Una notizia riportata dal sito minirugby.it
Zidane ha colpito ancora. Giù giù, in una delle tantissime periferie del calcio, un’altra testata ha fatto centro.
Questa volta a seguire l’eclatante e nefasto esempio che il francese diede durante la finalissima dei Campionati del Mondo di calcio giocatasi a Berlino nel 2006, è stato un… educatore. Cioè, non proprio un educatore evidentemente, un allenatore, comunque sia un adulto addetto all’insegnamento dello sport a dei bambini.
Decine di squadre di piccoli calciatori tra i 5 e gli 11 anni si sono riunite il 28 dicembre scorso presso il centro polisportivo comunale “L. Marabini” di San Martino in Strada, Forlì, per disputare il Torneo di Natale, una lodevole iniziativa benefica organizzata dalla Sammartinese calcio per racimolare fondi per il Mato Grosso.
Allo scadere del match Predappio-S.Pietro in Vincoli, col Predappio in vantaggio, l’arbitro fischia contro il Predappio e partono le proteste animate dei ragazzini in campo. Il direttore di gara riprende gli allenatori sollecitandoli ad insegnare l’educazione ai loro giocatori.
Ci sta. Ma non per il vice allenatore – che è anche genitore di uno dei bambini in campo – che al termine colpisce l’arbitro in pieno petto con una bella testata, mandandolo in ospedale con un costola lesionata. L’atmosfera gioiosa del Natale a volte dà alla testa.
Le cronache riportano le dichiarazioni dell’organizzatore del torneo Garavini:
«Una cosa vergognosa di fronte a un pubblico di bambini e famiglie. Spesso diamo la colpa ai giovani per la loro scarsa educazione, ma con episodi come questo, noi adulti quale esempio diamo ai nostri figli. Una cosa del genere non mi era mai capitata prima. Cerco di insegnare il rispetto e dico sempre ai bimbi: finisca come finisca, vi dovete salutare».
Il problema, tuttavia, è che l’educazione ai ragazzi la trasmettono gli adulti, in casa e fuori casa, tutti gli adulti sono d’esempio, nel bene e nel male. Al punto che non si possono disinteressare di questo aspetto: non lo possono fare i genitori e nemmeno gli educatori, che non sono semplici allenatori.
Qui chiosiamo ribadendo che non c’è luogo o sport che possa ritenersi immune da questi accadimenti e che l’antidoto è la prevenzione. Anche i club di rugby devono riflettere sul loro ruolo educativo ed attrezzarsi concretamente per non rischiare di restare intrappolati nelle belle parole che ruotano attorno ai tradizionali valori di rispetto e sostegno di cui il mondo ovale spesso a ragione si fregia.
Parole sante, lo vedo tutti i giorni, persino adesso mentre ero al supermercato a fare la spesa, dobbiamo veramente impegnarci affinché almeno il nostro piccolo mondo ovale sia prima di tutto libero da questi brutti episodi, e chissà che poi da lì non possa partire una “controrivoluzione” che porti un po’ più di buona educazione e di rispetto in giro per il nostro paese.
Hai ragione Lorenzo. Io mi accontenterei di riuscire a mantenere quel piccolo mondo così com’è oggi. Credo sia già quello un grande risultato.