La foto del giorno: l’Olimpico con le “H”. E questa volta è vero

Giovedì 12 gennaio 2012. Oggi viene presentato ufficialmente l’Olimpico di Roma “vestito” da rugby per il Sei Nazioni. Ecco come si presenta

12 pensieri riguardo “La foto del giorno: l’Olimpico con le “H”. E questa volta è vero”

  1. Non mi piace neanche un po’.

    Non amo la “moda del rugby”.

    Amo il rugby per quello che è, non per come lo propongono i “giornalai” come “spettacolo della violenza” né per quello che lo vogliono far diventare: business con contorno di ultras.

    Lasciamo l’Olimpico alle bestie e lode al calcio che tiene i delinquenti lontani dal rugby e dallo sport vero.

  2. Guarda che in tutta Europa si giocano i maggiori eventi di rugby in stadi da calcio! Wembley, Olimpico di Barcellona, Stade De France…. La finale Di Rugby league Britannico si gioca all’ Old Trafford, quindi mi sembra che non ci sia tanto da scandalizzarsi.

  3. così che i “giornalai” definiscono il rugby come espressione di violenza ????
    Può darsi che ci sia un eccesso di “moda del rugby” perchè l’ Italia appena ora si sta avvicinando ad uno sport che aveva lasciato nel cassetto per tanti anni.ma inutile cercare il perchè….lo conosciamo.
    Quello che invece non deve confondersi è “il rugby” con “la moda del rugby”. Il problema può esistere per certa gente che…ma a poco a che vedere con lo sport del rugby

  4. Io continuo a sostenere che all’Olimpico di Roma non si può GODERE alcun tipo di partita. Con la sua mega pista di atletica gli spalti sono troppo lontani dal campo….Aldilà della capienza, preferisco sempre il Flaminio…..

  5. So bene che nei paesi di tradizione rugbystica si gioca anche negli stadi del calcio, e non ci trovo nulla di scandaloso, anzi!

    Ma da noi non è così… da noi si vuole “pompare” l’evento per creare la moda e vendere, ed a quelli che fanno questa politica state certi che dello SPORT rugby non importa niente, né dei nostri valori né della nostra storia.

    Gli importa solo trovare un nuovo prodotto con cui far soldi. Stop.

    Quanto ai “giornalai”, basta guardare cosa scrivono e le foto che usano nei loro articoli: i rugbysti come nuovi gladiatori, come cretini grandi e grossi che si picchiano per la goduria dei modaioli….

  6. @wf2, in tutto il mondo il rugby accoglie sempre quelli nuovi e quelli che vogliono imparare. il rugby chiuso, quello si, sarebbe una invenzione italiana.

    fai cosi’, goditi il rugby nel campetto di provincia dove e’ piu’ vero e sudato. ed ignora quelli che secondo te sono ultra’ e vanno allo stadio. spegni la TV. per fortuna non e’ come il calcio, quando la partita e’ in corso non sentirai ne’ esultare per la meta, ne quello strano sentimento di quiete mentre si svolgono le partite importanti.

    Goditi il rugby per come piace a te, e nello spirito che condividi. come e’ giusto che lo facciano gli altri.

    1. Figurarsi se voglio chiudere le porte 🙂

      Venga il mondo intero a giocare a rugby, ci mancherebbe!

      Io non auspico un mondo del rugby chiuso e nemmeno segregato nei campetti e credo che il massimo sia giocare nelle grandi arene e con lo stesso spirito con cui si gioca da sempre.

      E nemmeno penso che chi va allo stadio (e ci vado anch’io) per vedere il rugby sia un ultrà.

      Detto questo, la tendenza a fare del rugby un “prodotto da vendere” invece che uno sport la trovo assolutamente deleteria.

      Non sono certo così ingenuo da non capire che lo sport professionistico ha a che fare con il denaro, ma spero che il rugby si sviluppi grazie a chi lo ha fatto crescere negli anni ALL’INTERNO DEI SUOI VALORI DI RIFERIMENTO e non da chi ne vuol fare solo una moda momentanea ed economicamente vantaggiosa.

      1. @wf2, io penso che il modello al quale ti riferivi tu aveva raggiunto il massimo che poteva raggiungere. tu che ne pensi?

        per andare oltre purtroppo, devi fare alcuni pattucci col diavolo. pero’ dai, il S.Siro o l’Olimpico pieno non danno soddisfazione anche a te in quanto ‘vecchio lupo’ e precursore?

  7. Caro gsp,
    può essere benissimo che la “vecchia generazione” non sia riuscita a far crescere il rugby oltre un certo limite, ma quel che penso io è che proprio i valori del rugby (indipendentemente dall’età di chi gestisce l’intero movimento) possono dare a questo sport un grande avvenire di popolarità.

    Certo la strada della pubblicità, del marketing, del “prodotto rugby” può dare nel breve periodo un grande successo, ma destinato a sparire con la medesima velocità.
    Una promozione del rugby per quello che è davvero, io credo possa portare a costruire un successo con radici più profonde, anche per la ricerca che, in contrasto forse con l’andazzo generale, c’è di valori reali e profondi.

    Quanto sopra non è solo una mia balzana teoria: negli anni ’80 il football americano compì la medesima parabola. La NFL, la lega professionistica americana, commise l’errore di porre il focus sulla fisicità (ed anzi talvolta proprio sulla pura violenza) del gioco, tanto da far diventare veri e propri idoli quei difensori che riuscivano a colpire il quarterback avversario in modo da lasciarlo esanime sul terreno. Con quel marketing conquistò ampie platee fuori degli Stati Uniti, ma quando ci si accorse che QUEL football stava degenerando, la lega stessa tornò sui suoi passi, modificò il regolamento, bandì la violenza gratuita e così, esattamente con la stessa accelerazione ma in senso inverso, il football perse il suo seguito come “spettacolo” e tutti gli spettatori televisivi di bocca buona che, appunto, non volevano sport ma solo godersi il proprio represso sadismo.

  8. Quest’anno abbiamo l’Olimpico. Facciamocene una ragione. Come pure dobbiamo farci la ragione che intorno al rugby si sta formando la solita congrega di marketing e di scrivani del momento.
    Il mondo che c’é intorno all’evento é quello. Tutti tendono a trarre profitto. Chi lo monetizza e chi no. C’é chi esalta l’evento e c’é chi lo denigra.
    Il popolo del rugby credo che guardi e osservi con un occhio molto più smaliziato gli eccessi dell’una e dell’altra parte. Perché sa benissimo che ai bordi di tanti campi ci sono gli appassionati della “bislunga”. Quelli veri, che hanno nel dna i valori del rugby. Li vivono ogni giorno e non hanno certo bisogno dell’evento per ritrovarli o sbandierarli ai quattro venti. Tante volte e lo sarà anche questa volta abbiamo dimostrato che non abbiamo bisogno degli eccessi.
    Andiamo all’Olimpico, gustiamoci la partita come se fosse e lo é la cosa più naturale di questo mondo.
    Se poi a qualcuno rode il fatto che non ci si insulti, non ci si odi, non ci si picchi, bhè … se hanno il cervelo gonfio per la troppa umidità, é un problema loro.
    Andrò e spero di divertimi come é sempre stato.

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