L’italiano, per quanto stentato, è già buono. Avrà anche detto qualche frase che si è preparato, ma di certo già lo capisce. E dietro quell’aspetto un po’ austero da pirenaico quale è , c’è un uomo decisamente simpatico.
Questa l’immagine che il nuovo ct azzurro ha dato di sé alla sua presentazione ufficiale di giovedì mattina a Bologna. Un allenatore che non si tira indietro a domande potenzialmente scomode e che sembra avere le idee già piuttosto chiare. E pone l’asticella a un livello piuttosto alto.
“La squadra ha un forte potenziale che spero aumenti. L’Italia aveva le carte in regola per entrare nei quarti di finale del Mondiale, bisogna capire perché non ce l’ha fatta. Nel giro di qualche anno dobbiamo essere in grado di trovarci nella possibilità di essere in corsa per vincere il Sei Nazioni e l’ambizione è quella di essere tra le sei migliori squadre al mondo nel 2015. Certo c’è da lavorare molto, ma ce la possiamo fare. Come giocheremo? Difesa e attacco sono completamente legate tra loro, è necessario avere equilibrio. Un buon attaccante deve essere un ottimo difensore e viceversa. E l’equilibrio è la prima cosa su cui intervenire”.
Il Sei Nazioni è alle porte ormai: “Partiremo con l’ossatura del gruppo che ha giocato il Mondiale in Nuova Zelanda, è necessario perché non c’è tempo per fare grandi interventi. Da giugno ci sarà la possibilità di sperimentare di più. Partiremo da Parigi. Non sarà facile, per nulla: sono i terzi al mondo nel ranking e vogliono una rivincita del ko dello scorso anno rimediato al Flaminio”. Poi i rapporti con le franchigie, nodo cruciale del movimento italiano: “C’è una buona struttura in Italia, che la FIR segue molto bene. Credo sia necessaria una maggiore collaborazione, una ottimizzazione del rapporto con le franchigie in primo luogo, ma non solo. Dobbiamo cercare i giovani anche nelle serie al di sotto delle franchigie celtiche. E dobbiamo ricordarci che la nazionale è la vetrina del rugby italiano, i risultati sono e saranno determinanti. Lo sottolineo, i risultati saranno importanti domani ma soprattutto dopodomani”.
Quindi il problema-staff tecnico (almeno fino al termine del Sei Nazioni con lui ci saranno gli uomini che hanno lavorato con Mallet: Orlandi e Troncon) e l’ormai atavico problema mediano d’apertura: “Ho sempre lavorato con persone che appartenevano all’ambiente in cui mi trovavo. L’ho sempre fatto, sono le persone che conoscono al meglio l’ambiente. Per quanto riguarda i numeri 10: è un problema non solo italiano, ma in Italia forse è più pressante. Ci sono giocatori che magari giocano poco nel loro club. Bisogna cercare tra i giovani e lavorare, molto. C’è sicuramente un potenziale, bisogna avere fiducia. Per il ruolo di mediano di mischia invece siamo abbastanza coperti, ci sono almeno 3-4 giocatori di livello”.

Essere tra le prime 6 al mondo significa mettersi dietro Argentina, Galles, Irlanda e Scozia (dando per scontato che AU-NZ-SA, più Inghilterra e Francia, ci stanno avanti): mi sembra suggestivo, ma anche un po’ troppo azzardato. Attualmente siamo undicesimi e consideriamo che i Pumas l’anno prossimo saranno nel tri-nations e quindi sono destinati a crescere; porsi degli obbiettivi è giusto ed aiuta a stimolarsi, ma non pensi che Brunel avrebbe fatto meglio ad essere un tantino più prudente?
Aggiungo: ma del progetto “terza franchigia in Celtic League” (Roma?) non parla più nessuno…?
ma mi faccia il piacere
brunel presente
la svolta?
Basta con Simoncelli. Per favore!!!!!
è forte la tentazione di dire “Bum!”, ma vedremo alla fine del suo mandato i risultati che avrà ottenuto….
La chiave sarà tutta nei mediani, se trova la coppia giusta possiamo farcela. E sinceramente vedo più probabile una vittoria dell’Italia nel sei nazioni che una terza squadra in celtic league.
Buon lavoro Brunel difficile fare peggio.
Con il carattere che ha …………… sarà dura per tutti ! !
Comunque in bocca al lupo jacques
….. và bé che c’è sempre er probblema dei mediani ma bisogna pensà pure ar probblema der carciatore e der gioco ar piede che pè l’Italrugby nun esiste …… O’Gara, Carter e artri insegnano ! ! !
non mi sembra che le traversie rugbistiche romane degli ultimi 2/3 anni e in particolare degli ultimi mesi ( c’era una volta RUGBY ROMA !!! ) deponga a favore di una .. abbondanza di capitali da investire nel rugby e sufficenti per sostenere una franchigia ( sai quanti euri servono all’anno ??) . A meno che non sia gestita dalla FIR .