi sembrano che siano stati enormi anzi si è sempre criticato il metodo.
      Concordo con te sul fatto che la scozia ha giocato un bel 6N e che solo l’Italia avesse avuto un po di determinazione come ha dimostrato la Scozia con l’Inghilterra avrebbe fatto il botto. Però ha ragione Munari sul fatto che la Scozia è da un po di anni che non mostra più un gioco significativo. Non è un caso che molti dicano che non è un Six Nation ma un 4+2 Nation.

  2. @rabbidaniel, non so se si possa dire che la scuola francese e’ meno produttiva ed efficace. Il num di finali mondiali ha un senso, il num di giocatori e’ forse il primo al mondo e la fucina di giovani e’ sempre aperta.

    Pero’ sul dogma dell’allenatore francese sono daccordo. Con gli uomini che abbiamo siamo agli antipodi rispetto al gioco francese.

    Volendo prendere un francese la scelta brunel ha pure senso, essendo il meno francesi dei francesi. Pero’ con i fenomeni che aveva dietro al perpignan forse ha ottenuto meno di quanto poteva.

    @teorub, su bbz, al mondiale di gioco se n’e’ visto poco e niente, anche con le squadre minori dove all’ultimo mondiale invece abbiamo fatto bene. Buttando alle ortiche l’occasione della vita con quella scozia. E poi quando se n’e’ andato, ha lasciato il deserto (ma non necessariamente per scelta).

    Coste era dell’era pre 6n e quello era, secondo me, uno sport diverso.

    Con mallett si giocava male? Invito a rivedere l’ultimo 6n, dove contro galles, francia e scozia abbiamo davvero giocato e bene. E chissa’ che avrebbe gatto quella squadra con gower ed un mediano piu’ regolare come semenzato.

    Che si sia criticato il metodo, bisogna chiedere a chi l’ha fatto e perche’. Non e’ che la scuola saf o ing sia meglio per noi. Ma non si capisce perche’ dovrebbe essere la francese.

    1. Ovviamente non metto in discussione la scuola francese in quanto tale, non avrebbe senso. Riflettevo sulla sua “esportabilità”, come ha fatto notare Munari. Su numeri di tesserati inferiori penso che Galles e Irlanda siano tradizioni da considerare con attenzione, visto che abbiamo 2 squadre “celtiche”.
      Sono totalmente d’accordo con te su Mallett, la damnatio memoriae dell’allenatore precedente, non considerando ciò che ha fatto, è una specialità tipicamente italica.

  3. Carissimo Munari, premesso che è merito ( o colpa) sua se mi sono appassionato al rugby vorrei muovere un appunto e poi una considerazione. Mi sembra che le sue splendide telecronache siano un po’ esagerate nel senso che l’Italia gioca sempre benissimo anche se perde 40 a 0 e gli avversari non meritano quasi mai un complimento anche se fanno cose da circo. E poi le confesso che non riesco a sentirmi così coinvolto da una squadra che è composta da tanti stranieri, mi diventa difficile identificarmi quando in campo c’è una maggioranza di argentini, sudafricani ecc.ecc. con la nostra maglia e che comunque giocano in squadre di club straniere. Questo non succede, o molto meno, nelle altre nazionali. E il risultato? che perdiamo comunque! meglio sarebbe avere in campo solo italiani. Gli stranieri vanno bene nei club dove possono essere di incitamento per i nostri. Non credo che infarcire la squadra di talenti che non parlano neppure l’italiano e giocano tutto l’anno all’estero possa servire al movimento.
    Complimenti comunque per la freschezza e l’entusiasmo che riesce a comunicare.

    cordiali saluti
    cesare fagiano

    1. @cesare, i non italiani sono solo 3. Se poi non riesci ad identificarti con i figli degli emigranti, o con ragazzi che sono cresciuti un po’ in italia, un po’ da un’altra parte, mi dispiace. Ma questa e’ l’italia di oggi e di ieri.

      1. Caro gsp, non capisci cosa ho detto.Sostengo che per far crescere un movimento rugbistico in Italia la nazionale dovrebbe essere di italiani che prendono esempio anche da valenti campioni stranieri che giocano nei club italiani.
        Questa non è ” l’italia di oggi e di ieri” semplicemente rischia di non essere più l’talia.
        Tu perchè fai il tifo per la nazionale? per il colore della maglia o per chi ci gioca? Nel senso che chi ci gioca deve essere l’espressione del rugby italiano! E’ questo il fatto: chi gioca nella nazionale deve essere espressione del rugby di quella nazione. Mi sembra che la nostra nazionale non sia espressione del rugby italiano!!!!!
        Spero che tu possa comprendere, chiunque tu sia!

        cordiali saluti
        cesare fagiano

  4. @cesare: tutti i giocatori della nazionale rappresentano il rugby italiano siccome o vi hanno giocato e ne sono stati formati(Castroe Parisse e Berga) oppure vi ci giocano da tempo(i tre equiparati e gli altri oriundi). Potrei darti ragione se avvessi scritto che non sono l’espressione della popolazione italiana.

  5. Tu che sai dimmi per favore quanti dei 15 della prox partita del 6n giocano in Italia. E poi quì non ci sono casi di giocatori come il samoano del Wales che è lì da 7 anni, ma abbiamo degli equiparati che sono venuti in Italia apposta perchè non trovavano posto nelle loro nazionali. Ripeto, ben vengano nei club italiani ( ma non vengono perchè si guadagna meno) ma in nazionale vorremmo delle REALI espressioni del calcio nazionale. E’ l’unica cosa che dovremmo copiare dal calcio.
    Grazie
    cesare

    1. scusa ma su 15 giocatori solo 4 giocano all’estero e sono Canale Bergamirco Castro e Parisse. Tutti parlano italiano e giocano all’estero per il semplice motivo che prima delle franchige in italia il massimo era il Benetton. Ricordo che gente come Bortolami Perugini Bergamauro erano all’estero solo per il semplice motivo che il livello del rugby in Italia era semi professionistico e vivere solo di quello non portava a nulla. Il resto della squdra gioca in ITALIA e sono in tutto 31 quelli convocati e giocano con Aironi o Benetton. Detto questo siamo sempre alle solite storie dei naturalizzati e degli oriundi che non devono giocare perchè non sono “ITALIANI”. Scusa ma finiamola con sti discosrsi inutili che non portano da nessuna parte. Dimenticavo una cosa Parisse e Castro vista la loro classe se fossero argentini puri avrebbero il posto in nazionale fisso visto che non sono dei semplici giocatori in cerca di un posto. Parisse è capitano dello Stade Francais e Castro è stato anche votato miglior giocatore del campionato inglese. Vedi un po e fai le tue considerazioni. Saluto e forza ITALIA

      1. Io distinguerei. Chi è cittadino italiano e ha passaporto italiano è naturalmente eleggibile per la nazionale. Credo che nel rugby si dovrebbe rivedere la norma sugli equiparati piuttosto. Botes, Van Zyl e Geldenhuys, per esempio, non sono cittadini italiani, ma giocano perché hanno militato per almeno 3 anni in squadre italiane.
        McLean ha giocato nell’U20 Austrialiana e, pur essendo cittadino italiano, non dovrebbe essere eleggibile se ci fossero norme rigorose.
        Per me i parametri dovrebbero essere: cittadino italiano, mai vestito la maglia di un’altra nazionale.

  6. Ok hai perfettamente ragione ma c’è un ma. Ed è questo: le regole non le fa la FIR ma la IRB che approva tutto ciò e da il benestare finale su chi puo le varie federazioni chiamare in nazionale.
    Esempio clamoroso è quello di Quade Cooper n.10 dei Reds e giocatore dell’Australia che è Neozelandese strà odiato dai suoi connazionali di origini perchè ha tradito la loro patria con quella australiana. O addirittura quella recente di un giovane gallese Steven Shingler che non contento di giocare con la maglia del Galles si è presentato al raduno del 6N 2012 della Scozia. IRB ha deciso che deve giocare solo con il Galles anche se di madre scozzese. Quindi come vedi di casi simil italiani ce ne sono e non sono rari e clamorosi.

    1. Ovvio che è l’IRB a fare le regole e la FIR a queste si attiene. Infatti parlavo di tutto il rugby in generale.

  7. Secondo me l unico parametro importante e ‘ la FORMAZIONE
    L Italia schiera numerosi, forse troppi giocatori formatisi all estero
    Parisse,canale castrogiovanni in argentina
    Mclean e burton australia
    Botes geldenhuys van zyl in sudafrica
    Vosawai fiji
    Barbieri canada

    Quindi alla fine i vivai italiani NON hanno prodottonquesti giocatori, e quindi il risultato e che il rugby della nazionale non e espressione del ns movimento.
    Seppoi fossero i giocatori nati cresciuti e formati nel belpaese con la cittadinanza allora secondo me ancira meglio.

    Prendete il galles : totalita dei giocatori non solo e’ di formazione gallese
    Faletau e ‘ nato samoa ma a 7 anni era in galles, lo stesso dicasi di cuthberth nato in inghilterra ma cresciuto in galles.

    Certo se pure l inghilterra che ha 300.000 praticanti naturalizza un tuilagi, NON CERTO DI FORMAZIONE INGLESE, allora pure la fir nn si fa problemi….

  8. come al solito anche nel commentare il solito pressapochismo italico. parisse è italiano figlio di italiani, mclean nonna italiana, burton mamma italiana etc..nel 2012 ancora si sproloquia su oriundi mezzi sangue etc..ma guardate le altre nazionali come son composte a cominciare dai “maestri” che schierano un samoano(tuilagi) un neozelandese(hartley) due sudafricani(botha e barritt) e qualcuno mi sfugge; francia nn sto neanche a dirlo;nuova zelanda sudafrica e australia son zeppe di isolani polinesiani melanesiani etc..ps il gallese è tongano(toby faletau)..aggiungo una sola parola per sintetizz il mio pensiero: INTEGRAZIONE!a tutti i livelli,per competere col resto del mondo che è sempre 2 passi avanti a noi.grazie

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